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Chiara Chini, Eugenia Corbino, Annarita Fasano

Abstract: I mutamenti in corso nel mercato del lavoro impongono un ripensa- mento delle tradizionali strategie di supporto al percorso di transizione dall’U- niversita` al lavoro dei giovani. L’Universita` di Firenze da tempo e` impegnata nella strutturazione di Career Service innovativi che, a partire dall’attivita` di ri- cerca sul tema dell’occupabilita` dei giovani, si pongono l’obiettivo di accompa- gnare studenti e laureati nell’efficace inserimento nel mondo del lavoro. A que- sto scopo, la Guida alle Professioni, in particolare, offre un importante stru- mento di lettura e comprensione del variegato mondo delle professioni al fine di illustrarne l’articolazione, gli odierni mutamenti e le opportunita` che offre ai neolaureati.

Parole chiave: industria 4.0, occupabilita`, formazione, career service, compe- tenze trasversali, ricerca.

SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. Il lavoro nella quarta rivoluzione industriale. – 3. Mercato del lavoro in evoluzione e occupabilita`. – 4. L’evoluzione nei rap- porti tra Universita` e mondo del lavoro: una panoramica legislativa. – 5. La Guida alle Professioni: finalita`, destinatari, contenuti. – 6. Conclusioni e pro- spettive per il futuro.

1. Introduzione.

Il mercato del lavoro e` caratterizzato in questi anni da profondi mutamenti che vanno adeguatamente interpretati al fine di evitare un pericoloso scollamento fra quest’ultimo e il mondo dell’Universita`. Infatti, man mano che il mercato del lavoro cambia, si modificano le sfide legate alla capacita` di costruire percorsi di alta formazione adeguati a formare futuri laureati in grado di dare il loro mas- simo contributo nel mondo delle professioni. Fermo restando l’intrinseco valore della formazione accademica al di la` del suo collegamento diretto con il mercato del lavoro, appare sempre piu` importante assicurarsi che essa sappia evolversi in connessione ed armonia con il contesto sociale e lavorativo circostante. Si tratta di un percorso complesso nel quale l’Universita` di Firenze e` impegnata da tempo. Del resto, anche i recenti mutamenti normativi riconoscono un ruolo chiave all’Universita` come parte integrante della rete dei soggetti che favoriscono la transizione dalla formazione al lavoro. In questo quadro, fra le molteplici ini- ziative di supporto informativo e formativo rivolte agli studenti e ai laureati, e`

1 Il capitolo e` il risultato del lavoro congiunto delle tre autrici, ma i paragrafi 1, 2 e 3 sono stati

redatti di Annarita Fasano, il paragrafo 4 da Chiara Chini e i paragrafi 5 e 6 da Eugenia Cor- bino.

stata predisposta la presente Mappa alle Professioni, uno strumento di lettura del variegato e mutevole mondo delle Professioni.

All’illustrazione dei contenuti e della struttura dellaMappa delle Professioni e

` dedicato il quinto paragrafo del presente saggio, mentre nei tre paragrafi che lo precedono vengono ricostruiti i principali processi di mutamento che riguardano l’odierno mercato del lavoro (paragrafi 2 e 3) e, a seguire, l’evoluzione normativa che ha portato ad un progressivo ampliamento delle competenze dell’Universita` in materia di placement in Italia (paragrafo 4). Infine, nelle conclusioni, viene of- ferta una chiave di lettura dei fenomeni in atto oltre ad alcuni spunti di rifles- sione sulle prospettive future e sulla possibile evoluzione delle attivita` di ricerca e mappatura delle professioni a scopo di orientamento.

2. Il lavoro nella quarta rivoluzione industriale.

Da alcuni decenni viene dedicata una crescente attenzione al tema dell’occu- pabilita` dei laureati (Harvey et al., 2003; Yorke, 2006). Questo tema, a partire dalla fine degli anni 2000, ha avuto ancora maggiore risonanza per effetto della difficile situazione occupazionale venutasi a creare in conseguenza della crisi eco- nomica esplosa nel 2008. In Italia, in particolare, le recenti indagini sull’inseri- mento dei laureati nel mercato del lavoro mostrano un quadro complesso in cui emerge con chiarezza la scarsa occupabilita` di alcuni profili e, contemporanea- mente, la difficile reperibilita` di altri (ISTAT, 2016). Risulta, pertanto, evidente la necessita` di sviluppare una migliore capacita` di analisi dei mutamenti in atto fina- lizzata ad anticiparne le direzioni per formare i professionisti del futuro dotandoli di conoscenze, competenze e abilita` che saranno funzionali al loro sviluppo per- sonale e professionale. Tale necessita` e` sempre piu` pressante oggi che, come so- stengono molti studiosi (Davis, 2015; Seghezzi, 2015; Dagnino & Tiraboschi, 2016), stiamo entrando nella quarta rivoluzione industriale. Questa rivoluzione, dopo la prima basata sulla manifattura meccanica alimentata a vapore, la seconda basata sulla produzione di massa alimentata dall’elettricita`, la terza basata sull’au- tomazione della produzione tramite l’informatica, poggia, invece, le sue basi sulla produzione digitalizzata, ovvero la cosiddetta Industria 4.0. La ‘‘grande trasforma- zione’’ dei processi produttivi (Seghezzi, 2015), unita a fenomeni preesistenti come, in particolare, la globalizzazione dei mercati e la crescente attenzione dedi- cata ai clienti e aglistakeholders, produce, infatti, mutamenti talmente radicali da modificare i presupposti del paradigma produttivo precedente. Piu` nel dettaglio, il termine Industria 4.0, utilizzato per la prima volta in Germania nel 20112, in-

2 L’espressione Industrie 4.0 (tradotto in inglese conIndustry 4.0) e` stata usata per la prima

volta alla Fiera di Hannover nel 2011. Nel 2012 un gruppo di lavoro dedicato all’Industria 4.0 composto da esperti della multinazionale di ingegneria ed elettronica Robert Bosch GmbH e dell’Accademia tedesca delle Scienze e dell’Ingegneria Acatech presento` al governo federale te- desco una serie di raccomandazioni per la sua implementazione tramite la promozione della

dica « l’insieme di tecnologie [...] basate sulla imponente digitalizzazione e inter- connessione di tutte le unita` produttive presenti all’interno di un sistema econo- mico » (Roland Berger, 2014: 7)3. Proprio le fabbriche tedesche sono diventate in questi anni il simbolo della fabbrica intelligente il cui nodo centrale e`, in altre parole, l’interconnessione in tempo reale fra esseri umani, macchine e oggetti. La fabbrica intelligente, che costituisce il cuore dell’industria 4.0 ma non ne esauri- sce la portata, si adatta in tempo reale al mercato attraverso una comunicazione fluida e costante fra mercato (che dice cosa va prodotto) e contesto di produ- zione (che si adatta costantemente ed e` in grado di risolvere automaticamente molte criticita`). Tutto cio`, integrando in modo innovativo alcuni ‘‘ingredienti’’ gia` esistenti, porta ad un inedito modo di pensare la produzione (non solo di tipo industriale come il termine Industria 4.0 potrebbe far pensare) e le relazioni tra fornitori, produttori e clienti e fra uomo e macchina. Si tratta di dinamiche che, pur non permeando in maniera omogenea tutti i settori e le attivita` produttive, portano con se´ nuove logiche di business basate sull’ottimizzazione del capitale necessario per realizzare i prodotti tramite flessibilita` produttiva e iper-personaliz- zazione piuttosto che sull’ottimizzazione dei costi e dei prezzi dei prodotti tra- mite produzione di massa e riduzione del costo del lavoro, in particolare attra- verso delocalizzazione e automazione industriale (Davis, 2015). Questo muta- mento, reso possibile dalla rivoluzione informatica, punta a fronteggiare le incer- tezze relative ai volumi di vendita e la forte differenziazione e le crescenti aspetta- tive dei consumatori.

I principali elementi su cui si poggia l’Industria 4.0 possono essere indivi- duati in (Davis, 2015; Seghezzi, 2015):

* l’applicazione delle Tecnologie dell’Informazione della Comunicazione

(ICT) per digitalizzare l’informazione e integrare i sistemi ad ogni stadio della creazione e utilizzo del prodotto, sia all’interno dell’azienda che entro i suoi con- fini esterni;

* l’interconnessione fra oggetti reali e internet (internet delle cose) per cui

gli oggetti possono interagire con la rete e trasferire dati ed informazioni;

* sistemi ciber-fisici che, attraverso migliaia di sensori installati sui macchi-

nari consentono una interconnessione continua fra di loro, facendo in modo che la produzione possa essere continuamente ricalibrata e si auto-controlli;

* comunicazione in rete per interconnettere macchine, prodotti ed esseri

umani, sia all’interno della fabbrica che al suo esterno con fornitori, distributori e clienti;

* simulazione, modellizzazione e virtualizzazione nella progettazione dei

prodotti e del processo produttivo;

computerizzazione e dell’innovazione all’interno del settore manifatturiero. L’8 aprile 2013, al- l’annuale Fiera di Hannover, fu diffuso il report finale del gruppo di lavoro. L’industria 4.0 e` stata poi al centro del World Economic Forum 2016, intitolato appunto ‘‘Mastering the Fourth Industrial Revolution’’.

*raccolta di imponenti quantita` di dati e loro analisi (big data analysis), an-

che attraverso archiviazione remota (cloud computing);

*sempre maggiore supporto basato sulle ICT per i lavoratori, inclusi robot,

macchine intelligenti4e realta` aumentata5.

Contrariamente a quanto il peso della digitalizzazione e automazione dei processi produttivi potrebbe far pensare, nella quarta rivoluzione industriale emerge una nuova centralita` del lavoratore (Seghezzi, 2015). Quest’ultimo, in- fatti, detiene parte importante dei mezzi di produzione (si pensi ai device tipo smartphone, tablet, laptop, etc. che permettono l’esecuzione, il controllo e il coordinamento di molti processi produttivi anche in remoto), lavora secondo schemi spazio-temporali flessibili e sempre meno predeterminabili dal datore di lavoro (si pensi alla possibilita` di operare tramite sistemi informatici ad hoc in qualsiasi momento e all’esterno del luogo di lavoro) ed e`, anche in conseguenza dei fenomeni precedenti, sempre piu` spesso chiamato a svolgere un ruolo piu` at- tivo nei processi produttivi fino a diventare un collaboratore piuttosto che un di- pendente che esegue con scarsa autonomia mansioni rigidamente definite. In questo quadro il fondamento stesso del tradizionale modello di subordinazione viene messo in crisi (Seghezzi, 2015; Valeriani, 2013) tant’e` che appare spesso problematico attuare una rigida suddivisione fra lavoro dipendente e lavoro auto- nomo. In definitiva, man mano che il mondo del lavoro assorbe e rielabora le po- tenzialita` connesse alla rivoluzione digitale, si va verso il superamento del preesi- stente sistema organizzativo a struttura verticale in cui il datore di lavoro predi- spone tutti i mezzi di produzione in un determinato luogo fisico dove il lavora- tore e` chiamato ad eseguire mansioni largamente predeterminabili in orari presta- biliti. Nascono, invece, modalita` lavorative nuove che poggiano su dinamiche di rete, sul lavoro effettuato in remoto, mobile, condiviso tramite piattaforme infor- matiche, slegato da pressanti vincoli spazio-temporali. Si tratta, ed esempio, dello smart working6, in cui, grazie all’utilizzo di piattaforme informatiche, i dipen- denti lavorano in parte in azienda e in parte all’esterno, delco-working, in cui di- versi professionisti condividono uno spazio di lavoro flessibile pur mantenendo un’attivita` indipendente, o dell’interim management, in cui professionisti alta- mente qualificati vengono assunti per un periodo temporaneo in relazione ad uno specifico progetto o per risolvere un determinato problema7.

4 Secondo la societa` di consulenza Roland Berger (2014) gia` nella terza rivoluzione industriale

le macchine hanno sostituto in molte mansioni i lavoratori. Nella quarta rivoluzione indu- striale esse diventano anche ‘‘intelligenti’’ nel senso che sono sempre di piu` capaci di adat- tarsi, comunicare e interagire fra loro e con gli esseri umani.

5 Per realta` aumentata si intende l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante

informazioni elaborate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi.

6 Viene tradotto in italiano come ‘‘lavoro intelligente’’ o ‘‘lavoro agile’’. Quest’ultima espres-

sione e` presente nel progetto di legge attualmente allo studio in Italia. Per un approfondi- mento si veda Dagnino & Tiraboschi (2016).

3. Mercato del lavoro in evoluzione e occupabilita`.

Delle molte implicazioni connesse all’avvento dell’Industria 4.08, nel pre- sente lavoro verranno illustrate, in particolare, quelle legate al cambiamento delle professioni e delle competenze richieste dal mercato del lavoro per l’impatto che esse hanno sul sistema formativo.

Una autorevole ricerca sul futuro del lavoro presentata al World Economic Fo- rum del 20169mostra che nei prossimi anni i fattori tecnologici uniti a quelli de- mografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro non solo in ter- mini di volume (con la creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro a fronte della distruzione di 7 milioni di posti), ma anche e soprattutto rispetto ai suoi conte- nuti. Le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione mentre nuove opportunita` lavorative si apriranno nell’area finanziaria, nelmana- gement, nell’informatica e nell’ingegneria. I lavoratori poco qualificati saranno sempre meno richiesti. Per contro, vi sara` un aumento della richiesta di quelli alta- mente qualificati e dotati di spiccate competenze trasversali. Alcune professioni sa- ranno oggetto di crescente interesse da parte dei datori di lavoro. Si tratta, ad esempio, degli analisti dibig data e degli esperti in sicurezza informatica. Come il- lustrato nel dettaglio in altre parti del presente volume (cfr. Capitolo 2), nel 2020 ilproblem solving rimarra` lasoft skill piu` ricercata nei lavoratori, ma diventeranno ancora piu` importanti anche il pensiero critico e la creativita`.

Anche il rapporto della societa` di consulenza Roland Berger (2014) stima che aumentera` la richiesta di lavoratori esperti in ICT, elettronica e robotica, ma anche in biotecnologia e nanotecnologia. Secondo il rapporto, oltre al possesso di spiccate competenze tecniche, rivestira` un ruolo sempre piu` importante la ca- pacita` di saper lavorare in gruppi multidisciplinari oltre a quella, gia` richiamata, di essere creativi.

Nel contesto europeo, proprio a partire dalla consapevolezza dei bisogni e delle sfide connesse all’avvento della quarta rivoluzione industriale, sono state create iniziative volte a potenziare le competenze elettroniche (e-skills) dei gio- vani, mentre in Italia e` in discussione un insieme di norme finalizzate a suppor- tare il potenziamento dell’Industria 4.010.

(2015). Per una rassegna relativa all’implementazione di nuove forme di lavoro nelle aziende italiane, si veda Valeriani (2013).

8 Per una rassegna delle principali sfide legate all’avvento dell’Industria 4.0 si veda Devis

(2015).

9 The Future of Jobs and Skills, la ricerca presentata al World Economic Forum del 2016, illustra

l’evoluzione del lavoro fino al 2020 sulla base delle indicazioni raccolte tra i responsabili delle Risorse Umane di 350 tra le maggiori aziende mondiali. Complessivamente queste imprese rappresentano circa 13 milioni di dipendenti. L’analisi si riferisce a 15 tra i maggiori Paesi nel mondo (tra cui Cina, India, Francia, Germania, Italia, Giappone, Uk e Usa). Vengono fornite informazioni dettagliate su nove settori (Industria e costruzioni, Commercio, Energia, Servizi finanziari, Sanita`, ICT, Media & Intrattenimento, Logistica, Servizi professionali).

10A questo proposito di veda il dibattito in corso sul Piano Industria 4.0 (Valeriani, 2013). Per

Il rapido mutamento del quadro delle professioni e delle competenze richie- ste dal mercato del lavoro, uniti alla rinnovata centralita` dei lavoratori e alla fles- sibilizzazione dei rapporti di lavoro affidano un ruolo del tutto centrale alle atti- vita` formative che sappiano supportare la loro occupabilita`. La formazione rap- presenta la parola chiave per fronteggiare la grande trasformazione del lavoro (Dagnino & Tiraboschi, 2016). Le conoscenze e le competenze che essa veicola possono favorire la transizione dall’Universita` al mercato del lavoro. Poiche´ « il ta- lento, piu` che il capitale, rappresentera` il fattore critico per la produzione » (Schwab, 2016), appare fondamentale puntare sul suo sviluppo attraverso tutti gli strumenti formativi a disposizione.

4. L’evoluzione nei rapporti tra Universita` e mondo del lavoro: una