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INGEGENERE PER L’AMBIENTE E IL TERRITORIO

Descrizione della professione

L’ingegnere per l’ambiente e il territorio progetta opere e interventi per risol- vere i problemi che nascono nell’interazione tra l’uomo e l’ambiente. Tale figura si occupa della progettazione, della pianificazione, della realizzazione, della ge-

stione, del controllo e del monitoraggio delle opere di ingegneria rivolte alla pro- tezione dell’ambiente, della valutazione, della prevenzione e della gestione dei ri- schi nel settore ambientale, della valorizzazione, della trasformazione e della ge- stione delle risorse naturali ed energetiche del territorio, della valutazione e del- l’analisi degli impatti ambientali delle opere. In particolare, l’ingegnere per l’am- biente e il territorio puo` analizzare problematiche concernenti il risanamento am- bientale, la difesa del suolo e la protezione dai rischi naturali, lo sfruttamento sostenibile delle geo-risorse, la pianificazione e la gestione del territorio e delle sue risorse, la gestione dei rifiuti, il disinquinamento.

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Contesti professionali e accesso alla professione L’inserimento occupazionale dell’ingegnere per l’ambiente e il territorio puo` indirizzarsi verso gli enti pubblici, la libera professione e le aziende che si adope- rano per la pianificazione, la gestione, la sicurezza, il recupero e il monitoraggio dell’ambiente e del territorio. In particolare nel campo della pubblica amministra- zione tale figura puo` trovare impiego in attivita` di monitoraggio e controllo della sicurezza ambientale e territoriale, nella gestione di interventi di recupero am- bientale, nella valutazione della compatibilita` ambientale delle opere, nella ge- stione delle reti tecnologiche dei servizi di pubblica utilita`. L’ingegnere per l’am- biente e il territorio puo`, inoltre, svolgere la propria professione in aziende che si occupano, ad esempio, di disinquinamento, di smaltimento dei rifiuti, di prote- zione idraulica del territorio. Nel campo della libera professione tale figura puo` collaborare alla progettazione, realizzazione e monitoraggio delle opere del set- tore dell’ingegneria per l’ambiente e territorio. La Laurea Magistrale permette, inoltre, la prosecuzione degli studi in livelli di formazione superiore quali Master e Scuole di dottorato.

Per l’abilitazione all’esercizio delle attivita` di tipo professionale e` necessario il superamento dell’esame di Stato e l’iscrizione all’Ordine degli Ingegneri in ap- plicazione alla Legge 897/1938 e al D.P.R. 328/2001. L’Albo degli ingegneri pre- vede due sezioni, cui si accede con esami di Stato distinti: la sezione A, alla quale si accede con la laurea magistrale, e la sezione B, alla quale si accede con la lau- rea triennale. L’Albo e` diviso in tre settori: ingegneria civile e ambientale, inge- gneria industriale, ingegneria dell’informazione; il settore attinente a tale profes- sione e` quello dell’ingegneria civile e ambientale.

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dal mondo del lavoro

Intervista al Dott. Claudio Annicchiarico – Fondatore Spin-off Meccani- ca24 – Incubatore fiorentino – Sesto Fiorentino

Per iniziare le chiederei di raccontarmi il suo percorso formativo.

Mi sono laureato in ingegneria meccanica all’Universita` di Firenze, subito dopo ho iniziato il percorso di dottorato. Gia` durante la tesi di laurea mi sono

occupato di Formula Student, con il Professor Capitani, quindi diciamo tutto il mio percorso formativo e` stato un pochino dentro le attivita` dellaFormula Stu- dent, cioe` della progettazione, realizzazione e prova in pista di vetture monopo- sto da competizione, e` una gara internazionale a cui partecipano atenei di tutto il mondo, ed e` stata un’attivita` molto formativa, tra l’altro l’Universita` di Firenze e` stata la prima in Italia a investire in questo progetto, adesso praticamente tutte le universita` italiane stanno investendo. Successivamente ho fatto il dotto- rato di ricerca su un’attivita` con la Piaggio, ma sono riuscito a ritagliare un po- chino di tempo per continuare a seguire la Formula Student, che, sempre con ruoli diversi, mi ha dato la possibilita` di crescere professionalmente molto. Nel- l’ultimo anno di dottorato e soprattutto negli anni successivi con degli assegni di ricerca su varie tematiche ho iniziato a fare anche un po’ di attivita` professio- nale privata. I vari assegni di ricerca che ho avuto, sempre con l’Universita` di Fi- renze, hanno riguardato le tematiche piu` disparate, la dinamica dei veicolo, la costruzione di macchinari anche industriali, insomma varie attivita`. Sono arri- vato all’ultimo anno, nel 2015, e ho deciso di mettere insieme l’esperienza che ho fatto da libero professionista con quella fatta da ricercatore e avviare una nuova attivita` con questo spin-off, che recentemente ha fatto il suo primo anno di vita.

Di cosa si occupa lo spin-off?

Lo spin off si occupa in generale di automazione per veicoli, quindi proget- tiamo dispositivi e sistemi per veicoli e dispositivi e sistemi che hanno un’anima meccanica ma un controllo elettronico. Il nostro pane quotidiano e` la dinamica del veicolo e cerchiamo di proporre soluzioni di miglioramento della dinamica del veicolo, quindi sia in ottica di miglioramento della sicurezza, del comfort, di aumento delle prestazioni tramite l’introduzione di dispositivi che possono essere o installati a bordo del veicolo, per migliorare le prestazioni, o utilizzati off line, non mentre si guida, come strumenti di sviluppo del veicolo, quindi strumenti elettronici che permettono di velocizzare e rendere piu` efficiente la fase proget- tuale. La nostra visione futura e` quella che, condivisa a livello mondiale, la natu- rale evoluzione dei dispositivi meccatronici e` quella di arrivare a una guida auto- matica, in cui praticamente i nostri sistemi o i sistemi che sta sviluppando il no- stro ambiente aiuteranno la guida soprattutto nelle situazioni di emergenza o di difficolta`. Questo e` un po’ quello che vogliamo andare a fare, proporre disposi- tivi che rendano tutti piloti e quindi in grado di guidare il veicolo anche in con- dizioni al limite dell’aderenza, in condizioni di emergenza. Quindi la visione che nei prossimi 10/15 anni si riescano a proporre sistemi in grado di salvare vite sulle strade.

Come nasce unospin-off?

Con un percorso accidentatissimo, intanto nasce un po’ dal coraggio di chi ci prova perche´ non e` un percorso semplice e dalla mia esperienza posso dire che, almeno per quanto mi riguarda, l’italiano medio forse non ha una grande cultura, io in primis, ne´ imprenditoriale, ne´ finanziaria e quindi tutto sommato finche´ non si inizia, non si sa bene che cosa vuol dire avviare un’impresa. Mi e`

sempre piaciuta l’idea di mettermi un po’ in gioco e ho deciso di provare que- sta strada. Ho fatto due volte lo stesso ciclo perche´ avevo in mente un’idea pro- gettuale e feci il percorso di pre-incubazione, qui presso l’incubatore universita- rio, per verificare che il piano industriale che avevo in mente fosse effettiva- mente fattibile e potesse portare a un’azienda florida e che mi permettesse di sviluppare l’idea che avevo in mente. Ho fatto il percorso di pre-incubazione e mi sono reso conto che in realta` non avevo proprio idea di cosa volesse dire fare un paino industriale, mettere i soldi sul tavolo per avviare un’azienda e mettersi in gioco, perche´ alla fine fare una cosa del genere e` mettere in gioco la propria vita, piu` che la propria competenza, allor ami sono un po’ spaventato e mi sono fermato. Pero` l’idea continuava a girarmi in testa e dopo un po’ ho riiniziato, forte anche di un pochina di cultura imprenditoriale che mi ero fatto nel periodo di pre-incubazione, e ho costruito una cosa che secondo me poteva essere sostenibile. Allora ho fatto un secondo giro di pre-incubazione, le pre-in- cubazioni consistono in corsi formativi e quello che e` importante e` che ci si mette un po’ a confronto con persone che invece parlano la lingua dell’impren- ditore, parlano la lingua di chi e` abituato a investire, a mettersi in gioco, a fare trattative. Alla fine del percorso di pre-incubazione viene valutato il piano indu- striale, lo scopo della pre-incubazione e` insegnarti a scrivere il tuo piano indu- striale e viene valutato da una commissione che decide se approvare o meno l’i- dea imprenditoriale. Questo e` il percorso per fare lo spin-off, ma sembra la parte facile, la parte difficile invece e` costruire una squadra di persone che ci credono e crederci vuol dire metterci dei soldi perche´ si tratta di un’impresa vera e propria. Quindi io mi ricordo con piacere il giorno in cui siamo stati ri- conosciuti come spin off, ma mi ricordo con ancora piu` piacere quando siamo andati dal notaio tutti e felici e contenti di investire in una cosa in cui crede- vamo. Meccanica42 nasce alla fine da un’idea per noi affascinante e condivisa da cinque soci che ci stanno credendo giorno per giorno e stanno investendo quotidianamente in questa attivita`.

Se dovessimo descrivere il suo lavoro quotidiano, in cosa consiste la professione dell’ingegnere?

Dell’ingegnere non corrisponde piu` a quello che faccio io, perche´ alla fine un po’ il lato negativo di questa attivita` che sto facendo e` che uno si trova dietro a tantissime cose di tipo gestionale, amministrativo e soprattutto burocratico che levano un pochino il tempo alla realta` professionale. Comunque il lavoro dell’in- gegnere e` quello, a me piace vederlo cosı`, e` cercare di trovare una soluzione a un problema avendo risorse molto limitate e tempo molto limitato, quindi far bene quello che si vuole fare con quello che si ha, questo e` il ruolo dell’inge- gnere ed e` un po’ quello che proviamo a fare anche noi a livello di spin off uni- versitario. Secondo me spero sia la forza di Meccanica42 quella di avere sia un’a- nima accademica, che forse nel mondo industriale un po’ manca, quindi la pas- sione per aggiornarsi, leggere le pubblicazioni, fare cose oltre lo stato dell’arte e non cose gia` consolidate, ma abbiamo anche un’anima prettamente industriale, che da` un occhio a quello che e` il business reale.

Se dovesse dare dei suggerimenti ai neo laureati in ingegneria...

Di non prendere il primo lavoro che capita e di seguire la passione perche´ se uno prende un percorso complesso, come quello degli studi di ingegneria, vuol dire che forse un po’ di passione per qualche argomento ce l’ha e sarebbe un peccato buttare via tutto il tempo che uno ha dedicato allo studio e a inse- guire la passione per accettare il primo lavoro che capita. Il lavoro di ingegnere e` un lavoro bello, che se ci si appassiona puo` diventare non dico un divertimento, ma puo` sembrare di non lavorare.

Quali sono gli sbocchi occupazionali di un ingegnere meccanico?

Tipicamente gli ingegneri meccanici prima di laurearsi sanno un po’ gia` dove andranno a lavorare perche´ fortunatamente ci sono piu` richieste che laureati. Nel nostro settore tipico, quindi ingegneria dell’autoveicolo, tipicamente si va a lavo- rare in azienda e le aziende possono essere o aziende molto grandi, come il gruppo FCA, oppure aziende dell’indotto, come possiamo essere o noi o aziende sia di produzione di parti che di progettazione o assistenza alla progettazione. Al- tri sbocchi occupazionali sono gli studi tecnici che fanno principalmente attivita` di supporto alla progettazione, al calcolo, alla simulazione. Pero` le possibilita` sono talmente ampie che e` un po’ difficile riassumerle, perche´ io ho miei compa- gni di studio che lavorano in reparti commerciali e quindi si occupano di acquisti e vendite, ho compagni che si occupano di ricerca e sviluppo in aziende impor- tanti o altri che hanno intrapreso la carriera universitaria. Il parco di possibilita` e` talmente ampio che e` molto difficile, alla fine secondo me quello che si impara facendo ingegneria meccanica, piu` che le tecniche, e` la capacita` di risolvere pro- blemi, perche´ alla fine fare l’ingegnere meccanico e` risolvere problemi di tipo co- struttivo, impiantisco, di sicurezza, e quindi quello che si costruisce e` piu` una forma mentale dedita ad analizzare i problemi che si hanno davanti e metterli a sistema che si hanno a nostra disposizione. Il parco di assunzioni e` veramente molto, molto ampio.

Avrei concluso, c’e` qualcosa che non le ho chiesto, che vorrebbe ag- giungere?

Mi piacerebbe che gli studenti si dedicassero anche per loro cultura perso- nale allo studio dell’inglese, l’inglese e` la lingua che parliamo tutti i giorni, un’e- sperienza di studi all’estero e` sicuramene molto formativa e molto importante. L’altra cosa e` che, anche se non si ha l’ambizione di fare gli imprenditori, avere una piccola base di quello che vuol dire fare affari possa aiutare in qualsiasi la- voro.

Dott. Gianluca Caciolli – Ph.D. Ingegneria Energetica – Advanced Lead Engineer – Nuovo Pignone

Per iniziare le chiederei di raccontarmi il suo percorso formativo. Io mi sono diplomato in un liceo scientifico. Ho iniziato ingegneria mecca- nica, laurea triennale, conclusa nei tre anni e poi ho proseguito con la laurea specialistica, a quei tempi si chiamava laurea specialistica, quindi di due anni, in

ingegneria energetica, quindi un ramo della meccanica e si occupa principal- mente di turbomacchine. Conclusa anche la laurea specialistica, anche quella nei tempi, ho deciso di rimanere ancora all’universita`, quindi continuare il percorso formativo proseguendo con il dottorato, sempre nel dipartimento di ingegneria energetica qui dell’Universita` di Firenze e ho fatto i tre anni di dottorato piu` un anno di assegno di ricerca che mi hanno dato sia a livello formativo che a livello umano tanto e obiettivamente tante esperienze poi ho avuto occasione di rispen- dere in ambito lavorativo. Dopo l’anno di assegno di ricerca sono entrato a lavo- rare al Nuovo Pignone. Il triennio e` abbastanza standard, gia` ho deciso di mettere esami specifici sulle turbomacchine, quindi quella che in ingegneria si chiama la meccanica calda, che poi ho approfondito ulteriormente nella laurea specialistica e in particolare poi nel dottorato mi sono concentrato sulle problematiche di scambio termico nei motori aeronautici, in particolare nella camera di combu- stione dei motori aeronautici. Al di la` del tema specifico, l’esperienza di dottorato e

` stata molto formativa anche a livello umano perche´ ho avuto occasione di lavo- rare all’interno di un progetto europeo, collaborando con aziende, sia italiane, ma anche straniere, anche con alter universita`, in particolare mi e` andata abba- stanza bene perche´ durante i miei anni di dottorato ho avuto modo di vedere tante problematiche, di fare tante cose diverse, interfacciarmi con tante persone di provenienza diversa, ambito industriale, accademico, dottorandi come me all’e- stero. Ho avuto l’occasione di vedere tante problematiche e di affrontare in ma- niera concreta tante problematiche, chiaramente uscito dalla laurea specialistica ne avevo sentito parlare, le avevo studiate bene, pero` chiaramente si sa c’e` un po’ questa lontananza tra quello che si studia e poi come si applica, ecco da que- sto punto di vista io sono molto contento dell’esperienza di dottorato perche´ ho toccato con mano, ho avuto l’occasione di fare progettazione in prima persona, quindi confrontarmi con problematiche che poi ho trovato, anche se in un altro livello, nel mondo del lavoro e quindi vedendo le problematiche delle turbomac- chine da tanti punti di vista, pero` concretamente, applicate. Alla fine di dottorato ho prodotto un banco prova, quindi l’ho progettato e l’ho testato.

Come e` poi arrivato al Nuovo Pignone?

Sempre nell’ambito del dottorato ho avuto l’opportunita` di collaborare con diverse aziende, anche italiane, medio e grandi aziende, oltre al Nuove Pignone c’e` Ansaldo di Genova, Avio Aero di Torino e queste sono quelle piu` grandi, e cosı` facendo ho anche toccato con mano le varie realta` e tra queste quella che piu` mi ha ispirato e` il Nuovo Pignone. In piu` quando piu` o meno ho fatto l’ap- plication al Pignone stavano allargando il team che per l’appunto di occupa di problematiche che io ho studiato durante il dottorato e cercavano figure molto qualificate, quindi almeno con dottorato, perche´ e` una problematica abbastanza di nicchia, e` un aspetto molto specifico della turbomacchina. Quello di cui mi oc- cupo non e` una visione a macrosistema, il tipo di team in cui poi sono andato a lavorare richiedeva effettivamente un tipo di conoscenze da dottorato o post dot- torato. Ora sono lı` da due anni e mezzo circa.

Di cosa si occupa? In cosa consiste esattamente il suo lavoro al Nuovo Pignone?

Come argomenti, per ora, ho la fortuna di lavorare con gli argomenti con cui ho fatto il dottorato, quindi lo scambio termico nelle turbine a gas, lo studio di flussi secondari, tutti quegli aspetti che contribuiscono a far funzionare la tur- bomacchina ad alta temperatura, per cui i comuni materiali impiegati in quel tipo di macchine non reggerebbero se non con un raffreddamento ad hoc. Io mi oc- cupo principalmente di questa parte qui, faccio il design dei sistemi di raffredda- mento di componenti ad alta temperatura delle turbomacchine, analisi termiche sempre sulle turbomacchine e poi il nostro team, siamo tute figure con il dotto- rato, quindi siamo abbastanza trasversali, ci occupiamo non solo di turbine a gas, ma sporadicamente ci arrivano richieste anche da altri settori, ad esempio dai compressori, dalle pompe multifase, da vari team che hanno bisogno o di analisi termiche o di analisi di flussi secondari, che anche se non sono proprio specifici delle turbine a gas, ma comunque di prodotti prodotti dal Nuovo Pignone, ven- gono da noi e ci chiedono, come se loro fossero i nostri clienti. Quindi, vengono, ci chiedono un tipo di analisi, per cui noi abbiamo le competenze per farla e poi gli diamo i risultati. Da questo punto di vista il Nuovo Pignone e` un’azienda molto grande, che ha vari gruppi che collaborano, come se fossero tante aziende in un’azienda.

Quali sono gli sbocchi che una laurea, un dottorato in ingegneria ener- getica offre agli studenti?

Volendo rimanere strettamente nell’ambito della disciplina, che uno puo` ap- profondire nell’ambito di un dottorato in ingegneria energetica, qui in Italia non ci sono moltissime alternative se uno vuole spendere in maniera diretta quello che ha studiato, aziende che hanno un team di scambio termico in cui effettiva- mente uno puo` spendere le conoscenze che ha sono quelle 2/3 aziende grandi che ho nominato prima. Pero` il dottorato credo che vada visto anche come un’opportunita` per imparare un metodo, un approccio al lavoro in generale di ingegnere, che poi uno si puo` rivendere in tantissimi ambienti, in tantissimi set- tori, dalle energie rinnovabili alla consulenza ingegneristica. Poi se uno non si preoccupa di andare all’estero allora si apre un mondo nuovo. Quello che si fa molto all’estero e` la formazione continua dei neo laureati, qui al Nuovo Pignone viene fatta con un programma che prende i neo laureati e li forma per altri tre anni, pero` internamente all’azienda.

Quali suggerimenti si sentirebbe di dare a un neolaureato?

Se ha la possibilita` io sponsorizzo il dottorato, non solo per la formazione professionale, ma anche per quella umana, di crescita rispetto al neolaureato che ha appena finito gli esami e poi di fronte a problematiche concrete si trova un po’ un pesce fuor d’acqua. Il dottorato da questo punto di vista ti aiuta molto.

Un’esperienza all’estero e` anche questa una cosa che reputo molto impor- tante, che poi non necessariamente deve trasformarsi in una fuga di cervelli e uno all’estero ci deve rimanere. Io lo vedo anche lı` al Nuovo Pignone viene molto considerata l’esperienza in un’azienda all’estero e il Nuovo Pignone non e`

l’unico esempio. Io questo mi sento di consigliarlo, un periodo anche breve all’e- stero che sia in un’universita`, che sia in un’azienda di provare a farlo.

Un suggerimento che mi sentirei di dare a un ragazzo che si sta per approc- ciare all’universita` e` di affrontare questa esperienza con serenita` e non troppo