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Il rapimento di San Maiolo e il suo rapporto con l’espulsione dei Saracen

Entrambi i nostri autori riportano ampiamente la cattura di Maiolo di Cluny.

Il Poupardin é uno di quegli storici che non temono di cambiare opinione col passare del tempo. Su questo argomento nel 1901118, si affidava al Manteyer e datava la cattura al 983, tuttavia col passare degli anni è giunto ad affermare che, in fondo, la data dell'anno della cattura di San Maiolo non è riportata con precisione da nessuna fonte.

Syrus inserisce l'avvenimento al ritorno dal viaggio compiuto per riformare alcuni monasteri italiani. Gli atti diplomatici che consacrano questa riforma sono della primavera dell'anno 972119. E dunque l’autore arriva ad ipotizzare che il ritorno del Santo sia avvenuto nel 972, anche perché il 25 luglio del 973, Maiolo si trovava già libero ad Aix la Chapelle (Aquisgrana), dove otteneva dall'imperatore Ottone II un diploma di conferma dei beni dell'abbazia di Payerne120. Vedremo tra

poco che anche il Manteyer porterà il suo contributo all’argomento, e pare che abbia, per un certo periodo, influenzato anche la posizione del Poupardin121.

E qui sorge un problema: secondo i biografi, il Santo avrebbe predetto in sogno la morte di Ottone I, che morì nel maggio 973. Probabilmente fa parte delle leggende legate all'agiografia, e per l'aspetto cronologico il nostro autore reputa che Syrus si sia sbagliato avendo avvicinato al racconto del passaggio delle Alpi del suo eroe, un accadimento che si produsse solo l'anno seguente; ennesimo dettaglio che prova, d'altronde, che le fonti di Syrus a questo proposito erano un po' vaghe.

Passando alla “ritirata” dei Saraceni col riscatto di San Maiolo verso il loro quartier generale in Provenza, risulterebbe da alcune fonti che il conte Guglielmo li abbia attaccati durante la loro marcia, in regione alpina,e che si siano trincerati su di un'altura organizzandosi per la difesa. Ma

117 Ibidem, p. 132 e segg.

118 Poupardin, Le royaume de Provence … cit., p. 273.

119Poupardin, Le royaume de Bourgogne ... cit. p. 99, nota 3: Jaffé, n° 3764 ; Ottonis I Diplomata, p. 558, n° 410. 120Ibidem: Ottonis II Diplomata, p. 61, n°51.

non sarebbe accaduto in quel di Fraxinetum.122

E su questo argomento Poupardin continua con una stoccata al Reinaud:

“Io ignoro su quali argomenti si possa appoggiare l’ipotesi del Reinaud..., che pone nei dintorni di Draguignan, a Tourtour, il luogo della battaglia condotta dal conte Guglielmo ai Pagani”123. Questa affermazione é importante perché il Poupardin conosceva la storiografia su cui si era appoggiato il Reinaud e il fatto di non accettarla dimostra la sua prudenza verso fonti che non siano siano attendibili oltre ogni ragionevole dubbio.

Il Poupardin, in entrambe le sue opere, parla di due eserciti provenzali: il primo sotto il comando di Guglielmo avrebbe attaccato i Saraceni in ritirata col bottino, ancora sulle Alpi, ed il secondo, sotto il comando alleato del fratello Rotboldo e di Arduino di Torino avrebbe avuto il compito della conquista della loro fortezza principale124: “in Provenza, il fratello di Guglielmo, Rotboldo, con l'aiuto di Arduino, marchese di Torino, che aveva già dovuto combattere da parte sua contro i Saraceni, ripresero il tentativo già abortito infruttuosamente per due volte. Favoriti, se si deve credere ad una tradizione assai poco sicura, dalla complicità di un traditore, l'impresa ebbe successo”125.

Anche il De Rey aveva citato questa versione tramandata dalla Cronaca della Novalesa, ma riferendola ad un secondo insediamento saraceno, e non al loro quartier generale.

L’autore ricorda che Raoul Glaber, al contrario parla solo di Guglielmo:

ipsi denique Sarraceni paulo post, in loco qui Fraxinetus dicitur circumacti ab exercitu Willelmi Arelatensis ducis, omnesque in brevi perierunt, ut ne unus quidem rediret in patriam”126.

Ne attribuisce dunque tutta la gloria a Guglielmo, più conosciuto di suo fratello nel Nord della Gallia. Al contrario Roubaud è citato solo, con Arduino, dal Chron. Novaliciense: è molto probabile che sia da parte del cronista della Novalesa una semplice omissione, che non dovrebbe permettere di negare un ruolo a Guglielmo nella presa di Fraxinetum.

Poupardin, come già anche il De Rey, fornisce anche l'indicazione di una carta-notizia del 6 marzo 990, redatta dal vescovo di Frejus, Riculfo in cui compare la partecipazione da protagonista di Guglielmo nell'espulsione dei Saraceni: prova che anche in Provenza gli si attribuiva un ruolo attivo, o per la confusione con la battaglia combattuta sulle Alpi, dopo la riscossione del riscatto di San Maiolo, o per la possibile confluenza delle due armate dei due fratelli sotto le mura di

Fraxinetum127.

122Ibidem, pp. 100-101: Syrus, Ibidem.

123 Ibidem, p 101, nota 1: Reinaud, op. cit. p. 207, nota 279: Bouche, op. cit. t. II, p. 42.

124 Poupardin, Le royaume de Provence...cit., p. 273; cfr.: Manteyer, La marche de Provence… cit. p. 56. 125 Poupardin, Le royaume de Provence...cit., p. 102, nota 2: Reinaud, ibid, p. 182.

126Poupardin, Le royaume de Bourgogne...cit.p. 101, nota 3: Raoul Glaber, Hist., l.I, c.IV, c.9, p. 12.

127 Ibidem, p. 102, nota 1: Gall. Christ. Noviss., t. 1, Instr., col. 535 ; De Rey, op. cit. pp. 101-102, nota3; Poupardin

Dove il Manteyer si distanzia dalle tesi degli autori che abbiamo già presentato ed influenza per un certo periodo, quelle del Poupardin è appunto sull’argomento dell’espulsione dei Saraceni da

Fraxinetum: infatti, come accennato,quest’ultimo nel suo libro Le royaume de Provence sous les Carolingiens del 1901, trattava dei Saraceni fino all’ultima campagna organizzata da re Ugo nel

942 e poi, fissando la data dell’espulsione al 983, rimandava il lettore a leggersi il lavoro e le tesi del Manteyer128, mentre nell’opera successiva, del 1907, sul regno di Borgogna129, proseguì nella narrazione degli avvenimenti fino ad arrivare a quelli riguardanti il rapimento di Maiolo di Cluny e l’espulsione dei Saraceni e ne analizzò anche le conseguenze, fissando come data il 972 e il luogo al Pont d’ Orsières, sulla Dranse, nel Vallese.

Ed a questo punto scaturisce la divaricazione sulla cronologia tra i nostri due autori, in quanto il Manteyer, nel suo libro sulla Provenza del 1908, afferma perentoriamente che tutti gli avvenimenti sopra citati avvennero nel 983.

Quindi ci affrettiamo a presentare la sua tesi e la cronologia conseguente, perché se si dimostrasse avverata, allungherebbe la permanenza dei Saraceni in quel di Fraxinetum a quasi un secolo.

Manteyer ritiene che la fonte più autorevole su cui ci si possa basare sia la Vita di Maiolo di Cluny, scritta da Syrus: tuttavia deve ammettere che il suo testo non fu redatto con la preoccupazione di seguire una cronologia costante e dunque la ricostruzione dell’ordine reale degli avvenimenti non può avvenire se non con difficoltà.

1. Dai documenti ravennati risulta che Maiolo fosse presente in città il 25/05/972.

2. Il sogno in cui l’abate Maiolo vede la futura morte dell’imperatore Ottone I non ha potuto aver luogo che dopo il 07/05/972, perché avvenuto in Italia130.

3. Maiolo apprese la notizia della morte dell’imperatore in Provenza, durante un periodo di riposo, alla fine di maggio del 973.

4. Ottone II, dopo la morte del padre, non venne in Italia fino alla fine del 980: il 05/12/980 è attestato a Pavia, e rimase in Italia per tre anni, fino alla morte; il 07/05/983, l’imperatore era a Verona per il placito generale, nei mesi seguenti andò a Roma, dove morì il 07/12/983. 5. Manteyer riporta che dalla Vita di San Maiolo, l’abate era anche lui presente a Verona nel

mese di maggio o di giugno del 983, per il placito generale. Secondo lui avrebbe sognato la morte dell’imperatore in quel periodo131: perché allora l’autore nella sua ricostruzione avrebbe dovuto inserire quanto scritto al punto 2? Voleva solo riportare la ricostruzione

128 Manteyer, La marche de Provence ...cit., pp. 55-56. 129 Poupardin, Le Royuame de Bourgogne...cit. 130 Manteyer, La Provence...cit., p. 244. 131 Manteyer, La Provence...cit., p. 245.

degli altri autori, oppure è una vera e propria contraddizione? 6. L’abate, dopo il soggiorno a Verona, ritornò a Cluny.

7. Nell’ottobre 983 morì papa Benedetto VII.

8. Maiolo ritornò in Italia su richiesta dell’imperatore Ottone II e dell’imperatrice Alice, e nel loro incontro ebbe delle vive discussioni con Ottone II, che dopo poco tempo passò a miglior vita.

9. La cattura, dalle notizie di Syrus, sarebbe avvenuta 25 giorni prima dell’Assunta, quindi il 21 luglio

10. La liberazione dietro il pagamento del riscatto sarebbe di prima del 15 agosto e il ritorno di Maiolo a Cluny dopo il 15 agosto, a cui sarebbe seguita la campagna di liberazione della Provenza.

11. Tutti questi avvenimenti sarebbero accaduti nel periodo compreso tra il placito di Verona, durato dal 7 maggio al 18 giugno del 983, e la morte di papa Benedetto VII (ottobre 983). 12. Il tragitto seguito da Maiolo, anche secondo il Manteyer, sarebbe quello del Gran San

Bernardo: “Bisognerebbe mancare di capacità di riflessione per pensare alla valle della Durance ed a Orcières sur le Drac”132. Motiva questa opinione oltre che ricordando le fonti, anche misurando le distanze ed i tempi di percorrenza: partendo il messaggero da Orcières sur Drac il 22 luglio, avrebbe dovuto percorrere più di 500 km, tra andata e ritorno, per rientrare a pagare il riscatto prima del 15 agosto, e tre settimane sono un tempo troppo ristretto, anche tenendo conto dei tempi necessari ai confratelli di Cluny per riunire la somma del riscatto. Anche il tragitto da Orsières sur Dranse a Cluny è lungo, più di 400 km, ma comunque inferiore del 20% all’altro e quindi più percorribile nei tempi dati. Concorda su questo punto con il Poupardin.

13. Tutta questa cronologia porta il Manteyer a supporre la cacciata dei Saraceni al settembre del 983.

14. Conclude considerando in errore Rodolfo il Glabro, che pone i fatti alla morte di Ottone I, quello che per lui avvenne tre mesi prima della morte di Ottone II.

Interessante venire a sapere che il 21 luglio potrebbe non essere il giorno esatto del rapimento, perché è stato citato solo come il giorno in cui, pregando la Madonna, Maiolo chiese la sua intercessione per poter essere di nuovo tra cristiani per festeggiare l’Assunta. Purtroppo il Manteyer è costretto ad ammettere che nessuna fonte si pronuncia esplicitamente sull’anno del rapimento, da cui dipenderebbe la conseguente cacciata dei Saraceni da Fraxinetum. Quindi avanza anche lui per deduzioni ed intuizioni.

Syrus pone la liberazione subito dopo il ritorno dal viaggio contrassegnato dalla missione di riforma

dei monasteri italiani, dagli atti, avvenuta nella primavera del 972. Di conseguenza il ritorno sarebbe da posizionare nell’estate immediatamente successiva. Anche perché il 25 luglio dell’anno dopo viene attestata la sua presenza ad Aix la Chapelle-Aquisgrana per ottenere da Ottone II un diploma di conferma per i beni dell’abbazia di Payerne. Il problema sorge, ed il Poupardin ne è perfettamente consapevole, con il sogno avuto dall’abate sulla prossima morte dell’imperatore Ottone I, che passò a miglior vita solo nel maggio dell’anno seguente: o la previsione di Maiolo non era a breve scadenza, o Syrus ha commesso una forzatura che ha fatto scorrere ruscelli d’inchiostro fino ai giorni nostri.

Il Poupardin, perfettamente a conoscenza dell’ipotesi del Manteyer sulla datazione del 983, tuttavia col passare degli anni è arrivato alla conclusione che non la si possa accettare dato che Syrus distingue le morti dei due imperatori, e racconta altrove come la morte di Ottone II fu predetta da Maiolo, quando era presso la corte, nell’estate 983.

Poupardin precisa anche, a sfavore della ipotesi di Manteyer, che nel mese di maggio del 983, Maiolo era ancora a Cluny, e quindi avrebbe avuto poco tempo per andare in Italia, sbrigare le sue faccende e ritornare verso la Borgogna, dal Gran San Bernardo, giusto per potersi far rapire prima del 20 luglio, quindi la conclusione definitiva del Poupardin è che Syrus si sarebbe sbagliato nel collegare la tragica attraversata delle Alpi di Maiolo, al sogno della morte di Ottone I, avvenuta solo nella primavera inoltrata dell’anno dopo.

Dunque al lettore risultano due sogni premonitori a distanza di undici anni uno dall’altro, che non aiutano per nulla nella ricerca della verità storica.

Dunque chi ha il coraggio di tranciare in base a queste controverse e vaghe fonti? Vedremo nei capitoli successivi non solo le posizioni degli autori della seconda metà del ‘900, ma evidenzieremo come sia lecito dubitare anche che il rapimento sia realmente avvenuto, se gli autori siano stati i Saraceni, e se vi sia stata una reale causa-effetto con la partenza degli incursori di Fraxinetum dal teatro del regno d’Arles.