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Conclusioni: la spiegazione delle differenze?

3. I desideri e le intenzioni future

Molti possono essere gli ambiti da investigare circa i desideri e le inten- zioni future di ragazzi che frequentano la scuola secondaria di I grado: studi futuri, mestiere che si vorrebbe fare, numero di figli desiderati, tipo di fa- miglia che si vorrebbe avere ecc. Prendendo in primo luogo in considera- zione le intenzioni circa il proseguimento degli studi bisogna dire che il fat- tore che risalta maggiormente è la bassa diffusione di studenti che non in- tendono proseguire gli studi e ciò anche tra i ragazzi di origine straniera. Altro elemento è un frequente senso di dubbio e incertezza che tuttavia si attenua, come è ovvio aspettarsi, passando dalla prima alla terza classe, ma comunque risulta più accentuato tra i ragazzi stranieri. In generale, infatti, poco più di 1/5 degli italiani è indeciso circa la scuola da scegliere nel futu- ro e tale percentuale raggiunge ben il 35% tra gli alunni di origine straniera. Si nota, inoltre, come le ragazze riconfermano la loro dedizione allo studio dichiarando, da un lato, aspirazioni più elevate dei propri compagni, dall’altro risultando anche meno dubbiose. Il confronto tra ragazzi italiani e di origine straniera mette in evidenza come, in generale, gran parte della differenza sta nel fatto che mentre tra i primi sono maggiormente diffuse aspirazioni alte (quasi 38% dichiara di voler fare un liceo), tra i secondi ap- pare prevalere un sentimento di indecisione (circa 35%).

Come sopra anticipato, gli alunni di terza trovandosi alle soglie del cambiamento e quindi del momento in cui dovranno prendere una decisione per il loro futuro riducono drasticamente l’incertezza dichiarando più fre- quentemente una qualche scelta. Anche tra di loro, tuttavia, la quota di in- decisi rimane comunque più elevata tra gli originari da paesi a forte pres- sione migratoria (17,6% contro l’8% degli italiani) sottolineando in tal mo- do un’insicurezza di fondo sulle proprie prospettive future che pervade questo segmento di popolazione e che richiama la necessità di una maggio-

re attenzione almeno al momento di orientarli verso i percorsi da intrapren- dere.

È da notare che il calo dell’indecisione che caratterizza i ragazzi di ter- za, in generale, viene in gran parte compensato da un aumento di basse a- spirazioni (scuole professionali o tecniche). Tra gli stranieri queste raccol- gono, infatti, solo l’8,5% se frequentano una prima, ma raggiungono ben il 40% tra quelli di terza, ed anche tra gli italiani l’incremento di tale prospet- tiva è notevole seppure meno intenso: si passa infatti dal 9,5% a quasi 1/3.

Un elemento che appare importante nelle scelte formative dei preadole- scenti è il contesto familiare in cui sono inseriti ed in particolare il bagaglio socio-economico che caratterizza la famiglia (definito in base al titolo di studio e alla condizione professionale più elevati tra i due genitori. Cfr. Fa- rina, Terzera, 2007). Al decrescere di tale bagaglio le aspettative formative si ridimensionano e, soprattutto, tanto più il primo è basso tanto più si in- crementa la quota degli indecisi. Questa tendenza risulta un comportamento generalizzato che accomuna tutti i ragazzi siano essi italiani o di altre origi- ni.

Per quanto riguarda i progetti lavorativi dichiarati dai ragazzi intervistati si registra, in primo luogo, una notevole omogeneità tra gli studenti di ori- gine straniera (in special modo quelli giunti in Italia da più di 5 anni) e quelli italiani.

È da sottolineare che differenze maggiori si hanno a livello di genere anziché d’origine. Ad esclusione dei mestieri riconducibili allo show busi- ness (in special modo calciatore tra i ragazzi ed attrice tra le ragazze), infat- ti, sembra presentarsi una “specializzazione” di genere che vede le ragazze più propense verso lavori di cura in senso lato o di responsabilità nei con- fronti degli altri (tra i lavori più citati: medico, parrucchiera, insegnante) ed i ragazzi che optano più frequentemente per mestieri coerenti rispetto alle capacità professionali riconosciute o supposte di competenza maschile (per esempio meccanico ed ingegnere).

Ancora, mettendo a confronto il lavoro svolto dal padre con quello desi- derato dal figlio risalta una domanda di mobilità sociale abbastanza intensa per tutti, ma particolarmente per i ragazzi di origine straniera dato che essi,

gine straniera desiderino un numero poco più alto di due figli (poco inferio- re, invece, quello delle studentesse italiane) cioè un intorno del numero considerato, almeno in occidente, il numero “ideale”. Il fattore più interes- sante, di conseguenza, sta nel fatto che se tra le straniere di prima genera- zione (le madri) vi è un’elevata variabilità – si può passare, mediamente, da poco più di uno a quasi tre figli – dettata anche dal background culturale di provenienza questa si contrae notevolmente tra le seconde generazioni (le figlie) intorno all’”ideale” due, indicando quindi una maggior omogeneità anche culturale.

Ancora, per avere indicazioni sulle differenze rispetto alla costruzione sociale dell’identità di genere e dei ruoli si può considerare la scelta fatta tra le due affermazioni: “per una donna, la cosa importante è incontrare l’uomo giusto, sposarlo e avere una bella famiglia” oppure “per una donna, la cosa più importante è studiare e trovare un lavoro dove si guadagna bene”. I dati dell’indagine mostrano come i ragazzi esprimono un atteggiamen- to più conservatore/tradizionale rispetto alle ragazze, soprattutto se italiani. Così se quasi il 63% delle studentesse italiane (e 69% dei ragazzi italiani) sceglie la prima affermazione tra le ragazze di origine straniera l’adesione ad un modello più tradizionale si riscontra solo nel 50% dei casi (poco più del 64% tra i ragazzi). Sembra così che una posizione meno conservatrice si trovi proprio tra quelle ragazze che provengono da famiglie in cui può esse- re ancora fortemente diffuso un ruolo femminile tradizionale (come era e- vidente dall’analisi del numero di fratelli).