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DSA e difficoltà L2: differenze di genere

Nel documento Nuovi sguardi sulle scienze cognitive (pagine 41-47)

Antonino Bucca

2. DSA e difficoltà L2: differenze di genere

L’analisi del nostro campione evidenzia che 300 bambini (il 4,40% del campione) presentano disturbi del linguaggio e/o dell’apprendi- mento (DSA). Di questi – alla luce delle certificazioni specialistiche che abbiamo considerato – 227 bambini (il 3,30% del campione) sono dislessici, 144 soggetti (il 2,10% del campione) presentano discalculia e 226 bambini (il 3,30% del campione) sono disgrafici. Inoltre, se- condo le osservazioni degli insegnanti, 355 soggetti – tra bambini di madrelingua italiana e/o bambini di madrelingua diversa dall’italiano – (il 5,20% del campione) presentano difficoltà di apprendimento della seconda lingua (L2) (Fig. 1).

Possiamo osservare, intanto, che questi primi risultati – rela- tivi all’incidenza dei disturbi del linguaggio e/o dell’apprendimento (DSA) nel nostro campione – sono assolutamente in linea con quelli di alcune indagini relativi alla diffusione della dislessia, della discalculia e della disgrafia nella popolazione: e soprattutto nella popolazione scolastica (Kucian et al. 2011; Barbiero et al. 2012).

Inoltre, per quanto non sia stato possibile reperire altri riferimenti comparativi e/o studi statistici, un altro dato assolutamente interessante della nostra indagine sembra essere quello relativo alle difficoltà di ap- prendimento della seconda lingua (L2) dei bambini in esame. Il risultato percentuale, in questo caso, è del 5,20% rispetto al campione: vale a dire 355 bambini che, secondo le valutazioni degli insegnanti di classe, presentano difficoltà di apprendimento della seconda lingua (L2).

Le differenze di genere nei DSA e nelle difficoltà di apprendimento della L2: il caso dei mancini

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Fig. 1: Incidenza DSA e difficoltà L2

Per quanto riguarda invece le differenze di genere tra i soggetti con di- sturbi del linguaggio e/o difficoltà di apprendimento, nel nostro studio emerge chiaramente che i bambini rispetto alle bambine – oltreché, come vedremo, i soggetti mancini rispetto ai destrimani – mostrano percentuali di incidenza nettamente più alte (sia rispetto alla media complessiva del campione, sia appunto nel confronto di genere) dei DSA (e ovviamente anche delle forme di dislessia, di discalculia e di disgrafia), e delle difficoltà di apprendimento del- la seconda lingua L2. In particolare, i maschi con DSA costituiscono il 5,70% del campione maschile (3632 soggetti), quasi il doppio rispetto al 2,90% del campione femminile (3190 bambine): il dato dei maschi è superiore rispetto alla media complessiva del campione (il 4,40%), mentre il valore relativo alle femmine è inferiore anche rispetto a tale dato. L’incidenza della dislessia nei maschi del nostro campione è al 4,30% contro il 2,20% delle femmine: anche in questo caso il confronto di genere è di circa il doppio a svantaggio dei maschi il cui risultato è ancora sopra la media complessiva del campione che si attesta al 3,30%, mentre quello delle femmine rimane oltre un punto per- centuale sotto. La diffusione della discalculia nei maschi è al 2,40% rispetto all’1,80% delle femmine e, anche in questo caso, i valori relativi al genere si situano per i bambini sopra la media complessiva del campione (2,10%) e per le bambine – anche se leggermente – sotto tale dato. I bambini con disgrafia sono invece il 4,60% mentre le bambine l’1,90% del nostro campione: è faci- le osservare, relativamente a questo dato, la grande distanza tra i maschi e le femmine, e ancora le notevoli differenze di genere anche rispetto alla media complessiva del campione (3,30%). Infine, per quanto riguarda le difficoltà

di apprendimento della seconda lingua (L2), abbiamo riscontrato uno scarto abbastanza significativo nella misura del 6,60% dei maschi rispetto al 3,70% delle femmine: naturalmente, pure in questo caso, i risultati dei maschi sono sopra la media complessiva del campione (5,20%) mentre quelli delle bambi- ne abbondantemente sotto (Fig. 2).

Fig. 2: Incidenza DSA e difficoltà L2 in maschi e femmine

Oltre alle osservazioni descrittive sui valori percentuali, anche i risultati sulla distribuzione delle probabilità tra i valori emersi dall’a- nalisi statistica delle frequenze relative alla correlazione tra i disturbi del linguaggio e/o dell’apprendimento e le differenze di genere del nostro campione mostrano effetti abbastanza significativi: χ2 (6822) = 7,00, p < .008.

2.1. Differenze di genere tra mancini e destrimani

Questi primi risultati che, in tutta evidenza, sembrano dimostrare la maggiore incidenza di DSA (dislessia, discalculia, disgrafia) e di diffi- coltà di apprendimento della seconda lingua (L2) nei bambini maschi rispetto alle femmine, sono sostanzialmente confermati anche dall’e- same dei coefficienti di probabilità misurati entro i gruppi dei soggetti mancini e dei soggetti destrimani.

A tal proposito, abbiamo testato il nostro campione attraverso una serie di esami statistici. Tra questi esami riportiamo, in particolare, i

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risultati dell’esame statistico con la valutazione delle probabilità di correlazione di tali disturbi con il genere dei soggetti in esame utiliz- zando il Modello probit con cui si possono misurare, appunto, i cosid- detti effetti di interazione o marginali. Tale test ci ha permesso di sti- mare la distribuzione della dislessia, della discalculia, della disgrafia (DSA) e delle difficoltà di apprendimento della seconda lingua (L2) del nostro campione osservando il comportamento delle variabili re- lative al genere sessuale e alla dominanza manuale destra e/o sinistra dei bambini in esame.

Osserviamo brevemente i dettagli dei risultati del nostro esame sta- tistico (Fig. 3). Per quanto riguarda i DSA, i valori percentuali sem- brano dimostrare che i maschi mancini possono presentare tali disturbi con maggiore probabilità: in particolare, circa il doppio di essi (8,42%) rispetto alla media complessiva dei soggetti del campione (4,40%), e quasi il 70% in più delle probabilità rispetto alle bambine destrimani (p < .001). Anche le differenze di genere entro il gruppo dei soggetti mancini – seppur contenute in poco più di un punto percentuale tra i maschi (8,42%) e le femmine (7,25%) – sono evidenti; molto più mar- cate invece sono le differenze di genere entro il gruppo dei soggetti destrimani: in questo caso le probabilità dei maschi (5,37%) di presen- tare DSA sono oltre il doppio rispetto a quelle delle femmine (2,56%). Gli effetti di interazione della dislessia presentano risultati ana- loghi. I maschi mancini mostrano valori delle probabilità di poter pre- sentare forme di dislessia nettamente maggiori rispetto al campione complessivo (5,98% vs 3,30%), e oltre il triplo delle probabilità ri- spetto alle bambine destrimani (p < .001). Anche in questo caso le dif- ferenze di genere entro il gruppo dei soggetti mancini, seppur inferiori rispetto al gruppo dei destrimani, sono abbastanza evidenti: maschi mancini (5,98%), femmine mancine (4,58%). Le differenze di genere entro il gruppo dei bambini destrimani si confermano più sostanziali: le probabilità dei maschi (4,14%) di essere dislessici sono superiori alla media complessiva del campione, e ancora più del doppio rispetto a quelle delle femmine (1,98%).

Fig. 3: Probabilità di correlazione dei DSA e delle difficoltà L2

Nonostante le distanze meno marcate, anche nei casi di discal- culia è visibile la distanza tra i maschi mancini da una parte (3,26%) – sempre sopra la media complessiva del campione (2,10%) – e le femmine destrimani dall’altra (p < .001). Le differenze di genere entro il gruppo dei soggetti mancini discalculici sono minime ma costanti: le probabilità dei maschi mancini sono ancora maggiori rispetto a quelle delle femmine mancine (3,05%), anch’esse comunque sempre sopra la media complessiva del campione. Invece le differenze di genere entro il gruppo dei soggetti destrimani sono per i maschi il 2,27%, e quella delle femmine l’1,71%.

Anche per quanto riguarda la disgrafia abbiamo differenze sostan- ziali tra i maschi mancini (7,88%), la media del campione (3,30%) e

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le femmine destrimani (1,71%) nell’incidenza di tale distrubo (p < .001). In questo caso, le differenze di genere entro il gruppo dei sog- getti mancini sono notevoli. Infatti, le probabilità dei maschi man- cini – come si può notare anche dal grafico (Fig. 3, riquadro mediano destro) – sono più del doppio rispetto a quelle delle femmine mancine (3,82%); così come doppie sono le differenze di genere entro il gruppo dei soggetti destrimani: maschi 4,20%, femmine 1,71%.

Questi risultati restano invariati anche se passiamo dalla considera- zione dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento come i DSA alle “semplici” difficoltà di apprendimento della L2. Infatti, anche in questo caso con un andamento simile alle costanti precedenti che abbiamo visto per la dislessia, la discalculia e la disgrafia, la probabilità di correlazione delle difficoltà di apprendimento della L2 è più che doppia nei bambini mancini rispetto alla media del campione (11,14% vs 5,21%), e più che tripla rispetto a quella delle bambine destrimani (3,31% – p < .001). Per quanto riguarda le differenze di genere entro il gruppo dei soggetti mancini con difficoltà di apprendimento della L2, le probabilità dei maschi man- cini sono superiori ai tre punti percentuali rispetto a quelle delle femmine mancine (7,63%). Le differenze di genere entro il gruppo dei soggetti de- strimani sono sempre evidenti: i maschi presentano valori percentuali del 6,07% – ancora superiori alla media complessiva del campione –, mentre le femmine ancora valori inferiori (3,31%).

Dalla prima lettura dei risultati provenienti dai diversi esami sta- tistici sui dati del nostro campione si possono notare, quindi, i valori percentuali di probabilità di correlazione più alti nei soggetti maschi (in generale), e in particolare nei bambini mancini (maschi e fem- mine) rispetto alla media complessiva del campione in esame. Molto più bassi, viceversa, sono i valori percentuali registrati nelle probabi- lità di correlazione dei disturbi del linguaggio e/o dell’apprendimento (dislessia, discalculia, disgrafia) e nelle difficoltà di apprendimento della seconda lingua (L2) dei soggetti destrimani: e, in questo gruppo, soprattutto delle bambine.

3. Conclusioni

Molti studi sembrano dimostrare che sono ancora da chiarire di- versi problemi teorici per la comprensione dei disturbi del linguaggio

come quelli di cui ci siamo occupati (Bishop 2000; Eliez et al. 2000; Paulesu, et al. 2001). Tuttavia, i risultati della nostra indagine – almeno relativamente al campione in esame – sembrano evidenziare marcate differenze di genere tra i soggetti che presentano disturbi del linguaggio e/o dell’apprendimento come i DSA (dislessia, discalculia, disgrafia) e le difficoltà di apprendimento della seconda lingua (L2).

La lettura dei nostri risultati, infatti, sembra indicare che i disturbi del linguaggio e/o dell’apprendimento studiati potrebbero situarsi lungo un asse che va da un punto massimo di incidenza e/o correla- zione che riguarda i soggetti mancini (soprattutto i maschi e, subito dopo, le femmine) seguiti dai maschi destrimani (in cui la probabilità di correlazione di tali disturbi si conferma sopra la media comples- siva del campione). Il punto minimo di incidenza e/o di correlazione riguarda invece solo le femmine destrimani. Le nostre osservazioni statistiche, inoltre, sembrano dimostrare una evidente correlazione tra alcuni importanti disturbi del linguaggio e dell’apprendimento come i DSA e le apparentemente più “benevole” difficoltà di apprendimento della seconda lingua (L2).

Dunque, i soggetti maschi rispetto alle femmine (e, come docu- mentiamo meglio anche in altri studi, soprattutto i mancini rispetto ai destrimani: Bucca, Caruso, Arcoraci 2017) sarebbero più esposti a tali disturbi. Tuttavia, come dicevamo, molti aspetti sono ancora da chia- rire, per cui ovviamente sono necessarie ulteriori ricerche.

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