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Combustibili ed energia elettrica »

6. Il credito e l’impiego dei fattori produttivi »

6.2. L’impiego dei fattori produttivi »

6.2.4. Combustibili ed energia elettrica »

Il mercato internazionale del petrolio nel 2015 ha confermato le tendenze ribassiste manifestatesi nella seconda parte dell'annata precedente. Dall’estate del 2014, infatti, il prezzo del greggio è calato del 70%, arrivando a toccare li- velli mai raggiunti nell'ultimo decennio (Brent attorno a 35 dollari al barile). Tra le cause del fenomeno sono da considerare la debolezza delle economie mondiali, la sovrapproduzione degli Stati Uniti e la conseguente competizione di prezzo dei paesi produttori nei mercati alternativi asiatici, alle quali si è ag- giunta la scelta dell'Opec di non intervenire sulla sovrapproduzione per man- tenere le proprie quote di mercato, a fronte di tensioni con l'Iran che si avvia alla ripresa delle estrazioni.

Anche se in Italia il trasferimento dei benefici ai consumatori finali è con- dizionato dall'elevato peso delle accise, l'andamento dei prezzi osservato ha comportato considerevoli riduzioni della bolletta energetica degli agricoltori, una delle voci più gravose dei bilanci agricoli.

Per quanto riguarda il gasolio agricolo, le quotazioni sono state sempre in- feriori a quelle dell'anno precedente, con maggiore evidenza nel primo e nel terzo trimestre dell'anno (figura 6.4).

Su base annua, il prezzo medio del gasolio agricolo, risultato dalle medie aritmetiche dei prezzi fatte pervenire dagli operatori provinciali alle Camere di Commercio di Bologna e Modena (consegna/ingrosso per la fornitura da 2.000 a 5.000 litri), è calato di circa il 17%.

Relativamente ai consumi, è proseguita la revisione delle assegnazioni sul- la base dei parametri di ettaro-coltura: al taglio nelle concessioni di gasolio agevolato del 15% sui consumi medi standardizzati per il 2014 si è aggiunta un’ulteriore riduzione del 8%, introdotta con la Legge di Stabilità 2015.

6. IL CREDITO E L’IMPIEGO DEI FATTORI PRODUTTIVI

147 In base agli archivi UMA, le assegnazioni di gasolio agricolo sono nuova- mente arretrate rispetto l'anno precedente, collocandosi su 372,2 milioni di litri (-3%). La quota prevalente del gasolio agricolo è utilizzata per l'autotrazione; una parte delle assegnazioni destinata al florovivaismo, pari a 18,8 milioni di litri, risulta diminuita del 7% rispetto all'anno precedente.

L’impatto dei provvedimenti definiti a livello nazionale è stato in minima parte contenuto dalla riapertura delle assegnazioni decisa dalla Giunta regiona- le a fine luglio per far fronte alle maggiori esigenze di irrigazione conseguenti all’eccezionale siccità che ha colpito il territorio. Ciononostante, dall’analisi complessiva dei dati, considerando rimanenze e restituzioni, i consumi risulta- no diminuiti del 7% rispetto all’anno precedente.

Per quanto riguarda la benzina agricola, continua il trend negativo delle as- segnazioni, scese a 1,2 mila litri ed in calo quasi del 17% rispetto al 2014.

Relativamente all'energia elettrica, si conferma ancora un andamento nega- tivo dei costi, per effetto principalmente della diminuzione dei prezzi.

Dopo tre anni consecutivi di regressione dei consumi, infatti, è tornata ad aumentare la domanda energetica in Emilia-Romagna, cresciuta del 4,3% ri- spetto al 2014 (dati provvisori Terna). Sull'aumento degli impieghi di energia elettrica hanno pesato principalmente le particolari condizioni meteorologiche del periodo estivo che hanno comportato maggiore esigenze per le attività di refrigerazione, ventilazione ed irrigazione.

I prezzi sono invece diminuiti del 8,7% rispetto allo stesso periodo dell'an-

Figura 6.4 - Andamento dei prezzi medi mensili del gasolio agricolo (euro/litro), consegne da 2.001 a 5.000 litri) - Anni 2009-2015 0,60 0,70 0,80 0,90 1,00 1,10 1,20 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Bologna Modena

no precedente (indice dei prezzi ISMEA, febbraio 2016), per effetto princi- palmente del calo delle quotazioni della materia prima.

6.2.5. Il lavoro

Secondo i dati Istat1, il 2015 conferma per l’occupazione la tendenza posi-

tiva già manifestatasi nel corso dell’anno precedente. Infatti, il numero com- plessivo di occupati per l’intero Paese aumenta del +0,8% (tabella. 6.9). Nono- stante si tratti di un aumento contenuto, va segnalata la stabilità del trend posi- tivo registrato nell’arco del biennio, che potrebbe segnalare una effettiva inter- ruzione del ciclo negativo che da alcuni anni segnava il mercato del lavoro ita- liano.

L’aumento di occupazione ha riguardato soprattutto la componente maschi- le (+1,1%) e, tra le figure professionali, quelle dei dipendenti (+1,2%), mentre la componente autonoma mantiene una dinamica debole, ormai da alcuni anni.

Nel complesso vi è stata una crescita di occupazione di oltre 180 mila unità rappresentate per il 75,1% dalla componente maschile. I dipendenti vedono nel 2015 rafforzare la propria posizione, rappresentando la componente più dina- mica del mercato del lavoro: si registra, infatti, un aumento di 208 mila unità, rappresentate per il 75,2% da maschi (tabella 6.9). Nell’arco del quinquennio 2010-2015, la componente femminile è interessa ad un aumento ma di dimen- –––––––––

1 Istat, datawarehouse sul tema lavoro e occupazione.

Tabella 6.9 - Occupati in Italia in agricoltura e nel complesso, 2010-2015 (migliaia di unità)*

Anni

Occupati Occupati in agricoltura complesso dipendenti complesso dipendenti totale maschi totale maschi totale maschi totale maschi

2010 22.529 13.376 16.833 9.377 849 600 397 272 2011 22.601 13.344 16.940 9.374 832 587 401 272 2012 22.566 13.191 16.945 9.291 833 591 416 283 2013 22.191 12.914 16.682 9.099 799 573 397 279 2014 22.279 12.945 16.780 9.169 812 587 406 294 2015 22.465 13.085 16.988 9.326 843 614 429 312

* I dati della serie possono divergere rispetto a quelli degli anni precedenti in seguito agli ar- rotondamenti e all'adeguamento della serie storica.

6. IL CREDITO E L’IMPIEGO DEI FATTORI PRODUTTIVI

149 sioni decisamente più contenute rispetto a quella maschile; stesso trend si ma- nifesta nell’ultimo anno, dove l’occupazione delle donne è interessata ad un aumento del +0,5%. La composizione per genere dell’occupazione si è mante- nuta pressoché stabile nel corso del quinquennio, con le femmine attestate su poco più del 40% del complesso degli occupati e sul 45% circa dei dipendenti. In sostanza, la crisi che ha investito il mercato del lavoro nel corso degli anni precedenti, non ha influenzato l’assetto strutturale di genere del mercato del lavoro italiano, dove la presenza femminile è significativa ma non paritaria in termini numerici rispetto alla componente maschile. Inoltre gli indicatori rela- tivi al tasso di attività, di occupazione e di disoccupazione confermano la posi- zione di svantaggio della componente femminile (tabella 6.10): il tasso di at- tività è inferiore di quasi 10 punti percentuali rispetto alla componente maschi- le, segnalando come le donne continuino ad essere scoraggiate nell’affacciarsi al mercato del lavoro; anche nel tasso di occupazione c’è uno svantaggio di poco meno di 10 punti percentuali (47,2% contro 56,3% complessivo), mentre il tasso di disoccupazione, seppur in lieve calo rispetto all’anno precedente, continua a mantenersi più elevato rispetto al totale degli occupati (12,7% con- tro 11,9%).

Tra i fenomeni positivi emersi nel corso del 2015, secondo Istat, vi è un

Tabella 6.10 - Tassi di attività, occupazione e disoccupazione (15-64 anni) in Emilia-Romagna ed in Italia (2010-2015) Anno Tassi di attività Tassi di occupazione Tassi di disoccupazione Emilia- Romagna Italia Emilia- Romagna Italia Emilia- Romagna Italia 2010 Totale 71,6 62,2 67,3 56,9 5,7 8,4 Donne 64,5 51,1 59,9 46,1 7,0 9,7 2011 Totale 71,8 62,2 67,9 56,9 5,3 8,4 Donne 64,9 51,5 60,2 46,5 6,2 9,6 2012 Totale 72,8 63,7 67,5 56,8 7,1 10,7 Donne 66,6 53,5 61,4 47,1 7,9 11,9 2013 Totale 72,4 63,4 66,2 55,5 8,4 12,1 Donne 66,1 53,6 59,7 46,5 9,6 13,1 2014 Totale 72,4 63,9 66,3 55,7 8,3 12,7 Donne 65,4 54,4 59,1 46,8 9,5 13,8 2015 Totale 72,5 64,1 66,7 56,3 7,7 11,9 Donne 65,8 54,1 59,6 47,2 9,1 12,7

progressivo rafforzamento dell’occupazione a tempo indeterminato tra le figu- re dei dipendenti e negli ultimi due trimestri dell’anno sembra essersi manife- stata anche una ripresa dell’occupazione dei giovani (15-34 anni), che nel lun- go periodo di crisi hanno rappresentato uno dei principali problemi del merca- to del lavoro italiano2. Infine, anche a livello territoriale, sembrano manifestar-

si alcuni segnali di inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti: si è re- gistrata infatti una maggiore ripresa dell’occupazione nel Mezzogiorno, con una attenuazione dei noti fenomeni di divario territoriale che strutturalmente si manifestano nel nostro Paese.

Ovviamente è troppo presto per pensare che gli effetti negativi della crisi siano terminati ma certamente la riduzione della stima del numero di disoccu- pati, dopo sette anni di ininterrotto aumento, apre qualche speranza.

Passando ad esaminare l’agricoltura nazionale, per il secondo anno conse- cutivo si manifesta una ripresa dell’occupazione e nel 2015 si registra una cre- scita più significativa rispetto all’anno precedente (+3,8%): con un aumento di 31 mila unità, l’agricoltura italiana rappresenta il 17% circa dell’aumento complessivo di occupazione del Paese (tabella 6.9). Come per il totale delle at- tività, anche per l’agricoltura sono soprattutto i maschi a guidare la ripresa oc- cupazionale, spiegata per l’87% da questa componente di genere. Le differen- ze con le donne sono significative: anche queste ultime hanno una crescita dell’occupazione ma solo del +1,8% circa, contro il +4,6% della componente maschile. Rispetto all’inizio del quinquennio si è quindi ridotta la presenza delle donne, passando dal 29% al 27% del totale dell’occupazione agricola.

Anche in agricoltura, come nel resto dell’economia, i dipendenti sono la componente che ha registrato il maggior aumento dell’occupazione (+5,7%): sono infatti aumentati di 27 mila unità pari all’85% della crescita occupaziona- le agricola. Con quest’ultimo aumento hanno superato la componente autono- ma del lavoro, raggiungendo il 51% del complesso degli occupati in agricoltu- ra.

Il lavoro indipendente è aumentato ma in modo più contenuto (+2%) e la struttura di genere si mantiene sostanzialmente stabile rispetto all’anno prece- dente e nel corso del quinquennio, con una netta prevalenza del lavoro maschi- le (72% circa). Sotto tale profilo non si registrano sostanziali differenze tra il lavoro autonomo e quello dipendente (tabella 6.9). Del resto, già negli anni precedenti è stato evidenziato che in situazione di crisi economica le donne ri- sentono della concorrenza del lavoro maschile in agricoltura, mentre nei mo- menti di espansione i maschi si orientano verso altri settori produttivi ritenuti –––––––––

6. IL CREDITO E L’IMPIEGO DEI FATTORI PRODUTTIVI

151 più appaganti.

Passando al contesto regionale i principali indicatori del lavoro, che già avevano manifestato segni positivi nel corso dell’anno precedente, rafforzano tale trend. Il tasso di attività e di occupazione sono in lieve miglioramento, passando rispettivamente dal 72,4% al 72,5% e dal 66,3% al 66,7% (tabella 6.10); il tasso di disoccupazione si riduce dal 8,3% al 7,7%. Tutti questi indi- catori assumono, poi, un andamento decisamente più favorevole rispetto a quelli registrati per il complesso nazionale, come nel caso del tasso di disoc- cupazione sensibilmente meno elevato in Emilia-Romagna rispetto al resto del Paese (7,7% contro 11,9%). La stessa componente di genere presenta in Emi- lia-Romagna dei tratti meno sfavorevoli per le donne: pur mantenendo un di- vario sensibile rispetto ai maschi, le differenze appaiono qui meno marcate ri- spetto a quanto si segnala in media per il complesso del Paese (tabella 6.10). Va comunque segnalato che, nonostante la buona performance della regione, gli anni di crisi hanno allontanato il contesto regionale dal raggiungimento dei target richiesti dalla Strategia Europa 2020, ed in particolare dal tasso di occu- pazione auspicato del 75% .

Il settore agricolo dell’Emilia-Romagna presenta fenomeni analoghi a quel- li già registrati a livello nazionale. L’occupazione settoriale complessiva appa- re in lieve aumento (+1,5%), guidato soprattutto dalla componente del lavoro dipendente (+3,6%) e maschile: gli uomini aumentano in media del +9,3% ma l’incremento raggiunge il 26,7% per i dipendenti (tabella 6.11). Il lavoro auto- nomo, invece, non presenta alcun cambiamento rispetto all’anno precedente. Anche per questa figura professionale sembra essersi interrotto, almeno per l’anno 2015, quel trend di costante contrazione evidenziato negli anni prece- denti, che aveva portato alla significativa riduzione del 30% degli autonomi

Tabella 6.11 - Occupati in agricoltura in Emilia-Romagna, 2010-2015 (migliaia di unità)

Anno

Numero Indice 2010=100 Dipendenti Indipendenti Totale Dipen-

denti

Indipen- denti Totale

Totale Maschi Totale Maschi Totale Maschi

2010 23 13 51 40 74 53 100 100 100 2011 24 16 49 39 73 55 104 96 99 2012 29 18 45 34 74 52 126 88 100 2013 25 14 40 29 65 43 109 78 88 2014 28 15 37 28 65 43 122 73 88 2015 29 19 37 28 66 47 126 73 89

nel solo ultimo quinquennio.

A differenza di quanto avviene a livello nazionale, in regione la componen- te principale di lavoro è rappresentata da quello indipendente (56%), nonostan- te il progressivo aumento dei dipendenti, la cui presenza fondamentale anche all’interno delle aziende familiari è più volte stata evidenziata nel corso degli anni precedenti. Rispetto alla composizione di genere, anche in Emilia- Romagna i maschi sono il gruppo prevalente, pari al 75,6% e al 65,5%, rispet- tivamente per il lavoro autonomo e dipendente (tabella 6.11). Può essere inte- ressante segnalare che, rispetto all’inizio del quinquennio, sembra essersi fer- mata la progressiva presenza delle donne tra i dipendenti mentre la loro pre- senza si afferma in modo stabile e con maggiore evidenza tra gli autonomi: in- fatti le rispettive percentuali passano dal 44% del 2010 al 35% nel 2015 per i dipendenti mentre per gli indipendenti si mantiene intorno al 21%-24%.

L’andamento potrebbe segnalare la presenza rinnovata delle donne nell’imprenditoria, all’interno di nuove aziende che si pongono sulla frontiera della multifunzionalità, dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dall’agricoltura sociale alla vendita diretta o in altre attività in grado di sfrutta- re le competenze relazionali verso cui la donna sembra essere particolarmente vocata.

L’esame delle singole province evidenzia in generale un aumento dell’occupazione agricola, con uniche eccezioni di Forlì e la Città metropolita-

Tabella 6.12 - L'occupazione in agricoltura nelle province dell'Emilia-Romagna nel 2015.

Agricoltura Totale occupati % Occupati in agricoltura su totale*

Dipendenti Indipendenti Totale

Piacenza 2.054 3.919 5.973 119.638 5,0 Parma 1.715 2.172 3.887 195.810 2,0 Reggio Emilia 1.483 6.255 7.738 232.781 3,3 Modena 3.050 7.139 10.189 301.885 3,4 Bologna(a) 2.229 3.447 5.676 442.598 1,3 Ferrara 5.468 2.488 7.956 144.784 5,5 Ravenna 7.311 6.471 13.782 166.120 8,3 Forlì-Cesena 4.840 4.609 9.449 175.848 5,4 Rimini 864 597 1.461 138.854 1,1 Emilia-Romagna 29.013 37.096 66.110 1.918.318 3,4

* I valori percentuali tengono conto delle approssimazioni decimali. (a) dall'01/01/2015 Città metropolitana di Bologna

6. IL CREDITO E L’IMPIEGO DEI FATTORI PRODUTTIVI

153 na di Bologna, dove si è registrata una flessione complessiva rispettivamente di 3,2 mila e 1,2 mila unità. Mentre Forlì si muove in controtendenza con quanto registrato a livello regionale e nazionale, segnalando una flessione dei dipendenti, a Bologna sono soprattutto gli autonomi che registrano una contra- zione; gli autonomi hanno registrato una lieve flessione anche a Ferrara e a Parma (tabella 6.12).

Come già evidenziato nel corso degli anni precedenti, le province e la Città metropolitana di Bologna presentano una certa differenza nella composizione del lavoro e nell’incidenza della componente agricola sul totale regionale; ciò è per gran parte dovuto alla differenza negli indirizzi produttivi di tali territori. Ravenna, Forlì e Ferrara, a cui si è aggiunta Piacenza nel 2015, presentano un’incidenza dell’occupazione agricola sul totale superiore rispetto a quanto avviene nelle altre province (rispettivamente 8,3%, 5,4% , 5,5%, 5%). Nelle prime tre province si concentra circa il 56% dell’occupazione agricola della regione. Tuttavia va segnalato che altre province (e area metropolitana), come quella di Modena, hanno un numero di occupati agricoli molto significativo, anche se l’incidenza sul complesso dell’occupazione appare più contenuta come conseguenza della maggiore estensione di altre attività (tabella 6.12).

Il lavoro straniero continua ad accrescere la propria importanza sia nell’agricoltura nazionale che in quelle regionale (tabella 6.13). L’utilizzo dei

Tabella 6.13 - Impiego di stranieri extracomunitari e comunitari(1) in agricoltura in Emilia- Romagna e in Italia nel 2014

Emilia-Romagna Italia Numero (a) Unità Lavoro Equi- valenti ULE (b) % numero (a)/ occupati totali % ULE (b)/ occupati totali Numero (a) Unità Lavoro Equi- valenti ULE (b) % numero (a)/ occupati totali % ULE (b)/ occupati totali Extracomunitari 25.300 16.600 38,9 25,5 177.891 160.400 21,9 19,8 Comunitari(1) 19.200 11.600 29,5 17,8 207.625 134.900 25,6 16,6 Totale 44.500 28.200 68,4 43,4 385.516 295.300 47,5 36,4 (1) Per cittadini comunitari si intendono Rumeni e Bulgari, entrati a far parte dell'UE nel 2007.

dati resi disponibili da Crea3 evidenzia la rilevanza sia dei lavoratori di origine

comunitaria che extracomunitaria. Nel complesso a livello nazionale il Crea registra per queste figure un aumento molto significativo del 28%, con un in- cremento decisamente più importante per i comunitari (+40%) rispetto agli ex- tracomunitari (+16,2%). Tuttavia, secondo tale indagine4, in Emilia-Romagna

l’incremento è stato decisamente più significativo, soprattutto per quanto ri- guarda gli extracomunitari (tabella 16.3). Ciò ha portato a caratterizzare la no- stra regione che presenta un trend in controtendenza rispetto al resto del Paese, dove prevale la presenza di lavoratori provenienti dai paesi comunitari. In Emilia-Romagna, invece, con l’incremento del 2015, prevalgono con il 58,5% i lavoratori di provenienza extracomunitaria. Il fenomeno può essere ricondot- to alla diffusione della zootecnia, dove vengono tradizionalmente impiegati lavoratori di origine extracomunitaria, per ragioni connesse all’effetto network con cui i lavoratori arrivano nelle differenti realtà territoriali e vengono inseriti nelle varie attività.

Nel settore della trasformazione alimentare regionale si conferma l’interruzione del trend negativo, e la successiva stabilità, dell’andamento dei consumi interni, già segnalato nel corso dell’anno precedente. Il dato positivo della congiuntura dell’industria alimentare viene confermato dai dati relativi alla CIG (tabella 6.14): si è arrestato, infatti, quel fenomeno generalizzato di –––––––––

3 La fonte dei dati deriva dall’Indagine che da molti anni l’Inea, ora confluito in Crea, raccoglie direttamente ed elabora a tale proposito. Vedi Crea, Annuario dell’Agricoltura Ita- liana. Anno 2014, Inea-Crea, Roma, 2015 www.crea.gov.it

4 I dati dell’Indagine Crea rilevano le presenze di lavoratori stranieri attraverso indagine diretta in un momento specifico, mentre il dato Istat rileva i lavoratori durante tutto l’anno avendo come punto di riferimento le famiglie intervistate per il campione. Le due fonti non sono necessariamente coerenti ed il confronto tra di loro va trattato con una certa cautela. Nel- la rilevazione Crea, le ULE standardizzano il numero dei lavoratori tenendo conto della sta- gionalità del loro impiego. In generale data l’elevata presenza di lavoro temporaneo in agri- coltura, l’incidenza del lavoro straniero può apparire sovradimensionata rispetto alle rileva- zioni condotte dall’Istat

Tabella 6.14 - Numero di ore di Cassa Integrazione Guadagni nel 2015, operai e impiegati dell’alimentare e dell'attività agricola industriale in Emilia-Romagna

Totale Var. % 2015/2014

Cig in settore alimentare

(Cig Ordinaria, Straordinaria e In deroga) 971.861 -22,7

Cig in tutti i settori 52.252.454 -34,6

6. IL CREDITO E L’IMPIEGO DEI FATTORI PRODUTTIVI

155 vasto ricorso alla CIG conseguente alla perdurante situazione di ristagno dell’economia settoriale. Le richieste di CIG sono state nel 2015 in netta fles- sione rispetto all’anno precedente, che già aveva mostrato un andamento posi- tivo. Tuttavia, rispetto all’insieme delle attività, la contrazione nelle richieste CIG è stata più contenuta (22,7% contro 34,6%), e ciò potrebbe segnalare il perdurare di qualche difficoltà di ripresa per l’alimentare.

I dati di Unioncamere sulle Unità Locali (UL) confermano un andamento positivo della congiuntura: le UL sono nel complesso aumentate, seppur in modo molto lieve del +0,4%. L’andamento è stato positivo per tutte le attività, con unica eccezione di carni, oli e grassi e bevande, per cui si segnala una con- trazione delle UL rispetto all’anno precedente, rispettivamente del -1,5%, -3,2% e -1,3%; anche il settore caseario registra una leggera flessione -0,4% del numero di UL (tabella 6.15).

Tabella 6.15 - Unità locali nella trasformazione alimentare in Emilia-Romagna (2011-2015)

2011 2012 2013 2014 2015 U.L. Var % 12/11 U.L. Var % 13/12 U.L. Var % 13/12 U.L. Var % 14/13 U.L. Var % 15/14 Carni 1.443 -1,1 1.435 -0,6 1.424 -0,8 1.334 -6,3 1314 -1,5 Prodotti ittici 32 -5,9 30 -6,3 33 10,0 32 -3,0 37 15,6 Frutta e ortaggi 302 45,2 299 -1,0 301 0,7 304 1,0 306 0,7 Oli e grassi 58 5,5 63 8,6 65 3,2 63 -3,1 61 -3,2 Lattiero caseario 738 1,8 752 1,9 752 0,0 719 -4,4 716 -0,4 Farine e Granaglie 191 -2,1 187 -2,1 187 0,0 185 -1,1 186 0,5 Alimentazione zootecnica 162 -0,6 149 -8,0 140 -6,0 142 1,4 145 2,1 Prodotti da forno e farinacei 2.786 -12,6 2.802 0,6 2.874 2,6 2.938 2,2 2961 0,8 Altri 513 331,1 522 1,8 554 6,1 597 7,8 620 3,9 Industria Alimentare 6.225 1,3 6.239 0,2 6.330 1,5 6.314 -0,3 6346 0,5 Bevande 298 3,5 292 -2,0 315 7,9 309 -1,9 305 -1,3 Totale 6.523 1,4 6.531 0,1 6.642 1,7 6.623 -0,3 6.651 0,4

7. L’industria alimentare

7.1. La congiuntura

Nel 2015 il Pil del Mondo realizza incrementi pari al 3,0%, allo stesso tempo in Italia si passa da una situazione di contrazione ad un timido +0,6%; l’intera area Euro presenta, data la situazione globale, un più deciso e non irri- levante sviluppo pari all’1,5%. È prematuro affermare che si stia definitiva- mente uscendo dalla recessione poiché le previsioni, per il 2016, stimano: un Globale mantenimento degli attuali risultati (+3,0%), l’area Euro (+1,4%) co- me gli USA (+2,0%) in lieve rallentamento e un +1,0% nazionale. I Paesi in- dustrializzati nel loro complesso sono cresciuti poco più del 2,0% e le previ- sioni restituiscono uno scenario 2016 di mantenimento.

Il Pil dell’Italia sembra incamminarsi verso una debole crescita sostanzial- mente legata alla nostra “nuova” propensione e crescente esperienza nella fre- quentazione dei mercati esteri. Le importazioni sono sensibilmente cresciute rispetto al 2014 (+5,3%) e, al pari delle previsioni di andamento del PIL, pre- vedono un rallentamento nel 2016 (+4,9%), le esportazioni, che nel corso del 2015 sono salite al 4,3%, si prevede che tornino a frenare nel 2016.

I consumi hanno registrato un incremento di poco inferiore all’unità per- centuale (+0,9%) e dovrebbero continuare la crescita nel corso del 2016 (+1,5%). Gli investimenti in macchinari e attrezzature sono in lieve crescita, segnale che esprime una certa ripresa di fiducia del mondo imprenditoriale, fi- ducia che tarderà comunque a trasformarsi in nuova occupazione.

Il riassorbimento del lavoro, una contenuta maggiore disponibilità di liqui- dità, e un ridimensionamento nell’espansione dei costi, dovrebbero fornire un poco di respiro al potere d’acquisto, alimentando così la domanda interna; la conseguenza troverà un riscontro nel maggiore utilizzo della capacità produtti- va industriale e in una certa ripresa della produttività.

Tutto ciò che di positivo potrà manifestarsi sarà comunque appesantito nel- le sue potenziali dinamiche dall’ancora in crescita fabbisogno pubblico.

L’indice grezzo delle Produzione Industriale (corretto per i giorni lavorati- vi) descrive l’andamento dell’industria manifatturiera in costante contrazione tra il 2000 e il 2013 - passa infatti da 121 a 91,8 con una perdita complessiva