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La componente giovanile in agricoltura: peso e ruolo degli immigrat

Nel documento Gli immigrati nell'agricoltura italiana (pagine 105-109)

L E DINAMICHE DEMOGRAFICHE DELLE AREE RURALI ITALIANE 8.1 Il fenomeno della senilizzazione e femminilizzazione

8.2 La componente giovanile in agricoltura: peso e ruolo degli immigrat

L’equazione “rurale uguale agricoltura” è poco rappresentativa di quella che può essere oggi la realtà di tali territori. E’ indubbio, comunque, che, sulle dinamiche demografiche dell’ultimo mezzo secolo, abbia inciso soprattutto l’abbandono delle attività primarie. Quello che ne rimane è una grossa fetta del territorio dove i termini del ricambio generazionale sono sbilanciati a favore degli anziani e dove le attività economiche prevalenti fanno capo ad essi.

Il 60% degli imprenditori agricoli ha un'età superiore ai 55 anni e oltre la metà di questi supera i 65 anni. Circa un terzo degli agricoltori dovrebbe poter andare in pensione, in realtà continua a svolgere l’attività, il più delle volte destinata a terminare nel momento in cui non potrà o vorrà occuparsene.

I giovani1rappresentano appena il 5% degli imprenditori e gli under 25 non raggiungono nemme- no l’1% della categoria.

Al pari degli imprenditori, anche gli occupati agricoli tendono a crescere man mano che aumenta l’età. Se da un lato i giovani rappresentano il 25% della forza lavoro, dall’altro è vero che gli ultra ses- santacinquenni sono pari al 5% del lavoro nel settore primario.

A discostarsi dai trend sopra descritti è la composizione della forza lavoro straniera, sempre più presente e richiesta anche perché disposta a sopportare, sia in termini di carico di lavoro sia di reddito, situazioni che per gli italiani sono scarsamente attrattive.

Analizzando la composizione per classi di età dell’agricoltura italiana, l’unica voce a presentare valori interessanti in termini di rappresentazione giovanile è “stranieri occupati”.

Circa il 46% degli immigrati che lavorano in agricoltura ha meno di 35 anni incidendo per il 6% sul totale giovani occupati nel settore (Tab. 8.1).

1 La definizione di giovane utilizzata nel presente lavoro e quella prevista dalla normativa comunitaria che considera giovane un agricolto- re che abbia meno di quarant’anni di età. Per le elaborazioni statistiche spesso si fa riferimento a giovani con meno di 35 anni, questo perché le informazioni statistiche spesso non tengono conto di tale definizione normativa.

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Capitolo 8

Tab. 8.1 - I giovani1fino a 34 anni nell'agricoltura italiana - 2001

Imprenditori Occupati Stranieri occupati Stranieri/ occupati %

Piemonte 6.999 17.467 1.147 7 Valle d'Aosta 391 672 28 4 Lombardia 5.681 26.215 2.928 11 Trentino-Alto Adige 4.790 7.982 321 4 Veneto 8.435 17.422 1.231 7 Friuli-Venezia Giulia 1.528 3.970 287 7 Liguria 2.337 4.493 347 8 Emilia-Romagna 5.515 21.511 1.979 9 Toscana 6.256 14.718 1.677 11 Umbria 2.157 3.632 470 13 Marche 2.319 4.815 507 11 Lazio 9.422 14.951 1.395 9 Abruzzo 3.669 5.103 485 10 Molise 2.092 2.056 71 3 Campania 12.575 23.397 833 4 Puglia 18.003 40.018 1.280 3 Basilicata 4.301 4.416 261 6 Calabria 9.974 18.169 480 3 Sicilia 19.654 32.839 1.473 4 Sardegna 6.553 10.416 99 1 Italia 132.651 274.262 17.299 6

1La definizione di giovane utilizzata nel presente lavoro e quella prevista dalla normativa comunitaria che considera

giovane un agricoltore che abbia meno di quarant'anni di età. Per le elaborazioni statistiche spesso si fa riferimento a giovani con meno di 35 anni, questo perché le informazioni statistiche spesso non tengono conto di tale definizione normativa.

Fonte: ISTAT, Censimento dell’Agricoltura e Censimento della popolazione

Questo dato aumenta sensibilmente se si analizzano le statistiche dell’INPS2(Tab. 8.2) che riportano informazioni, direttamente rilevate in azienda, relative ai lavoratori stagionali in agricoltura, in questo caso i giovani stranieri contribuiscono per il 46% alla manodopera agricola, abbassando sensibilmente l’età media di questa categoria di lavoratori.

La presenza degli immigrati per regione (Tabb. 8.1 e 8.2), ci mostra come siano diverse le esigenze della nostra agricoltura a livello regionale ed anche il comportamento di imprenditori e imprese nei riguar- di di questo capitale umano.

Gli immigrati impegnati in agricoltura sono particolarmente “giovani” nelle regioni settentrionali anche se, numericamente, si concentrano per oltre il 61% nel Mezzogiorno, principalmente Puglia, Sicilia e Calabria, cioè in quelle aree che non solo sono i principali poli di arrivo (almeno per quanto riguarda i lavoratori extra-comunitari), ma anche i territori dove è presente l’attività agricola che più richiama il lavoro stagionale (ortofrutticoltura).

Particolarmente interessante è la presenza degli stranieri nell’Italia centrale; infatti, nonostante que- ste aree si caratterizzino per un’alta percentuale di agricoltori anziani, e una relativamente più alta presen- za di lavoratori immigrati anziani, negli stranieri è possibile trovare un serbatoio di giovani che è in grado di attenuare i fenomeni di invecchiamento e che ormai rappresenta oltre il 10% dei lavoratori.

2 I dati utilizzati sono di fonte INPS – Osservatorio del lavoro agricolo, pubblicati sul sito web: www.inps.it. I dati statistici sono ottenuti dalle informazioni che i datori di lavori agricolo sono tenuti a presentare trimestralmente all’INPS al fine di dichiarare gli operai, a tempo determinato e/o a tempo indeterminato, che hanno lavorato nei singoli mesi del trimestre.

LE DINAMICHE DEMOGRAFICHE DELLE AREE RURALI ITALIANE

Tab. 8.2 - Immigrati impiegati in agricoltura per classe di età e per regione - 2006

Valori assoluti Presenza % per regione Composizione % per regione

fino a fino a oltre totale fino a fino a oltre fino a fino a oltre

39 64 65 39 64 65 39 64 65 Piemonte 14.031 9.199 986 24.216 3 2 4 58 38 4 Valle d'Aosta 990 1.019 20 2.029 0 0 0 49 50 1 Lombardia 21.096 16.311 1.641 39.048 5 3 6 54 42 4 Liguria 2.463 1.934 69 4.466 1 0 0 55 43 2 Trentino-Alto Adige 23.632 15.179 447 39.258 5 3 2 60 39 1 Veneto 21.772 17.776 1.310 40.858 5 4 5 53 44 3 Friuli-Venezia Giulia 5.886 5.082 806 11.774 1 1 3 50 43 7 Emilia-Romagna 35.494 37.095 6.098 78.687 8 8 23 45 47 8 Toscana 22.985 20.981 7.236 51.202 5 4 28 45 41 14 Umbria 5.235 5.777 1.159 12.171 1 1 4 43 47 10 Marche 6.186 5.715 2.052 13.953 1 1 8 44 41 15 Lazio 12.348 12.929 448 25.725 3 3 2 48 50 2 Abruzzo 6.495 6.398 782 13.675 1 1 3 47 47 6 Molise 1.700 2.018 25 3.743 0 0 0 45 54 1 Campania 40.002 57.498 208 97.708 9 12 1 41 59 0 Puglia 77.253 86.394 1.418 165.065 17 18 5 47 52 1 Basilicata 12.267 16.291 252 28.810 3 3 1 43 57 1 Calabria 56.273 75.253 472 131.998 13 15 2 43 57 0 Sicilia 69.898 84.593 757 155.248 16 17 3 45 54 0 Sardegna 8.374 12.399 90 20.863 2 3 0 40 59 0 Totale 444.380 489.841 26.276 960.497 100 100 100 46 51 3

Nota: I dati utilizzati sono di fonte INPS- Osservatorio del lavoro agricolo pubblicati sul sito web: www.inps.it. I dati

statistici sono ottenuti dalle informazioni che i datori di lavoro agricoli sono tenuti a presentare trimestralmente all'INPS

al fine di dichiarare gli operai, a tempo determinato e/o a tempo indeterminato, che hanno lavorato nei singoli mesi del trimestre.

Fonte: elaborazione su dati INPS.

In generale i giovani lavoratori stranieri impiegati in agricoltura sono di sesso maschile, fatta eccezione per la Puglia dove la quota di donne è di poco inferiore a quella maschile, di provenienza prevalentemente europea (Albania e Romania prime tra tutte), hanno una istruzione di livello medio-alto (De Filippo, Carchedi, 1999; MSF3, 2005), sono ingaggiati con contratti stagionali a tempo determinato, vengono impiegati in lavori poco qualificati (e qualificanti), spesso hanno un passato da clandestini, sono particolarmente portati alla mobilità territoriale.

Da queste poche ma preziose informazioni è facile dedurre che i giovani stranieri, spesso, tro- vano nel settore agricolo la prima occasione di lavoro e quindi una opportunità per raggiungere il paese.

Nello stesso tempo dal lavoro primario possono ottenere reddito anche senza competenze e qualifiche professionali specifiche, o conoscenza della lingua italiana.

Dunque, l’agricoltura sembrerebbe una occupazione transitoria, immediatamente abbandonata nel caso si presentino nuove possibilità occupazionali.

Di anno in anno si registrano forti cali nella consistenza della categoria under 40 (i dati INPS

segnalano un calo del 4,8% tra il 2004 e il 2005) a fronte di situazioni pressoché stabili (anche per- ché determinate da quote) del totale immigrati impiegati in agricoltura.

3 Per tracciare l’identikit del lavoratore immigrato si è fatto riferimento, oltre che alle statistiche ufficiali, anche alle informazioni contenu- te nell’Indagine sulle condizioni di vita e salute dei lavoratori stranieri impiegati nell’agricoltura italiana svolta da Medici senza frontiere nel marzo 2005. Il lavoro fornisce informazioni anche sulle situazioni di presenza irregolare e si basa su indagini svolte sul campo.

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Capitolo 8

L’immigrazione è un fenomeno che assume una qualche rilevanza sulla senilizzazione agrico- la in termini di lavoro dipendente, mentre non sembra ancora in grado di invertire le dinamiche imprenditoriali, tanto meno sembra assicurare freni alla spopolamento delle aree rurali.

Da una parte i giovani stranieri lasciano presto il settore perché, così come gli italiani, si confronta- no con salari bassi, lavoro duro e non qualificato, qualità e condizioni di vita lontane da quelle desiderate (si pensi soprattutto alla carenza di servizi culturali e per il tempo libero di molte aree rurali), scarsa possi- bilità di mobilità sociale, ma anche per la difficoltà di avviare un processo integrativo che risulta spesso complicato in ambienti – come quelli rurali - fortemente caratterizzati da dinamiche relazionali basate sulla conoscenza e sulla tradizione. Dall’altra l’accesso al capitale fisico (per disponibilità e prezzi) limita ogni pretesa imprenditoriale dell’immigrato a differenza di quanto succede in altri comparti produttivi come il settore commerciale e quello delle costruzioni, dove la vivacità imprenditoriale degli immigrati è particolarmente alta. A titolo indicativo, nel 2007, le imprese agricole con titolare extracomunitario regi- strate alle Camere di Commercio sono state 6.5784, contro le oltre 98.000 nate in ambito commerciale e le oltre 60.000 nel campo delle costruzioni (Tab. 8.3).

Tab. 8.3 - Imprese con titolare extracomunitario e totali per settore - 2007

Settore Imprese % per settore Totale % imprese con

con titolari sul totale imprese titolare extra

extra UE UE sul totale imprese

Costruzioni 60.765 27,0 557.476 10,9

Energia ed estrazione minerali 13 0,0 1.496 0,9

Intermediazione monetaria e finanziaria 1.280 0,6 77.825 1,6

Aberghi e ristoranti 5.568 2,5 132.323 4,2

Commercio 98.580 43,7 1.039.151 9,5

nc 991 0,4 11.001 9,0

Manifatturiero 26.615 11,8 333.544 8,0

Servizi, servizi alla persona, istruzione 14.481 6,4 331.576 4,4

Agricoltura e pesca 6.641 2,9 848.246 0,8

Trasporto, magazz., comunicazioni 10.474 4,6 132.282 7,9

Totale 225.408 100,0 3.464.920 6,5

Fonte: Unioncamere - Movimpresa.

Questi elementi tendono a condizionare le scelte individuali senza possibilità di creare un bacino di potenziali agricoltori capaci di rivitalizzare le aree rurali. Le dinamiche socio-economiche che caratteriz- zano il territorio rurale italiano non invogliano tanto gli italiani quanto gli stranieri, che pure partono da una condizione del tutto differente, a vivere nelle aree rurali e in esse a trovare occasioni di lavoro e reddito. In ogni caso non va trascurato il fatto che l’immigrazione potrebbe avere un impatto di tutto rilievo sulla senilizzazione degli addetti. In Italia, l’indice di ricambio generazionale in agricoltura5, presenta valori estremamente bassi, ogni 100 ritiri si insediano 28 giovani agricoltori.

4 I dati riportati sono quelli dell’Unioncamere e si riferiscono alle imprese agricole iscritte alle Camere di Commercio.

5 Per l’analisi abbiamo utilizzato l’indice di ricambio generazionale dinamico proposto da Barbero-Mantino (1988). La costruzione dell'in- dice parte dal calcolo del saldo netto (entrate-uscite) di ciascuna classe di età K al tempo n+1 rispetto al tempo n:

Una volta calcolati i saldi netti è possibile procedere alla costruzione dell'indice di ricambio generazionale, dato dal rapporto tra ingressi/fuoriuscite di agricoltori appartenenti alle classi di età "giovani" rispetto agli ingressi/fuo- riuscite di agricoltori più anziani:

L'intensità dell'indice dà l'idea della presenza di giovani agricoltori; man mano che l'indice cresce aumenta la presenza di agricoltori gio- vani che possono sostituire i conduttori più anziani.

LE DINAMICHE DEMOGRAFICHE DELLE AREE RURALI ITALIANE

Riguardo alla composizione per classe di età dei lavoratori stranieri e alla presenza per regione degli stessi, possiamo stimare l’impatto che la creazione di opportunità concrete di vita e di accesso ai fat- tori produttivi potrebbe avere in termini di ricambio ed età media di ingresso in agricoltura. Soprattutto nelle regioni in cui si registrano livelli più alti di senilizzazione e di abbandono delle attività primarie, gli immigrati potrebbero mitigare (di 2-3 punti percentuali) tali fenomeni e generare processi di rilancio socio-economico di queste aree (Fig. 8.2).

Fig. 8.2 - Indice di ricambio generazionale e peso degli occupati stranieri giovani rispetto agli imprenditori agricoli sotto i 35 anni

Fonte: elaborazioni su dati ISTAT

A titolo di esempio il caso della Lombardia che da una parte registra uno dei più bassi tassi di ricambio generazionale in Italia, dall’altra fa registrare una forte presenza di occupati agricoli stranieri sotto i 35 anni di età. Questi occupati, confrontati agli imprenditori agricoli con meno di 35 anni di età, ne rappresentano il 52%, se solo per la metà degli stessi si aprisse un’opportunità imprenditoriale in agricol- tura potremmo registrare un immediato effetto di crescita dell’indice di ricambio generazionale.

Da anni le politiche di sviluppo rurale comunitarie e nazionali hanno come obiettivo il ricambio generazionale e la lotta allo spopolamento dei territori rurali. Vari sono gli strumenti applicati: dall’aiuto all’insediamento alle politiche per la formazione e l’animazione delle comunità locali. Se pur con un effet- to contenuto, tali politiche hanno in parte contribuito alla vivacità settoriale e per loro natura, non hanno mai agito sui lavoratori stranieri fissi o stagionali.

Data l’importanza del fenomeno migratorio, sarebbe auspicabile applicare misure tese ad incenti- vare, o a premiare, comportamenti virtuosi di inserimento lavorativo e sociale degli immigrati e politiche sociali finalizzate a garantire standard accettabili di vita per questa forza lavoro.

Nel documento Gli immigrati nell'agricoltura italiana (pagine 105-109)