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Come si concepisce la società moderna?

Dieci anni prima che deflagrasse, tra America e Europa, la crisi speculativa del 2008, Luhmann scriveva: «Il sistema economico ha spostato la sua base di sicurezza dalla proprietà e dall’affidabilità dei debitori (come gli stati e le grandi corporazioni) alla speculazione in quanto tale. Colui il quale provi a mantenere la sua proprietà perderà la sua fortuna, mentre colui il quale provi a mantenere e ad aumentare le sue ricchezze dovrà essere pronto a cambiare i suoi investimenti da un giorno all’altro. Egli o riesce ad usare i nuovi strumenti dei derivati oppure deve affidarsi ad alcuni dei fondi che svolgono questa funzione al posto suo (The economic system

has shifted its bases of security from property and reliable debtors (such as states or large corporations) to speculation itself. He who tries to maintein his property will loose his fortune, and he who tries to maintein and incrase his wealth will have to change his investments one day to the next. He can either use new derivative instruments or must trust some of the many founds to do this for him)»

1.

Una tale condizione ormai influisce sull’attività di qualsiasi impresa, privata o pubblica che sia, chiusa all’interno dello schema globale del mercato attuale. Luhmann si chiede se una tale situazione può essere descritta in termini di “società globale” o se sia più adeguato continuare a riferirsi alla definizione di Parsons, di un “sistema di società”. L’impostazione dicotomica, in ogni caso, agevola la circolazione del problema, ma non fornisce a questo una concettualizzazione appropriata. Interrogarsi sulla cogenza delle due formule non investe la ricerca di una mera preoccupazione linguistica: si tratta di toccare il centro di massima complessità che concerne il cambiamento del fondamento sociologico di esplicazione della “società moderna”.

La differenziazione sociale rende possibile una autosservazione del sistema nel sistema, attraverso la messa in atto di processi riflessivi, la produzione sistemica di sistemi, la fissazione di confini tramite il confinamento della selettività a funzioni e a prestazioni via via più

1 N. Luhmann, “Globalizatione or World society: how to concive of modern society?”, International Rewiew of Sociology,

177 determinate, ovvero di strutture tramite la sostituzione di strutture, e così via. Si tratta quindi di un problema affrontabile soltanto a partire da un doppia referenza: l’ambiente del sistema sociale

diventa il problema per il sistema politico nella società. Per risolvere il problema di una adeguata

descrizione della/nella/per la società, si deve considerare il fatto che società altamente differenziate o sviluppano una forma di autosservazione comunicativamente vincolante, oppure mancano le condizioni di possibilità dell’emersione di qualsivoglia teoria. La riflessione sulle forme e sulle condizioni delle proprie possibilità non sono più dedotte dalla critica del potere in ambito politico e economico, ma dall’analisi della forma di differenza ecologica sistema/ambiente. Quando si applica questo schema la teoria è in grado di riconsiderare nuovamente ogni singolo problema della tradizione teorico-politica, poiché si mette in primo piano l’importanza fondamentale di una teoria della formazione e dell’evoluzione dei sistemi,

nella società e per la società.

Ogni sottosistema – e dunque anche quello scientifico – sta in un certo rapporto col sistema

globale cui appartiene: in questo caso, con la società e con l’ambito delle aspettative di

spiegazione teoretiche. Esso mantiene rapporti anche con altri sottosistemi della società, fino a parlare, nel nostro caso specifico, del singolo ricercatore come di un sistema all’opera, tanto più selettivamente disposto, quanto strutturalmente indisponibile ad essere associato ad altri. Per rifarci a una definizione chiara del fenomeno data da Luhmann stesso, si può dire: «In un sistema funzionalmente differenziato il rapporto del sottosistema col tutto è determinato da una specifica funzione. I rapporti con gli altri sottosistemi possono invece essere indicati come

prestazioni e descritti con modelli input/output»2.

Una teoria sociologica che si candidi a svolgere un ruolo politicamente rilevante nell’ambito della comunicazione sociale – ovvero che riesca a toccare vincoli autopoietici – deve riuscire ad ottenere fondamenti per una valutazione del suo grado di coinvolgimento nel sistema politico, deve cioè poter giudicare il grado di risonanza politica dei suoi criteri e dei suoi stilemi. Tale è la prestazione sistemica che può, in quanto deve, offrire, se vuole mostrarsi operativamente indicata a risolvere problemi di ordine politico-pratico.

L’effettività di ogni sottosistema dipende dalla differenziazione tra funzione e prestazione: in ambito teorico la differenziazione consente l’applicazione della teoria a se stessa. L’applicazione è concepita in termini di autobilanciamento, «questo gioco della teoria con se stessa»3 che è ciò che

ne designa il carattere immanente di prassi, l’aspetto di immanente politicizzazione, su un piano diverso da quello dei codici del politico. “Politico” è, in questa circostanza, il carattere

2 N. Luhmann, Teoria politica nello stato di benessere, cit., pp.111-112.

178 dell’autoimplicarsi riflessivo della teoria4. Un tale gioco, infatti, «può essere […] un momento di

sicurezza intellettuale della riflessione politica e perciò un momento di importanza pratica per le scelte dei valori e per la comunicazione, se la teoria politica si può permettere di arrivare a una conclusione in questa forma di autoreferenza»5.

Le società costruiscono il loro ambiente secondo distinzioni basilari, in relazione all’attività degli individui (corpi e menti) e ad altri «enviromental facts»6. Attraverso il processo comunicativo, una

società traccia tramite se stessa la sua differenziazione di funzioni e di prestazioni. La provenienza e l’impatto ecologico delle operazioni sociali permettono di descrivere in senso globale il sistema sociale della società e di inserire, nelle tipizzazione dei riferimenti, il rimando a razionalità sottosistemiche.

Ora, se si guarda a un principio di spiegazione che assuma su di sé la prestazione classica di una responsabilità sociale e politica della teoria, si è portati a porre attenzione alla stratificazione per ranghi, per ceti e per classi, e ai fenomeni di «ingiustizia, sfruttamento e oppressione (injustice,

exploitation and suppression)»7 che questa strutturazione comporta, tale che «potremmo desiderare

di trovare dispositivi correttivi o almeno di formulare schemi normativi e ingiunzioni morali che stimolino una retorica critica di protesta (we may wish to find corrective devices or at least to

formulate normative schemes and morale jnjunctions that stimulate a rhetoric of critique protes)t»8. Sul

versante di una maggiore astrazione, invece, ovvero rispetto alla richiesta funzionale propria di una differenziazione ecologica, «vediamo la differenziazione funzionale, la nostra descrizione indicherà l’autonomia dei sistemi di funzioni, il loro alto grado di indifferenza, accoppiata ad alta sensibilità e irritabilità in una relazione molto specifica che può venire da un sistema all’altro (we see functional differentation, our description will point to the autonomy of the function systems, to their high

degree of the indifference, coupled to high sensivity and irritability in very specific respect that may from sistem to system)»9.

Con “società” si deve ormai intendere un complesso di strutture e processi che evolve e che non può controllare immediatamente la sua evoluzione. In questo sistema si può ancora interpellare la teoria, chiederne il conto politico, legare questa a istanze di responsabilità, così come concerne da sempre l’abito intellettuale e lo schema concettuale del rituale epistemico della teoria politica classica. Questa situazione globale, tuttavia, segnala l’emergere di una nuova 4 Cfr. ivi, p. 122. 5 Ivi, p. 72. 6 Ibid. 7 Ivi, p. 74. 8 Ibid. 9 Ibid.

179 esigenza: il rapporto tra teoria politica e responsabilità politica ha bisogno intanto di una riformulazione teoretica, poi, in relazione a ciò, di un criterio rimodulato di riferimento nelle questioni pratiche.

“Responsabilità politica” è l’ «effettiva esecuzione di selezioni nel sistema politico»10, ogni uso e

non uso del potere politico che vincola il sistema, il quale potrebbe essere anche altrimenti; “teoria politica”, invece, è un processo di riflessione politica con l’aiuto dell’analisi sociologica, perché possa effettivamente entrare «nella responsabilità politica come momento centrale e non possa essere risolta al di fuori di questa»11.

In questo senso sarebbe una teoria della politica, nella politica e per la politica: una forma di autoriflessione nel sistema politico, “politica”, dunque, in senso stretto. L’applicazione politica della teoria politica (della descrizione dell’effettualità vincolante di un certo ordine di decisioni, in un dato contesto sociale) può situarsi solo come momento della responsabilità politica stessa. Sotto questo aspetto la teoria politica non coincide con un programma di ricerca: somiglia più all’universo di discorso della teoria critica che non alle teorie della scienza politica, poiché siamo dinanzi a prestazioni di teorie che risultato scientificamente sovvenzionate12, e non direttamente

“scientifiche”, cioè legate alla specificità della chiusura operativa di un certo sistema. Il vincolo di compatibilità con ciò che di volta in volta è scientificamente assicurabile o anche possibile «pone importanti limitazioni alla riflessione del sistema. Essa non può comunque essere formulata come mera valutazione della propria funzione, né come manifestazione di volontà»13.

Una rappresentazione secondo unità è ancora possibile, ma se e solo se dichiara il suo esclusivo valore semantico, all’interno di una tradizione specifica. Se i sistemi sono chiusi operativamente, la loro differenziazione produce una maggiore indipendenza o indifferenza relativa, e, insieme, una dipendenza visualizzabile in termini di vincoli, formule di contingenza, medium sociali, programmi, temi, codici.

«La società mondiale (The world society)»14 ha raggiunto un così alto livello di differenziazione da

obbligarsi a una continua strutturazione della contingenza: «Ciò significa che le costruzioni causali (calcoli, pianificazioni) non sono più possibili da un punto di vista centrale e quindi ‘oggettivo’. Differiscono, a seconda dei sistemi osservativi, nell’attribuire effetti a cause e cause agli effetti, e questo distrugge le ipotesi ontologiche e logiche della guida centrale. Dobbiamo convivere con una società policentrica, policontestuale (This means that causal constructions,

10 N. Luhmann, Teoria politica nello stato del benessere, cit., p. 153. 11 Ivi, p. 157.

12 Ivi, pp. 160-161 13 Ivi, p. 161

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(calculations, plannings) are no longer possible from a central and therefore 'objective' point of view. They differ, depending upon observing systems, that attribute effects to causes and causes to effects, and this destroys the ontological and the logical assumptions of central guidance. We have to live with a polycentric, polycontextural society)»15. Inoltre, nessuna istanza teleologica consente di credere che i sistemi restino

compatibili tra loro per sempre, anzi, marxianamente si può invece affermare l’esatto contrario, ma pur sempre all’interno di un evoluzione senza un risultato prevedibile.

Tutte queste considerazioni inducono Luhmann ad assumere una posizione di discontinuità nei riguardi della tradizione teorica della sociologia, e cioè:

a) applicare la teoria dei sistemi sociali a una teoria della società significa abbandonare la rendita di posizione di preti-laici della modernità16, così come vuol dire rinunciare ad

assecondare visioni nichiliste di critica e di debolezza del pensiero. Se il capitalismo è diventato una religione vuol dire che funzionalmente risponde ad esigenze diffuse oltre il sistema esclusivamente economico, o che il sistema economico ha assorbito in sé esigenze di altro tipo. Questo deve essere appurato, non solo enunciato, in un confronto più determinato tra Marx – ad esempio il Marx del “feticismo della merce”17 e del

“feticismo del capitale”18 – e Luhmann;

b) la differenza tra sistema osservato e sistema che osserva rende ogni giudizio problematico, poiché lo inserisce in un contesto autoreferenziale, e cioè supera la posizione o l’autopresentificazione del soggetto idealistico e la relazione di sussunzione con un oggetto grazie al re-entry della forma conoscitiva in se stessa, come condizione di una sistemica «razionalità cognitiva (cognitive rationality)»19. Rispetto a ciò la teoria deve

chiarirsi in base a una doppia referenza: il contributo alla ricerca sociologica di un’autodescrizione della società diventa un tema di teoria sociologica e un problema logico e metodologico, ovvero, in altre parole, «il rientro dell’osservatore nell’osservato rientra nell’osservatore (the re-entry of the observer into the observed re-entres the observer)»20.

Intorno a questo concetto di teoria ruota la possibilità di uno sviluppo teorico indeterminabile a priori, accoppiato strutturalmente ai temi che restano tramandati dalla tradizione vetero-europea e ai suoi sviluppi sul piano della strutturazione sociale. Da un lato la felicità, l’amicizia, la solidarietà, la lotta di classe; dall’altro i problemi della

15 Ibid. 16 Ivi, p. 76.

17 Cfr. K. Marx, Il capitale, I, cit., Il crattere di feticcio della merce e il suo arcano, pp. 103-115.

18 Cfr. K. Marx, Storia delle teorie economiche, III, Da Ricardo all’economia volgare, tr.it. di Elio Conti, Einaudi, Torino 1955, pp.

473-484.

19 N. Luhmann, “Globalizatione or World society: how to concive of modern society?”, cit., p. 76. 20 Ibid.

181 complessità, la contingenza, l’opacità, il rischio, le equivalenze funzionali. La prima opzione, di ordine semantico ed ermeneutico «ci porterà ad accettare un concetto regionale di società come cornice per miglioramenti (will lead us to accept a regional concept of society as a frame for improvements)»21, la seconda «consiglia di partire da un concetto di

società mondiale per definire i problemi che le regioni potrebbero dover risolvere con mezzi politici o di altro tipo (would recommend starting from a concept of world society in order to define the problems that regions may have to solve by political or other means)»22.

Ogni teoria è così concepibile in quanto comunicazione tramite la società, la quale, attraverso una teoria, non fa altro che comunicare una certa autodescrizione di se stessa: una descrizione che include, al tempo stesso, la descrizione della descrizione che designa come “teoria”. Questo può diventare scientifico o non scientifico a seconda del riferimento che viene scelto come contenuto sistematizzabile. Lo studio della differenziazione apre a possibilità inesplorate, che non dipendono né da questioni di responsabilità politica, né riguardano nessi immediatamente etici. Tuttavia, in quanto sistema sociale, la sociologia non può seguire alcuna regola speciale di auto-esenzione: la teoria sociologica sviluppa un tipo di comunicazione che non può evitare l’autoimplicazione. Il problema della elaborazione teorica della storicizzazione e funzionalizzazione della semantica che opera a livello sociale, è evidentemente un problema che ri-fonda le linee programmatiche di una sociologia dei sistemi sociali. Ci si deve allora chiedere: in che modo questa può sopportare la contraddizione di operare come scienza e simultaneamente di essere il proprio oggetto di indagine? We cannot give an ‘objective’ and definitive

answer to this question23, ci informa Luhmann: l’unica oggettività possibile è quella che reinterpreta

le funzioni nella loro vitalità interpenetrante, e questo significa che «dovremo affrontare indeterminatezze irrisolvibili, temporalizzazione, oscillazione, la funzione della memoria e soprattutto dover sostituire il calcolo di tutte le affermazioni possibili con un riferimento al feedback della situazione storica da cui dobbiamo iniziare (we shall have to face unresolvable

indeterminacies, temporalisation, oscillation, memory function and above all that must replace the computation of all possible statements by a feedback reference to the historical situation from which we have to start)»24. Non

sembra un impegno semplice da rispettare, tuttavia è probabilmente il modello di discorso teorico meglio predisposto se si vuole evitare di perpetuare il successo che in fatto di teorie

21 Ibid.

22 Ibid. 23 Ibid. 24 Ivi, p. 77.

182 politiche, economiche e sociali, hanno da sempre ottenuto feticci epistemologici di ogni ordine e grado.