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Quartiere iNA iACp Ricciano, Pescia, 1958-

Nel documento Giuseppe Giorgio Gori. Opera Completa (pagine 142-146)

Giuseppe G. Gori Emilio Isotta Mari Negri Ernesto Nelli Rolando Pagnini Emilio Brizzi, strutture

Con la definizione di un PRG redatto dal Comune di Pescia, adottato nel 1958 ma mai divenuto operativo a causa della mancata approvazione della Giunta Provinciale Amministrativa, viene resa possibile la realizzazione dei due villaggi satellite di Colleviti e di Ricciano.

In particolare, l’intervento di Ricciano, condotto nell’ambito del secondo settennio del piano INA/ CASA, dall’Istituto Autonomo Case Popolari di Pistoia, prevede la realizzazione di un complesso abitativo prefigurato da un nutrito gruppo di progettisti coordinati da Giuseppe Gori, che evolvo- no una proposta planivolumetrica precedentemente elaborata da Giovanni Michelucci.

Il nuovo quartiere di Ricciano che sorge alla base della collina sulla quale a mezzacosta si situa il bor- go storico di Uzzano, si colloca nel paesaggio come una sorta di nuovo basamento alla preesistenza del vecchio paese, quasi fosse un argine che simbolicamente ne evita lo svuotamento, come di fatto in que- gli anni stava avvenendo. In pieno clima realista, anche in questo caso, la scoperta di una realtà fatta di consuetudine quotidiana, di un carattere frutto di lenta sedimentazione, così come di una tradizione ra- dicata al luogo e al suo carattere, diventano gli elementi su cui si basa il percorso progettuale che por- ta alla realizzazione di un sistema edificato volutamente dimesso, ma profondamente studiato nella pro- pria misura di relazione, con i sensi più intimi del luogo che lo ospita. La semplicità a tratti severa, su cui si imposta l’immagine del nuovo edificato, parte dall’osservazione del carattere popolare del luogo, che mantenendo intatta una sua coerenza e una sua riconoscibile dignità, fa dei suoi pochi ingredienti, il pro- prio valore più prezioso, approdando ad una figuratività che non ha nulla del vernacolare e del populista. A ben osservare, la semplice spontaneità dell’insieme è il frutto maturo di quella consuetudine tut- ta toscana e fiorentina in particolare, capace di razionalizzare e di scarnificare all’essenza pochi prin- cipi, siano essi insediativi, volumetrici, costruttivi e finanche materici.

Data la natura collinare dell’area di intervento, la sistemazione generale è stata pensata cercando di ri- spettare e interpretare l’idea del terrazzamento coltivato a vite e olivo. Per questo si è cercato di man- tenere il più possibile attorno al complesso, lo stato naturalistico preesistente in modo da legarlo ad esso in un rapporto autentico di relazione. Per questo i diversi nuclei residenziali si dispongono asse- condando la sezione del terreno, elevandosi in modo da avere sempre un doppio ingresso da valle e da monte. Il tracciato di poche strade carrabili che ricalca l’andamento delle curve di livello, viene con-

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trappuntato dal tracciato più fitto di percorsi pedonali che costituiscono una più capillare rete di tra- gitti minuti. Centro del nuovo progetto di insediamento è l’edificio della scuola che baricentricamen- te, offre la possibilità con il suo slargo antistante, di spaziare la vista sulla valle sottostante. Pur nella vo- luta banalizzazione della generale dimensione espressiva, lo studio progettuale degli edifici residenziali entra nel dettaglio di varie tipologie caratterizzate da un ampio respiro dello spazio interno. Tra esse è sicuramente da evidenziare la tipologia a duplex che occupa il primo e il secondo livello degli edifici; essa, prevede oltre alla generosa zona giorno dotata di loggia e alla camera da letto con servizio auto- nomo al piano terra destinata agli anziani genitori della famiglia post-patriarcale alla quale era destina- ta, anche un insolito spazio a ballatoio che affacciandosi sul doppio volume del soggiorno, rimanda alla lezione di un housing di matrice anglosassone. Ogni alloggio comunica con il terreno tramite una ram- pa di scale all’aperto ma coperte, in modo da isolare volumetricamente tra loro i vari nuclei di alloggi non impedendo così la percezione della vista del paesaggio dall’interno del complesso. Strutturalmen- te, gli edifici sono molto semplici e si basano su setti portanti realizzati in muratura di pietra estrat- ti dalla vicina cava di Pietrabuona, sui quali si appoggiano solai unificati in laterocemento e murature esterne intonacate sulle quali spicca il rosso minio dei parapetti in ferro e le persiane in legno verni- ciato turchino, mentre manti in coppi e tegole rivestono le semplici coperture a capanna. Particolare attenzione è stata data nella composizione dei fronti, nella quale si è cercato di evitare nella definizio- ne delle aperture, l’effetto casellario verticale o orizzontale. Al contrario, ogni apertura, perde la con- sueta connotazione di spazio mancante tra due pareti, come la lezione del Moderno e in particolare della sua declinazione organicista, lascia spesso in quegli anni come traccia riconoscibile per assestar- si, invece, quali tradizionali “bucature” capaci di saggiare la consistenza della massa muraria circostante.

Bibliografia: Alcune abitazioni del Villaggio residenziale, in «Giornale del Mattino» del 12 marzo 1961; Alcuni aspetti del nuovo villaggio, in «La Nazione» del 12 marzo 1961; Per l’inaugurazione del villaggio di Ricciano un messaggio del sin- daco alla cittadinanza, in «La Nazione» del 11 marzo 1961; Domenica un nuovo quartiere cittadino renderà più gran- de e più bella Pescia, in «La Nazione» del 10 marzo 1962; La città si espande, in «La Nazione» del 12 marzo 1962; G.K. KoeniG, Architettura in Toscana 1931-1968, ERI Edizioni Rai, 1968; A. Belluzzi-c. conforti, Giovanni Michelucci, Mi-

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Nel documento Giuseppe Giorgio Gori. Opera Completa (pagine 142-146)