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Christian Ceccon

Nel documento Nuovi sguardi sulle scienze cognitive (pagine 94-97)

Università Roma Tre

1. La Schadenfreude

Il termine Schadenfreude è una parola tedesca, composta dalle parole Schaden, “danno” e Freude, “gioia”. Questo termine non ha un equivalente esatto in italiano, può essere però tradotto come “gioia maligna” o anche come “gongolare” anche se quest’ultima traduzione non sempre prevede il piacere per un insuccesso o una sfortuna altrui, che è invece un elemento fondamentale della Schadenfreude.

La Schadenfreude è l’emozione che proviamo quando traiamo piacere da una sfortuna che colpisce un’altra persona; è un’e- mozione complessa che, secondo la teoria del confronto sociale (Ouwerkerk et al. 2015), può influire in maniera rilevante sulle relazioni interpersonali, principalmente in relazione all’autostima (Breugelmans et al. 2015) e al senso di ingiustizia, ma anche alla competizione sportiva (Boecker 2015). Per questo è possibile supporre che la Schadenfreude sia un’emozione estremamente com- plessa fortemente collegata ad altri elementi quali l’invidia, la rivalsa e l’appagamento.

Questo lavoro presenta uno studio sulla Schadenfreude basato su un modello sociocognitivo delle emozioni e dell’interazione so- ciale, che si è svolto in due fasi: delle interviste in profondità e un questionario. Le interviste mirano ad individuare gli elementi che saranno poi alla base del questionario, nello specifico durante le interviste si è cercato di individuare l’esistenza di tipi diversi di Schadenfreude, e di indagare la relazione tra la Schadenfreude e le altre emozioni con un occhio a come questa possa interagire con le

relazioni interpersonali.

Con il questionario si sono approfonditi i dati ottenuti grazie alle interviste, nello specifico sono state indagate le relazioni tra Schadenfreude e senso di ingiustizia, ma anche il ruolo giocato da tali elementi, in quanto rappresentativi di aspetti peculiari della natura umana, nell’insorgenza di questa peculiare emozione.

1.1 Precedenti studi sulla Schadenfreude

La ricerca nel campo della Schadenfreude è ancora agli inizi ma nonostante questo sono presenti importanti studi che hanno evidenziato come la Schadenfreude possa nascere per diversi motivi oltre che in situazioni diverse. Interessanti gli studi che vedono la Schadenfreude come un meccanismo di reazione quando vengono attaccate le proprie convinzioni sul mondo (Pietraszkiewicz 2013), o come reazione allo smascheramento di ipo- crisia altrui (Powell 2013).

Interessanti anche i dati raccolti sulla manifestazione fisica della Schadenfreude, ad esempio è curioso come il sorriso e la risata siano maggiormente frequenti nella Schadenfreude più che in sentimenti so- cialmente considerati positivi come la fierezza, la meraviglia o la gra- titudine (Hoffman et al. 2017). Sembra, inoltre, che la Schadenfreude possa essere accompagnata da intense reazioni cerebrali, ad esempio l’ossitocina risulta essere coinvolta come amplificatore di questa emo- zione (Hideiko et al. 2014).

2. Il modello sociocognitivo

Secondo il modello sociocognitivo alla base del nostro studio, che definisce le emozioni e le relazioni sociali in termini di scopi e credenze (Castelfranchi 2000; Poggi, 2008; Miceli, Castelfranchi 2015), un’emozione è uno stato soggettivo complesso, comprendente vissuti, aspetti cognitivi, fisiologici, espressivi e motivazionali, che si genera quando un sistema umano o animale assume (consapevol- mente o meno) che un evento, reale o immaginato, causi il raggiungi- mento o la compromissione di uno scopo per il sistema.

Dal punto di vista cognitivo, un’emozione può essere definita in termini dei suoi “ingredienti mentali”, cioè le credenze e scopi

Schadenfreude. Tra invidia, rivalsa, e il godere delle disgrazie altrui

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rappresentati nella mente di una persona mentre prova quella emo- zione.

Un altro tema rilevante secondo il modello è la funzione adat- tiva delle emozioni. Poiché ogni emozione serve a “sorvegliare” lo stato di raggiungimento / compromissione degli scopi adattivi dell’animale uomo, si possono raggruppare in famiglie le emo- zioni in base agli scopi che “sorvegliano”. Per questo Poggi (2008) propone un quadro degli scopi primari degli umani, fra cui ad esempio la sopravvivenza che può essere aiutata dal provare paura, che in caso di pericolo ci può spingere alla fuga.

Il legame tra scopi ed emozioni è molto forte, le emozioni sono spesso a salvaguardia degli scopi e addirittura indicano la strada per perseguire i nostri obiettivi (ad esempio lo scopo di mantenere una buona immagine nei confronti degli altri può essere aiutato dal dispia- cere tipico della vergogna, che mostrando di aver capito di essere in torto tutela quindi la nostra immagine).

Da questo punto di vista, vergogna e orgoglio servono a mo- nitorare gli scopi dell’immagine e dell’autoimmagine, sorpresa e noia quelli di apprendimento e acquisizione di informazioni, gratitudine e senso di colpa, lo scopo dell’equità.

3. Una definizione di Schadenfreude

Per avviare la ricerca sulla Schadenfreude siamo partiti dalla de- finizione di Schadenfreude riportata di seguito: (cfr. Wilco et al. 2014) «...we do restrict the term “Schadenfreude” to the pleasure at misfortunes of others that are not directly caused by the schadenfroh person (otherwise we would consider this more akin to sadism) and are not the result of actively defeating others through direct competi- tion (otherwise we would consider this more akin to victorious joy or gloating)».

In termini di ingredienti mentali, la Schadenfreude è un’emozione piacevole che A prova quando assume che:

• Al tempo t, a un’altra persona, B è occorso un evento

negativo E, che cioè compromette scopi importanti

di B

• A pensa che il confronto fra lo stato delle sorti di A

e B, cioè il rapporto fra scopi raggiunti e compro-

messi di A e di B, era fino al tempo t sbilanciato a

favore di B (cioè, A prova un senso di ingiustizia)

• A pensa che l’evento E in un qualche modo riequi-

libra una mancanza di equità o giustizia fra le sorti

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