Il lavoro scritto a quattro mani da Pierre Guichard e Philippe Sénac, quasi trent'anni dopo
Provence et piraterie sarrasine ed a qualche anno di distanza dall'articolo di cui sopra, sulle
relazioni tra i paesi islamici e il mondo latino191, vede gli autori posizionati, per la parte che
riguarda il nostro argomento, immancabilmente dal punto di vista della storia dell'emirato iberico e del successivo califfato di Cordova, ma con un metodo di ricerca e di esposizione assai più rigoroso, rispetto alla ormai datata opera del solo Sénac: qui analizzeremo le parti che apportano delle informazioni complementari ed originali rispetto ai testi precedenti.
Per gli autori, il periodo che stiamo trattando potrebbe essere visto alla sua fine, come l'inizio, seppur timido, del ribaltamento dei rapporti di forza tra la potenza musulmana di Spagna e le forze cristiane del Mediterraneo occidentale, anche se ci saranno controffensive islamiche di successo, come nel periodo caratterizzato dalle iniziative di Al-Mansur192; sotto un certo punto di vista la riconquista di Fraxinetum non può non essere considerata una prima mossa da parte dello schieramento franco-latino che stava riacquistando la forza per prendere l'iniziativa sia nel campo politico-militare che in quello economico.
I due autori ci informano che durante tutto il regno di 'Abd al-Rahmân III, il suo potere e la sua influenza non hanno fatto che consolidarsi, a partire dalla vittoria di Bobastro del 928, per andare alla netta opposizione al califfato fatimide maghrebino. Con la fondazione della nuova capitale Mâdînat al-Zahrâ, a pochi kilometri ad Ovest di Cordova, dove venne trasferita tutta l'amministrazione del califfato, veniva sancita l'autorevolezza e la solidità del suo regno. Al- Andalus a quel tempo era uno stato ricco e prospero, in grado di tenere sotto controllo i principati cristiani che lo circondavano, non ostante qualche occasionale rovescio militare, che non poteva rimettere in discussione l'equilibrio delle forze in campo. Anche i Mozarabi, i cristiani di origine visigota rimasti residenti in al-Andalus dopo la conquista musulmana, pur essendo stati considerati dal geografo Ibn Hawqal, in visita in Spagna nel terzo quarto del X sec., dei soggetti indomabili, non erano un serio problema. Il loro reale numero rimane controverso, l'Islam conferì loro lo statuto di Dhimmis, tuttavia il Guichard propende per la loro rapida arabizzazione, perfino a Toledo, antica capitale visigota193. Il più celebre di questi cristiani cordovani, impiegato dalle autorità omeyyadi, fu Recemundo, alias Rabî b. Zaid, vescovo di Elvira, che fu inviato dal califfo come ambasciatore presso Ottone I, in seguito a Costantinopoli ed a Gerusalemme.
Secondo gli autori prima della metà del X sec. non si riscontrano tracce di aperture commerciali verso i paesi latini, se si esclude il commercio di schiavi dal mondo franco-germanico verso la penisola iberica dei mercanti ebrei radhaniti.
La potenza e la capacità di iniziativa bellica sono provate dal fatto che sotto il suo califfato le Baleari divennero luogo di partenza e di preparazione delle incursioni verso l'impero franco e nel 944/945 vennero costruiti a Tortosa, a pochi kilometri dalla frontiera con la contea di Barcellona, dei cantieri navali per approntare le flotte che avrebbero saccheggiato le coste in mano ai cristiani. Particolarmente interessante quello che riportano Guichard e Sénac per l'anno 942: il califfato organizzò diverse spedizioni navali contro le coste franche dal porto di Almeria-Pechina e con l'appoggio dei presidi navali delle Baleari e di Fraxinetum.
192
Ph. Sénac, Al-Mansur, il flagello dell'anno mille, 2007, ed. Salerno.
193
P. Guichard, Les Mozarabes de Valence entre l'Histoire et le mythe , in Revue de l'Occident musulman et de la
Questa informazione andrà interpretata alla luce delle iniziative di Ugo di Provenza e della flotta bizantina contro lo stesso Fraxinetum, e delle prime iniziative commerciali e diplomatiche arrivate a Cordova in quello stesso anno.
È fuori discussione che intorno alla metà del X sec. la flotta del califfato controllasse tutto il Mediterraneo occidentale, e chi ne subiva particolarmente la pressione era il conte di Barcellona Sunier (911-947), specie per il fatto che dal 903 i musulmani avevano conquistato stabilmente le Baleari: le dimostrazioni di forza della flotta omeyyade nel 935 e nel 940 avevano fatto comprendere al conte di Barcellona che aveva tutto l'interesse ad annodare delle relazioni amichevoli con Cordova. Nel 940 il califfo inviò l'ebreo Hasdây b. Ishâq a Barcellona per imporre la sua pace al conte Sunier: era un trattato imposto, con clausole dure che obbligavano all'interruzione dei rapporti di alleanza con gli altri regni cristiani della penisola; in cambio il califfo sospendeva ogni attacco contro le terre ed i sudditi del conte Sunier.
Fu concordata una tregua di due anni, e i due autori ritengono sia stata rispettata, perché non ci sono citazioni di raids musulmani sulle coste catalane per quel periodo.
Sulla base delle informazioni fornite da Ibn Hayyan, Ibn Khaldûn (1332-1406) riporta che l'ambasciata inviata intorno alla metà del X secolo dal marchese Guido di Toscana, arrivò a Cordova accompagnata da Miron, figlio del conte Sunier: iniziano dunque i contatti diplomatici anche con paesi al di fuori della penisola iberica. Questi legami per i due autori erano di sicuro già effettivi nel 940, quando diversi sovrani vollero associarsi all'accordo stretto dal conte Sunier di Barcellona, tra cui Ugo d'Arles, re d'Italia, desideroso di ottenere dei salvacondotti per i commercianti del suo regno desiderosi di trafficare con al-Andalus. Questa richiesta fu accettata dal califfo194, che ordinò a Nasr b. Ahmad, il qâ'id di Fraxinetum, ed ai suoi governatori delle Baleari e
dei porti costieri dell'Andalusia, di rispettare i viaggiatori, i beni, i carichi delle navi provenienti dai domini di re Ugo: gli scambi commerciali incominciarono a svilupparsi e secondo i nostri autori, due anni più tardi, nel 942, per la prima volta, anche dei commercianti amalfitani, in teoria non sudditi di re Ugo, sbarcarono con successo in al-Andalus con merci preziose.
Qualche mese più tardi un'ambasceria del sovrano di Sardegna si presentò a Cordova per richiedere un trattato di pace, accompagnato da altri mercanti amalfitani, carichi di lingotti di argento puro, di broccati ed altre preziose mercanzie.
Come si possono conciliare queste informazioni con l'altra citata poc'anzi che parla di spedizioni navali dal califfato nell'anno 942? È una domanda che ci porteremo appresso anche nel prossimo capitolo in cui approfondiremo il discorso sui primi anni quaranta del X secolo.
I contatti diplomatici continuarono anche con l'ascesa al trono imperiale di Ottone I, ed abbiamo già
194
P. Guichard, Animation maritime et dévelopment urbain des côtes de l'Espagne orientale et du Languedoc au X
menzionato la tribolata missione diplomatica di Giovanni da Gorze, concernenti le ripetute incursioni e piraterie di Fraxinetum, considerate responsabilità del califfo.