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Considerazioni generali e prospettive future

Nel documento Gli immigrati nell'agricoltura italiana (pagine 31-33)

L’analisi sin qui svolta relativa alla normativa comunitaria e italiana in materia di immigrazione ci dimostra che, nonostante vi sia stato uno sforzo nel regolamentare la materia, e nonostante si sia andati incontro ad un inasprimento di misure volte a regolarizzare gli ingressi, contrastare l’immigrazione clan- destina e lo sfruttamento criminale dei flussi migratori, ciò non ha impedito nell’arco temporale di vent’anni, di assistere ad un aumento dei flussi migratori irregolari, soprattutto in Italia.

Ma perché è così difficile contrastare l’immigrazione irregolare?54E ancora: quanto è problematico e dan- noso per un immigrato essere irregolare? Alla prima domanda si può rispondere tenendo conto che la maggior parte degli Stati liberali contemporanei rispettano norme che limitano fortemente la propria capacità di controllo avendo sottoscritto liberamente accordi internazionali, primo fra tutti la Convenzione di Ginevra, che circoscrivo- no ulteriormente tutte le iniziative che uno Stato può intraprendere contro il fenomeno dell’immigrazione clande- stina (cfr. par.1.2, p.4). Alla seconda domanda si può rispondere considerando che l’essere irregolare per un immigrato può diventare un problema a seconda del paese in cui si trova, vale a dire che in un paese in cui tutte le transazioni sociali e il vivere civile sono regolate dalla trasparenza e dalla legalità, un’immigrazione irregolare non avrebbe motivo di esistere e, comunque, sarebbe una condizione sociale problematica per l’immigrato, desti- nata ad avere breve durata. E’necessario, inoltre, riflettere sul fatto che l’attraversamento di una frontiera non è di per sé un motivo per creare un flusso migratorio, lo diventa se si verificano nel territorio di ingresso le condizioni necessarie per produrre un reddito adeguato alla propria sopravvivenza e ottenere migliori condizioni di vita. Ma se queste premesse non ci sono, anche in presenza di sistemi di controllo inefficaci, non si avrebbe immigrazione. Viceversa, quando in un paese sussiste una forte domanda di lavoro straniero, oltre alla presenza regolare di lavo- ratori immigrati, c’è anche una porzione altrettanto ampia di immigrazione irregolare.

Ma se centinaia di migliaia di migranti che entrano in Europa, con un regolare visto turistico Schengen, scelgono l’Italia anziché altri paesi un motivo c’è. Esiste un “sapere migratorio”, guidato da una rete di migranti, perfettamente consapevole del fatto che se realmente fossero state applicate in Italia le tanto decantate politiche attive degli ingressi, oggi, molti immigrati starebbero ancora aspettando di entrare in Italia; dimostra che, anche senza documenti, in Italia, un lavoro si trova, soprattutto un lavoro stagionale. Da questo punto di vista si comprende come gli immigrati abbiano capito molto bene, anche meglio degli italiani stessi, quali siano gli attuali meccanismi delle politiche migratorie italiane, a supporto anche del fatto che i rischi cui si va incontro in Italia assumendo personale irregolare sono minimi, basta pensare a quante situazioni irregolari sono emerse ogniqualvolta in Italia si è ricorsi a sanatorie (Sciortino, 2006).

Inoltre, in una Europa contraddistinta da spostamenti migratori sempre più ampi, dove si combatte da anni per una maggiore coesione, dove la posizione della Commissione europea è favorevole ad una standardizzazione e liberalizzazione delle politiche migratorie in tutto il continente europeo anche per lenire i disagi di una Unione Europea afflitta da un invecchiamento demografico precoce, con tutte le con- seguenze che ciò comporta anche a livello previdenziale, gli eventi terroristici e non solo i fatti dell’11 settembre 2001, ma anche quanto accaduto a Madrid l’11 marzo 2004 e a Londra il 7 luglio 2005, che appartengono già alla storia, influiscono ancora negativamente, a torto, ma inevitabilmente, sul processo

53 Per ulteriori approfondimenti relativi anche ai decreti flussi precedenti, cfr. il sito del ministero dell’Interno: www.interno.it 54 Per un maggiore approfondimento cfr. Monzini, Pastore, Sciortino, 2004.

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VERSO UNA POLITICA COMUNE DELL’IMMIGRAZIONE

di convergenza delle politiche migratorie europee verso un fine comune, decretando proprio nelle politiche migratorie uno degli elementi che ancora contribuiscono ad allontanare e a dividere.

Nonostante tutto, a proposito dell’adozione da parte della Commissione europea della comunica- zione “Una politica d’immigrazione comune per l’Europa: principi, azioni e strumenti” e il “Piano strate- gico sull’asilo” presentata il 17 giugno 2008, il vicepresidente della Commissione europea, Jacques Barrot, responsabile per la Giustizia, Libertà e Sicurezza ha dichiarato:

“L’immigrazione è un’opportunità e una sfida per l’Unione. Se gestita come si deve è fonte di ricchezza per le nostre società ed economie. In un’Europa senza frontiere interne gli Stati membri e l’Unione devono agire secondo una visione comune. Questo è il presupposto per gestire l’immigrazione legale e l’integrazione e per lottare contro l’immigrazione clandestina pur continuando a sostenere valori universali come la protezione dei rifugiati, il rispetto della dignità umana e la tolleranza”.

In queste parole e con questi intenti si comprende come l’immigrazione occupi un posto importante nell’agenda internazionale e di come costituisca una delle priorità strategiche dell’UE55. Più volte i Capi di Stato e di Governo, riuniti nel Consiglio europeo, hanno invitato l’Unione a rispondere alle sfide, come alle opportunità, che l’immigrazione offre avvalendosi di strumenti comuni, sviluppando una politica europea globale che fosse complementare alle politiche degli Stati membri, basata su principi politici comuni e su un autentico partenariato con i paesi di origine e di transito degli immigrati. A tal fine, in que- sta comunicazione agli Stati membri e al Parlamento europeo, la Commissione propone principi e misure fondamentali comuni che risultano strutturati su tre pilastri56:

1. prosperità 2. solidarietà 3. sicurezza

Gli Stati membri e le Istituzioni europee dovranno lavorare in partenariato, promuovendo azioni e politiche coerenti fra loro. I principi comuni di una politica dell’immigrazione saranno i fondamenti per arrivare ad una cooperazione più stretta sia all’interno dell’UE, sia con i paesi partner. Attualmente l’UEè

uno spazio privo di controlli alle frontiere interne, perciò le politiche nazionali di immigrazione devono necessariamente risultare correlate, ciò significa che una politica molto restrittiva adottata in uno Stato membro potrebbe deviare i flussi migratori verso Stati vicini, mentre la regolarizzazione decisa in uno Stato membro può attirare migranti illegali che, successivamente, una volta ottenuta la regolarizzazione, possono spostarsi con maggiore facilità in uno Stato confinante.

Perciò l’azione dell’UEha lo scopo di completare, ma non sostituire, le politiche nazionali lascian-

do intatte le competenze degli Stati membri, ad esempio, nello stabilire le quote annuali di ingresso. Il Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2008 ha adottato il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo57. Per l’UEe per gli Stati membri tale Patto suggella la volontà di procedere attraverso una politica comune dell’immigrazione e dell’asilo in cui sia tangibile lo spirito di solidarietà tra gli Stati membri e di cooperazione con gli Stati terzi. Questa politica si dovrà fondare su un’adeguata gestione dei flussi migra- tori nell’interesse non soltanto dei paesi ospitanti, ma anche dei paesi d’origine.

I principi cardine del Patto si concretano in una serie di misure che dovranno essere attuate sia a livello nazionale, sia a livello europeo. A partire dal Consiglio europeo del prossimo giugno 2010, l’attuazione del patto sarà oggetto di un dibattito annuale58.

55 Si fa presente che quando in questo contesto si parla di politica di immigrazione dell’UE deve intendersi esclusivamente in relazione ai cittadini dei paesi terzi.

56 Per visionare il testo completo della proposta cfr. il sito: http://ec.europa.eu/justice_home/news/intro/news/_intro_en.htm 57 doc.13440/08.

58 Cfr. Consiglio dell’Unione Europea, “Conclusioni della Presidenza”, Bruxelles, 16 ottobre 2008 (OR.fr), 14368/08 (disponibile anche su: http://www.consilium.europa.eu/ueDocs/cms_Data/docs/pressData/it/ec/103439.pdf ).

CAPITOLO 2

L’INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETÀ E NELLECONOMIA

Nel documento Gli immigrati nell'agricoltura italiana (pagine 31-33)