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immigrati Comparti Fasi/Operazion

Nel documento Gli immigrati nell'agricoltura italiana (pagine 181-186)

A LCUNE PECULIARITÀ REGIONALI DEL LAVORO EXTRACOMUNITARIO IN AGRICOLTURA

TIPO ATTIVITA'

N. immigrati Comparti Fasi/Operazion

1995 2000 2006 2007

Zootecnia Tenuta stalle e pastorizia 1.050 1.300 1.040 1.100

Orticoltura Raccolta 2.550 1.200 2.287 2.800

Viticoltura Raccolta 300 300

Agrumicoltura Raccolta 4.200 3.000 1.020 8.000

Olivicoltura Raccolta 3.200 3.500 675 3.500

Frutticoltura Raccolta 100 1.000 825 825

Florovivaismo Lavori vari 150 300 210 250

Agriturismo Pulizia, cucina, servizio - - 330 330

Fonte: Indagine INEA, vari anni

Nella tabella sopra riportata (Tab. 10.4.6) si nota un considerevole aumento del numero di immigra- ti impiegati nel comparto agrumicolo per l’anno 2007 (8.000 unità), ciò è spigato dal fatto che come abbiamo più volte sostenuto l’impiego di lavoro extracomunitario nell’agricoltura calabrese si caratterizza per la stagionalità dello stesso. Per cui negli 8.000 lavoratori che in inverno e fino alla primavera si river- sano negli agrumeti sono compresi anche quelli che negli altri periodi sono impiegati nella raccolta di altri prodotti (2.800 per i pomodori e per le patate, 3.500 le olive, 825 per la frutta ecc.).

Le aree territoriali agricole maggiormente interessate al fenomeno in esame sono quelle aree ricche ed intensive di pianura, particolarmente vocate (Anania et al., 2001). Ma sembra importante sottolineare che la presenza è accertata anche in aree interne e marginali in cui prevale l'attività zootecnica. I risultati permettono l'individuazione di tre insiemi di situazioni:

- quello rappresentato in sostanza dalla Piana di Gioia Tauro-Rosarno, di Sibari e di Cirò- Crotone, nel quale l'impiego prevalente di extracomunitari (per il 95% caratterizzati dalla clan destinità) riguarda operazioni di raccolta (agrumi, olive e uva);

- quello, rappresentato dalla Piana di Lamezia Terme, nel quale si registra un impiego di lavoratori in attività anche più stabili e quasi regolari (serre, florovivaismo, ecc.);

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registra un impiego fisso di lavoratori extracomunitari nelle attività zootecniche e, per la Sila, nella raccolta delle patate.

Un interessante dato è rappresentato dalla presenza di donne impiegate in agricoltura, come lavora- trici stagionali, in una serie di operazioni non pesanti.

Provenienze - L’Africa del Nord e quella sub sahariana continua a rappresentare un importante ser-

batoio di manodopera che trova impiego in agricoltura.

Negli anni più recenti si è registrato un progressivo aumento del numero degli immigrati dai paesi dell’Europa orientale (albanesi, polacchi, rumeni) e dell’Asia (pakistani, indiani).

Dalle rilevazioni effettuate per l’indagine annuale sull’impiego degli immigrati in agricoltura, la quota dei lavoratori dell’Europa dell’Est risulta in questi anni in continua crescita e, in alcune province calabresi, prevale sulle altre nazionalità dei lavoratori immigrati che, ad eccezione delle operazioni di rac- colta della frutta, è associata a particolari settori: ghanesi, curdi e indiani sono spesso occupati nelle azien- de zootecniche; pakistani e ucraini nelle aziende floricole e ucraini e polacchi nelle aziende agrituristiche.

Tab. 10.4.7 - Distribuzione degli immigrati per comparto produttivo e paese di provenienza

Paese di provenineza Comparti

1995 2000 2005 2007

Extracomunitario Extracomunitario Extracomunitario Comunitario Extracomunitario Comunitario

Zootecnia Ghana, Iraq (Curdi), Pakistan, India Pakistan, India

India

Orticoltura Polonia, Albania, Marocco, Tunisia, Polonia Marocco, Tunisia, Polonia,

Romania Senegal, Albania, Senegal, Albania Romania

Romania

Viticoltura Marocco, Tunisia, Albania, Romania Polonia Albania Polonia,

Senegal, Polonia, Romania

Ucraina

Agrumicoltura Marocco, Tunisia, Marocco, Tunisia, Marocco, Tunisia, Polonia Marocco, Tunisia, Polonia,

Senegal, Albania Senegal, Iraq Senegal, Albania, Senegal, Albania, Romania

(Curdi) ecc. Ucraina Ucraina

Olivicoltura Ucraina, Polonia Albania Polonia Albania, Ucraina Polonia

Frutticoltura Ucraina Polonia Ucraina Polonia

Florovivaismo Pakistan, Ucraina Polonia Pakistan, Ucraina Polonia

Agriturismo Ucraina Ucraina

Fonte: Indagine INEA, vari anni

Periodi e orari di lavoro - In Calabria, emerge il carattere tipico della stagionalità. Pochi risiedono

per periodi più lunghi dei 3-6 mesi, raramente si registrano presenze per oltre 6 mesi, molti risiedono in Calabria per un periodo di tempo inferiore o uguale ai tre mesi44.

Per questo motivo, le condizioni di vita e le condizioni abitative (spesso un box, una tendopoli, un

44 I lavoratori irregolari in agricoltura nei periodi di inattività ritornano nelle altre aree extraregionali, oppure svolgono attività di ambu- lante nelle località turistiche (d’estate) e nelle città (d’inverno).

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magazzino, strutture pericolanti condivise da più persone) sono generalmente pessime e senza i servizi essenziali (luce, acqua potabile, servizi igienici).

Alcune fasi del processo produttivo agricolo calabrese richiedono impieghi di mano d'opera estre- mamente variabili e con ritmi di lavoro massacranti nel corso dell'anno, come nel periodo della raccolta, in cui la mano d'opera locale non è sufficiente. Tradizionalmente ha sopperito mano d'opera pendolare con molte caratteristiche di marginalità, proveniente da aree montane meno ricche e sviluppate rispetto a quel- le di agricoltura intensiva di pianura. In Calabria, fin da subito l’agricoltura ha offerto numerose opportu- nità di lavoro in forme molto destrutturate ed esposte a gravi forme di sfruttamento.

In Calabria i periodi per le campagne di raccolta delle produzioni frutticole, dell’uva e di talune importanti specie orticole sono riportati nella tabella seguente.

In alcune aree interne è registrata l'occupazione stabile di alcuni lavoratori extracomunitari come salariati fissi: è questo il caso della pastorizia delle aree interne, delle serre e del florovivaismo di Lamezia Terme che tendono a garantire l’occupazione degli immigrati durante tutto l’anno, seppur in maniera non continua.

Tab. 10.4.8 - Impiego degli immigrati extracomunitari

Comparti produttivi e produzioni Periodo dell'anno Orario medio

Comparti produttivi

Zootecnia tutto l'anno 12h

Florovivaismo tutto l’anno 8/10h

Agriturismo aprile/ novembre 8/10h

Produzioni

Pomodoro 20giugno/30 agosto 10-12h

Finocchi febbraio 10-12h

Agrumi novembre/marzo 10-12h

Olivo ottobre/dicembre 8/10h

Frutta gennaio/giugno 10h

Fonte: Indagine INEA, vari anni

Per quanto riguarda i lavoratori immigrati impiegati nel settore zootecnico, si tratta di lavoratori regolari e occupati a tempo pieno presso la medesima azienda nell'attività di pastorizia, di origine rurale, senza nessun titolo di studio, giovani (30 anni) che hanno intenzione di trasferire in Italia anche la fami- glia per cui hanno tutto l'interesse a regolarizzare la posizione. Le aziende - condotte da anziani senza figli - presso cui questi lavorano sono per lo più di tipo tradizionale con una consistenza di 150-200 capi di bestiame (ovi-caprini), appena sufficienti alla sopravvivenza di una famiglia. L’orario di lavoro giornaliero è mediamente di 10 ore per diversi giorni settimanali.

I proprietari delle aziende assumono questi lavoratori extracomunitari perchè c'è scarsa disponibi- lità di mano d'opera locale nelle attività di pastorizia (bassi livelli salariali, pessime condizioni di vita e di lavoro), mentre gli immigrati si adattano a fare qualsiasi tipo di lavoro con bassi livelli salariali.

Contratti e retribuzioni - Un ruolo strategico di accesso al mercato del lavoro irregolare sembra

quello giocato dai networks sociali e in particolare quelli etnici e parentali. Il ruolo dei networks è fonda- mentale per la scelta del posto ed è altrettanto fondamentale nella possibilità di accedere ad un lavoro una volta arrivati nel paese di destinazione. La stessa gestione del lavoro, caratterizzata dalla presenza e dal ruolo del caporale, si esprime nei loro confronti allo stesso modo di come si esprime per gran parte

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della mano d'opera autoctona. Anche in questo caso, il caporale svolge, oltre al ruolo di procacciatore di mano d'opera ed intermediatore sindacale, anche quello di trasportatore. Il compenso giornaliero viene concordato al momento del reclutamento e viene pagato a fine giornata dal caporale o direttamente dal datore di lavoro.

Una comparazione delle loro condizioni di collocamento, di lavoro e salariali nelle diverse aree con quello dei lavoratori autoctoni mostra chiaramente come gli scarti constatabili riguardino esclusivamente i salari e non appaiono in realtà astronomici in cifre assolute. Il sistema del caporalato per le assunzioni, i ritmi e le condizioni di lavoro, il non riconoscimento della paga sindacale e delle giornate lavorative "reali" non connotano in modo particolare il lavoro immigrato, ma il lavoro avventizio in agricoltura in determinate aree meridionali, soprattutto nelle stagioni della raccolta.

Tab. 10.4.9 - Tipo di contratto e retribuzione giornaliera

Tipo di contratto Retribuzione giornaliera Comparti produttivi

e produzioni Informale Regolare Salario sindacale Salario non sindacale

(%) (%) euro (%) euro (%) Comparti produttivi Zootecnia 98 2 34 2 16,5 98 Florovivaismo 96 4 34 4 18 96 Agriturismo 96 4 34 4 18 96 Produzioni Pomodoro 100 - 39,2 - 25 100 Finocchi 100 - 39,2 - 25 100 Agrumi 100 - 39,2 - 25 100 Olivo 100 - 39,2 - 20 100 Frutta 98 2 34 2 18 98

Fonte: Indagine INEA, vari anni

Il primo impatto tra questi lavoratori e i datori di lavoro nel settore zootecnico avviene attraverso incontri fortuiti e solo in seguito vengono assunti in genere - tramite l'Ufficio di collocamento - come braccianti agricoli (102 giornate lavorative annue) per cui possono godere anche del sussidio di disoccupa- zione, mentre lavorano a tempo pieno in azienda, dove vengono anche ospitati. I datori di lavoro, avendo sofferto per molti anni, l'indisponibilità della forza lavoro locale, instaurano un rapporto molto umano con questi immigrati, i quali assicurano la continuazione dell'attività aziendale. Il salario (50% in meno di quello contrattuale) è necessariamente basso a causa delle particolari caratteristiche strutturali ed economi- che delle aziende (allevamenti zootecnici di tipo tradizionale con una bassa consistenza di capi).

Per quanto riguarda gli agrumi, si tratta per la stragrande maggioranza dei casi di immigrati extra- comunitari clandestini, caratterizzati da una forte mobilità territoriale (Sud-Nord-Sud) e professionale (da lavoratore agricolo all'ambulantato), la cui presenza nell'area si riduce al periodo di raccolta della frutta. Si tratta per lo più di marocchini, di origine più urbana che rurale, e di tunisini con un livello di studio più basso rispetto ai primi, ma anche di africani provenienti dai paesi sub sahariani (Senegal, Mali, Burkina Faso). Per quanto riguarda i canali di assunzione, i marocchini hanno un loro leader che provvede a pren- dere contatti con i commercianti che si occupano della raccolta, mentre per i tunisini i contatti avvengono attraverso rapporti di amicizia e di conoscenza. La paga è abbastanza bassa e senza discriminazione tra lavoratori autoctoni e immigrati. È ormai prassi consolidata che il salario in agricoltura nella regione Calabria non è quello sindacale: si va dai 16-20 euro per le donne ai 20-25 euro per gli uomini. Anche i

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ritmi, gli orari e le condizioni di lavoro sono uguali sia per i lavoratori locali che per quelli immigrati. Il particolare settore d'impiego (agrumi) e la particolare attività svolta (raccolta) necessita - al fine di ridurre i tempi di consegna del prodotto - di molta mano d'opera.

Le grosse aziende della zona non assumono extracomunitari perchè preferiscono avere un rapporto continuativo con i lavoratori locali, mentre le medie aziende (circa 20 ettari), i cui titolari prendono in fitto anche altri appezzamenti contigui, utilizzano i lavoratori immigrati. In pratica vanno ad occupare una parte del mercato formalmente, ma non realmente, occupato dal bracciantato locale45.

Per la maggior parte degli extracomunitari impiegato nel settore floroviviastico per lo scarico/cari- co merci e nelle serre, il lavoro si svolge in maniera stabile per la maggior parte dell'anno con retribuzioni giornaliere leggermente al di sotto di quelle sindacali e senza ovviamente il versamento dei contributi richiesti per i contratti regolari.

Alcuni elementi qualitativi - Come abbiamo più volte accennato, in Calabria, emerge il carattere

tipico della stagionalità. Pochi risiedono per periodi più lunghi dei 3-6 mesi, raramente si registrano presenze per oltre 6 mesi (tranne in alcuni comparti produttivi, quali la zootecnia e il florovivaismo), molti risiedono in Calabria per un periodo di tempo inferiore o uguale ai tre mesi. Per questo motivo, le condizioni di vita e le condizioni abitative (spesso un box, una tendopoli, un magazzino, strutture peri- colanti condivise da più persone) sono pessime e senza i servizi essenziali come luce, acqua potabile, servizi igienici.

Per contro, si assiste anche in Calabria all’incremento degli extracomunitari cosiddetti “stanziali” che pongono all’attenzione dell’intera società regionale tutta una serie di nuove problematiche. In seguito all’aumento dei ricongiungimenti familiari, infatti, si riscontra anche un aumento di minori stra- nieri nelle scuole, richieste di alloggi, prestazioni sociali, sanitarie dando luogo ad una sfida importante per il futuro in cui, necessariamente, andranno a convergere problemi di diversa natura, di carattere eco- nomico e sociale.

45 A fronte di circa 2.000 braccianti agricoli ufficialmente registrati nella zona, solo il 25% svolge di fatto l'attività agricola e non è certa- mente un caso che i lavoratori extracomunitari stimati nella zona siano circa 1.300.

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