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Il mancinismo e la “pedagogia nera”

Nel documento Nuovi sguardi sulle scienze cognitive (pagine 85-88)

apprendimento della L2 Caterina Caruso

1. Il mancinismo e la “pedagogia nera”

Com’è noto, il termine “mancino” in passato spesso era sinonimo di diversità, se non addirittura di “handicap”. Per questo motivo in ambito scolastico i soggetti mancini a volte venivano discriminati, erano considerati individui “difettosi” e venivano costretti – anche con punizioni corporali – a usare la mano destra. Sembra, inoltre, che in vecchi trattati di psichiatriail fenomeno del mancinismo venisse con- siderato come una manifestazione rivelatrice della demenza. Secondo la tradizione ebraica e cristiana la mano sinistra era ritenuta la “mano del diavolo”. Anche nella cultura musulmana, l’uso della mano sini-

1 L’introduzione e il § 1. di questo saggio sono di Caterina Caruso, invece i §§ 2., 3. e 4. sono di Antonino Bucca.

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stra aveva una connotazione negativa: per i musulmani era infatti vie- tato lavarsi o mangiare utilizzando la mano “impura”, cioè utilizzando appunto la mano sinistra (Miller 1987; Rutschky 2015).

Dunque, fino a non molti anni fa – soprattutto nel contesto scola- stico – i bambini mancini venivano considerati “devianti” o “distur- bati”, e venivano sottoposti a veri e propri interventi “educativi” co- ercitivi che, di fatto, si rivelavano contronatura. Come dimenticare, infatti, la vecchia usanza di legare il braccio sinistro del bambino mancino dietro la schiena e obbligarlo a scrivere e/o a mangiare con la destra: e a volte si arrivava persino a bacchettare la mano sinistra se essa, d’istinto, veniva usata (Miller 1995; Filograsso 2012).

Fino a tempi anche abbastanza recenti, abbiamo testimonianze di soggetti che raccontano le loro esperienze scolastiche negative: esse coincidevano, in particolar modo, con l’ingresso nella scuola primaria. Sono ancora vivi i racconti dei soggetti mancini che già dalla prima classe della scuola primaria hanno vissuto esperienze terribili poiché i maestri consideravano il mancinismo come un difetto da correggere assolutamente. O di quando, addirittura, gli stessi insegnanti dopo aver provato a rifiutare l’alunno mancino in classe – ritenendo che questi dovesse frequentare un “insegnamento speciale” –, mettevano in atto, implacabili, i cosiddetti “interventi correttivi del mancinismo” (Carollo 2001; Filograsso 2012).

Così, il bambino mancino – sgridato e spesso forzato in ogni modo dagli insegnanti – veniva arbitrariamente costretto a usare la mano destra. C’è da dire però che, il più delle volte, gli insegnanti che attua- vano questi interventi correttivi del mancinismo godevano del favore dei genitori di questi bambini: quando non addirittura dell’incentivo degli stessi a correggere l’insana abitudine dei figli di usare la mano sinistra. Insomma – insieme a una serie di studi pedagogici – esistono numerosi resoconti raccapriccianti o racconti in prima persona dei soggetti mancini che in ogni modo e con qualsiasi mezzo erano co- stretti a usare (soprattutto a scuola, e soprattutto per scrivere) solo la mano destra, la mano con cui si fa il segno della croce: dal momento che la mano sinistra era considerata, appunto, la “mano del diavolo” (Miller 1995; 1996; Rutschky 2015).

Utilizzando queste prassi educative non solo venivano sottovalu- tati le difficoltà e/o i disagi scolastici dei bambini mancini – che in

molti casi arrivavano a percepirsi “diversi” –, ma spesso si impediva a questi soggetti di poter sviluppare liberamente le loro potenzialità emotive, cognitive, espressive, psico-motorie ecc. Oggi è ormai asso- dato che costringere un bambino mancino a usare la mano destra – per disegnare, scrivere o anche mangiare – può causare seri problemi non solo di coordinamento motorio, ma anche di lateralizzazione cere- brale. In diversi studi di neuroscienze, di psicologia e/o di pedagogia sono spiegati i motivi di base per cui non è affatto naturale correggere il mancinismo: anche perché – in alcuni casi – a carico dell’emisfero destro potrebbero già essersi sviluppati processi di lateralizzazione funzionale cerebrale differenti e/o uguali a quelli comunemente a carico dell’emisfero sinistro. Infatti, anche a causa di tali motivi, se- condo alcune ricerche sarebbe emerso che tra i diversi disturbi del lin- guaggio e/o dell’apprendimento i soggetti mancini corretti potrebbero presentare, per esempio, maggiori probabilità di sviluppare disturbi emotivi e/o articolatori come la balbuzie (Orton 1925; Miller 1996; Bishop 2000; Dehaene, Cohen 2007; Ferrari 2007).

Pertanto, gli interventi scolastici correttivi del mancinismo hanno rappresentato il “lato negativo” dei processi di apprendimento. E, come è noto, questi tipi di interventi – assieme ad altre forme di pra- tiche educative violente – hanno fatto parte della cosiddetta “peda- gogia nera”. Questa definizione racchiude, appunto, tutte le possibili forme di violenza – fisica, psicologica, morale ecc. – che hanno ca- ratterizzato le pratiche educative del passato: ma che in qualche caso – fortunatamente sporadico – sono ancora resistenti in alcuni contesti scolastici odierni. Si tratta evidentemente di forme “pedagogiche” au- toritarie che trasformano l’atto educativo in vere e proprie forme di violenza palese o mascherata. Ciò nonostante, bisogna ricordare che dopotutto la pedagogia nera rappresenta alcuni dei metodi educativi con i quali sono cresciute intere generazioni del passato anche recente (Miller 1987; Vigilante 2012).

Infatti, secondo gli studiosi Alice Miller e Armin Berhnard, la peda- gogia nera tendeva ad attualizzare l’anacronistica premessa antropolo- gica della natura “cattiva” del bambino, educabile soltanto attraverso l’obbedienza, il controllo degli impulsi, la deprivazione immaginativa, la precoce adultizzazione ecc. Attraverso la pedagogia nera, dunque, si mettevano in atto pratiche educative che – oltre a essere fuorvianti

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e psicologicamente inadatte – tendevano a fornire ai bambini modelli comportamentali e sociali violenti (Miller 1987; 1995; 2002; Carollo 2001; Rutschky 2015).

Ma, a parte l’evidente natura anacronistica della cosiddetta pada- gogia nera, possiamo essere del tutto sicuri che il problema della vio- lenza sui bambini – in qualsiasi forma essa si manifesti – nelle scuole di ogni ordine e grado è davvero superato? E, in particolare, le forme di violenza incarnate dagli interventi correttivi del mancinismo sono veramente del tutto scomparsi dalle scuole dell’infanzia e dalle scuole primarie italiane?

2. Obiettivo della ricerca: esistono ancora mancini

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