Lucca, 1956
Giuseppe G. Gori Rolando Pagnini Emilio Brizzi ingegnere
Nella relazione di presentazione alla commissione giudicatrice del lavoro di progettazione per la se- de degli uffici del Genio Civile di Lucca datata settembre 1956, Giuseppe Gori e Rolando Pagnini, mettono come premessa generale la questione del rapporto tra nuova architettura e preesistenze storiche 1. In quegli stessi anni, il dibattito progettuale e teorico italiano innescato dalla ricostruzio- ne del secondo dopoguerra, andava chiosando i sui punti essenziali in posizioni, opere e visioni che sono rimasti i capisaldi di una irripetuta e vitale stagione culturale e che farà del rogersiano concet- to di continuità uno dei suoi nuclei più preziosi.
Anche in ambito fiorentino si discute molto di tradizione e di preesistenza ambientale e Micheluc- ci ne fa il suo quotidiano viatico insieme agli allievi più giovani come anche ad esempio Italo Gam- berini che metterà questa filosofia alla base della sua progettualità. Per questo, anche Gori e Pa- gnini, lavorano su un possibile approccio interpretativo nei confronti della tradizione ma prima di esporsi nell’individuazione di principi e linguaggi, si interrogano molto su quale sia la tradizione con la quale confrontasi, visto che la città altro non è che un insieme inscindibile di momenti differen- ti, quindi di espressioni e di aspirazioni a volte inconciliabili tra loro. Dai due, la risposta arriva defi- nendo l’ambiente come una condizione culturale prima che formale, capace di influenzare le carat- teristiche di ogni individuo, ma queste così trasformate, a loro volta hanno la capacità di condizio- nare l’espressione. Per questo, ogni individuo ed ogni opera sono il risultato di un crocevia di pa- rentele che danno continuità e coerenza tra le opere di stili diversi, prodotte da una stessa cultu- ra. Quindi una sorta di umore comune, che in Toscana pare essersi affermato tra il 1000 e il 1400 e che ha strutturato l’idea di una progettualità fatta di sobri volumi compatti, in perfetta assonan- za con l’ambiente naturale.
Il progetto parte allora da una approfondita analisi delle principali città toscane, tutte assestate sulla costruzione di un tessuto che si salda attorno ad un cuore generato dai capisaldi vitali della stessa città. Un cuore serrato dalla vicinanza e dalla reciprocità tra i vari edifici che lo compongono e che a loro volta generano un’immagine e una sostanza che al contempo ne incarna il carattere e l’identità. In particolare nella conformazione di Lucca, il tessuto urbano serrato e compatto, si ritaglia nel paesaggio all’interno della figura riconoscibile e definita dalle mura, quasi un’isola che galleg-
1 «Le preoccupazioni ambientali
che hanno condizionato la presente opera dal punto di vista estetico ed urbanistico (senza che se ne perdesse il valore funzionale) sono evidenti in una moderna espressione architetto- nica riallacciantesi alla tradizione, ed appaiono ben chiare da quegli ela- borati di progetto come disegni foto e modelli particolarmente destinati a questa illustrazione», Cfr. G. Gori-
R. PaGnini, Premessa della Relazione
dell’appalto concorso per il Palazzo del Genio Civile a Lucca, 1956, depo- sitata presso il Fondo Gori della B.S.T.
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gia all’interno della quale galleggiano a loro volta, le isole dei giardini murati e dei cortili storici. Da queste considerazioni si muovono gli atti compositivi attorno ai quali si struttura il progetto del nuovo edificio, inserito in un contesto di particolare rilevanza all’interno del tessuto storico della città e posto in prossimità della Chiesa di San Francesco e del Palazzo Guinigi.
La forma quadrangolare dell’area suggerisce una conformazione spezzata in più corpi secondo un andamento disposto ad L lungo due dei suoi margini. L’intero perimetro dell’area viene però recin- to da un muro compatto che isola un tassello verde al proprio interno senza impedire la vista di scorcio dalla piazza di San Francesco e della vicina massa laterizia di Palazzo Guinigi; una soluzione che interpreta una via impiegata in molti muri perimetrali dei giardini storici lucchesi.
Funzionalmente i diversi ambiti vengono distinti in una piastra di accoglienza posta sull’angolo del- la Piazza San Francesco, da un blocco destinato indifferentemente da sala riunione o esposizione, da un volume di testa posto a scansione d’angolo, dalla cerniera del corpo scala e dal lungo nastro del blocco degli uffici che definisce uno dei due lati lunghi dell’area. A livello volumetrico, il com- plesso si presenta come una sorta di recinto-basamento, sul quale si appoggia su un lato, il com- patto blocco degli uffici.
Nel muro di recinzione – grave e carnoso – secondo la definizione degli stessi autori, sul quale sul- la via della Quarquonia si apre un ritmo di portali per permettere dall’esterno la percezione visi- va del giardino interno, si appoggia la scatola secca e vibrante degli uffici che prolunga idealmente la fabbrica longitudinale di Palazzo Guinigi. Le due teste così separate solo da una strada, dialogano tra loro attraverso una massività evidente nella quale poche e asimmetriche bucature, ne saggia- no la consistenza. La longitudianalità del volume, appoggiato a sbalzo sul muro del basamento per accentuare la sintassi tra le parti, è tripartita in settori diversi che partendo dalla testa dell’ala dire- zionale, prosegue con la pausa della gabbia laterizia delle scale per concludersi nel ritmo serratissi- mo delle aperture della batteria degli uffici. Aperture che interpretano il ritmo a tre delle finestre di palazzo Guinigi, separate da ampie superfici murarie nell’esempio storico, serrate in un rappor- to di prossimità nel caso dell’edificio del Genio Civile.
Un accurato studio dei caratteri distributivi informa la progettazione di questo impianto, impronta- to ad una evidente ottimizzazione dei percorsi e degli accessi in modo da arrivare ad una sorpren- dente quanto razionale sovrapposizione tra l’architettura e il suo schema.
Anche in questo progetto, il tema della luce diviene un tema centrale. Tutte le aperture si aprono preferibilmente sui vasti spazi del giardino, adeguandosi formalmente dalla loro funzione: serrate e capaci di fare entrare molta luce nel corpo degli uffici, orizzontali e filanti nelle parti basamentali destinate alle autorimesse e ai depositi, così come grigliate e filtranti sono le finestre dei corpi sca- la in modo da suggerire vibratilità e movimento.