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La comunità turca in Germania e nei Paesi Bass

La migrazione turca motivata per ragioni di lavoro ha seguito modelli simili in Germania e nei Paesi Bassi. La Germania firmò un accordo uffi- ciale sulla migrazione per lavoro con la Turchia nel 1961, e lo stesso fecero i Paesi Bassi nel 1964. È poi seguita una migrazione spontanea data dall’arrivo dei parenti e di altre persone provenienti dallo stesso villaggio, fatto quest’ultimo che ha poi superato gli ingressi registrati dall’immigrazione ufficiale. Il picco della migrazione per lavoro dei turchi ebbe luogo fra il 1971 e il 1973, anni durante i quali mezzo milione di ope- rai turchi venne in Europa occidentale, il 90% dei quali fu assunto dalle in- dustrie tedesche (Özüekren e Van Kempen, 1997). Dal 1973 in avanti, la recessione economica seguita “alla crisi petrolifera” ha rallentato la do- manda di manodopera ed ha avviato la conclusione dell’immigrazione uffi- ciale nel 1974. La disoccupazione portò molti immigrati a tornare nei loro paesi d’origine, ma molti altri rimasero e cominciarono a chiamare le loro mogli e i loro bambini. La migrazione ebbe una nuova ripresa negli anni 80 e negli anni 90, quando “la generazione di mezzo” giunta all’età adulta, cominciò a scegliere i propri sposi in Turchia. La popolazione turca nei Pa- esi Bassi oggi ammonta a circa 300.000 persone; in Germania, sono oltre 2 milioni.

Poiché durante quegli anni le industrie europee avevano avuto bisogno di manodopera poco qualificata, caratterizzata anche da un livello scolasti- co molto scarso, la maggior parte “lavoratori-ospiti” turchi di prima gene- razione fu reclutata tra gli strati socio-economici più bassi. Nelle zone rura- li, dove la gran parte di essi era cresciuta, le occasioni di studio erano limi- tate generalmente solo alla scuola primaria. In via generale, gli uomini ap- partenenti alla prima generazione avevano solo concluso il primo ciclo di studi, mentre le donne avevano frequentato soltanto qualche anno di istru-

l’obiettivo di convogliare la conoscenza in modo da aiutare le persone nella loro vita agricola, o per permettere loro di uscirne. Il suo scopo principale era di trasmettere l’ideologia nazionale turca e di promuovere l’integrazione culturale del paese2.

I turchi di prima generazione nel mercato del lavoro europeo rappresen- tarono quindi un gruppo vulnerabile i cui membri hanno avuto pochissime alternative ai lavori della fabbrica per cui erano stati assunti. Dopo il 1973, la crisi economica e la ristrutturazione industriale hanno messo molti im- migrati turchi fuori del mercato del lavoro, anche se un gruppo importante di migranti di prima generazione è riuscito ad iniziare una propria attività o ad aiutare i bambini a farlo.

Studiare in un’ottica comparativa i turchi in differenti paesi di ricezione non significa necessariamente che sia stata letteralmente confrontata la stessa popolazione. È importante considerare le differenze interne relativa- mente all’origine etnica, ai livelli di istruzione e alla religiosità all’interno della popolazione immigrata di origine turca. La maggior parte dei migranti turchi vennero da piccoli villaggi localizzati nella Turchia centrale o lungo il litorale del Mar Nero; quelli provenienti dalle città più grandi (quali I- stanbul, Smirne ed Ankara) sono una minoranza. Alcuni distretti nella Tur- chia centrale hanno visto la migrazione di consistenti numeri di migranti nel corso degli anni, spesso dispersi attraverso i vari paesi europei. La gente dal distretto di Afyon, per esempio, ora risiede sia in Germania e sia nei Paesi Bassi (cfr. Crul, 1994).

Il quadro socioeconomico dei migranti turchi per lavoro di prima gene- razione sono abbastanza simili nei due paesi di ricezione, con una certa va- riazione. Per quanto i migranti per lavoro compongano la vasta maggioran- za dei migranti turchi in Europa, ci sono inoltre gruppi significativi di rifu- giati che sono fuggiti dalla persecuzione politica in Turchia o dal conflitto armato fra i curdi e i Turchi. Molti di loro arrivarono in Europa più tardi rispetto ai migranti per lavoro3.

Abbiamo scelto di esaminare gli immigranti turchi in parte anche a cau- sa dei forti contrasti socio-economici fra loro e le popolazioni autoctone nella maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale. La loro condizione

2. Per una discussione sul ruolo dell’istruzione nella Turchia rurale durante l’emigrazione di massa, si veda ai tempi di emigrazione totale, si veda Coenen (2001).

3. Quando si studiano le massicce migrazioni per lavoro verso l’Europa occidentale ra- ramente si accenna al fatto che, con l’eccezione dell’Italia, tutti gli immigrati provenienti dal Mediterraneo venivano da paesi che erano guidati da dittature durante la fase dell’emigrazione. Ciò certamente ebbe un’influenza sul modello di migrazione di questi gruppi, particolarmente quando vengono paragonati la Spagna o il Portogallo (ridemocratiz- zati nella metà degli anni ‘70) alla Turchia, che ha subito un colpo di stato nel 1980.

socio-economica è estremamente bassa. Diversamente dai turchi-americani, che sono generalmente meglio istruiti (K. Karpat, 1995), la maggior parte dei figli degli immigrati turchi in Europa − nati nel paese di ricezione o ar- rivati prima dell’età scolare − erano cresciuti in condizioni piuttosto sfavo- revoli. Il reddito della famiglia era spesso relativamente basso, e molte fa- miglie vivevano in abitazioni modeste e al di sotto degli standard. Inoltre, questo è un gruppo con un ambiente religioso musulmano abbastanza tradi- zionale. Gli immigranti turchi sono largamente considerati come uno dei gruppi “più difficili” da integrare, e così essi sono ritenuti costantemente un test dell’efficacia delle politiche nazionali volte all’integrazione dei nuovi arrivati.

2. Le carriere scolastiche dei figli degli immigranti turchi in Germania