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Le fonti ufficial

Nel documento Gli immigrati nell'agricoltura italiana (pagine 60-65)

A NALISI E COMPARAZIONE DELLE FONTI STATISTICHE 5.1 Premessa

5.2 Le fonti ufficial

Le principali fonti ufficiali dalle quali attualmente si rilevano informazioni relative alla popolazione immigrata presente in Italia sono:

- ISTAT;

- anagrafi dei comuni; - ministero dell’Interno;

- centri per l’impiego (ex uffici di collocamento); - INPS.

Le tipologie di informazioni rese disponibili da ciascuna di queste fonti sono indicate nella tabella seguente.

ANALISI E COMPARAZIONE DELLE FONTI STATISTICHE

Tab. 5.1 - Fonti statistiche ufficiali sull'immigrazione in Italia

Fonte Banca dati Contenuto

ISTAT Censimento Popolazione straniera presente sul territorio nazionale

ISTAT Anagrafi comunali Popolazione straniera residente

Bilancio Demografico

Ministero dell'Interno Permessi di soggiorno Popolazione straniera soggiornante in Italia

(dall'11/4/2007 scompaiono i comunitari)

Ministero del lavoro Avviati al lavoro Rilevazioni, tramite i centri per l'impiego, del numero di stranieri

Centri Provinciali avviati al lavoro, con specifica del settore e del sesso (la competenza

per l'Impiego è passata con delega dal Ministero alle Regioni alle Provincie)

INPS Lavoratori operanti Dati sul lavoro dipendente in agricoltura derivanti dall’elaborazione

in agricoltura delle informazioni contenute nei modelli DMAG che i datori di lavoro

operanti in agricoltura sono tenuti a presentare trimestralmente

all’INPS al fine di dichiarare gli operai, a tempo determinato e/o a tempo indeterminato, che hanno lavorato nei singoli mesi del trimestre.

5.2.1 ISTAT

Lo strumento principale di rilevazione diretta della popolazione straniera è rappresentato dal cen- simento della popolazione e delle abitazioni, realizzato dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) il

quale permette di raccogliere informazioni sulle persone presenti nel territorio nazionale in un determina- to momento e fornisce informazioni di carattere demografico sulla popolazione indagata (affidandosi a rilevazioni all’uopo create).

Fino al censimento del 1981, i cittadini stranieri venivano rilevati come parte della popolazione residente e presente il giorno del censimento. In particolare, per gli stranieri residenti in Italia venivano rilevate le stesse informazioni raccolte per i cittadini italiani residenti in Italia utilizzando lo stesso modulo.

A partire dal censimento del 1991, per rispondere al fabbisogno informativo relativo ai cittadini stranieri, si è deciso di introdurre un questionario (Foglio individuale per straniero non residente in Italia) predisposto al fine di rilevare le presenze straniere, creato in sei lingue, dal quale è stato possibile desume- re la cittadinanza, l’età, il tipo di convivenza, il motivo prevalente della presenza (lavoro, altro), l’anzia- nità migratoria ed una serie di altri elementi. Per i residenti, invece, era stato inserito nel foglio di famiglia e su quello di convivenza (per rilevare i residenti e i temporaneamente presenti), un quesito sull’anno del trasferimento della dimora abituale in Italia. Il potere informativo di questo censimento è stato modesto ed ha riguardato esclusivamente il gruppo integrato degli stranieri presenti in Italia, che era stato censito totalmente. Per ovviare a questo inconveniente, nel censimento del 2001 si è deciso di eliminare il “Foglio individuale” e di inglobarlo nella sezione del foglio di famiglia e di convivenza, rilevando così informa- zioni approfondite su tutti coloro che al momento dell’intervista erano presenti nell’abitazione (a prescin- dere dalla residenza e dalla relazione di parentela).

Nonostante il censimento abbia il vantaggio di coprire l’intero territorio nazionale, rilevando infor- mazioni salienti per questa indagine, i limiti sono riconducibili al lungo lasso di tempo intercensuario, alla incapacità di rilevare la residenza degli stranieri presenti sul territorio, alla lunga attesa prima della pubbli- cazione delle informazioni (di solito intercorrono 4/5 anni tra la rilevazione e la pubblicazione dei dati con la possibilità che in questo intervallo temporale, il fenomeno abbia assunto connotazioni diverse da quelle evidenziate dalla rilevazione) e, non meno importante, l’ingente costo della rilevazione stessa. Da questa rilevazione, inoltre, non risultano gli stranieri irregolari e i clandestini.

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Altra rilevazione condotta dall’ISTATda diversi anni è quella sulle forze di lavoro utilizzabile per

rilevare informazioni sugli occupati in agricoltura (senza distinzione di nazionalità). A partire dal 2004 questa rilevazione campionaria1, oltre ad aver introdotto notevoli miglioramenti (tra i quali, rilevazioni set- timanali invece che trimestrali, consistenti miglioramenti metodologici, ecc.) ha implementato i dati, rac- cogliendo informazioni sugli stranieri, che saranno divulgate in un prossimo futuro, cercando di creare una fonte ufficiale dalla quale desumere indicazioni utili sul coinvolgimento dei cittadini stranieri nel mercato del lavoro in Italia.

5.2.2 Anagrafi comunali

Per ovviare ai limiti di natura temporale del censimento (distanza tra rilevazioni e tra rilevazione e pubblicazione dei dati), l’ISTATelabora i dati rilevati presso le anagrafi comunali (uffici interni ai comuni)

con cadenza annuale. Questi dati vengono acquisiti su modelli predisposti dall’ISTAT e, anche se non

coprono la totalità della popolazione, consentono di ricavare diverse utili informazioni su base annua. Molto importante è la distribuzione territoriale fino al dettaglio comunale2, il paese di provenienza, la mobilità interna e internazionale, gli eventi naturali (nascite e morti), la composizione del nucleo familiare e i matrimoni.

I limiti ascrivibili a questa rilevazione sono:

- per iscriversi è necessario essere residenti ed essere in possesso di un permesso di soggiorno valido;

- non essendo obbligatoria l’iscrizione vengono censiti solo coloro che si sono registrati;

- non essendo obbligatoria la cancellazione ed essendoci elevata mobilità, gli spostamenti verso stati terzi possono sovrastimare questo dato di un valore non quantificabile3.

5.2.3 Ministero dell’Interno

Indubbiamente la fonte principale di rilevazione indiretta4delle presenze dei cittadini extracomuni- tari nel territorio nazionale è costituita dal permesso di soggiorno, documento indispensabile agli stranieri intenzionati a stabilirsi sul nostro territorio. Il dettaglio territoriale raggiungibile è quello provinciale (della provincia in cui ricade la Questura di afferenza) e dai permessi di soggiorno si evince il paese di prove- nienza, il sesso, l’età, il titolo di studio del cittadino extracomunitario, nonché la motivazione del suo

1 Si definisce rilevazione campionaria, o stimata, quella che riesce a quantificare il fenomeno indagato con una certa attendibilità e con un controllato indice di errore, individuando anche la componente irregolare e clandestina, altrimenti non individuabile, rilevando i dati su un campione della popolazione interessata.

2 Questa è attualmente l’unica fonte che consente di mappare la presenza dei cittadini stranieri in Italia fino al dettaglio comunale. I per- messi di soggiorno, infatti, si limitano ad indicare il territorio provinciale nel quale ricade la questura di afferenza.

3 Il trasferimento interno è invece rilevato dalle liste iscritti/cancellati da e verso altri comuni. Si calcoli che, nel corso dell’anno, gli stra- nieri cancellati da un comune per trasferimento in un altro comune italiano rappresentano il 70% del totale dei cittadini stranieri non più presenti nei registri. Un ritardo negli aggiornamenti delle liste anagrafiche di qualche comune, rappresenta il principale ostacolo per l’a- vanzamento della qualità di questi dati.

4 Le fonti di rilevazione indiretta (o amministrative) raggruppano informazioni derivanti dagli archivi delle domande presentate a diversi enti dai quali si desume la cittadinanza degli individui. Il fine di queste informazioni è diverso da quello statistico ma, poiché dai dati è possibile ricavare la cittadinanza, si possono raccogliere dati preziosi, anche se tratti da documenti aventi fini diversi da quello del moni- toraggio del fenomeno migratorio. Queste fonti, considerando la rilevazione dei dati, hanno il vantaggio di avere costi bassi o nulli, essendo documenti che vengono compilati dagli enti afferenti per loro fini e presentano lo svantaggio di poter rilevare solo in parte il fenomeno interessato dalla statistica che li utilizza.

Relativamente alla elaborazione dei dati, i problemi da affrontare sono che:

a) le unità statistiche che si desidera rilevare possano differire dai soggetti rilevati nelle fonti amministrative; b) i dati vengano raccolti non per fini statistici;

c) la popolazione di riferimento possa non essere coperta integralmente;

d) i metodi applicati per la rilevazione ed elaborazione dei dati all’interno dell’ente interessato possano differire da quelli utilizzati per le statistiche.

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ingresso in Italia. Anche se, facendo riferimento alla motivazione dell’ingresso, in diversi casi si è notato che permessi di soggiorno rilasciati per motivi turistici o di ricongiungimento familiare avevano effettiva- mente celato situazioni di lavoro.

Il permesso di soggiorno può essere rilasciato (e rinnovato periodicamente) per diversi motivi. I principali possono essere ricondotti al seguente elenco:

- turistico (presenza non superiore ai 3 mesi). In questo caso assume il nome di “visto d’ingresso”;

- lavoro (presenza sino a 6 mesi per lavoro stagionale e sino a 2 anni per lavoro subordinato e autonomo);

- ricongiungimento familiare (sino a 2 anni).

Entro 8 giorni dall’ingresso nel territorio nazionale, deve essere presentata domanda al questore della provincia dove il cittadino extracomunitario si andrà ad insediare. Inoltre, i lavoratori stagionali che rientrano in patria dopo la loro permanenza lavorativa in Italia, avranno diritto di prelazione per l’avvia- mento al lavoro nell’anno successivo o, in alternativa, potranno convertire il loro permesso di soggiorno, da lavoro stagionale a lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato.

La presentazione delle richieste di permesso di soggiorno viene effettuata dal 1968, data dalla quale è possibile creare una serie storica anche se, i dati forniti dal ministero, calcolati alla fine dell’anno solare, molto spesso non escludono dal conteggio i documenti scaduti e non rinnovati (o perché il cittadino stra- niero è partito verso altri Stati o perché è entrato in una situazione di irregolarità). Saltuariamente qualche questura, per decisione autonoma, effettua la cancellazione dei permessi scaduti, escludendoli dal conteg- gio, influendo sul saldo che sarà viziato a causa di questi atti di carattere burocratico.

Per ovviare a questo limite, l’ISTATesclude regolarmente i permessi scaduti anche se questa opera-

zione comporta un ritardo di 2 o 3 anni nella divulgazione dei dati, definiti netti e sicuramente più attendi- bili e realistici di quelli divulgati dal ministero dell’Interno (definiti lordi). Si tenga presente che, a causa dei notevoli ritardi nelle procedure di rinnovo dei permessi di soggiorno, l’ISTATconsidera il 30 giugno

dell’anno successivo come data utile per il rinnovo dei permessi di soggiorno. Questi ritardi ci spingono a preferire i dati del ministero dell’Interno.

Per l’esatto conteggio degli stranieri non comunitari presenti nel territorio nazionale, ai permessi di soggiorno si dovrebbero aggiungere le carte di soggiorno, rilasciate agli stranieri regolarmente soggior- nanti da almeno 6 anni in Italia (aumentato di 1 anno con la Bossi-Fini), che dimostrino di avere un reddi- to sufficiente per sé e i propri familiari. La carta di soggiorno delinea per lo straniero regolare un possibile status avanzato verso la cittadinanza. La carta può essere richiesta anche a favore del coniuge e dei figli minori conviventi. Si tenga presente che nel totale dei permessi di soggiorno non compaiono i minori di 14 anni, perché inclusi nei permessi di soggiorno dei genitori.

Con riferimento ai permessi di soggiorno, va evidenziata una caratteristica tipica dei paesi sud- europei costituita dal frequente ricorso alle regolarizzazioni. La collocazione geografica, la debolezza naturale dei confini marittimi e la poca esperienza nel controllo delle frontiere, espone l’Italia a ingressi rilevanti di clandestini (anche se questa può non essere la destinazione finale del viaggio). La popolazione irregolarmente presente sul territorio emerge sistematicamente in occasione delle sanatorie, ripercuotendo- si così sull’entità del fenomeno migratorio. Tuttavia, questi provvedimenti hanno anche l’effetto perturba- tore indiretto, di rendere più difficile la ricostruzione storica del fenomeno esposto a balzi improvvisi e apparentemente inspiegabili.

Con il d.lg. del 6 febbraio 2007, n. 30 “Attuazione della direttiva 2004/38/CErelativa al diritto dei

cittadini dell'Unione europea e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri” è stata eliminata la carta di soggiorno per i cittadini comunitari che si recano in Italia

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mesi nel nostro paese dovranno iscriversi all’ufficio anagrafe del comune nel quale dimorano. Il comune dovrà rilasciare immediatamente una attestazione contenente l’indicazione del nome e della dimora del richiedente, nonché la data della richiesta. Lo stesso vale per i familiari eccetto per quelli che non hanno cittadinanza della Unione Europea. In questo caso si dovrà sempre richiedere la carta di soggiorno.

Spariscono, quindi, dalla banca dati del ministero dell’Interno, a partire dal 1° maggio 2007, le informazioni relative ai cittadini comunitari.

5.2.4 Ministero del Lavoro

Per quanto riguarda le rilevazioni sul lavoro, passate dagli ex uffici di collocamento ai centri per l’impiego, le prime risalgono agli anni ottanta. Da queste è possibile calcolare gli stranieri iscritti al collo- camento e avviati al lavoro, con cadenza trimestrale, per provincia, sesso, settore di appartenenza e una serie di altre informazioni (cittadinanza, titolo di studio, precedenti esperienze lavorative, ecc.).

Nell’ultimo anno è stato abolito l’obbligo di iscrizione ai centri per l’impiego ed inoltre, per quelli che si iscrivono, non è più possibile desumere il settore di iscrizione nelle liste di questi uffici visto che si possono iscrivere a più settori senza attribuire un peso ad ognuno di questi.

Da questa fonte informativa si evidenziano esclusivamente i lavoratori stranieri che hanno seguito le vie regolari di introduzione nel mondo del lavoro e quindi quelli che al momento dell’assunzione comu- nicano il loro avviamento al lavoro agli uffici preposti. Gli irregolari e i clandestini, pertanto, non risultano.

Le statistiche dei centri per l’impiego definiscono nel tempo le capacità di assorbimento di lavora- tori dipendenti regolari, evidenziando le specializzazioni e le distribuzioni geografiche delle varie etnie.

Si deve inoltre aggiungere che, a causa di aggiornamento dei software non concomitanti nei vari uffici, i dati vengono raggruppati ed elaborati seguendo metodologie diverse, e questo provoca una non coerenza nel risultato divulgato dagli uffici che hanno provveduto all’aggiornamento, nonché una difformità con i dati degli anni precedenti (essendo state introdotte metodologie di acquisizione ed estrapolazione dei dati diverse dalle precedenti).

5.2.5 INPS

I dati INPS, invece, indicano le posizioni contributive aperte a seguito della firma di un contratto di

lavoro. Relativamente al settore agricolo l’INPSrileva separatamente i lavoratori agricoli, resi disponibili a

livello provinciale con riferimento alla cittadinanza dell’iscritto e ai principali settori di attività. Limite è che le giornate di lavoro dichiarate all’INPSnon sempre corrispondono a quelle effettivamente lavorate (sia

come numero che come orari di lavoro). Occorre inoltre considerare che, frequentemente, soprattutto per lavori stagionali di breve durata, molte posizioni contributive non vengono aperte affatto. Con riferimento ai lavoratori agricoli dipendenti, inoltre, l’unità statistica oggetto di rilevazione è il “codice fiscale” del lavoratore nella provincia di lavoro prevalente. Il lavoratore presente in un determinato trimestre o nell’in- tero anno in più province è rilevato quindi soltanto nella provincia in cui è stato riscontrato il maggior numero di giornate lavorate.

Il totale degli operai a tempo determinato (OTD) e indeterminato (OTI) può essere inferiore alla loro

somma poiché un lavoratore può essere assunto, nel corso dell’anno, con tutte e due le tipologie di contrat- to, andando quindi ad incrementare sia il totale degli OTDche degli OTI. Nel totale generale, ottenuto som-

mando gli OTD agli OTI, comparirà invece una volta sola visto che si tratta di due posizioni contributive

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5.3 La fonte INEA

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