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Ciclo vitale dei distretti: il binomio fra una low road e una high road dello sviluppo

Distretti industriali cinesi alla prova della sostenibilità: tentativi di defnizione di una crescita inclusiva

3.1 Ciclo vitale dei distretti: il binomio fra una low road e una high road dello sviluppo

Sebbene sia internazionalmente valida l'idea che le fasi di un ideale ciclo di vita delle economie distrettuali non coincidano necessariamente con quelle delle singole imprese e dei cicli economici più generali, le modalità con cui i distretti cinesi hanno assistito all'affevolimento della spinta iniziale e la successiva individuazione di strategie di crescita e sopravvivenza rifettono ancora una volta condizioni del tutto dipendenti dal peculiare contesto nazionale. In base alla cosiddetta “teoria della dipendenza dal percorso” - applicata un po' universalmente allo studio dei sistemi produttivi locali per le sua valenza trasversale - infatti, sono tanto le scelte organizzative e operative compiute in passato, quanto le abilità coltivate nel tempo a determinare una possibile eterogeneità dei percorsi evolutivi possibili per ogni distretto278.

Tentando una periodizzazione generale, gli esperti cinesi sono concordi nell'individuare una prima lunga fase di maturazione del fenomeno fra gli anni '70 e '80, contemporaneamente al progressivo ritiro dello Stato dalla sfera economica più vitale e dominante e al conseguente processo di crescita e adattamento delle nuove forme di imprenditoria privata. È dunque negli anni '90 che si sarebbe palesata l'esistenza di un reticolo di sistemi produttivi locali e di un panorama nazionale composto da centinaia di unità apparentemente autonomegongye xiaoqu 工业小区, in cui ancora a prevalere era una forma di intervento istituzionale localizzato a causa della diffcoltà da parte di politiche

278 BELUSSI Fiorenza, SEDITA Silvia Rita, “Life Cycle vs. Multiple Path Dependency in Industrial Districts”, in European Planning Studies, vol. 17, n. 4, 2009.

industriali nazionali di coglierne il signifcato e l'entità. Sono però gli anni 2000 ad inaugurare un'analisi del fenomeno sempre più orientata ad individuarne i benefci prodotti dal punto di vista spaziale: guardando al 10 Piano Quinquennale della provincia del Zhejiang, ad esempio, risulta chiaro come qualsiasi presente o futura defnizione della struttura industriale della provincia dovesse prima di tutto valorizzarne e ottimizzarne la tipica struttura industriale “compartimentalizzata”279. Al tempo stesso gli interventi indirizzati alla dimensione spaziale del fenomeno si diversifcarono, acquistando un carattere estremamente vario che combinava, e talvolta confondeva, le strategie pensate per i distretti tradizionali, per i quali viene incentivata la riorganizzazione internazuzhi chonggou 组织重构 o la rilocazione quwei zai peizhi 区位再配置 in aree specifcatamente designate, e quelle indirizzate alla creazione di nuove tipologie di aree la cui proliferazione cominciò ad essere promossa grazie a particolari incentivi e facilitazioni280.

Al primo tipo è possibile ricondurre l'ensempio di Hangji-Yangzhou (Jiangsu), distretto tradizionale specializzato nella produzione di spazzolini da denti in cui l'intervento di perfezionamento infrastrutturale e istituzionale operato dal governo locale incentivò negli anni 2000 l'arrivo della multinazionaleColgate, inaugurando una nuova fase di espansione del distretto sul mercato internazionale. A Chengdu (Sichuan), invece, agglomerazioni di seconda generazione nacquero negli stessi anni grazie all'emissione di condizioni particolarmente favorevoli per attrarre grandi gruppi industriali prima localizzati nelle aree orientali281.

Oltre a ciò, gli stessi anni 2000 videro il consolidamento di una differenza sempre più marcata fra concentrazioni specializzate ancora legate a un modello di sviluppo basato sulla riduzione assoluta dei costi di produzione, e quindi votate a percorrere la cosiddetta “low road of development”di chengben xing (diduan daolu) chanye jiqun 低成本型(地段道路)集群 e concentrazioni sorte con una

279 X Piano Quinquennale della provincia del Zhejiang. È nel Cap. 5 che vengono, in particolare, individuate le località di Hangzhou, Ningbo e Wenzhou come epicentro di un fenomeno economico tipico regionale defnito sia come

distrettualechanyequ 产 业 区 che basato sulla presenza di cluster di imprese qiyequn 企 业 群

http://www.zjkjt.gov.cn/news/node11/detail1102/2004/1102_2294.htm.

280 Questa fase viene raggiunta proprio in concomitanza della formulazione elaborata da UNCTAD in merito all'esistenza di una precisa distinzione fra distretti di formazione spontaneayikao neisheng liliang zifa xingcheng de jiqun 依靠内生 力量自发形成的集群 e distretti generati da forze esterneyikao waisheng liliang renwei xingcheng de jiqun 依靠外生 力量认为形成的集群 che includono quelli generati dall'esistenza di zone a condizioni preferenziali Cfr. UNCTAD, Promoting and Sustaining SMEs Clusters and Networks for SMEs Development, Geneva 1998, http://unctad.org/en/docs/c3em5d2.pdf.

281 Un caso esemplare rimane quello della migrazione del gruppo industriale YKK, già localizzato in numerose città orientali e in grado di guidare una nuova agglomerazioni di produttori connessi all'industria tessile anche a Chengdu.

vocazione più esplicitamente tecnologica e innovativa e improntate ad operare lungo una “high-road of development” chuangxin xin (gaoduan daolu) jiqun 创新型(高端道路) 集群282.

Una conferma dell'uffcializzazione di un discorso binario tanto sulla natura e sull'entità di nuovi tipi di concentrazioni che sulla tipologia dipolicy e strategie da attuare è sopraggiunta in tempo recenti con un documento del Ministero della Scienza e della Tecnologia dedicato proprio all'individuazione dei criteri per la defnizione dei distretti “innovativi”283. Soffermandosi sulla defnizione fornita nell'incipt del documento, la tipologia di distretto considerata è quella in cui alla presenza di un sistema di imprese collegate e operanti nel contesto di una catena produttiva integrata si somma la dotazione di attività di ricerca e sviluppo e di servizi localizzati nell'area in grado di garantire al gruppo una forza competitiva sul mercato internazionale284. Non a caso, si aggiungeva, le unità embrionali di possibili distretti innovativi sarebbero state individuate con un'attenzione prioritaria al fenomeno delle zone di sviluppokaifaqu dedicate ad attività ad alto contenuto tecnologico o ai parchi industriali, individuandoli come un valore aggiunto non semplicemente infrastrutturale ed essenziali per valutare il grado di innovazione al loro interno. Oltre alla compilazione di due liste di località rispondenti alle caratteristiche defnite inizialmente, alcune province hanno, più di altre, avviato propri progetti di classifcazione e individuazione di distretti dotati dei suddetti prerequisiti, introducendo un'ulteriore nuova variabile nella determinazione dei criteri di distribuzione delle risorse locali. Su tali basi, perciò, l'individuazione di un ciclo-vitaleshengming zhouqi生命周期 unico e comune ai vari tipi di concentrazione si rendeva ulteriormente complicato.

282 Le due categoria (low/high road of development) hanno visto innumerevoli declinazioni a partire dagli anni '90, supportate da svariati studi empirici sulla casistica fornita da vari Paesi. Tuttavia, una corrente dominante è quella che ha associato ai due concetti un'implicazione connessa alla natura quantitativashuliang jingji 数量经济 o qualitativa zhiliang jingji 质量经济 delle dinamiche di sviluppo economico regionale.

283 Kexue jishubu guanyu yinfa “Chuangxinxing chanye jiqun shidian rending guanli banfa” de tongzhi, 科学技术部关于 印发《创新型产业集群试点认定管理办法》的通知 Comunicato del Ministero della Scienza e della Tecnologia in merito alla pubblicazione dei “Metodi sperimentali per la gestione dei distretti innovativi” 
[Ministero della Scienza e della Tecnologia, 2013]. Il termine è comunque apparso e circolato in una serie di documenti anche precedentemente al 2013, come nel caso della defnizione di “distretti tessili innovativi” contenuta nell'11 Piano Quinquennale di sviluppo

del Settore TessileFangzhi gongye “shiyiwu” fazhan guihua 纺织工业“十一五”发展规划 XI Piano Quinquennale

dell'industria tessile [CNSR, 2007], che individuava cinque prerequisiti di carattere molto generale (presenza di attività di ricerca e sviluppo sul prodotto, di criteri per il controllo qualità, informatizzazione, attività di formazione professionale e presenza sui canali del commercio telematico). In assenza di ulteriori indicazioni generali, perciò, per circa un decennio la defnizione di riferimento rimase quella fornita dall'OECD nel 2001, Cfr. OECD,Innovative networks: co-operation in national innovation systems, OECD, Paris 2001.

Per quanto riguarda infatti i distretti tradizionali, il riferimento alla classica lezione porteriana ha facilitato l'adesione alla generica suddivisione in tre fasi tracciata dall'autore, individuando una fase di originedansheng 诞 生, evoluzionefazhan 发 展 e fsiologico declinoshuaiwang 衰 亡285. Se la prima fase poteva essere facilmente collocata fra il decennio degli anni '80 e la prima metà degli anni '90, la seconda prendeva simbolicamente avvio in coincidenza della riforma fscale del 1994286 e della diversifcazione avvenuta nel campo delle politiche industriali, entrambi fattori resposabili di aver introdotto una nuova serie di incentivi nei confronti della valorizzazione delle economie regionali. È in questo contesto che sorsero centinaia di centri produttivi il cui vantaggio competitivo era basato sulla capacità di produrre grandi quantità di prodotti a basso costo (dapiliang shengchan he dichengben de jiushangye moshi大批量生产和低成本的旧商业模式). Un segno evidente di tale modello fu il consolidamento di specializzazioni distrettuali dominanti e la conseguente conquista da parte della RPC del primo posto come Paese esportatore al mondo nelle stesse categorie di prodotti. Questo emerse in maniera netta sia considerando specifci settori produttivi (abbigliamento, tessile, elettrodomestici, giocattoli), sia guardando alla percentuale di mercato raggiunta da precise categorie di prodotti e, infne, da singoli distretti: Shunde (Guangdong) come produttore ed esportatore del 40% dei forni microonde venduti in tutto il mondo; Qiaotou (Zhejiang) come base produttrice ed esportatrice del 60% di bottoni impiegati nelle manifatture globali; Dongshi (Fujian) con il 33,6% delle esportazioni nazionali di ombrelli.

Infne, è al 2001 e all'ingresso della RPC nell'Organizzazione Mondiale del Commercio che è infne possibile far risalire la necessità di affrontare la crescente esposizione ad una serie di nuovi requisiti dal punto di vista delle questioni ambientali, energetiche, commerciali, e in generale ad un vantaggio costruito fno a quel momento sull'impiego di manodopera poco qualifcata e poco retribuita.

285 PORTER Michael, “Clusters and the New-Economics of Competition”, inHarward Business Review, vol. 76, n. 6, 1998, pp. 77-90.

286 Mentre il governo centrale manteneva l'autorità su alcuni tributi chiave, ai governi provinciali si delegava allora il controllo su 18 delle 28 categorie di prelievo fscale e il diritto di detenere il 25% dell'imposta sul valore aggiunto generata localmente. Cfr. SONG Ligang, “Rebalancing China's Growth”, in FAN Shenggen, KANBUR Ravi, WEI Shang-Jin e ZHANG Xiaobo, The Ofxord Companion to the Economics of China, OUP, New York 2014, p. 78.

Schematizzazione del ciclo evolutivo dei distretti tradizionali287 FIRTS STAGE Germination Development Mature Decline SECOND STAGE Reinassance or Upgrading

Malgrado la progressiva presa di coscienza della necessità di un'inevitabile transizione, per anni una generale confusione è prevalsa sulla necessità e sull'entità delle politiche nazionali e locali da adottare per facilitare l'evoluzione e il rafforzamento dei distretti dediti ad attività tradizionali. Come illustrato nel secondo capitolo, infatti, primi consapevoli tentativi di pensare soluzioni di policy connesse alla valorizzazione dei sistemi produttivi locali assunsero soprattutto la forma di pianifcazioni urbane, politiche preferenziali, ed erogazione di misure di assistenza fnanziaria che miravano piuttosto ad attrarre nuovi attori esterni anziché organizzare meglio i distretti facilitando processi di apprendimento collettivo288. La letteratura accademica, così come la produzione di documenti uffciali in materia, avrebbe per molti anni ancora continuato a soffermarsi sulla descrizione dei vantaggi dell'agglomerazione e della concentrazione di attività produttive, confermati dall'ampia casistica globale, senza invece fornire strumenti interpretativi per comprenderne le fasi di declino o addirittura i rischi di estinzione in cui incorrevano molte economie specializzate cinesi. A fronte dell'inarrestabile proliferazione del termine “innovazione endogena” nei più alti documenti di pianifcazione economico/industriale nazionali, e guardando alla conformazione estremamente frammentata e autonoma dei distretti proliferati in diverse località fno a quel momento, poche furono le voci che ribadivano l'importanza di considerare la natura prima di tutto “sociale” di qualsiasi processo innovativo289,così come quelle che presero pienamente atto dei rischi incombenti

per molte località.

287 NI Pengfei (a cura di),Nian chengshi jingzhengli lanpishu, 2005 年 城 市 竞 争 力 蓝 皮 书, Blue book of city

competitiveness, vol. 3, Beijing Shehui Kexue Wenxian Chubanshe, Beijing 2005, p. 179.

288 WANG Jici, “New Phenomena and Challenges of Clusters in China”, in GANNE B., LECLER Y. (a cura di),Asian Industrial Clusters, cit., pp. 197-198.

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