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Un confronto tra le due proposte

Nel documento Nuovi sguardi sulle scienze cognitive (pagine 128-133)

Antonella Corradini, Nicolò Gaj

3. Un confronto tra le due proposte

Bargh e Kahneman sembrano definire l’inconscio in termini piut- tosto simili: i processi automatici rispecchiano le caratteristiche del Sistema 1. Inoltre, entrambi gli Autori sembrano concepire le loro no- zioni di inconscio come assunti empiricamente fondati, cioè assunti la cui validità si basa su dati raccolti attraverso la ricerca empirica e in grado di rendere conto di un gran numero di manifestazioni compor- tamentali umane. In tal senso, la nozione di inconscio è per Bargh e Kahneman un concetto fondamentale per la spiegazione dei fenomeni psicologici e comportamentali.

Al contrario, gli Autori sembrano fornire spiegazioni diverse relati- vamente alla coscienza. Tuttavia, questa differenza non va intesa come incompatibilità, quanto piuttosto come una diversità di articolazione e di descrizione del concetto. Da quanto sopra osservato, il modello di Kahneman non sembra essere dettagliatamente articolato, cioè non vengono esplicitate in dettaglio né la funzione della mente conscia, né quella della mente inconscia. Il soggetto può diventare consapevole dei propri stati mentali nel momento in cui è in grado di avere accesso a qualche informazione proveniente dall’ambiente o dalla memoria. Per esempio, nel caso del problema di Linda ed esperimenti simili, in assenza di indizi rilevanti che aiutino a ricordare le proprie cono- scenze statistiche, persone con una specifica competenza statistica ten- dono a fare gli stessi errori di persone che non hanno tale competenza (Kahneman 2003b, 711). Ciò pare suggerire che il Sistema 2 richieda un certo tipo di informazione per essere attivato affinché corregga le soluzioni fornite dal Sistema 1 (Kahneman, Frederick 2002, 65).

piuttosto articolato di coscienza. Infatti, sviluppando la cornice fornita da SIT sopra descritta, l’Autore suggerisce che la coscienza evolve a partire da, ed è fondata su, processi inconsci preesistenti. Questi processi si sono sviluppati nel tempo per promuovere l’adattamento all’ambiente (Huang, Bargh 2014). All’aumentare della complessità del sistema comportamentale umano, però, i processi consci evolsero al fine di coordinare e integrare flussi di processamento dell’informa- zione in conflitto tra loro nell’attivazione di piani d’azione diversi. In altre parole, dal momento che gli obiettivi consci e inconsci sono mol- teplici e che ciascuno prevede specifici set di azioni da mettere in atto, progressivamente emerse come necessaria la presenza di un dispo- sitivo di orientamento comportamentale in grado di dirigere l’intero sistema verso una singola direzione comportamentale: la coscienza.

Un altro aspetto rilevante per entrambi gli Autori è il ruolo della coscienza. Bargh e Kahneman sembrano concordare su fatto che en- trambi i processi, consci e inconsci, siano ugualmente rilevanti in compiti complessi di decision-making. Infatti, da una parte Bargh so- stiene esplicitamente che esiste un singolo sistema psicologico (Bargh 2014, 39), che può operare a livello conscio e inconscio. Dall’altra, nonostante la postulazione di una prospettiva a due sistemi, attraverso la nozione di accessibilità Kahneman di fatto suggerisce che non vi siano stati o processi strutturalmente consci o inconsci, ma che ogni stato o processo mentale possa operare sia a livello conscio sia in- conscio, entro differenti condizioni di accessibilità, appunto. In altre parole, per Kahneman esistono (o è utile postularne l’esistenza, come abbiamo visto poco sopra) comunque due sistemi con caratteristiche diverse, entro i quali può operare qualsiasi tipo di processo cognitivo che assume qualità consce o inconsce a seconda del suo grado di ac- cessibilità.

Come si può notare, per entrambi gli Autori conscienza e incon- scio sembrano essere caratteristiche, o proprietà, che possono essere attribuite a diversi tipi di processi cognitivi: non esistono stati o pro- cessi che siano strutturalmente consci o inconsci. In altre parole, seb- bene l’essere conscio o inconscio di uno stato o processo implichi il possesso di caratteristiche differenti (come sopra specificato), se- condo entrambi gli Autori non esistono stati o processi che abbiano costitutivamente caratteristiche consce o inconsce: tutti i tipi di pro-

Una o più menti? Alcuni commenti critici riguardo a due definizioni della distinzione tra conscio e inconscio

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cessi cognitivi possono essere potenzialmente e ugualmente classifi- cati come consci o inconsci, a seconda del loro grado di accessibilità (Kahneman) o a seconda di quanto siano soddisfatti i criteri relativi all’automaticità (Bargh).

Conclusioni

Da quanto esaminato finora, è evidente come l’interesse principale degli Autori considerati sia dichiaratamente l’esplorazione della di- mensione inconscia. Tuttavia, vi sono aspetti delle loro proposte che suggeriscono che la centralità della dimensione inconscia possa essere in qualche modo sovrastimata e, dunque, fraintesa. In altre parole, l’enfasi posta sulle modalità di funzionamento inconscio rischia di mettere in secondo piano la dimensione conscia, a cui pur gli Autori dedicano più che un accenno, e con buone ragioni data la sua rile- vanza. Infatti, anche se entrambi sostengono la supposta centralità dei processi inconsci, è un dato di fatto che la coscienza occupi un ruolo primario nel dare una direzione unitaria al comportamento umano.

Sulla base dell’analisi dei due Autori, la nostra tesi è che il livello della coscienza giochi un ruolo fondamentale non solo perché for- nisce un contrappunto all’azione dei processi inconsci, ma soprattutto perché è a livello conscio che si gioca la deliberazione ultima del com- portamento emesso dall’individuo in una data situazione, anche nel caso vi siano molteplici flussi di processamento delle informazioni in antagonismo tra loro. Infatti, il ruolo deliberativo ultimo della co- scienza si realizza sia nel caso di processi preconsci, sia nel caso di processi postconsci (Bargh, Schwader, Hailey, Dyer, Boothby 2012, 593-600). Nel primo caso, i processi deliberativi esercitano una sorta di integrazione o modulazione degli esiti dei processi inconsci di ela- borazione delle informazioni. Nel secondo caso, invece, i processi deliberativi fungono da stimolo di attivazione per processi cognitivi che, una volta attivati, procedono secondo una modalità inconscia. In entrambi i casi, senza l’azione dei processi deliberativi i processi inconsci non sussisterebbero e non troverebbero la dovuta organizza- zione. La coscienza si pone infatti come organizzatore finale dell’at- tività cognitiva deputato a emettere un comportamento unitario (nel caso del processamento preconscio) e l’origine prima di un flusso di

elaborazione delle informazioni che porta all’azione (nel caso del pro- cessamento postconscio).

In conclusione, le proposte di Bargh e Kahneman, nonostante l’en- fasi posta sull’importanza dei processi inconsci, sembrano suggerire che tali processi non possano costituire la base della spiegazione del comportamento umano. Tuttavia, la rilevanza primaria dei processi consci è secondo noi evidentemente sottostimata dagli Autori. I pro- cessi inconsci, pur esercitando un’importante influenza sul comporta- mento, non sono responsabili dell’elaborazione della sua dimensione unitaria; è invece la funzione mediatrice dei processi consci a rendere conto del carattere unitario del comportamento umano. Dunque, è nostra opinione che un’esauriente spiegazione dei processi cognitivi superiori richieda di indagare il ruolo ineliminabile della coscienza e i suoi rapporti con l’inconscio, concentrandosi in particolare su quegli aspetti che rendono il processamento conscio qualitativamente diffe- rente rispetto a quello inconscio. In tal senso, nonostante attualmente la letteratura scientifica enfatizzi il ruolo della dimensione inconscia, auspichiamo che le scienze cognitive estendano il proprio ambito d’interesse alla dimensione conscia: accogliere questa sfida significa avventurarsi nell’esplorazione di dimensioni sottovalutate ma impre- scindibili per una spiegazione completa del comportamento umano, cioè quelle connesse al funzionamento delle capacità deliberative, alla soggettività e alla volizione.

Gli autori desiderano ringraziare Giuseppe Lo Dico per il suo fondamentale contributo nella stesura di questo articolo.

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Livelli di interazione nelle Scienze

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