Roma, 1957-1961
Giuseppe G. Gori
L’edificio residenziale multipiano che Giuseppe Gori progetta e realizza a Roma sulla Cassia Anti- ca, si inserisce a tutto diritto nella tipologia della palazzina romana. Il regolare blocco parallelepipe- do a forte sviluppo longitudinale, presenta una chiara tripartizione suddividendosi in attacco a ter- ra, parte centrale e coronamento. L’attacco a terra che si presenta costruito su un ritmo di stilizzati portici sui quali si aprono negozi e attività commerciali, dona al volume una forte rientranza d’om- bra nella quale i percorsi pedonali urbani possono svolgersi in maniera protetta. La parte superiore del corpo di fabbrica si assesta su tre piani di elevazione che presentano nella loro parte centrale una concentrazione di aggetti e rientranze in modo da imprimere una sorta di dinamismo alla con- tinuità del fronte. Sul medesimo filo del telaio in cemento armato lasciato in vista, si appoggiano a profondità diverse i volumi dei differenti locali in modo da conferire alla facciata, oltre al già citato senso di movimento, anche un generale senso di montaggio.
Fa da coronamento superiore una sorta di piano attico arretrato rispetto al filo di facciata dalla profonda linea d’ombra di una rientranza continua che separa il volume sottostante dalla copertu- ra a padiglione in cotto che in alcuni punti appare solcata da aperture e da elementi nervati. Nelle varie versioni delle varianti successive elaborate per questo progetto, ne figura una partico- larmente accattivante nel quale, su disegni in copia eliografica acquerellati, si prospetta la possibilità di tingere in colori diversi le varie specchiature di intonaco che rientrano o aggettano dal filo del- la maglia in cemento armato in vista. Insieme ai balconi e all’impiego di persiane tradizionali in le- gno, l’uso del colore aggiunge una nota pittoresca a quella comune rincorsa di spontaneità e di re- altà che rappresentano alcune tra le cifre più visibili all’interno della cultura architettonica dell’abi- tare sociale degli anni Cinquanta.
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palazzo del genio Civile
Pistoia, 1957-1962
Giuseppe G. Gori Emlio Brizzi, strutture
Nel redarre la relazione per il secondo grado dell’appalto concorso per la progettazione del nuovo edificio del Genio Civile di Pistoia, Giuseppe Gori ed Emilio Brizzi, per conto dell’Impre- sa Pancani di Signa, ripercorrono fondamentalmente le tracce riscontrabili nel percorso proget- tuale affrontato appena un anno prima in occasione della progettazione del nuovo edificio del Genio Civile di Lucca. Anche nel caso pistoiese, infatti, Gori e Brizzi si interrogano prima di mo- strare una possibile soluzione formale, sul senso e sul ruolo della tradizione, ovvero su uno dei concetti cardine che in quegli anni andavano caratterizzando il dibattito sul rapporto tra la nuo- va architettura e i luoghi storici.
Come già affermato appena un anno prima per il lavoro di Lucca, anche in questo lavoro pistoiese si afferma che la città altro non rappresenta che un insieme inscindibile di momenti profondamen- te differenti tra loro che si riflettono in altrettante differenti espressioni e aspirazioni che il più del- le volte possono apparire come inconciliabili tra loro. Anche in questo caso, una possibile strada da seguire è quella che deriva dalla comprensione di come ogni ambiente, sia di fatto solo una condi- zione culturale prima che formale, capace cioè, di influenzare profondamente le caratteristiche di ogni individuo, che a loro volta possono avere la capacità di condizionare l’espressione. In forza di questa reciprocità, ogni opera ed ogni individuo incarnano la sommatoria di un insieme di relazio- ni, legami e parentele che danno continuità e coerenza tra le opere di stili diversi prodotte da una stessa cultura. Quindi la tradizione a cui gli autori paiono guardare è di fatto una sorta di umore co- mune, che in Toscana pare essersi affermato tra il 1000 e il 1400 e che ha strutturato l’idea di una progettualità fatta di sobri volumi compatti, nei quali il pieno prevale nettamente sul vuoto e nel quale il principio della murarietà e della massa pare essere il principio informatore prioritario, vi- sto anche come principio capace di esprimere una perfetta consonanza non solo con i sensi stori- ci, ma anche naturali dell’ambiente.
Anche in questo caso, come nell’esempio lucchese, la genesi progettuale parte da una approfondi- ta analisi delle principali città toscane, tutte basate sulla messa a dimora di un tessuto viario che si salda attorno al nucleo che viene generato dai capisaldi vitali della stessa città. In particolare, l’ana- lisi urbana pistoiese, conduce al riconoscimento di un tessuto “serrato” capace di creare a sua vol-
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ta un’architettura anch’essa serrata, mentre fuori le mura, il tessuto si diluisce nel verde e si espan- de in grumi edificati e nelle ville, creando una riconoscibile dicotomia fra la coralità della città e l’e- pisodicità del suo intorno.
L’area su cui sorge il nuovo edificio del Genio Civile pistoiese, prospetta sulla vasta Piazza d’Ar- mi posta in prossimità delle mura storiche e della Fortezza di Santa Barbara. La loro conformazio- ne suggerisce lo snodarsi del nuovo corpo di fabbrica in due corpi distinti in modo da sottolinea- re la concavità della grande piazza alberata. Dagli imponenti volumi della fortezza, il nuovo edificio riprende il senso della murarietà dominante, caratterizzandosi in ritmi e angolature che interpreta- no la forza massiva della vicina preesistenza storica. Dalla stessa fortezza discende anche l’interpre- tazione materica del nuovo edificio, affidata, così come nell’architettura militare con il quale si con- fronta, al dialogo tra il mattone e la pietra.
Il lavoro di interpretazione sulle preesistenze storiche pistoiesi è ampio e paradigmatico e non si li- mita ai soli edifici presenti visibilmente nell’intorno, ma cerca di allestire un percorso allusivo che va a coinvolgere la totalità del carattere e dell’identità architettonica pistoiese. Il Palazzo Guadagni, un tipico palazzo urbano quattrocentesco basato sulla composizione sintattica del suo fronte prin- cipale determinato da basamento-attacco a terra, parte centrale, coronamento-loggia e scansio- ne d’angolo, viene interpretato nelle linee essenziali in cui si compone sintatticamente il fronte del blocco direzionale, anch’esso impostato su un impaginato tripartito che prevede un solido attac- co a terra murato, una parte centrale ariosa e leggera e una loggia di coronamento nella parte che conclude l’edificio al cielo.
Anche il corpo degli uffici presenta un fronte principale risolto sull’interpretazione di ritmi che ap- partengono alla consistenza storica della città. Le lesene che scandiscono la superficie delle faccia- te laterali della Chiesa di S. Giovanni Forcivitas, capaci di impostare una scansione sempre più ser- rata dal basamento al tetto, viene interpretata senza mimesi alcuna, nel nuovo fronte, riproponen- do in termini contemporanei lo stesso principio.
Anche sull’impostazione dei volumi, si registrano molte analogie con l’esempio lucchese. La composi- zione dell’edificio si articola sulla piazza, in due diversi corpi legati tra loro da una cerniera che funzio- na come luogo di ingresso e distribuzione, mentre un corpo basso ad un solo livello funziona da au- torimessa dei mezzi di servizio e divide in due ambiti distinti la permanenza verde recintata dal muro continuo in pietra. Un muro continuo di cinta delimita l’area a disposizione funzionando anche da ba- samento su cui poggiano i volumi, ovvero, una scatola nitida e vibratile di due piani che contiene gli uf- fici e il blocco direzionale contenuto tra due “pale” di mattoni che placando il ritmo serrato degli uffici si conclude nell’impennata della loggia che chiude in alto questa parte di edificio. Tra i due corpi, qua- si stretta a cuscinetto, la scatola di cotto forato e lesene, contiene la gabbia dei collegamenti verticali. Come di consueto nelle opere di Gori, un’ineccepibile chiarezza distributiva sta alla base della so- luzione proposta. Lo spazio è gerarchicamente suddiviso in aree servite ed aree serventi, con una ottimizzazione e una razionalizzazione nel loro rapporto. Tale chiarezza viene riproposta anche in sezione in quanto il corpo degli uffici si estroflette volumetricamente dal sottostante volume arre- trato dedicato ai servizi.
Come sempre succede nella parabola progettuale di Gori, visto anche che il progetto riguarda un ambiente lavorativo, particolare importanza viene data allo studio del benessere interno dei locali.
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Tutte le misure dell’edificio partono da un’attenta modulazione dedotta da studi funzionali fatti su- gli arredi, così come particolare attenzione è stata data ai problemi dell’illuminazione e della venti- lazione, risolti con l’ausilio di aggetti protettivi sopra le finestre, capaci di difendere i locali dai raggi solari ma anche dalla pioggia, con avvolgibili integrati all’infisso e con finestre ad apertura a doppio vasistas controbilanciato, capaci di assicurare diverse soluzioni di aerazione.
Dal punto di vista costruttivo l’edificio presenta una maglia strutturale in cemento armato che si differenzia a seconda delle varie parti. Al piano terreno a nell’autorimessa è massiccia e con inte- rassi notevoli, mentre nel primo e nel secondo piano del blocco degli uffici, la maglia è più sottile e maggiormente ravvicinata in modo da far coincidere il ritmo dei pilastrini con quello delle finestre sul fronte, ottenendo così, una perfetta coerenza e sincerità strutturale.
Anche in questa opera, la realizzazione vede Gori impegnato in uno sforzo esecutivo non indiffe- rente. Copioso è il materiale dedicato allo studio e all’approfondimento dei dettagli, tutti rigorosa- mente verificati in fase progettuale, alcuni anche con disegni in scala 1:1. Come di consueto, il dise- gno del particolare appare quasi come una sorta di “progetto nel progetto”, nel quale nulla si lascia al caso e all’estemporaneità del cantiere. Il disegno dei particolari appare secco, preciso, razionale, basato su una chiara espressività sintattica che fa del “montaggio” tra pezzi, materie e forme tra lo- ro diverse, il suo nucleo essenziale.
Bibliografia: G.G. Gori-E. Brizzi, Genio Civile Pistoia, in «Architetti d’oggi», 2-3 (Luglio/Agosto 1961); Oggi il mini-
stro Zaccagnini inaugura la sede del Genio Civile, in «Giornale del Mattino» di sabato 6 maggio 1961; La nuova sede del Genio Civile a Pistoia, su «Il Paese» di domenica 7 maggio 1961; N. anGherà, La nuova sede del Genio