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Le seconde generazioni nella Regione Marche: modalità relazionali dei giovani migrant

Brevi considerazioni conclusive

6. Le seconde generazioni nella Regione Marche: modalità relazionali dei giovani migrant

di Vittorio Lannutti

Introduzione

Oggi affrontare il tema delle migrazioni comporta porre l’accento sulle reti migratorie definibili come “complessi di legami interpersonali che col- legano migranti, migranti precedenti e non migranti nelle aree d’origine e di destinazione, attraverso i vincoli di parentela, amicizia e comunanza d’origine” (Massey, 1998). All’interno del concetto di network sono com- presi molti fenomeni sociali: l’inserimento nel mercato del lavoro, l’insediamento abitativo, la costruzione di legami di socialità e mutuo so- stegno, la rielaborazione e la ridefinizione dell’identità etnica. Uno degli attori che gioca un ruolo fondamentale nelle reti migratorie è il nucleo fa- miliare, nel quale avviene il confronto tra le due generazioni. Nel confron- to, che avviene in un contesto altro e del tutto nuovo, i componenti sono te- nuti a rivedere i loro rapporti interni, spesso modificati profondamente in seguito al ricongiungimento familiare, ed esterni. La qualità di queste rela- zioni determina l’inserimento delle seconde generazioni nella società d’accoglienza.

La famiglia migrante poi ricopre anche il ruolo di attore intermedio tra il singolo migrante e i grandi processi strutturali innescati dalle migrazioni, ponendo l’individuo in un contesto più esteso di relazioni con i network pa- rentali e migratori. All’interno della famiglia, invece, chi assume il difficile ruolo di mediatore tra le due generazioni è la donna, che diventa il punto di riferimento tanto delle strategie di mobilità sociale, quanto di difesa dello

familiari di sopravvivenza”, che hanno lo scopo di massimizzare i vantaggi, riducendo i “costi” per l’espatrio.

In Italia è soltanto negli ultimi vent’anni che si sta avvertendo il feno- meno migratorio, in relazione alle seconde generazioni, come portatore di un cambiamento non soltanto dal punto di vista socio-economico, ma anche da quello culturale. Non a caso i primi a sollevare la questione sono stati i pedagogisti e le scuole, che per primi si sono confrontati con questo feno- meno. Questo importante cambiamento che sta avvenendo nella nostra so- cietà dovrebbe essere uno stimolo per riformare e adeguare a questo nuovo tipo di utenza i servizi sociali, scolastici e sanitari in particolar modo, per- ché l’impatto che stanno avendo questi “nuovi italiani” è quello di mettere in discussione la coesione sociale. A ciò si aggiunga che i figli dei primi immigrati danno uno scossone anche all’interno delle stesse famiglie mi- granti, le cui relazioni interne subiscono necessariamente dei mutamenti (Ambrosini e Molina, 2004).

Per questa ricerca è stato selezionato un campione casuale di studenti di cittadinanza non italiana di scuole secondarie di secondo grado nella pro- vincia di Ancona e Macerata, che costituiscono le province con il numero più elevato di seconde generazioni. Il campione totale è costituto da 874 intervistati. Si è deciso di dividere il nostro campione tenendo conto della dimensione della presenza degli adolescenti nelle scuole secondarie distinta fra licei, istituti tecnici e professionali. Seguendo questo criterio il 20% del nostro campione frequenta i licei mentre il restante 80% si trova nelle altre due tipologie di istituti. Nell’individuazione delle scuole ove somministra- re i questionari si è anche tenuto conto del policentrismo della presenza de- gli immigrati nella Regione, ovvero della loro presenza diffusa nel territorio marchigiano, con la conseguenza pertanto di entrare a contratto con licei e istituti tanto nelle centri urbani più grandi quanto in quelli più piccoli.

Nella scelta delle comunità di seconde generazioni da indagare abbiamo tenuto conto della dimensione e della composizione della presenza della popolazione di origine non italiana nel territorio regionale focalizzando quindi la nostra attenzione sulle nazionalità più rappresentative.

Avendo questo volume come oggetto le seconde generazioni di migran- ti, diventa imprescindibile l’analisi delle relazioni interne ai loro contesti familiari. Questi, infatti, seppure in parte, sono portatori della culture del paese d’origine, trovandosi deterritoriliazzati in un contesto nuovo, nel qua- le, oltre a ricostruire un capitale sociale, devono mediare tra i valori della cultura d’origine di cui sono principalmente portatori le prime generazioni e quelli della società d’arrivo cui generalmente preferiscono rifarsi le se- conde generazioni (Appadurai, 1996). Non a caso uno dei temi affrontati

nella ricerca riguarda proprio le relazioni e l’eventuale livello di conflittua- lità tra genitori e figli.

Quando si parla di famiglie migranti si deve tener presente che i genitori hanno nei confronti dei figli un atteggiamento ambivalente, perché se da un lato li spingono alla piena integrazione investendo sul loro avanzamento sociale nel nuovo contesto, attribuendo a questi il loro spirito di rivalsa, dall’altro temono che non si riconoscano più nei valori culturali della socie- tà d’origine. La questione delle seconde generazioni si pone dunque non perché questi giovani siano culturalmente poco integrati, ma al contrario perché l’aver svolto buona parte del processo di socializzazione primaria nel paese d’arrivo, ha permesso loro di acquisire le stesse aspirazioni e gli stessi modelli di riferimento dei coetanei autoctoni. Questo comporta l’alta probabilità di rifiuto di svolgere la stessa tipologia di lavoro dei genitori. Ciò che ha motivato la ricerca è stato, infatti, lo stimolo a comprendere se le seconde generazioni delle province di Ancona e Macerata vivano un con- flitto con i propri genitori per il motivo appena descritto, come si è visto in altri contesti internazionali, anche alla luce del fatto che questi giovani, nel- la nostra regione, ed il campione in questione ha confermato questa tenden- za, frequentano per l’85% istituti tecnici e professionali. La rivolta delle pe- riferie parigine dell’ottobre del 2005 ha suscitato in Italia il dibattito sull’eventualità che anche da noi possa accadere la stessa cosa, ma che al momento sembra esclusa, soprattutto nelle Marche, che secondo il CNEL è tra le regioni italiane che registrano il massimo nel livello di integrazione dei migranti.

In questo capitolo saranno prese in considerazione le caratteristiche del- la famiglia, con particolare attenzione allo status socio economico, alle di- namiche presenti al suo interno e le relazioni sia amicali che con i cittadini marchigiani.