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Controllo sociale e comportamento collettivo: la Scuola di Chicago

4.7 La città come stato d’animo

I processi finora delineati trovano la loro collocazione nella città. Quest’ultima, dal canto suo, non emerge come un semplice aggregato strutturale, ma come una sorta di stato d’animo, «un corpo di costumi e di tradizioni, di atteggiamenti e di sentimenti organizzati entro questi costumi e trasmessi mediante questa tradizione» [Park, 1999, p. 5]. Se infatti, continua Park, la città dovesse essere identificata «con la sua sola struttura fisica, i suoi edifici, le strade, le ferrovie, i telefoni e altri servizi pubblici; se la città fosse, nei fatti, solo un complesso di strutture meccaniche e amministrative atte a realizzare certi obiettivi chiaramente individuati, i suoi problemi sarebbero solo d’ingegneria e di amministrazione» [Park, 1923, p. LXIV]. Ma la città, come detto, è qualcosa di più: «Essa è coinvolta nei processi vitali della gente che la compone; essa è un prodotto della natura, e in particolare della natura umana» [Park, 1999, p. 5]. Ne consegue che «i vecchi, consueti problemi della nostra vita pubblica e sociale, la povertà, il crimine, e il vizio, assumono forme nuove e insolite nelle condizioni della moderna esistenza urbana (anche perché) le abitudini che abbiamo ereditato, la tradizione, tutti i nostri antichi retaggi sociali e politici – la stessa natura umana – sono cambiati e stanno ancora cambiando sotto l’influsso dell’ambiente urbano moderno» [Park, 1923, p. LXIII]. E ancora una volta le figure sociali descritte da Anderson assumono un’importanza evidente: «L’uomo, reso dalla propria natura inquieta un pioniere sulla frontiera, si avvia a diventare nella città moderna un “uomo senza casa”, uno hobo e un vagante» [Ivi].

La complessità che ne deriva si riflette anche sul piano concettuale e non a caso Park suggerisce di considerare la città attraverso un modello tripartito, in grado di analizzarla come:

• un’unità ecologica, i cui fattori primari120 «tendono a produrre nello stesso tempo una maggiore mobilità e una maggiore concentrazione delle popolazioni urbane» [Park, 1999, p. 6]121;

• un’unità economica con un’organizzazione fondata sulla divisione del lavoro: «Il moltiplicarsi delle occupazioni e delle professioni entro i limiti della popolazione urbana costituisce uno degli aspetti più sorprendenti e meno compresi della moderna vita cittadina» [Ivi].

Tutto questo rende la città un sistema organicamente connesso, «una specie di meccanismo psico-fisico nel quale – e per mezzo del quale – gli interessi privati e politici trovano un’espressione non solamente collettiva, ma corporativa» [Ivi]. Le città, «e in modo particolare le metropoli moderne, nella misura in cui possono essere considerate come il prodotto dell’arte e del design, piuttosto che l’effetto di forze naturali, sono, in tutto il loro essere complesso e artificiale, la creazione più imponente dell’uomo, il manufatto umano più prodigioso» [Park, 1952, p. 133]. È per questo, sostiene Park, che bisogna considerare le città non come meri centri di popolazioni, ma come «laboratori di civilizzazione e, allo stesso tempo, come l’habitat naturale dell’uomo civile» [Ivi]122.

L’importanza che ne deriva è abbastanza evidente dal momento che se è vero che la città è la sede naturale dell’uomo civile, è altrettanto vero che «la storia universale è la storia dell’uomo della città» [Park, 1999, p. 6].

A prima vista risulta difficile considerare la città moderna come un’entità vivente, anche perché la sua forma geometrica è molto simile a una scacchiera dove l’unità di distanza è l’isolato e la costruzione che ne deriva appare come un qualcosa di «puramente artificiale che può essere presumibilmente smontata pezzo per pezzo, per poi rimontarla come una casa fatta di tronchi squadrati» [Ibid., p. 7]. Nonostante questo la città, più di ogni altro prodotto dell’uomo, «rappresenta lo sforzo del genere umano di ricreare il mondo secondo i propri desideri» [Park, 1923, p. LXIII].

120 I mezzi di trasporto e di comunicazione, le linee tranviarie e i telefoni, i giornali, la pubblicità

costituiscono soltanto alcuni esempi.

121 Sull’importanza di questo discorso e sui caratteri dell’ecologia umana si tornerà in seguito. 122 Per civilizzazione si intende «il risultato del tentativo da parte dell’uomo di utilizzare le risorse del

proprio ambiente al fine di cambiare la natura e, dove possibile, renderla meno selvaggia, più confortevole e meno difficile da sopportare» [Ibid., p. 132].

Il fatto che la città sia un prodotto delle abitudini, dei costumi e delle esigenze dei suoi abitanti fa sì che al suo interno sia presente una organizzazione morale, oltre che fisica, e queste sono capaci di «inter-agire reciprocamente in maniera caratteristica modellandosi e modificandosi l’una con l’altra» [Park, 1999, p. 7]. Se, dunque, la struttura della città è in grado di impressionare attraverso la sua vastità e complessità, non bisogna dimenticare che questa struttura consiste in un’espressione della natura umana e che la stessa organizzazione urbana, «sorta in risposta ai bisogni dei suoi abitanti, una volta formata si impone su di essi come un brutto fatto esterno per poi plasmarli secondo il disegno e gli interessi che essa incorpora» [Ibid., p. 8]. La disposizione dell’uomo a creare un mondo in cui poter vivere ma anche ad adattarsi al mondo che lui stesso ha costruito riflette una tendenza universale nella vita comune e pubblica. Tuttavia nelle città «e specialmente nelle grandi città, dove la vita sociale è più intensa che altrove, i processi producono nuovi e curiosi effetti, e i problemi sono più pressanti e incalzanti» [Park, 1923, p. LXIII].

Molti autori sono concordi nel ritenere che l’elemento preminente della società moderna consista nello sviluppo delle grandi città: «Gli enormi mutamenti che l’industria meccanizzata ha prodotto nella nostra vita sociale non si riscontrano in nessun altro luogo con tanta evidenza come nelle città (e) negli Stati Uniti il passaggio da una civiltà rurale a una civiltà urbana, per quanto sia iniziato più tardi che in Europa, è avvenuto, se non in modo più rapido e più completo, certamente in modo più logico e nelle sue forme più caratteristiche» [Burgess, 1999, p. 46]. Gli Stati Uniti, dunque, rappresentano per Burgess (e non soltanto per lui) l’emblema della trasformazione e della complessità, anche perché tutte le manifestazioni più evidenti della vita moderna cittadina123 sono tipicamente americane: «I mutamenti

più profondi nella nostra vita sociale, che nelle loro manifestazioni più crude vengono designati con l’espressione “problemi sociali” – problemi che ci allarmano e ci sconcertano, come il divorzio, la delinquenza e l’inquietudine sociale – si trovano nelle loro forme più acute nelle maggiori città americane» [Ivi].