• Non ci sono risultati.

La risposta: acculturazione ed identità

Come ho dimostrato sopra, la generazione 1,5 e le seconde generazioni di origine marocchina, dominicana e peruviana si trovano in una condizione più arretrata rispetto ai coetanei spagnoli per quanto riguarda i risultati sco- lastici e le possibili occasioni nel mercato del lavoro. Ma io ho anche evi- denziato le differenze interne ai tre gruppi indagati, alcune delle quali pos- sono essere spiegate ricorrendo alle differenze esistenti nella struttura fami- gliare e nei legami di comunità, così come dai diversi atteggiamenti delle comunità nell’affrontare la discriminazione. Alla luce ciò, ci si può chiede- re se i giovani di origine marocchina rispondano in maniera differente rispet- to ai giovani di origine dominicana e peruviana nell’adozione di norme cultu- rali e di valori della società di ricezione? Mostreranno un sentimento di diffe- renza rispetto alle modalità di appartenenza di questa società? E come questo influenzerà le loro probabilità di integrazione e di mobilità ascendente?

Se ci voltiamo verso la teoria dell’assimilazione per avere le risposte, al- lora il risultato più probabile potrebbe essere per i marocchini di seguire il percorso che Portes e Rumbaut (2001) chiamano “acculturazione selettiva”, e dunque, nel lungo termine, sperimentare forme di mobilità ascendente. Dominicani e peruviani, tuttavia, tenderebbero verso quello che nuovamen- te Portes e Rumbaut definiscono “acculturazione dissonante”, e cioè sia verso la riproduzione della condizione dei loro genitori sia verso una mobi- lità discendente. Ma l’evidenza suggerisce che nessuno dei gruppi soddisfa tutte le condizioni per adattarsi a queste due categorie. Ma i risultati sugge- riscono che i tre gruppi si differenziano nelle modalità in cui essi adottano i valori e le norme della società di accoglienza e nei modi in cui sentono di appartenere ad essa. Quali sono questi modi?

La ricerca si è focalizzata su quattro indicatori al fine di studiare la di- mensione dell’acculturazione: preferenze culturali ed abitudini, conoscenza

e padronanza delle lingue ufficiali dello stato spagnolo e della lingua madre del paese di origine, valori essenziali, e religione. Limiti di spazio mi ob- bligano ad una breve discussione sui principali risultati ottenuti in ciascuna delle quattro dimensioni.

I dati sull’uso del tempo libero, sulle preferenze dei media (riviste, pro- grammi televisivi e radiofonici, film) e il tipo di alimentazione indicano che i figli degli immigrati hanno gusti simili ai loro coetanei spagnoli. Ciò è l’equivalente di un processo di acculturazione evidente ad un livello gene- razionale ed i dati di EFFNATIS suggeriscono che un tale orientamento alla cultura del paese di arrivo sia condiviso da giovani originari di molti paesi differenti. Tuttavia, ciò non significa che la seconda generazione rompa i suoi legami con la cultura di origine, come emerge dai gusti sulla musica. Per esempio, il 55 per cento dei giovani dominicani, il 47 per cento di quel- li marocchini e il 37 per cento di quelli peruviani si divertono anche con la musica del loro paese di origine. Le preferenze relative all’alimentazione seguono un modello simile: il 55 per cento dei marocchini, il 44 per cento dei dominicani e il 53 per cento dei peruviani dicono che il loro piatto favo- rito è un piatto del paese di origine dei loro genitori. Rispetto alle compe- tenze linguistiche, i figli degli immigrati marocchini parlano uno fluente spagnolo e quelli che vivono in Catalogna hanno anche una buona padro- nanza del catalano. Solitamente, inoltre, a casa con i loro genitori essi par- lano la loro lingua madre ma tendono a parlare lo spagnolo con i parenti o gli amici. Per quanto in pochissimi sappiano scrivere l’arabo. I risultati di EFFNATIS mostrano che questo modello linguistico è lo stesso in Germa- nia, in Francia e nel Regno Unito. Tuttavia, vale la pena di far notare che i giovani dominicani e peruviani che vivono in Catalogna non imparano il catalano nello stesso modo in cui lo fanno i marocchini (soltanto il 25 per cento di essi parla il catalano, contro l’81 per cento dei marocchini).

La nostra analisi rivela che i figli degli immigrati abbracciano general- mente i valori di riferimento del paese di approdo. Esempi di quanto appena detto possono essere trovati negli atteggiamenti nei confronti dei rapporti prematrimoniali, nelle coppie che vivono insieme, nel numero dei bambini che desiderano avere e nel ruolo svolto dalla donna o dall’uomo al’interno

contrasto, tendono a perdere la loro affiliazione religiosa, per quanto non sia chiaro quanto ciò diverga dal comportamento dei loro genitori.

La conclusione che possiamo ricavare da questi risultati è che la genera- zione 1,5 e i giovani di seconda generazione in tutti e tre i gruppi sono ca- paci di unire la cultura del paese di ricezione con quella del paese di origine con relativa facilità. Nondimeno i giovani peruviani sembrerebbero avere una maggior propensione ad immergersi nella cultura del paese di arrivo, tralasciando di più la cultura di origine, mentre i giovani di origine domini- cana sembrano pendere di più nel senso opposto, e i marocchini appaiono in grado di abbracciare entrambi gli aspetti delle culture, a secondo della sfera di azione in cui si trovano coinvolti.

L’identità è collegata sia al luogo occupato dalla persona all’interno del- la società che alla cultura. L’esplorazione di questa dimensione può così essere un indicatore del modo in cui i figli degli immigrati rispondono a quanto ritengono siano riconosciuti dalla società di arrivo e alle tensioni fra le due culture, quella del paese di origine dei loro genitori e quello del pae- se in cui sono nati o nel quale hanno vissuto per la maggior parte delle loro vita. Ed è quindi un’altra modalità di esaminare il processo di acculturazione. Nel nostro esame della costruzione dell’auto-identità, ci siamo concen- trati sui seguenti indicatori: senso di identificazione con il paese, la regione o il posto in cui gli intervistati vivono, così come il loro desiderio di ottene- re la nazionalità spagnola (se non l’hanno già ottenuta) e la sensazione di non appartenere a nessuna parte.

In breve, i nostri risultati indicano che solo pochi giovani di seconda ge- nerazione non hanno sviluppato alcun senso di appartenenza. Come corol- lario, la maggior parte sente di appartenere al paese di origine, al paese di ricezione o ad entrambi, ed occasionalmente alla regione dove vivono. Ci sono, senz’altro, delle grandi differenze fra i tre gruppi nel modo in cui essi costruiscono la loro identità. Oltre la metà dei dominicani e quasi la metà dei marocchini, ma meno di un quarto del peruviani, si identifica con mag- giore forza il paese di origine. In contrasto, più della metà peruviani ma solo meno di un terzo dei marocchini e dei dominicani si identificano ugualmente tanto con il paese di origine quanto con quello di arrivo. Soltanto pochissimi (meno dell’1 per cento dei marocchini) si sentono al 100 per cento spagnoli, anche se questo dato aumenta al 13 per cento nel caso dei peruviani.

In via generale, i dati suggeriscono che il senso di identificazione con il pa- ese di ricezione non sia molto forte, con la notevole eccezione dei figli degli immigrati peruviani. Tuttavia, il fatto che molti marocchini e dominicani e- sprimano un forte sentimento di appartenenza al loro paese di origine non im- plica necessariamente che abbiano sentimenti contrastanti circa la società

d’approdo. Questa considerazione è sostenuta dalle loro risposte alla domanda in cui gli veniva chiesto dove vorrebbero vivere quando avranno 30 anni: meno del 10 per cento dei marocchini e soltanto il 5,5 per cento dei peruviani hanno risposto che avrebbero voluto vivere nel loro paese di origine. Una parte più ampia di dominicani desiderava tornare nel paese di origine ma, considerato che si trattava del 22 per cento, si tratta di meno di un quarto del totale.

Ma come si relazionano alla loro condizione le risposte relative all’auto- identità e all’acculturazione dei tre gruppi? Una cosa colpisce immediata- mente: il fatto che tutti e tre i gruppi mostrano dei modelli simili di accultu- razione, con poche differenze fra loro nonostante la differente “posizione strutturale”, messa a punto da parte delle famiglia di origine sia per quanto riguarda la comunità di appartenenza che rispetto alla popolazione spagno- la. I tre gruppi sembrerebbero così adottare una simile cultura giovanile che condividono anche con i loro pari spagnoli, senza, tuttavia, escludere aspet- ti della loro cultura di origine. Ciò sembrerebbe indicare che qualsiasi for- ma particolare di acculturazione e di identificazione con la società di arrivo avvenga, essa non richiede necessariamente di andare di pari passo, almeno nel contesto spagnolo attuale, con un risultato specifico nel mercato del la- voro e quindi, con una posizione specifica nella società. In altre parole, essa non appare né un risultato della situazione generale della generazione 1,5 e della seconda generazione, né sembra essere una determinante.