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Il Trasferimento Tecnologico attraverso i servizi di placement.

Sara Lombardi, Natascia Mennini, Carlo Terzarol

4. Il Trasferimento Tecnologico attraverso i servizi di placement.

Con l’affermazione istituzionale della Terza Missione l’Universita` assume un nuovo ruolo oltre a quello tradizionale di alta formazione e ricerca scientifica, che prevede una valorizzazione e una diffusione delle conoscenze e tecnologie verso il contesto socio-economico locale e nazionale. Il trasferimento tecnologico rappresenta una delle attivita` tramite cui si stabilisce un’interazione tra mondo della ricerca e mondo delle imprese.

Molte sono le definizioni di trasferimento tecnologico riportate in letteratura in funzione della prospettiva disciplinare adottata. Secondo Friedman & Silber- man (2003) « Il trasferimento tecnologico rappresenta quel processo nel quale un’invenzione o proprieta` intellettuale della ricerca accademica viene data in li- cenza o trasferita attraverso diritti di utilizzo a un’impresa e eventualmente com- mercializzata ».

La rapida crescita del ruolo dell’Universita` nello sviluppo economico ha por- tato al coinvolgimento di una rete sempre piu` complessa di stakeholder nel pro- cesso di trasferimento tecnologico, di cui possono essere individuati quattro mo-

delli: modello 1, modello 2, modello a tripla elica e modello a quadrupla elica (Miller, McAdam, & McAdam, 2016). Ogni modello rappresenta un’evoluzione che estende ed ingloba il precedente.

Ilmodello 1 si riferisce al tradizionale ruolo dell’Universita` nello sviluppo della ricerca di base, « knowledge factory » e come agente di formazione e qualifi- cazione del capitale umano « human capital factory » (Lazzeroni, 2001). In questo modello manca, o e` molto limitata, la connessione tra mondo accademico e biso- gni della societa` e delle imprese. Negli anni si assiste poi ad un profondo cambia- mento della funzione dell’Universita`; in seguito alla riduzione della spesa pub- blica per la ricerca scientifica, nasce infatti l’esigenza di interagire con l’esterno per reperire fonti di finanziamento. Inoltre, l’emergere di settori ad alto conte- nuto tecnologico determina un’aumentata richiesta da parte delle imprese di nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche. Al manifestarsi di queste necessita` consegue la nascita, alla fine del XX secolo, delmodello 2, caratterizzato da una maggiore interazione tra sistema scientifico e produttivo e da una commercializ- zazione dei risultati della ricerca universitaria (Lazzeroni & Piccaluga, 2009). In The new production of knowledge, Gibbons (Gibbons, Limoges, Nowotny, Schwartzman, Scott, & Trow, 1994) descrive il passaggio da modello 1 a modello 2 e ne individua i seguenti principi caratterizzanti: produzione in contesti di ap- plicazione, transdisciplinarita`, eterogeneita` e molteplicita` dei luoghi di produ- zione.

Il modello a tripla elica, riconducibile scientificamente a Etzkowitz e Leyde- sdorff (2000), e` un modello dinamico che prende in considerazione le interazioni e retroazioni continue tra Universita`, Impresa e Governo in termini di produ- zione della conoscenza e di processi innovativi. La dimensione universitaria e` rap- presentata da un network di atenei, dipartimenti e gruppi di ricerca regionali, na- zionali ed internazionali, percepiti come l’ ‘‘elica’’ primaria di questo modello di trasferimento tecnologico, il cui oggetto puo` essere identificato con un processo, un prodotto, una tecnologia o un’idea. L’Universita` ha come scopo quello di va- lorizzare i prodotti della ricerca scientifica sul mercato per accrescere le fonti di finanziamento con cui sostenere anche la ricerca di base; non e` quindi semplice- mente un ‘‘venditore’’ dei risultati della ricerca applicata, ma sta al centro dello sviluppo economico del territorio. Il destinatario del trasferimento tecnologico e` l’impresa, spinta a stringere collaborazioni con i centri di ricerca universitari, data la crescente difficolta` ad internalizzare la R&S su ambiti sempre piu` vasti del sa- pere e lontani dalla specificita` del suo settore industriale. Lo scopo dell’impresa e

` quello di acquisire conoscenza e utilizzarla per fini produttivi, riducendo con- temporaneamente costi e rischi di sviluppo, in una visione dell’innovazione come sistema aperto (open innovation). Si occupa, inoltre, di promuovere il finanzia- mento di programmi di ricerca di interesse. Le istituzioni di governo assumono un ruolo di rilievo nel favorire la collaborazione tra Universita` ed Impresa, nella valorizzazione dei risultati della ricerca, nella concessione di finanziamenti e di infrastrutture, nella gestione della proprieta` intellettuale, nel favorire la nascita di

nuove imprese basate sui risultati della ricerca universitaria e nella diffusione delle attivita` di venture capital.

Il modello a quadrupla elica e` il modello piu` recente di trasferimento tec- nologico dove, rispetto al modello precedente, e` coinvolto un ulteriore attore, ovvero la Societa`, intesa come l’utente finale dell’innovazione. Questo modello propone una visione piu` ampia del processo innovativo, che valuta anche gli ap- porti provenienti dai cittadini, dalle associazioni culturali e dalle imprese del terzo settore, allo scopo di produrre valore sociale ed elaborare soluzioni innova- tive per la societa` nel suo complesso (Rota, 2013).

Dall’analisi dei piu` recenti modelli di trasferimento tecnologico si evidenzia una molteplicita` di contesti di interazione, che viene agevolata dai Centri per l’In- novazione e il Trasferimento Tecnologico (CITT) che si fanno interpreti, da un lato, dei bisogni dell’impresa e, dall’altro, dei risultati della ricerca. In particolare, per quanto riguarda l’Ateneo fiorentino, nasce nel 2009 il Centro di Servizi di Ateneo per la Valorizzazione della Ricerca e la gestione dell’Incubatore Universita- rio (CsaVRI).

La promozione del trasferimento tecnologico puo` avvenire attraverso varie azioni: la formazione alla cultura imprenditoriale di studenti, laureati e ricerca- tori; l’attivita` di brevettazione e licensing; il sostegno alla creazione di impresa e agli spin-off; la collaborazione con imprese attraverso convenzioni e progetti. Il Career Service dell’Ateneo fiorentino gioca un ruolo strategico sulla prima delle quattro azioni menzionate, in particolare tramite due attivita` formative rivolte a studenti, laureati, dottorandi e dottori di ricerca: ‘‘Assessment Center’’ e ‘‘Palestra di Intraprendenza’’.

L’Assessment Center e` un servizio che rappresenta un’eccellenza per l’Univer- sita` di Firenze, dove non solo vengono valutate nei partecipanti le competenze trasversali piu` ricercate nel mondo del lavoro, ma viene anche indicato, grazie ad un momento di restituzione individuale, il loro percorso di sviluppo. Molte delle competenze valutate, quali per esempio problem solving, proattivita`, orienta- mento ai risultati eteam working, sono fondamentali per la realizzazione e il po- tenziamento della dimensione imprenditiva e, conseguentemente, per la costru- zione della propria identita` professionale imprenditoriale. Con questa attivita` quindi, il Career Service offre un importante contributo nella formazione alla cul- tura d’impresa, intesa come cultura dell’innovazione e del cambiamento.

La Palestra di Intraprendenza e` un percorso formativo dientrepreneurship, che ha lo scopo di sviluppare e rafforzare le capacita` imprenditoriali dei parteci- panti e di potenziare il loro atteggiamento imprenditivo attraverso l’utilizzo di metodologie che stimolano l’immaginazione e la creativita`. Il programma di alle- namento, organizzato in cinque incontri prevede, oltre ad una formazione im- prenditoriale metodologica, una riflessione sul potenziale di business del proprio percorso di studi e sulla costruzione di un progetto professionale coerente con le proprie attitudini e aspirazioni; durante il percorso viene fatta anche una valu- tazione del contesto economico del territorio e stimolato il lavoro in team ed il networking.

Attraverso l’Assessment Center e la Palestra di Intraprendenza, i Career Ser- vice si collocano quindi al primo stadio di un processo, che trova il suo naturale proseguimento nei servizi erogati dall’Incubatore Universitario Fiorentino (IUF), tramite cui l’Universita` di Firenze e` in grado di offrire ai propri studenti e lau- reati un percorso formativo di intraprendenza completo, che va dalla nascita della dimensione imprenditoriale e generazione dell’idea allo sviluppo di attivita` di impresa.

5. Conclusioni.

Il percorso qui presentato, illustrato sinteticamente in Figura 4, ha voluto fo- calizzarsi sulla relazione tra Universita` e mondo del lavoro come sfida centrale per la Terza Missione. Come si puo` notare, l’employability, considerata in una prospettiva dinamica, e` qui rinforzata da due principali fattori: da un lato, i Ca- reer Service, ossia l’insieme dei servizi offerti dal Job Placement di Ateneo, pro- gettati con la finalita` di potenziare la capacita` degli studenti di collocarsi sul mer- cato del lavoro coerentemente non solo col proprio background formativo, bensı` anche i propri orientamenti, le proprie ambizioni e inclinazioni; dall’altro lato, le competenze individuali, in particolar modo quelle trasversali, definite come le abilita` di un soggetto che si modificano attraverso le proprie esperienze tanto di vita quanto professionali e che risultano essere, oggi piu` che mai, l’elemento de- terminante performance di alto livello. Come accennato all’interno del saggio, in- fatti, tra gli aspetti che le aziende ricercano nei loro candidati non vi sono le competenze meramente tecniche, bensı` quelle connesse alla capacita` di diagnosi di un problema, quella di relazionarsi con gli altri, nonche´ quella emotiva. I due fattori cosı` considerati, Career Service e competenze individuali, nel modello con- cettuale adottato all’interno del presente saggio rappresentano gli antecedenti mediante cui si realizza il trasferimento tecnologico, ovvero prende forma e si ali- menta la relazione tra l’Universita` e il mondo delle imprese. Agendo sullo svi- luppo della capacita` imprenditoriale degli studenti, da un lato, e favorendo le oc- casioni di incontro tra ricerca e realta` di business, dall’altro, l’Ateneo si pone come attore protagonista di un processo virtuoso di creazione di legami con sta- keholder di varia natura a diretto beneficio degli studenti (prospettiva indivi- duale), delle imprese (prospettiva organizzativa), dell’Universita` (prospettiva isti- tuzionale) e del territorio (prospettiva di comunita`).

L’attenzione alla domanda di competenze individuali che emerge dagli attori del sistema produttivo ha poi un impatto diretto sulle politiche di Ateneo. Attra- verso la ricezione degli stimoli delle aziende e la relazione tra livelli istituzionali e aziendali, l’Universita` trasforma tanto se stessa quanto i modi di pianificare la didattica, il curriculum e i Career Service. Lo sguardo reciproco, l’incontro, il dia- logo e l’ascolto (articolati in specifici servizi), rappresentano occasioni di appren- dimento condiviso tra i diversi attori, in una prospettiva di scambio di cono- scenza nella collaborazione.

Fig. 4. Percorso concettuale del saggio e relative connessioni.

Alla luce di tali considerazioni, il trasferimento tecnologico, nella sua acce- zione piu` ampia di trasferimento di conoscenza, si attua non solo attraverso la for- mazione all’intraprendenza, ma anche attraverso tutti gli altri servizi offerti dal Job Placement. Vi e` trasferimento di ricerca e di saperi ogni volta che si viene a stabi- lire una relazione diretta o indiretta tra mondo accademico e mondo delle im- prese, in cui entrano in gioco conoscenze acquisite durante il percorso formativo universitario. In questa prospettiva, si possono intravedere spazi di ampliamento del concetto di trasferimento da strumenti ad oggi piu` diffusi (ad esempio bre- vetti, spin-off, start-up) verso nuovi ambiti che misurino – e quantifichino – l’im- patto in termini di contributo all’innovazione apportato al contesto produttivo.

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