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Multiculturalismo e partecipazione politica

Nel documento Gli immigrati nell'agricoltura italiana (pagine 40-43)

L’ INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETÀ E NELL ’ ECONOMIA 2.1 Cos’è l’integrazione e come si può misurare

3. indice di inserimento lavorativo per misurare il grado e la qualità della partecipazione degli stranieri al sistema occupazionale locale Gli indicatori considerati sono: tasso di occupazione e

2.2 Che tipo di integrazione esiste nel nostro paese?

2.2.7 Multiculturalismo e partecipazione politica

Se l’integrazione logistico-territoriale si presenta irta di difficoltà, ancora più lenta e complessa

9 “Come sarà l’Italia del 2020? Basta andare a piazza Vittorio” - Amara Lakhous, l’Espresso, 16 gennaio 2007 . 10 “Vivere in affitto” presentata al pubblico il 4 aprile 2007 e scaricabile dal sito del Sunia.

Capitolo 2

è l’integrazione socio-culturale e politica e lo dimostra il fatto che in paesi che hanno sperimentato l’im- migrazione già dall’inizio del secolo scorso, come gli Stati Uniti, la popolazione immigrata ha impiegato non meno di due o tre generazioni per raggiungere uno stadio soddisfacente di integrazione (Golini, 2006). Nel nostro paese molto deve essere fatto sul piano della convivenza pluralista e multiculturale e sul piano della partecipazione politica. Manca ancora una legge sulla libertà religiosa e gli avvenimenti conse- guenti al terrorismo islamico non hanno certo giovato in direzione di una serena e tranquilla coesistenza tra culture e religioni diverse ma, al contrario, hanno esacerbato fenomeni di intolleranza reciproca.

Un segno di buona volontà verso un dialogo interreligioso è sicuramente la costituzione, presso il Viminale, della Consulta per l’Islam italiano, da parte dell’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu con decreto del 10 settembre 2005. Questo organo collegiale ha funzioni puramente consultive, potendo esprimere pareri e formulare proposte sulle questioni relative all’integrazione della comunità islamica.

Tra i problemi incontrati all’arrivo in Italia, gli immigrati lamentano, subito dopo l’alloggio, la difficoltà di comunicazione perché non si conosce la lingua italiana. La lingua è così la prima barriera che ostacola il percorso di inserimento dell’immigrato e rende difficile l’integrazione sociale (Zincone, 2001).

L’attivazione di adeguati corsi di formazione linguistica diventa, pertanto, lo strumento prioritario per favorire l’integrazione degli stranieri nel nostro paese. Altro strumento da rilanciare e diffondere capillarmente in tutti i servizi pubblici è la figura del mediatore culturale che, pur prevista dalla legge Turco-Napolitano, non è mai decollata in modo strutturato se non in alcune realtà locali per iniziativa spesso volontaristica.

La partecipazione politica rappresenta un aspetto fondamentale del processo di integrazione ed ancora non adeguatamente riconosciuto dal nostro paese. Gli immigrati sono solo rappresentati dai sin- dacati o dalle organizzazioni no-profit. Deludenti sono le esperienze delle consulte regionali per l’im- migrazione, previste dalla legge 943/86 ed attivate a partire dal 2000 allo scopo di promuovere parità di trattamento e uguaglianza di diritti degli immigrati rispetto agli italiani. I consigli territoriali venivano indicati dalla legge Turco-Napolitano come l’istituzione principale designata alla rappresentanza degli immigrati e tali sono rimasti anche con la Bossi-Fini. Ad essi sono attribuiti compiti di analisi delle esi- genze e di promozione degli interventi da attuare a livello locale. Tanto le consulte che i consigli mostrano, almeno sino ad ora, seri limiti nello svolgere la funzione di rappresentanza o nell’individuare le strategie per favorire il processo di integrazione degli immigrati. Secondo il giudizio dei protagonisti ed esponenti del mondo dell’immigrazione, tali organismi sembrano portare ad un risultato politico di scarso impatto: si ritiene generalmente che abbiano solo un valore formale. Altrettanto negativo il giudi- zio sul consigliere aggiunto, figura introdotta in alcuni comuni, tra cui quello di Roma, Bologna, Ancona. Il consigliere aggiunto ha il diritto di partecipare e di prendere la parola nel consiglio comuna- le ma non ha il diritto di voto. Tale prerogativa limita, se non addirittura annulla, l’attribuzione di un reale peso politico al consigliere aggiunto.

2.2.8 Devianza

Il grado di devianza degli stranieri rappresenta un indicatore particolarmente rilevante della vita dei nuovi venuti nella società di adozione. Numerosi studi hanno evidenziato l’esistenza di un legame fra devianza degli stranieri e livello di integrazione sociale ed economica. Sfavorevoli condizioni economiche possono favorire maggiori livelli di devianza. Lo status di irregolarità diventa un fattore che facilita lo sci- volamento nella devianza, a causa anche dei ricatti esercitati dalle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico e lo sfruttamento degli esseri umani. I dati disponibili, benché non aggiornati, relativi alle denunce di persone straniere (ISTAT2003), evidenziano come siano coinvolte in prevalenza persone non in

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L’INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETÀ E NELL’ECONOMIA

Si tratta per la maggior parte di reati contro il patrimonio (furto e rapina), spaccio di droga, falso (false dichiarazioni sulla propria identità e contraffazione di prodotti commerciali) e reati contro la perso- na (violenza sessuale, prostituzione). Sono denunce che riguardano spesso reati strettamente connessi alla qualità del percorso migratorio e alle disagiate condizioni di vita.

I detenuti immigrati, secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sono andati ad aumentare in modo esponenziale: nel 1990 erano l’8% sul totale dei detenuti, al 30 giugno 2006 sono saliti al 33% portandosi a 20.221 unità. Le detenute donne rappresentano il 6,6% del totale detenuti stranieri. I reati che scontano sono, per la maggior parte, il permesso di soggiorno scaduto e la contraffa- zione di beni (venditori ambulanti).

Secondo Antigone (2006)12e lo stesso Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la situazio- ne dei detenuti stranieri è ancora più svantaggiata di quelli italiani: ci si trova di fronte in modo drammati- co al fallimento di un percorso di accoglimento e di integrazione; c’è una difficoltà di gestire il percorso giudiziario; infine, c’è lo stato totale di isolamento rispetto ai familiari, amici e, in generale, la mancanza assoluta di riferimenti positivi presso la società (alloggio, famiglia, lavoro, legami affettivi significativi) a causa della quale non possono beneficiare delle misure alternative alla detenzione.

“ Sono venuti nel nostro paese per inseguire un sogno. Un sogno che vedevano alla televisione, di case confortevoli, di cibo tutti i giorni, di scuole per i figli. Qualcuno, certo, c’è l’ha fatta. Per i più sven- turati il sogno è finito in fondo al mare. Per molti il sogno si è infranto sugli scogli della miseria, della mancanza di lavoro, della speranza di risolvere tutto in un gesto sbagliato. Sono stranieri “due volte” coloro che si trovano in carcere nel nostro paese, perché spesso, per chi non capisce la lingua, le condi- zioni sono più difficili” (Voci da dentro, trasmissione radiofonica di radio tre, 16° puntata del 19/12/2006

Stranieri due volte, a cura di Gabriella Caramore).

12 Antigone è un’associazione politico-culturale ''per i diritti e le garanzie nel sistema penale'' nata alla fine degli anni ottanta. Tra le diver- se attività gestisce un osservatorio sulle condizioni di detenzione e sull’esecuzione penale nell’ambito del quale pubblica ogni due anni un rapporto sulle condizioni di detenzione. L’ultimo uscito è il IV rapporto (2006).

CAPITOLO 3

ASPETTI SOCIALI DELLIMMIGRAZIONE IN AGRICOLTURA

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