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Le seconde generazioni italiane: l’emersione graduale di un feno meno

Conclusioni: la spiegazione delle differenze?

2. Le seconde generazioni italiane: l’emersione graduale di un feno meno

Sono trascorsi circa trenta anni da quando Emilio Reyneri pubblicò il primo volume che si interrogava sulle trasformazioni demografiche e socia- li dell’Italia che, da Paese di emigrazione, stava lentamente divenendo Pae- se di immigrazione (1979). Da allora una copiosa letteratura prodotta dalle discipline più varie ha documentato il rapido passaggio della società italia- na da una condizione monoetnica e monoculturale ad una multietnica e multiculturale, grazie alla presenza sempre più numerosa di una popolazio- ne immigrata originaria di quasi ogni angolo del pianeta (M. Macioti e E. Pugliese, 2003). Mano a mano l’interesse degli scienziati sociali si è spo- stato cercando di mettere in luce la dimensione della popolazione straniera, la sua composizione, la sua distribuzione nel territorio italiano come pure le implicazione e gli effetti della sua presenza nel mercato del lavoro. Oggi accanto ai temi più tradizionali come quelli sopra indicati si è aperto un nuovo filone di ricerca sui figli dell’immigrazione, giustificato anche dalla loro crescente presenza nella società italiana, in particolar modo a partire proprio dalle scuole. Non a caso, infatti, i primi ad accorgersi di loro sono stati i sociologi dell’educazione e i pedagogisti perché proprio nelle scuole

dizione dei figli dell’immigrazione è strutturalmente in sospeso fra deside- rio di riconoscimento sociale e marginalità. Possono comunque essere indi- viduate tre potenziali traiettorie idealtipiche della loro integrazione nella struttura sociale italiana. La prima rimanda al concetto tradizionale di assi- milazione: l’integrazione economica e l’acculturazione dei giovani migranti conducono ad una progressiva riduzione dei caratteri identitari etnici dei suoi genitori. La seconda traiettoria prevede che i giovani di origine stranie- ra scivolino lentamente verso percorsi di esclusione sociale. Come abbiamo visto discutendo della situazione francese, è lo scarto fra la socializzazione avvenuta agli stili di vita e le scarse opportunità professionali che potrebbe- ro spingere gli “italiani col trattino” in direzione di forme più o meno ac- centuate di marginalità sociale ed economica. Infine, con la terza traiettoria per Ambrosini siamo di fronte ad una assimilazione selettiva. Riprendendo il concetto di assimilazione segmentata introdotto da Portes, potremmo ave- re dinnanzi dei figli dell’immigrazione nati o ricongiunti in Italia per i quali la dimensione etnica di partenza può essere tanto un elemento di forza quanto di debolezza verso una piena inclusione nella nostra società.

Interrogandosi sull’esito delle seconde generazioni nate dai flussi migra- tori passati e odierni a distanza di una quindicina di anni, Ambrosini prova a formulare alcune ipotesi, a tratti, anche a carattere puramente speculativo. Contrariamente a quanto è successo in altri Paesi di immigrazione non si sono formati dei ghetti urbani. In alcuni quartieri di periferia però si è regi- strata una concentrazione di seconde generazioni nelle scuole con la conse- guenza che le famiglie italiane tendono ad abbandonare questi istituti tra- sferendo i propri figli altrove. Inoltre, la crescita delle comunità islamiche e il maggiore bisogno di garantire ai figli di confessione musulmana una ade- guata conoscenza della propria religione ha condotto alla diffusione su tutto il territorio di scuole coraniche. Tali scuole, tuttavia, vengono generalmente criticate per la ridotta capacità di fornire ai figli dell’immigrazione musul- mana conoscenze sufficienti alla prosecuzione verso livelli più elevati di formazione, oltre che precludere loro una piena integrazione nella struttura sociale italiana. Nel 2020 ormai molte seconde generazioni avranno acqui- sito tanto la cittadinanza italiana quanto il diritto di voto1. In particolare ri- spetto alla partecipazione politica degli immigrati e dei loro figli, Ambrosi- ni immagina un loro scarso interesse alle vicende elettorali italiane con dif- ferenziali maggiori in termini di astensionismo rispetto alla popolazione au-

1. Le modalità di acquisizione della cittadinanza del Paese ricevente costituiscono uno dei cardini verso il processo di integrazione politica e sociale degli immigrati. Con cadenze regolari il dibattito politico italiano ruota, senza grande successi, attorno alle possibili modi- fiche dell’attuale normativa sulla cittadinanza risalente al 1992 (la legge n. 91).

toctona. L’importanza dell’associazionismo e del diritto di voto hanno però permesso l’emergere di leadership capaci di mediare rispetto alle istituzioni della società italiana. Anche nei percorsi formativi i figli degli stranieri hanno esiti non scontati. Ormai una parte sempre più crescente di loro – immagina Ambrosini - è iscritta alla scuole superiori e alle università, dove ormai si assiste ai primi laureati delle seconde generazioni. Allo stesso tempo si registrano forme di marginalizzazione e devianza diffusa inspie- gabili, soprattutto, quando giungono da contesti familiari ove l’integrazione dei genitori – seppure in professioni a contenuta gratificazione sociale – appariva ben riuscita. Per l’anno 2020 si prevede anche per la crescita im- prevista degli italiani di colore. Si tratta di ragazzi che abitano un territorio identitario sospeso, considerato che conoscono molto poco il loro Paese di provenienza e non sono pienamente accettati in quello italiano. Se da un lato vengono ancora etichettati con gli stessi atteggiamenti con cui veniva- no indicati i loro genitori, dall’altro devono fuggire dal rischio di una certa curiosità esotica visto che viene spesso chiesto loro, per esempio, di “de- scrivere una storia tipica della tua terra”. Difficoltà a scuola e ingrossamen- to dei dropouts sono ormai aspetti che li caratterizzano. Andrà davvero a finire così? Come riconosce lo stesso Ambrosini per quanto alcune ipotesi possano apparire futurologiche, vi sono delle linee di tendenza attualmente già esistenti nella società italiana.

5. Seconde generazioni crescono. Il caso dei prea-