• Non ci sono risultati.

Chiesa di SS Maria Assunta

Nel documento Giuseppe Giorgio Gori. Opera Completa (pagine 106-110)

Soliera, Fivizzano, Massa Carrara, 1955-57

Giuseppe G. Gori

M. Cammelli, V. Michelagnoli, strutture

In seguito al crollo parziale della Pieve di Soliera situata all’interno della cinta muraria dell’antico castel- lo e dovuto al cedimento di una galleria scavata sotto l’edificio al tempo della seconda guerra mondia- le, il Genio Civile di Massa indice un appalto concorso per la costruzione di un nuovo edificio religioso. In realtà, presso gli uffici del Genio Civile di Massa era da tempo stato presentato un progetto mol- to convenzionale per la ricostruzione della Chiesa, a firma di un precedente architetto incaricato, ma prima della sua realizzazione viene deciso dal Provveditorato OO.PP. della Toscana di fare un appal- to concorso per scegliere un nuovo progetto. A tale concorso parteciparono 9 imprese tra le quali si scelse quella del Cav. Piero Chiocchi di Pallerone di Aulla che presentava il progetto di Giuseppe Gori. In contemporanea ai momenti progettuali e realizzativi di quest’opera, Giovanni Michelucci realiz- zava a Sasso Pisano una piccola Chiesa che assomigliava ad una capanna rurale, dove il cotto del- la falda inclinata di copertura si univa alle semplici pareti in bozze di pietra. Un’architettura, questa, che rappresenta un ulteriore declinazione di quella ricerca di verità, già affermata sempre da Mi- chelucci fin dal ’53, nelle masse della Chiesa di Collina nei pressi di Pistoia. Lì, tra il dolce profilo del paesaggio, la sua architettura si pone come l’ennesimo grumo edificato tra i molti grumi edificati che caratterizzano il paesaggio toscano. Anch’essa è fatta di muri di pietra, di falde inclinate di cop- pi e tegole, di mattoni montati sfalsati alla maniera dei fienili, a ripercorrere nella modernità esibi- ta della razionalità e della fluidità comunque presenti, una interpretazione della tradizione che ap- pare al contempo come l’irrinunciabile punto di partenza e di arrivo dei suoi percorsi progettuali. Su queste stesse basi, anche Gori progetta e in seguito realizza, una Chiesa che appartiene ai pre- cisi caratteri ambientali e architettonici del luogo che la ospita, innescando con essi un rapporto di innegabile reciprocità e di profonda comunione.

Il progetto di Gori nasce da una suggestione elaborata durante lo svolgimento di una processio- ne che si snodava sulla collina. Su quella collina sarebbe dovuta nascere la nuova Chiesa e ad essa si sarebbe saldata, così come si sarebbe dovuta saldare alle masse dello stesso borgo storico po- sto a qualche decina di metri di distanza. Uno scambio plastico di flussi e relazioni avrebbe dovu- to collegare contemporaneamente la Chiesa al borgo e al paesaggio in un medesimo ideale, frutto ed espressione di appartenenza e di comunità. Nel nuovo spazio della Chiesa si sarebbero dovuti

105

radunare quegli stessi uomini e quelle stesse donne che erano in processione lungo il fianco della collina, per raccogliersi poi, stretti attorno all’abbraccio del nuovo edificio.

Per questo, anche in questo caso, l’architettura della Chiesa raccoglie la pietra del posto e la trasfor- ma nel rivestimento di uno scheletro in cemento armato che affiora come una maglia dalla consi- stenza dell’insieme. Prende le medesime tegole dei tetti circostanti e ne fa la sua nuova copertura, così come lavora sui ritmi chiari del pieno e del vuoto, della luce e dell’ombra a segnare le forme di uno spazio che appare essere in quel luogo da sempre.

Una scalinata tra muri di pietra risolve il dislivello tra le varie quote e giunge all’ingresso di un volu- me che in pianta risulta vagamente mandorlato, quasi a sottolineare l’abbraccio ai fedeli. Un portico- loggiato corre parzialmente sui tre lati del volume a creare una profondità di piani che chiaroscura la massa in decisi alternarsi di luce e ombra, mentre la capanna della copertura si sfalsa ad accoglie- re una finestratura di vetri colorati che illumina il sottostante altare. Dalle falde inclinate di copertu- ra si estrude un piccolo volume intonacato su telaio in c.a. a vista, che funzione da torre campanaria. L’interno si presenta ad aula unica, interamente intonacato di bianco sul quale risalta lo scheletro portante in c.a. La grande vetrata posta sulla cartella di copertura serve anche a concentrare la lu- ce sull’altare, ulteriormente sottolineato dal gradino che lo solleva dalla quota delle sedute dei fe- deli. La sacrestia viene collocata dietro l’altare dove si trova anche la scala di collegamento con il li- vello superiore, quasi una sorta di matroneo perimetrale che si sviluppa lungo tutto il perimetro della porzione più alta del volume interno. Dal ballatoio si diparte una piccola scaletta a chioccio- la di legno che raggiunge il campanile, il cui disegno secco e raffinato basato sulla reiterazione di un medesimo elemento di legno, riporta alla grande lezione del professionismo colto, grazie alla qua- le le questioni legate alla costruzione dell’architettura e ai suoi particolari tecnici e costruttivi, sono messi sullo stesso piano delle questioni più auliche legate al simbolo e alla teoria.

Ad alcuni arredi espressamente concepiti su disegno per questa architettura, si affiancano altri ar- redi provenienti dalla precedente Pieve ormai dismessa.

107

Nel documento Giuseppe Giorgio Gori. Opera Completa (pagine 106-110)