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Conclusioni: la spiegazione delle differenze?

2. Il rapporto con lo studio

In generale, gli esiti scolastici mettono in luce un costante svantaggio dei ragazzi di origine straniera rispetto a quelli italiani (tasso di promozione nella scuola secondaria di I grado – a.s. 2004/05 - pari all’89,8% tra gli al- lievi stranieri contro il 97,7% degli italiani, Mur, 2006). Per avere indica- zioni più approfondite sul rapporto con la scuola e lo studio nel questiona- rio sottoposto agli studenti intervistati si richiedeva, in primo luogo, un’auto-valutazione del proprio rendimento scolastico4. Tra le quattro pos- sibili modalità di risposta (“Sono tra i migliori della classe”, “Vado abba- stanza bene”, “Non vado né bene né male” e “Non sono molto bravo”) la più diffusa, sia tra gli studenti italiani sia tra quelli con altre origini - rispet- tivamente circa 50% e 45% -, è risultata quella che esprime una valutazione positiva e soddisfacente del proprio percorso scolastico (“vado abbastanza bene”). Sono i rendimenti estremi, tuttavia, a fare la differenza tra i due contingenti: coloro che si dichiarano fra i migliori della classe raggiungono

con percentuale maggiore tra chi ha origine straniera (14,4% contro l’8,5% degli italiani).

Un elemento, tuttavia, che discrimina maggiormente i ragazzi italiani da quelli di altre origini si registra nella quota di studenti con ritardo scolasti- co: mentre tra i primi solo il 7% ha tale caratteristica, tra i secondi è circa la metà a ritrovarsi in una classe che non corrisponde alla propria età anagra- fica. Tale situazione è dovuta, soprattutto, all’esistenza di una strategia con- solidata delle scuole (soprattutto secondarie) per cui l’inserimento dei neo- arrivati viene effettuato molto spesso in una o più classi inferiori all’età a- nagrafica. In tal senso l’elemento più preoccupante è la percentuale di colo- ro con oltre un anno di ritardo, soprattutto per l’età adolescenziale dei sog- getti considerati in questo contesto. La gran parte degli italiani ritardatari (oltre l’80%) ha infatti un solo anno di differenza con i propri compagni di classe; tra gli studenti di origine straniera, in particolare nelle seconde e ter- ze classi, la quota si abbassa intorno al 70% e di conseguenza poco meno di 1/3 di questi alunni si ritrova ad un’età di 15 o più anni in una classe forma- ta da dodicenni o tredicenni con la conseguente difficoltà ad instaurare le- gami d’amicizia e il forte rischio di isolamento. Infatti, se circa la metà de- gli studenti, siano essi italiani o non, dichiara importante essere istruiti per riuscire nella vita, gli italiani danno maggiore importanza all’amicizia coi propri compagni di classe di quanto facciano i preadolescenti stranieri (ri- spettivamente 65% circa contro 50%) e, inoltre, l’importanza attribuita a tali amicizie diminuisce al crescere degli anni di ritardo. Alle difficoltà de- rivanti dall’essere “minoranza” rispetto alla provenienza in questi casi si aggiunge quella derivante dall’età. Di conseguenza il criterio di inserimento adottato dalle scuole, se da un lato è attuato con l’intenzione di concedere più tempo e scongiurare bocciature successive, risulta sfavorevole ad un buon inserimento dal punto di vista sociale, soprattutto quando adottato nei confronti di adolescenti (Besozzi, Tiana, 2005).

Naturalmente esiste una forte correlazione tra ritardo scolastico e tipo di socializzazione: i ragazzi di origine straniera nati in Italia o arrivati nel no- stro paese in età prescolare vedono nettamente ridimensionata la quota dei ritardatari seppure quest’ultima rimanga comunque superiore a quella degli autoctoni (differenza di circa 10 punti percentuali) così come le perfoman- ces scolastiche continuano anche in questi casi ad essere peggiori. In gene- rale, quanto più è recente l’arrivo in Italia tanto più è elevata la quota di co- loro che frequentano una classe inferiore alla loro età anagrafica, fino a raggiungere ben i ¾ tra i ragazzi socializzati totalmente al di fuori dell’Italia.

Tab. 1 – Rendimento scolastico dei ragazzi di origine Pfpm rispetto al ritardo scolastico e alla socializzazione. Valori percentuali

Ritardo scolastico Rendimento scolastico Socializzazione

In Italia In parte Italia Altrove

No, di cui: 82,6 43,0 24,6 Sono fra i migliori della classe 13,2 12,1 8,3 Vado abbastanza bene 44,9 41,7 46,4 Non vado né bene né male 29,9 29,7 33,4 Non sono molto bravo 12,1 16,5 11,9

Totale 100,0 100,0 100,0

Sì, di cui: 17,4 57,0 75,4 Sono fra i migliori della classe 6,1 10,7 9,0 Vado abbastanza bene 38,2 47,1 41,7 Non vado né bene né male 38,9 26,3 34,4 Non sono molto bravo 16,8 15,9 14,8

Totale 100,0 100,0 100,0

Fonte: Farina, Terzera, 2008.

I rendimenti scolastici risultano differenziarsi anche rispetto ad altre va- riabili non tutte legate al fenomeno migratorio: come tra gli italiani anche tra i preadolescenti di origine straniera vi è infatti un vantaggio scolastico femminile ben noto in letteratura (Besozzi, Tiana, 2005; Besozzi, Colombo, 2007); ed ancora l’origine sembra influenzare il rendimento a prescindere dal grado di socializzazione. C’è, infatti, una maggiore concentrazione di rendimenti scarsi o appena discreti tra gli studenti di origine latino- americana che evidenzia una particolare debolezza di questi ragazzi mal- grado la minor distanza rispetto alla cultura italiana (non solo dal punto di vista linguistico, ma anche, ad esempio, da quello religioso). I ragazzi con

gazzi stessi godono. Tra i primi infatti, solo poco più di ¼ non riceve alcun aiuto contro circa il 40% tra gli studenti stranieri. La differenza più eclatan- te si nota relativamente all’aiuto da parte dei genitori, differenza in parte ovvia dati i potenziali limiti linguistici e di conoscenza del nostro sistema scolastico da parte dei genitori stranieri. La maggioranza dei ragazzi italia- ni, 47%, trova supporto a fare i compiti nella madre o nel padre, ma solo il 22% degli stranieri può invece contare sui genitori per un qualche aiuto e questa carenza non sembra essere supplita da interventi di altro tipo.