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La circolazione e lo scambio: moduli per una fisiologia dell’economia greca Per ricostruire la vita socio-economica di un’epoca non è sufficiente guardare al

I. A VVENTURE D ELLA S TORIA E CONOMICA

4. La circolazione e lo scambio: moduli per una fisiologia dell’economia greca Per ricostruire la vita socio-economica di un’epoca non è sufficiente guardare al

processo di produzione, ma è necessario anche considerare tutti quegli aspetti che riguardano la distribuzione dei beni di consumo e che si realizzano nei processi di scambio e di circolazione: all’analisi anatomica di una società deve accompagnarsi necessariamente anche quella fisiologica. Atene è notoriamente la città dell’agorà e del Pireo, e occorre dunque tener presente il lungo e articolato dibattito storiografico sulle attività che si svolgevano in questi luoghi.

Una vivida ricostruzione di queste attività e degli effetti che hanno avuto sulla vita degli Ateniesi è offerta da un libro di Luca Soverini, che rappresenta l’enorme vitalità socio-economica dell’Atene del V secolo sulla base di tutta una serie di testimonianze che legano assieme gli storici (Tucidide e, soprattutto, Senofonte), i retori, i filosofi, i commediografi (in particolare Aristofane, che nelle sue commedie avrebbe rappresentato con una certa originalità quegli elementi “nuovi” che rivoluzionarono la vita quotidiana dell’Atene classica), e i sofisti.94 Di questi ultimi Soverini segue le tracce anche al di fuori del campo strettamente filosofico: la comprensione storica di queste figure passa anche attraverso l’indagine di quegli elementi che hanno reso Atene un polo di attrazione unico per loro e per il sapere di cui si facevano promotori. I sofisti assurgono a figure simbolo del grande cambiamento economico-sociale affrontato dalla

polis ateniese nel corso del V secolo, per cui Soverini dedica «particolare attenzione

agli ambienti affaristici anche in considerazione del fatto che, nei decenni che videro il fiorire della sofistica, i rappresentanti del mondo dell’economia e del commercio si conquistarono un ruolo sempre più importante e significativo nella vita della polis».95

È in questa cornice che la sophìa di cui si fa promulgatore il sofista – caratterizzata

in primis dalla sua utilità per il cittadino, per il commerciante, per il contadino, ecc. –

                                                                                                               

93 Marx, Il Capitale, II, tr. it. a cura di R. Panzieri, Editori Riuniti, Roma, 1968, p. 41.

94 Cfr. L. Soverini, Il sofista e l’agora. Sapienti, economia e vita quotidiana nella Grecia classica, Scuola

Normale Superiore, Pisa, 1998.

acquista un senso. È molto probabile che l’elemento principale caratterizzante tale cornice fosse rappresentato dallo sviluppo del commercio e dall’affermarsi in società delle figure ad esso legate: kapeloi ed emporoi, che nell’agorà dialogavano con i sapienti dei vari aspetti che riguardavano la loro attività quotidiana, il loro mestiere. Sorge così un nuovo universo di figure sociali (di cui fanno parte anche quei “nuovi ricchi” di cui è piena la commedia aristofanea) che gravita attorno a dei nuovi luoghi: il porto, la piazza, le banche. Le banche erano probabilmente frequentate da personaggi ricchi e in vista. Il banchiere era in prima battuta un cambiavalute, di cui i ricchi stranieri appena arrivati ad Atene (ad esempio, gli stessi sofisti) erano ovviamente buoni clienti. Di conseguenza, anche le banche – insieme all’agora e al Pireo, di cui ci parla Platone nei suoi dialoghi – erano luoghi in cui era possibile entrare in contatto con i rappresentanti della vita culturale ateniese. Le testimonianze che riguardano la relazione tra intellettuali e banche «sembrano configurare, più che casuali momenti di contatto, una vera e propria dinamica sociale che portava ad un avvicinamento fra il mondo della cultura e quello delle banche, facendo di quest’ultime punti di riferimento anche per la vita culturale della polis».96

Il contesto dell’Atene del V secolo presenta fratture fondamentali rispetto al mondo precedente: assistiamo ad una configurazione sociale molto meno rigida dovuta anche ad una diversa concezione dei mestieri, non più legati all’eredità patrilineare, ma basati ora su questioni di ‘merito professionale’. 97 Nell’ottica di una progressiva professionalizzazione dei mestieri, evidentemente, l’insegnamento dei sofisti era importante: scrittura, calcolo e contabilità non erano le uniche nozioni indispensabili alla luce di questa nuova dinamica sociale. I sofisti, ad esempio, ebbero un ruolo rilevante nella formazione di commercianti e banchieri, in particolare per quel che riguarda la loro educazione retorica. Pertanto – ed è su questo che Soverini insiste maggiormente – si può configurare un nesso non casuale tra mondo della cultura e banche spiegabile sulla base di relazioni sociali di reciproca utilità.

                                                                                                               

96 Ivi, p. 34. Sul legame tra denaro e vita culturale ateniese cfr.: S. Von Reden, Demos phiale and the

rethoric of money in fourth century Athens, in Cartledge, op. cit., pp. 52-66; Ead., Money, law and exchange: coinage in the Greek polis, in «Journal of Hellenic Studied», CXVII, 1997, pp. 154-176.

97 Un classico esempio di “mobilità sociale” dell’Atene classica è quello dello schiavo Pasione diventato

banchiere. È interessante notare che questo caso è spesso riportato come testimonianza per sostenere tesi contrapposte: Soverini, qui, lo cita come fonte qualitativamente importante per dare sostegno all’idea di una certa evoluzione di natura economica; viceversa Finley, guardando al lato quantitativo della questione, sostiene trattarsi dell’unico caso a nostra conoscenza, che pertanto non è generalizzabile. Si tratta solo di un esempio tra i tanti che si potrebbero fare per mostrare come la scarsità di fonti costituisca un ostacolo reale per la costruzione organica di un quadro storico.

L’altra rilevante evoluzione storica dell’Atene classica riguarda l’oikos. L’oikos nel V secolo è e rimane la cellula economica fondamentale, ma il termine subisce uno slittamento di significato e passa ad indicare non più semplicemente la casa, ma l’insieme degli averi di un individuo. L’oikonomia si presenta dunque come quell’arte dell’amministrazione dei propri beni, cui vengono educati i giovani del V secolo.98Essa diventa adesso un sapere specifico che richiede metron, arithmos, akribeia, logismos e

skepsis: tutti termini connotabili in senso tecnico. Tra V e IV secolo sembrano essersi

diffusi una serie di ‘manuali di economia’ (di cui l’Economico di Senofonte sarebbe l’esempio principale) finalizzati alla trasmissione di questo tipo di sapere. Il lessico adottato in questo genere di opere è proprio dell’episteme, cioè di un sapere tecnico specifico di un mestiere: nascono gli esperti di oikonomia. L’evoluzione che l’economia attica ha indubbiamente subito nel corso del V secolo ha fatto percepire socialmente la necessità dello sviluppo di certe competenze specifiche e di certe abitudini.99

Non ascrivibile alla sola trattazione tecnica dei manuali, e perciò rivelatore della sua importanza sociale e storica, è il tema del buon uso della ricchezza. Sotto questo tema è possibile far rientrare una delle grandi questioni che interessano l’esame dei processi di circolazione dell’economia antica: la contrapposizione tra la tesaurizzazione e la condivisione sociale degli averi. Anche in questo caso assistiamo nel V secolo ad un netto cambiamento di tendenza, per cui la vecchia morale arcaica della tesaurizzazione viene sostituita progressivamente dall’invito a far circolare la ricchezza.100Come                                                                                                                

98 Soverini mostra come il ragionamento che prevede il calcolo economico entri nelle discussioni

politiche dei cittadini. Esemplare, a riguardo, questi versi delle Vespe di Aristofane in cui il giovane Bdelicleone fornisce una lezione di “economia politica” al padre Filocleone: «BDELICLEONE: Stammi a sentire, papà, spiana un poco la fronte. Calcoliamo alla buona, senza fare conti precisi, ma sulla punta delle dita, quant’è la somma dei tributi che ci versano le città alleate. Poi, a parte le tasse, le decime, i depositi, le miniere, i mercati, i porti, le rendite, le confische. Il totale è all’incirca di duemila talenti. Togli ora il salario annuale dei seimila giudici (di più non ce n’è): sono centocinquanta talenti.

FILOCLEONE: Come? Il nostro salario non è neanche il dieci per cento delle entrate? BDELICLEONE: Eh no.

FILOCLEONE: E il resto dove va a finire?» (Aristofane, Le Vespe, tr. it. di Guido Paduano, vv. 654-665, in Id., Tutte le commedie, Newton Compton, Roma, 1994).

99 Secondo Soverini una vera e propria trasformazione antropologica dell’uomo sarebbe riflettuta dal

motto protagoreo per cui “l’uomo è la misura di tutti i chremata” (termine che egli traduce con “ricchezze”). Protagora, insieme agli altri sofisti come Gorgia, rappresenta soltanto una delle punte di un dibattito sul concetto di chremata largamente stratificato nella cultura greca, che potremmo far risalire ad Eraclito, il primo, a nostra conoscenza, ad attribuire al termine chremata una matrice economica nel fr. 90 D-K. Per un’interpretazione economica di questo frammento cfr. D. Musti, Chremata nel frammento 90 DK di Eraclito: merci o monete?, in «Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica», XXVII-XXVIII, 1980-1981, pp. 9-22.

100 A questo riguardo, è il caso di segnalare un’imprecisione pervadente nel volume di Soverini. Questi

considera tesaurizzazione e capitalizzazione come sinonimi, quando invece si tratta di pratiche completamente diverse, per non dire opposte. La tesaurizzazione prevede l’accumulazione privata che non passa per la circolazione e che si è consolidata nella felice immagine dell’avido che sotterra il proprio

esempio Soverini rinvia al dialogo tra Ciro e Creso così com’è presentato da Senofonte nella Ciropedia.101

Il libro di Soverini preso in esame non è un caso isolato, ma si inserisce all’interno di una koine storiografica nata nel corso degli anni Novanta, incentrata sullo studio dei sistemi monetari antichi e animata dal confronto tra archeologi, numismatici, antropologi, storici, ecc.102Alla moneta infatti non sono ricollegabili solamente le dinamiche economiche (i fenomeni relativi alla circolazione dei beni e del denaro), ma anche fenomeni culturali, politici e istituzionali. Così, dalle questioni relative alla sua nascita103 a quelle concernenti la sua progressiva determinazione da mezzo di scambio ed equivalente generale a rappresentante generale della ricchezza, la moneta è entrata al centro di un ricco dibattito storiografico.

Il problema che reputo più interessante esaminare riguarda le forme di evoluzione e la capacità del denaro, nell’Atene classica, di determinare (o solo di influenzare) importanti cambiamenti storici, non ultimo la crisi della polis. A questo riguardo si possono rintracciare nell’indagine storiografica delle tesi contrastanti, soprattutto per quel che riguarda la questione del credito e dell’offerta di moneta. Il peso sociale esercitato dalle banche e dai cambiavalute, valorizzato da Soverini, non è dato altrettanto per scontato da altri storici, in particolare quelli dalla scuola finleyiana. Possiamo prendere a titolo di esempio la tesi di David M. Schaps, secondo cui fenomeni di matrice specificamente finanziaria erano sì presenti nel mondo antico, ma su una scala senza dubbio inferiore rispetto a quella nota a noi moderni, e non possono pertanto essere considerati fattori determinanti per l’evoluzione di quel mondo. Addirittura Schaps, rileggendo in “negativo” e retrospettivamente il dibattito storiografico, sostiene che in quest’ambito la ricerca non ha prodotto nessuna novità rispetto alle tesi della storiografia precedente (principalmente Finley).104

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    tesoro in giardino (un modello così fortunato anche sul fronte letterario, tale da arrivare fino a Giovanni Verga); mentre la capitalizzazione è il processo di accumulazione e di arricchimento attraverso la circolazione e, quindi, la condivisione sociale dei propri averi.

101 Cfr. Senofonte, Ciropedia, VIII, 2.

102 Cfr. Harris, Introduction, in Id. (a cura di), The monetary systems of the Greeks and Romans, Oxford

University Press, Oxford, 2008, p. 1.

103 Per quel che riguarda l’origine del denaro, c’è nella storiografia un riconoscimento unanime della

testimonianza di Erodoto che attribuisce ai Lidi l’invenzione della moneta (cfr. Erodoto, Storie, I 94). Cfr. N. F. Parise, Note per una discussione sulle origini della moneta, in «Studi Miscellanei», XV, 1970, pp. 5-12; R. R. Holloway, La ricerca attuale sull’origine della moneta, in «Rivista italiana di numismatica e scienze affini», 80, 1978, pp. 7-14; R. R. Wallace, The origin of Electrum Coinage, in «American Journal of Archaelogy», 91-3, 1987, pp. 385-397; J. H. Kroll, The monetary use of weighed bullion in archaic Greece, in Harris (a cura di), op. cit., pp. 12-37.

Sviluppa una tesi opposta lo storico Edward E. Cohen, per cui è importante invece considerare che ad Atene fosse presente in diverse forme un sistema di credito e di debito che poggiava sulle banche e sugli interessi del ceto mercantile. Su queste basi Cohen “modernizza” molto le condizioni dell’economia ateniese del periodo classico, applicandovi concetti quale “l’elasticità dell’offerta di moneta”, che sarebbe stata massima nell’Atene classica a causa di una composizione sociale che vedeva la progressiva affermazione dei mercanti e dei banchieri. Assisteremmo così alla prima sperimentazione di quelle pratiche, che il fronte più primitivista del dibattito ha sempre pensato anacronistico attribuire al mondo antico, cioè lo sviluppo di un sistema di debito e di credito che trasforma il concetto del denaro staccandolo dalla forma puramente fenomenica di moneta coniata. È evidente come in questa prospettiva si aprano già gli spazi per poter parlare di investimenti e di (pur limitate) avventure imprenditoriali: assistiamo forse al primo porsi del denaro come capitale? Indirettamente ricerche come quella di Cohen sembrano stimolare domande come questa.

A parer mio, d’altronde, tali studi eludono continuamente un concetto fondamentale, cioè che il denaro è la forma in cui si sostanziano determinati rapporti sociali costruitisi nel processo storico.105 Il fatto che esista un ceto di banchieri e di mercanti esigente un’offerta di denaro che lo Stato e le sue istituzioni non sempre riescono a soddisfare – fatto che quindi porta allo sviluppo di nuove forme di determinazione del denaro stesso secondo i moduli del credito e del debito in un circuito indipendente da quello pubblico – è accompagnato dal presentarsi sulla scena di soggetti sociali che stridono con quelle pratiche di tesaurizzazione che andavano per la maggiore. Un profilo storico comicamente ben riassunto dalla battuta del protagonista del Pluto di Aristofane:

                                                                                                               

105 L’idea che il denaro in quanto astrazione sia la forma nella quale si cristallizzano determinati rapporti

sociali è un’indicazione marxiana che certi contributi hanno tentato di seguire. In questo senso, molto interessante è il libro di Richard Seaford, Money and the early Greek mind. Homer, Philosophy, Tragedy, Cambridge University Press, Cambridge, 2004, che tenta di ricostruire il quadro economico-sociale della Grecia antica rileggendo le elaborazioni concettuali dei poeti e dei primi filosofi greci in relazione alle determinazioni del denaro. Nel far questo, Seaford si rifà a dei contributi precedenti a suo parere ingiustamente sottovalutati nella letteratura specialistica: in particolare, A. Sohn-Rethel, Il denaro. L’apriori in contanti, Editori Riuniti, Roma, 1991; Id., Lavoro intellettuale e lavoro manuale: per la teoria della sintesi sociale, Feltrinelli, Milano, 1977; G. Thomson, I primi filosofi, cit.. Dal mio punto di vista, è molto importante la grande attenzione che Seaford dedica al pensiero filosofico; nello specifico, egli si sofferma a lungo sulla filosofia di Eraclito –il cui Fuoco-Logos si presta bene ad essere interpretato come una rappresentazione del denaro nel divenire della circolazione – e di Parmenide – la cui teoria dell’Essere può restituire il concetto del valore unitario del denaro astratto dalla circolazione e, dunque, da qualsiasi forma di divenire fenomenico.

PLUTO: Questo mi secca, per gli dèi; ogni volta che sono entrato in casa altrui, non me n’è venuto mai nulla di buono. Se per caso entro in casa di un avaro, subito costui mi seppellisce e se un amico onesto gli viene a domandare una piccola somma di denaro, dice di non avermi mai visto. Se poi capito per caso presso uno scervellato, dopo essere stato gettato in pasto alle cortigiane e ai dadi, mi si mette sull’uscio tutto nudo, in brevissimo tempo.106

Per la comprensione di certi processi economici, una tappa metodologica fondamentale è rappresentata dall’esame della formazione sociale ad essi corrispondente – cioè, le nuove maschere che si presentano nel teatro sociale, il loro livello di coscienza, il loro imporsi come determinanti in relazione ad un cambiamento storico, ivi comprese le possibilità che si sono effettivamente realizzate così come quelle rimaste inespresse.

Leggendo autori come Platone e Aristotele può sembrare, come vedremo nel terzo capitolo, che i fenomeni economici legati alla circolazione del denaro e allo sviluppo degli scambi commerciali si siano sovrapposti ad una base produttiva (finalizzata alla produzione di valori d’uso e organizzata secondo una divisione sociale del lavoro pianificata) con cui poi sono entrati in contraddizione. Si tratta probabilmente di quelle forme inedite di circolazione – che nell’antichità esistevano «come gli dei negli

intermundia di Epicuro» – che Marx nel terzo libro del Capitale inserisce all’interno del

processo di genesi del capitale commerciale:

la circolazione di denaro e di merci può servire da intermediaria fra sfere di produzione delle organizzazione più diverse, che secondo la loro struttura interna, sono ancora principalmente indirizzate verso la produzione dei valori d’uso. Questa autonomizzazione del processo di circolazione per cui le sfere di produzione sono collegate fra di loro da un terzo elemento, esprime due fatti. Da un lato, che la circolazione non si è ancora resa padrona della produzione, ma si comporta verso di essa come verso una condizione data. D’altro lato il processo di produzione non ha ancora assorbito la circolazione come semplice momento. Nella produzione capitalistica invece si verificano ambedue le condizioni. Il processo di produzione poggia completamente sulla circolazione, e la circolazione è un

                                                                                                               

semplice momento, una fase di transizione della produzione, la semplice realizzazione del prodotto creato come merce ed il rinnovo dei suoi elementi di produzione prodotti come merci.107

Rispetto alle tesi unilaterali, opposte per le conclusioni ma simili per quel che riguarda i presupposti metodologici, di Schaps e Cohen, credo risulti molto più convincente il profilo storico, basata sulla dialettica tra i momenti della tesaurizzazione/accumulazione e della circolazione/scambio, delineato da Domenico Musti nell’Introduzione al suo libro L’economia in Grecia, dove invita a fare uso

di una nozione di ‘polarità’ (tra il momento dell’accumulazione e della tesaurizzazione e il momento della circolazione e dello scambio), che attraversa così le forme produttive come il tipo di organizzazione politica e sociale, così l’economia pubblica come quella privata, così le situazioni storiche concrete come (e persino) e istituzioni per sé teoricamente inquadrate e inquadrabili in uno solo dei due momenti qui messi in evidenza. Ne risulteranno antitesi e alternative superflue.108