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Complesso scolastico Bologna

Nel documento Giuseppe Giorgio Gori. Opera Completa (pagine 198-200)

Giuseppe G. Gori Mario Bartoletti Tommaso A. Bruno Serena De Siervo Mario De Franchis Giuliano Maggiora Rino Vernuccio Giorgio Villa

Nel 1966 il Comune di Bologna indice un concorso nazionale di idee per la progettazione di massi- ma di un complesso scolastico destinato alla scuola secondaria di primo grado. Tale concorso, inte- so a determinare la configurazione architettonica della scuola di completamento dell’obbligo di cui alla legge 31 dicembre 1962 n°1859, non indicava una precisa area di intervento, ma la collocazio- ne ideale del progetto – dagli evidenti caratteri di un vero e proprio manifesto – in una delle nuo- ve zone di espansione previste dal Piano Intercomunale, allora in corso di elaborazione.

Nel maggio dello stesso anno, il Sindaco di Bologna Fanti comunica a Giuseppe Gori, capogruppo di una formazione che vedeva riuniti Mario Bartoletti, Tommaso A. Bruno, Serena De Siervo, Mario De Franchis, Giuliano Maggiora, Rino Vernuccio e Giorgio Villa, il posizionamento al quarto posto della graduatoria di merito del progetto da loro elaborato e individuato dal motto “La Strada”. La motivazione di tale posizionamento è indicata dalla giuria con il giudizio che

«il pregio del progetto va soprattutto riposto nel particolare rilievo che esso conferisce agli aspetti ddattici ed educativi dell’organizzazione interna della scuola e alle finalità sociali che in essa sono rese possibili nell’intento di sviluppare negli alunni le attitudini creative in forma di collaborazione da cui non è escluso l’ambiente. L’impianto dell’edificio risulta chiaro e ben congegnato anche se l’idea della strada, cui programmaticamente si informa, appare piuttosto come una ripresa di schemi distributivi tradizionali. L’espressione architettonica corretta e garbata incorre in alcuni eccessi decorativi. Interes- sante è apparsa la soluzione data allo spazio per le attività di gruppo in connessione con le aule» 1.

La forte connessione dell’architettura alla città, la ricerca della forma ottenuta dalla fisicizzazione delle infinite relazioni che concorrono a formarla, così come l’idea del susseguirsi dei piani di vita in un disegno che solo lo strumento della sezione è in grado di cogliere al meglio, insieme a tutte le ricerche che Gori in quegli stessi anni compie sul piano didattico in relazione al tema della scuo- la come sintesi di quell’approccio multidisciplinare paventato come uno dei nuclei più preziosi dalla progettualità di Scuola Fiorentina, divengono i principi informatori di questa proposta, caratterizza- ta dall’idea della strada come elemento matrice per la città e di conseguenza per l’architettura. Una

1 Cfr. Comune di Bologna, Gradua-

toria di merito per il Concorso Na- zionale di idee per la progettazione di massima di un complesso scolastico destinato alla scuola secondaria di primo grado, Fondo Gori, B.S.T.

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strada che è sempre percorribile, anche quando certi edifici sono chiusi e questo fa immaginare una scuola che è a disposizione della comunità anche quando non ci sono le lezioni.

«La scuola è un particolare tipo di comunità, che vive all’unisono con la più vasta comunità circostante ed opera in una specifica direzione, con mezzi appropriati. Si inserisce quindi nella struttura della città pur evidenziando caratteristiche proprie. Come edificio vuole collegare, e non dividere, la comunità cittadina da quella scolastica. Perciò abbiamo voluto che inserito nel tessuto urbanistico, assumesse esso stesso il carattere di una strada tra le altre, arteria di un organismo vivente, qualificata da caratteristiche proprie. (…) Come ogni strada, è un’esposizione permanente di fatti di vita –della vita non solo dei bambini- ma anche di quella dei docenti, degli amministratori, dei genitori. (…) Innanzi tutto, offre due tipi di interessi sui due lati: laboratori artigianali e nicchie di biblioteca da una parte; teatro, sport, e spazi verdi dall’altra. Come in certe strade che corrono a mezza costa –guardi da una parte e vedi la vallata; guardi dall’altra, e vedi incombere i declivi. La sensibilità psicologica di chi la percorre non si inaridisce perché trova incentivi a non fissarsi in una sola direzione, unilateralmente.(…) L’introspezione su fatti della vita scolastica diversi, o la partecipazione diretta a questi, crea legami affettivi socializzanti come quelli che si formano nelle vie della città fra il passante e l’artigiano nella sua bottega o il commerciante dietro la sua bancarella. Essi contribuiscono ad aumentare il senso della continuità tra la scuola e la vita» 2.

La scuola si conforma seguendo una sezione matrice che diviene l’ossatura compositiva dell’intero progetto. Una sezione che ammettendo infinite deroghe, permette di immaginare sempre un orga- nismo alto che contiene le aule e gli istituti che può essere chiuso indipendentemente dal funzio- namento dell’organismo basso che invece è maggiormente legato alle funzioni della città. In questo sistema, non esiste una gerarchia di accessi, ma solo punti di penetrazione.

«Questa separazione permette anche agli adulti di partecipare alla vita della comunità scolastica, senza che ne vengano alterate le peculiari caratteristiche. Durante una parte dell’anno e in certe ore della giornata la scuola può vivere in un certo modo; durante le vacanze o in altre ore della giornata, in altro modo. Ma per il bambino non è un ambiente che lo reclude e lo esclude alterna- tivamente: l’ingresso nella scuola è la continuazione di un gesto antico. È seguitare a vivere come sempre ha vissuto, arricchendo la sua vita di ogni giorno 3.

Lo spazio dell’aula viene visto come la “casa” dei ragazzi, ovvero un luogo neutro, articolato su due livelli, ma personalizzabile completamente in base al momento, direttamente collegate agli spazi di connettivo per farle a loro volta riconnettere alle aule speciali.

«Essa deve permettere il raccoglimento e il lavoro ma deve permettere anche atteggiamenti di confidenza e di libertà nei limiti del reciproco rispetto e del rispetto per quello che ognuno sta fa- cendo. Deve permettere soprattutto la vita dei gruppi ridotti, e quindi le iniziative. Paradossalmente, la classe deve permettere di uscire di classe, a far diverse esperienze per poi ritornarvi a riflettere su queste e a ricostituirle in unità»4..

2 Cfr. Relazione di progetto La Stra-

da, Fondo Gori, B.S.T.

3 Cfr. Relazione di progetto La Stra-

da, Fondo Gori, B.S.T.

4 Cfr. Relazione di progetto La Stra-

da, Fondo Gori, B.S.T.

Bibliografia: “La strada”, in «Casabella», XXXII (1968), 331, pp. 20-23; P.G. faGnoni, La strada, in Architettura e

Nel documento Giuseppe Giorgio Gori. Opera Completa (pagine 198-200)