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Doppia contingenza, interpenetrazione, comunicazione: i sistemi sociali

La doppia contingenza ci introduce al discordo sui sistemi sociali in quanto tali. Nel carattere di

duplicità82 si trova il senso dell’orientamento normativo di ciascun atto o fatto sociale, il contesto

80 Ibid.

81 Ivi, p. 325.

82 «C’è nella natura dell’uomo una certa doppiezza, che, in definitiva, come tutto ciò che deriva dalla natura, deve racchiudere

un’inclinazione a scopi buoni; cioè la propensione a tenere nascosti i propri veri sentimenti, simulandone altri, che godono fama di bontà e rispettabilità. È innegabile che in virtù di questa propensione così a nascondersi come ad assumere un aspetto favorevole, gli uomini non soltanto si sono inciviliti, ma anche gradualmente moralizzati, almeno in certi limiti. [...] È per me increscioso dover riscontrare questa doppiezza, questa dissimulazione e falsità anche nelle manifestazioni dell'attività speculativa [...]». Queste parole di Kant – cfr. I. Kant, Critica della ragion pura, a c. di Pietro Chiodi, UTET, Torino 2005, p. 572 – come se si trattasse del ceterum censeo della filosofia trascendentale, andrebbero rilette alla luce della teoria dei sistemi di Luhmann, poiché tanto realmente sussiste questa doppiezza naturale – ovvero sistemica – degli uomini che il critico della ragione, su un piano specificamente morale, riuscì a concepire una progressività nella storia degli uomini soltanto guardando al modello di una oggettività esterna, cioè riferendosi alla natura come a ciò che racchiude in sé la destinazione verso scopi buoni di ogni inclinazione, non tanto dei singoli uomini, bensì in quanto rivolta al genere umano; dal punto di vista trascendentale, ovvero su un piano più tipicamente teoretico, invece, per dar conto della dissimulazione e falsità esistenti nelle manifestazioni dell’attività speculativa - problema che rappresenta una vera costante della sua speculazione, come si vede anche in nel saggio del 1764, pubblicato in quattro puntate sulle “Königsbergsche Gelehrte und politischen Zeitungen”, Saggio sulle malattie della mente, e nel saggio, conosciuto certo più del primo, pubblicato due anni dopo in cui traccia il parallelo tra i sogni di un visionario e la forma del discorso metafisico, paragonando la metafisica, priva di riscontro con l'esperienza, a una forma di patologia della mente, ovvero Sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica - Kant si incarica di terminare le sue tre critiche con una dottrina del metodo, la quale abbia come primo compito quello di istituire, al cospetto del tribunale della ragione, una disciplina delle conseguenze: dell’uso speculativo dei concetti dell’intelletto, dell’uso e degli effetti della libertà in quanto ratio essendi della legge morale. Il concetto di duplicità che troviamo in Luhmann, e che è mutuato da Talcott Parsons – cfr. T. Parsons, La struttura dell’azione sociale, Il Mulino, Bologna1986 – certo lo avvicina più a Emile Durkheim, per il quale si rimanda, per un inquadramento generale e un’analisi molto dettagliata a AA.VV. , Homo duplex: filosofia e esperienza della dualità, ETS, a cura di Giovanni Paoletti, Pisa 2004. Per le notizie bibliografiche relative ai saggi di Kant a cui si è fatto fugace riferimento, come alle opere successive in cui Kant ritorna sul problema, e sulla possibilità che il criticismo kantiano, da questo punto di vista, metta capo a una ‘dietetica della mente’, organizzata secondo la forma di una architettonica delle facoltà, in base alla quale l’uomo può vincere i sentimenti morbosi per mezzo della volontà di adeguarsi alla sola ragione, si guardi la Prefazione di Fulvio Papi, in I. Kant, Saggio sulle malattie della mente, tr.it. di Alfredo Marini, Ibis, Como-Pavia 2009.

94 dell’agire sociale in quanto tale. Rispetto alla teoria dei sistemi si può aggiungere: nei sistemi sociali gli eventi sono caratterizzati come azioni. Inizialmente un’azione non è altro che contingenza attualizzata: la ripetizione di un’azione determina un’aspettativa di comportamento. L’agire viene perciò detto sociale in quanto risulta determinato e determinabile a partire dalla doppia contingenza che intercorre tra azione e aspettativa di comportamento. In un contesto di doppia contingenza i partners coinvolti nella socializzazione, Ego e Alter, si comportano come due black box: la reciproca oscurità li orienta alla comprensione, tale che «è possibile nasca in questo modo un ordine emergente determinato dalla complessità dei sistemi che lo rendono possibile, ma indipendente dal fatto che questa complessità possa o meno venire calcolata e controllata»83. Questo ordine che emerge è detto sistema sociale. In un sistema sociale le

aspettative di comportamento e il comportamento dell’aspettativa acquisiscono un valore strutturale poiché connettono esperienza vissuta e azioni.84 Un sistema sociale si struttura a

partire – e in costante relazione – all’esperienza di ego e alter della contingenza, e così facendo tale contingenza diventa operativa nel mondo.

Muovendo dal problema della doppia contingenza diventa nuovamente centrale porsi in modo radicale la domanda: come è possibile l’ordine sociale85? Aggiunge Luhmann: «Se ciascuno agisce in

modo contingente se quindi ognuno può anche agire in maniera diversa […] risulta improbabile che il proprio agire trovi un qualsiasi punto di connessione […] nell’agire altrui»86. La normale

prassi sociale si presenta in tutta la sua improbabilità strutturale, mostrando, a sua volta, da dove nasca l’esigenza di una costruzione d’ordine che reagisca alla situazione, così descritta, nei termini di riduzione di complessità ambientale. Qualsiasi vincolo stabilito per sé assume il valore informativo e connettivo per l’agire di ogni altro partner sociale, tale che: «Insieme all’

improbabilità dell’ordine sociale, questa concezione spiega, però, anche la normalità dell’ordine

sociale»87. Il raddoppio dell’improbabilità crea le condizioni di una osservazione sensata rispetto

ai fatti sociali, poiché lega le azioni alla stessa condizione di improbabilità, il che è nei fatti una prima certezza, di statuto molto particolare, ma di certo un punto di partenza per le analisi più concrete.

83 N. Luhmann, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, cit., p. 212. 84 Cfr. Ivi, pp. 213-214.

85 Cfr. N. Luhmann, Come è possibile l'ordine sociale?, a cura di Giacomo Marramao, Laterza, Roma Bari 1985. E, anche, come

se lo sta chiedendo, alla luce di una radicalizzazione del concetto di doppia contingenza, in queste pagine Luhmann, cfr. N. Luhmann, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, cit., p. 220.

86 Ibid. 87 Ibid.

95 La doppia contingenza rende possibile l’emergere di un sistema sociale perché, in questo senso, «facilita la definizione dei rispettivi comportamenti»88. In breve: l’autopoiesi della società come

sistema sociale si fonda su questa instabilità. È in virtù della doppia contingenza che si creano vincoli, e un vincolo è un condizionamento della selezione che diminuisce il rumore ambientale e dunque aumenta la capacità di autonomia e di azione di un dato sistema. Un vincolo condiziona la selezione successiva poiché orienta la connessione tra gli eventi. Processo e struttura operano in questo contesto in modo da creare le condizioni per una autocatalisi dei sistemi coinvolti, imponendo «una prospettiva sulla prospettiva»89. L’ Aufebung della doppia

negatività che assume il punto di vista del punto di vista, che riflessivamente si dispone nel senso di una determinazione orientata alla complessità ambientale della propria autopoiesi, è costretta a produrre unità di senso continuamente e incessantemente.

L’agire sociale è sempre in atto e dunque assume forme sempre più concrete, secondo l’ordine di permutazioni possibili nel gioco sociale di riproduzione, ma, proprio in virtù di questo, l’azione è sempre più astratta: attiva vincoli sempre ulteriori e diversi. Il pensiero, le forme di rappresentazione, da un punto di vista sistemico – ed è questo che interessa valutare, perché ogni caratterizzazione positiva, ormai abbiamo imparato a capirlo, è funzionalmente equivalente – risultano essere, rispetto all’azione, una astrazione dell’astrazione, ovvero l’azione dell’astrazione. Sistemicamente la negatività è la vera matrice della reciprocità. Ego recepisce Alter come alter ego, e viceversa: le prospettive convergono perché la situazione è intollerabile per entrambe le parti coinvolte. In un contesto problematico emerge con forza l’interesse per la determinazione90. Se si

segue la “pura esperienza”, i sistemi sociali insegnano come, contrariamente a quanto affermava il vecchio John Stuart Mill91, si perviene non al politeismo ma, come propone correttamente

Habermas, al monoteismo dell’intesa. Tuttavia, non secondo l’opera di una razionalità pura e trascendentale, ma come sistemico dispiegamento del primato funzionale della negatività. «La realtà – scrive Luhmann – reagisce con la selezione ai problemi che in essa si pongono. I problemi sono catalizzatori realmente attivi della vita sociale»92.

La specificità dei sistemi sociali è che si orientano alla complessità ricorrendo al senso. Il senso opera in due modi, e da queste due modalità dipende ogni altra operazione di selezione, le quali, in definitiva, non sono altro che selettività secondo il senso: il senso costringe se stesso a

88 Ibid.

89 N. Luhmann, Sistemi sociali, cit. p. 224.

90Come si può leggere in Habermas a partire anche da J. Habermas, Conoscenza ed interesse, tr.it. di Gian Enrico Rusconi,

Laterza, Roma Bari 1990.

91 Per il riferimento a Mill, cfr. M. Weber, La scienza come professione, in Id., La scienza come professione; La politica come professione

traduzioni di Helga Grünhoff, Pietro Rossi e Francesco Tuccari, Einaudi, Torino 2004, p. 31.

96 cambiare; il senso non consente altra scelta se non la necessità di scegliere. Come ogni modo di base dell’autoriferimento, esso concretizza le sue prerogative sistemiche tramite sistemi e sottosistemi. Nel caso in cui ci si rivolga alla formazione di unità di senso individualizzate e individualizzanti, per le quali vale il gioco linguistico delle formule di contingenza semantiche della “persona”, della “responsabilità”, e così via, allora ci si troverebbe nel contesto di un sistema psichico, nell’area semantica della strutturazione di individualità che reagiscono alla complessità. Laddove invece, le unità di senso riguardino segmenti di comunicazione, ponendosi dunque a un livello funzionale più astratto, si parlerebbe di sistemi sociali in senso stretto.

La società è il più sviluppato sistema tra i sistemi sociali, e “sviluppato” vuol dire che è il sistema sociale che meglio riesce a orientare la selettività, data l’enorme quantità di strutture che processa – dunque anche il più refrattario a grandi stravolgimenti. I sistemi psichici e i sistemi sociali si sono formati co-evolutivamente, e questo colloca – se ancora ci fosse qualche dubbio – Luhmann in un orizzonte di discorso post-darwiniano93: i «concetti quali intenzione, rimando,

aspettativa, esperienza vissuta, agire, designano nella presente esposizione elementi e strutture che possiamo attribuire sia ai sistemi psichici sia a quelli sociali»94. Per dar conto di questa

coevoluzione che caratterizza e definisce la prassi sociale del senso, Luhmann così schematizza i caratteri del fenomeno di base che più rappresenta l’autopoiesi dei sistemi sociali:

- il fenomeno del senso resta caratterizzato da una eccedenza, da un sovrappiù di rimandi ad altre possibilità di riproduzione autopoietica. Rispetto al senso, il mondo conserva la sua attualità nella forma dell’accessibilità sempre ulteriore, tale che: «La totalità dei rimandi che circondano l’oggetto, inteso come dotato di senso, mette a disposizione più di quanto viene poi effettivamente utilizzato nell’atto successivo»95. La selezione si impone come operativamente

necessaria e così facendo è in grado di rispondere alla contingenza della riproducibilità dei sistemi psichici e sociali, la quale, di per sé, non garantisce alcuna connessione, se non negativamente ovvero virtualiter. Il medium che svolge la funzione di connessione è, appunto, il senso;

- il senso rimanda ad altre selezioni, e cioè «parlando in termini di forma e non di contenuto – è perciò una riedizione della complessità»96, un suo correlato e una sua funzione;

- il senso è autoreferenziale perché nell’attualizzare una possibilità e, al contempo, nel rimandare ad altre, include se stesso nella struttura di rimandi che implica: rimanda ad altro e a sé in

93 Cfr. G. Bocchi, M. Ceruti, Modi di pensare postdarwiniani: saggio sul pluralismo evolutivo, Dedalo, Bari 1984. 94 N. Luhmann, Sistemi sociali, cit. p. 194, nota n°4.

95 N. Luhmann, Sistemi sociali, cit. p. 148. 96 Ivi, p. 149.

97 quanto rimanda alla stessa possibilità del rimando, della sostituibilità e della permanenza delle possibilità scartate in eventi precedenti;

- non tutti i sistemi si legano all’ambiente attraverso la funzione del senso. Per quelli nei quali ciò invece accade, il senso diventa un universale evolutivo, l’altra faccia delle chiusura autopoietica, nella possibilità che descrive di apertura all’improbabilità del mondo come orizzonte. Ma se il senso è condizione di possibilità degli oggetti dell’esperienza in generale e condizione della possibilità degli oggetti di esperienza, non è solo una riedizione del principio trascendentale che Kant pone alla base della sua gnoseologia? C’è una differenza piuttosto importante da rilevare: per Luhmann “l’unità del molteplice” è una selezione dovuta all’autoriferimento e non una facoltà del giudizio. “Avere senso” significa che «una delle possibilità connettibili può e deve essere scelta come attualità successiva, non appena ciò che è ora attuale svanisce, si assottiglia, abbandona la propria attualità a causa della intrinseca instabilità»97. E, ancora: «Il possibile viene

interpretato come differenza fra varie possibilità (inclusa quella che è propriamente attualizzata e a cui è possibile ritornare) – ovvero viene distinto – mentre la possibilità da attualizzare viene designata nella sua identità come un “questo e nient’altro”»98.

Dire che ogni evento come elemento sistemico ha senso perché è trattato dal senso come possibilità e attualità smette di essere una enunciazione tautologica e, insieme, relativamente aristotelica, se si fa riferimento a un altro evento sistemico centrale nell’autopoiesi, ovvero se si tiene conto dell’importanza specifica dell’informazione. Il senso è infatti una forma generale di adeguamento autoreferenziale alla complessità. Anche l’espressione “mancanza di senso” designa una particolare formazione di senso, non la sua assenza. In tutte le esperienze di senso si rinnova una differenza, «la differenza tra ciò che è attualmente dato e qualcos’altro che è possibile a partire da ciò che è dato»99. Questa differenza crea le condizioni di asimmetria

necessarie per l’acquisizione degli eventi sistemici in termini di informazioni. Se così non fosse, ovvero se si seguisse la tradizione del concetto di senso, il teorico avrebbe da risolvere l’unico e più classico problema della teodicea, per cui ogni elemento privo di senso verrebbe estromesso come spurio o inconsistente.

Il processo di formazione delle unità di senso, come per tutte le unità che emergono nel contesto dei sistemi sociali, si articola secondo tre dimensioni: secondo la dimensione materiale, temporale e sociale. Materialità del senso vuol dire che nel caso dei sistemi psichici ci troviamo dinanzi all’insieme degli oggetti di una intenzione dotata di senso, mentre nel caso dei sistemi

97 Ivi, p. 154. 98 Ibid. 99 Ivi, p. 163.

98 sociali non l’intenzione ma i temi della comunicazione rappresentano la materialità del senso. In un primo momento il senso opera una disgiunzione che Luhmann definisce primaria, in quanto designa un puro “questo” da un puro “quello”, un quid di determinato rispetto ad un altro di non-ancora-determinato, ma che per il solo fatto di essere differenza della differenza che gli si oppone, risulta determinato nel senso di determinabile. In un secondo momento il processo si rivolge verso “l’interno” e verso “l’esterno”: «Sorge così una forma, intesa come possibilità di oltrepassare i confini e incamerare informazioni. “Interno” ed “esterno” sono per il senso fasci di rimandi sottoforma di orizzonti»100.

Con temporalità del senso, invece, si intende la differenza tra un “prima” e un “dopo”, in grado di riferirsi a sé e organizzare una successione che, assunta riflessivamente, crea un flusso di rimandi orientati alla formula del “quando”. Se quella materiale è la dimensione dell’interpenetrazione della realtà, operata ricorrendo alla differenza tra un questo e un quello, per il tempo vale il senso di una differenziazione tra pattern di selezioni chiamate “passato” e “futuro”. L’intervallo che tra questi si sviluppa, e che sul piano sistemico si contraddistingue per l’irreversibilità, è detto “presente”.

Infine, la socialità del senso riguarda procedimenti e conflitti che si direbbero legati a dinamiche riconoscimento101, rispetto a ciò che viene assunto come proprio simile, come alter ego. Si può

quindi pretendere che ogni senso possa venir esaminato secondo uno sdoppiamento delle possibilità interpretative: il regime di doppia improbabilità crea un problema di sovrabbondanza di possibilità all’osservatore che opera con le aspettative che si determinano nell’ambito del sistema scientifico. Alter e Ego rappresentano, in generale, due orizzonti particolari, come rinnovo e rimando di senso. E, dunque, più che una condizione intersoggettiva, a produrre senso è la condizione dell’autoriferimento, il quale sdoppia l’interpretazione e si apre al sociale attraverso il senso, appunto.

Le operazioni dei sistemi autoreferenziali, relative al senso, sono sollecitate da problemi che emergono in ciascuna dimensione di differenziazione: problemi di designazione primaria, di

irreversibilità e di dissenso vengono assorbiti sul piano della comunicazione sociale secondo codici binari. Le coppie oppositive di estero/interno, alter/ego, prima/dopo mettono in luce come

l’improbabilità e la doppia contingenza che definiscono la dimensione di riproduzione di senso riescano a trovare, nella struttura dell’ imputazione, una forma di selezione di selezioni, come vincolo autopoietico riflessivo. L’imputabilità è dunque un aspetto fondamentale per chiunque

100 Ivi, p. 165.

101 Tra gli altri, sicuramente nel senso di Honneth, cfr. A. Honneth, Lotta per il riconoscimento, tr.it di Carlo Sandrelli, Il

99 si trovi ad osservare un sistema sociale. È una struttura riflessiva dell’autoriferimento stesso, e risulta importante anche per il fatto che conduce alla formazione di un’altra struttura: l’aspettativa di comportamento.

L’aspettativa dipende dalla capacità del senso di operare generalizzazioni simboliche102. I sistemi, da

questo punto di vista, possono essere definiti come aspettative generalizzate di comportamento. Secondo Luhmann il correlato cognitivo dell’imputabilità è il senso della realtà, mentre il correlato normativo dell’aspettativa è la morale. In breve: la generalizzazione simbolica è una limitazione, e porta alla nascita di una complessità strutturata. Vengono selezionati fasci di selezione capaci di unificare, secondo le tre dimensioni del senso, le discontinuità, l’irreversibilità, l’alterità. La forma di questa unificazione – e soltanto questa – genera la differenziazione tra strutture psichiche e strutture sociali.