• Non ci sono risultati.

I.III.III. Non una «logica specifica dell’oggetto specifico»

Con l’espressione “società civile” si intende quella configurazione di relazioni umane organizzata non più secondo il principio di un primato della politica, come era per la societas

civilis europea, ma secondo il primato dell’economia e dello scambio di prestazioni. In Scarsità, denaro e società civile84, Luhmann sviluppa il confronto con la tradizione di pensiero vetero-

europea fino a raggiungere conclusioni sorprendenti.

Scrive Luhmann all’inizio del saggio che stiamo prendendo in considerazione: «La societas civilis cittadina faceva mostra di un carattere feudalistico, tale da riflettersi costantemente nella teoria con variazioni di minima entità»85. Sul piano della modernizzazione dei rapporti sociali, invece,

il superamento dei rapporti feudali, o una loro mutazione nel senso della differenziazione e dell’individualizzazione – e della necessaria crescita di interdipendenza – ha significato, in linea di principio, che la società civile «si presenta come proletarizzabile»86. Alle variazioni di minima

entità, tutte rivolte all’aspetto di mantenimento del potere politico su un corpo da governare ed amministrare, nel senso sopra specificato, del dominio e della perpetuabilità di un patrimonio, ci si trova adesso, invece, di fronte a un campo fenomenico di ben altra dinamicità, capace di porre in discussione la teoria moderna della società in quanto società civile. Si assiste a una ridefinizione dei concetti di “capacità d’azione” e di “collegialità”, come elementi costitutivi della teoria classica del potere politico e del governo della società: del vecchio concetto di società si tengono vivi alcuni elementi che la teoria provvede poi a contrapporre, secondo uno schema formale di tipo binario.

83 Ibid.

84 Cfr. N. Luhmann, Scarsità, denaro e società civile, in Id., Potere e codice politico, cit. 85 Ivi, p. 100.

133 Rispetto all’ambito delle decisioni e dell’organizzazione si impone il concetto di legittimità, della centralità della giurisprudenza e del diritto, e questo perché «la capacità d’azione del sistema sociale viene definendosi come “Stato”»87; mentre l’idea di un legame più originario all’interno

della dinamica della differenziazione, viene giustapposto alla società nei termini di communitas, in quanto controtipo, forma di resistenza concettuale e dimensione utopica contrapposta alla forma della società dei capitali, alla repubblica delle merci. Tuttavia, la teoria moderna della società non ha trattato la società civile soltanto come articolazione dello spirito oggettivo: la critica di Marx, a partire dal 1843, dalla revisione della filosofia del diritto di Hegel, sino alla posizione del paradigmatico “per la critica dell’economia politica” a sottotitolo del primo libro de Il Capitale, ha improntato il lavoro teorico nel segno del rovesciamento tra struttura e sovrastruttura. Il limite di tale opera, sostiene il sociologo tedesco, sta nel fatto che Marx si sarebbe risparmiato di fare i conti con un ambito di problemi che, dopo un secolo, al tempo in cui Luhmann si forma e scrive, sarebbero diventati centrali nella riconsiderazione di una teoria generale della società, ovvero verso quel tipo di «riflessione autocomprendente e autoconoscitiva»88 che rappresenta la

possibilità di trattare la società civile come sistema chiuso che si osserva.

Poco male, si potrebbe aggiungere in difesa di Marx: la forza dell’astrazione era guidata da due idee direttrici: la possibilità di un altro diverso reale; l’analisi della forma cellulare della forma-merce. Il metodo del salire dall’astratto al concreto portava con sé questo assunto normativo e questa prerogativa metodologica. Seguire Luhmann in questa accennata diatriba metodologica vuol dire porre attenzione non solo all’oggetto e alla forma specifica di critica dell’oggetto89, ma

intendere entrambe le direttrici di rappresentazione, appena sopra menzionate, come prestazioni

comunicative, ecologicamente inserite nel contesto di un sistema chiuso operativamente, e cioè

indirizzare la polemica al tipo di riflessione che deriva da una teoria autocomprendente e autoconoscitiva.

Luhmann è convinto che la teoria della società civile si è costruita secondo questi due aspetti astrattivi. Il punto è capire in che modo, dato l’immediato presupposto storico della dicotomia società/comunità e la contrapposizione Stato/società civile, si possa ottenere «una più esatta comprensione della possibilità d’astrazione del nostro tempo»90.

87 Ibid.

88 Ivi, p. 136n.

89 Cfr. C. Luporini, La logica specifica dell’oggetto specifico. Sulla discussione di Marx con Hegel, Critica Marxista, Editori Riuniti, Roma

1976.

134 II.III.III. Scarsità e denaro

Il punto di vista viene così fissato: stante la validità della tesi di un primato economico nella sfera della società civile, si dovrà capire secondo quali trasformazioni evolutive la teoria della società civile si è costituita e quali possono essere le sue attuali articolazioni, i punti problematici e le nuove configurazioni concettuali da cercare, per l’appunto, nell’ambito del pensiero economico, in relazione al denaro come codice. La prima questione da affrontare riguarda la traccia nascosta del principio unificante delle relazioni sociali: scambio, infatti, vuol dire scarsità. Che sia semplice mancanza in rapporto a cose o beni, o la discrepanza tra mezzi e fini, bisogni e scopi, ciò che importa a Luhmann è chiarirne il concetto alla luce delle funzioni che viene via via assolvendo in vista della soluzione di problemi sistemici. E si legge: «Questi ultimi hanno origine dal fatto che i margini del sistema producono una differenza di complessità fra il sistema stesso e l’ambiente»91. Il dislivello crea la possibilità dell’emersione di strutture di riduzione, dei processi

di selezione capaci di ridurre «il possibile al reale e il reale al realizzantesi»92. La scarsità può così

essere intesa come una «formula interna al sistema e utile alla ricostruzione di contingenze»93.

Ma in che senso è una “formula interna”? Da semplice fatto, la scarsità diventa interpretabile come relazione sociale, mentre sul piano della rappresentazione soggettiva, l’unità garantita dalla formula di contingenza “scarsità” determina la possibilità di una generalizzazione simbolica. Un orientamento interno al sistema secondo scarsità riformula il problema della contingenza sociale e la risolve in termini di decisione, come struttura individuale di selezione, e in termini di

organizzazione, come struttura sociale di selezione. Come formula di contingenza e funzione

sociale di complessità, la scarsità si definisce in base alle possibilità del sistema. Queste possibilità sono così elencate da Luhmann:

- come indice del postulato della somma costante, poiché in un sistema non si dà guadagno senza perdita, né alcuna selezione senza corrispondenti rinunce;

- si generano continuamente e in modo sempre ulteriore interdipendenze di tipo diverso; - un sistema in atto è tale da dover aumentare il grado di incertezza verso il futuro; - si assiste all’incremento della decidibilità individuale della selezione;

- la differenziazione crea le condizioni di possibilità per una selezione a-dialettica di termini medi

necessari;

91 Ivi, p. 102.

92 Ivi, p. 103. 93 Ibid.

135 L’orientamento secondo il problema-scarsità consente di tenere assieme tutti questi aspetti e di farli agire in unità, e cioè: «La loro azione comune consente di spiegare in che modo, entro quali limiti e con quali conseguenze il principio di scarsità riformuli la contingenza e la risolva in decisione»94.

In un sistema ad alta complessità può succedere qualsiasi cosa tranne che smetta di sussistere la possibilità che possa succedere qualsiasi cosa. Ogni elemento della riproduzione sociale dipende costantemente da un altro elemento: ne consegue che, «a varie sequenze di eventi contingenti, la scarsità fornisce una connessione che contingente non è. Per suo tramite, la necessità (ossia la contingenza con segno negativo) una volta supposta compatibile con la contingenza in quanto tale, viene recuperata nella forma di nesso condizionale e giunge così ad attribuire alle istituzioni una struttura astratta»95. Astratta qui vuol dire che implementa la capacità di rispondere alla

contingenza sociale, compatibilmente al sistema.

Se ci si muove in un contesto di scarsità di beni, di conoscenza, di mezzi, possiamo fare tutto diversamente da come lo stiamo facendo, tranne che fare a meno di essere sistematicamente ancorati al nesso condizionale del tenerci in costante ricerca di beni, conoscenza, mezzi. La sequenza degli eventi, poiché riguarda singole unità di senso – come gli individui, ad esempio – è contingente, la connessione tra queste e quegli, ciò che regola tale connessione nel senso della differenza tra sistema e ambiente, non lo è. Tale possibilità non viene perciò lasciata indeterminata, anzi coincide con l’ambito dei grandi sistemi d’azione, quali le organizzazioni, il diritto, le religioni, e con tutte quelle strutture in cui la forma condizionale della riduzione di complessità si trova in piena corrispondenza con le attese di aspettative di una certa situazione sistemica. Il che vuol dire – come si diceva sopra – sviluppare in modo precipuo la «capacità di produrre un aumento della contingenza sociale compatibile col sistema»96.

Tra tutti quelli possibili, l’unico in grado di assumere concretamente il massimo livello di astrazione in un sistema, per come si è affermato storicamente, è il denaro. Attraverso il denaro la contingenza indeterminata, tradotta in termini di scarsità, per cui ogni cosa è sempre possibile altrimenti, si trasforma in una struttura determinata e determinabile, e, cosa ancor più indicativa dei processi di riduzione e aumento della complessità sistemica, acquista un grado di

tollerabilità97. Il denaro come struttura aiuta anche perché l’interdipendenza, ovvero la possibilità

che gli eventi si organizzino in accordo con la scarsità, è resa esattamente calcolabile. Come

equivalente generale, il denaro è l’equivalente funzionale più generalizzabile anche sul piano

94 Ivi, p. 104.

95 Ibid. 96 Ibid. 97 Ivi, p. 105.

136 simbolico, poiché calcolabilità significa anche poter individualmente effettuare calcoli. Il calcolo di scarsità, scrive Luhmann «non presuppone alcuna capacità d’azione da parte del sistema entro cui si

effettua»98, proprio perché non ha bisogno di costruire alcuna collettività perché si renda

possibile come operazione, sebbene sia operativamente ciò che è più collettivizzabile in assoluto.

«Data una tale trattazione – si legge – del problema della contingenza l’ “aggregazione” di un requisito come un’eticità in comune diventa qualcosa di inammissibile e insensato»99. Contesti

di aspettative quali la morale, il diritto o l’etica in generale, non perdono la loro importanza, tuttavia modificano la loro funzione: in quanto universi simbolici che guardano più al riconoscimento e al conflitto tra identità, hanno soltanto il ruolo di funzioni compensative, lontane nei fatti dal mantenersi come promesse operative nell’ambito dei sistemi d’azione.

Un’analisi del principio di scarsità consente inoltre di parlare della società civile come del sistema della scarsità, e, così facendo, di legare la sua struttura ad aspetti che da sempre la caratterizzano: calcolabilità individuale delle decisioni – nonostante il continuo aumento delle interdipendenze –, rinuncia all’unità di intenti e ad una capacità d’azione proprie del sistema della società, rapporto aperto nei confronti del futuro, forte differenziazione fra scarsità e normatività.

L’interpretazione religiosa del mondo, ad esempio, con il calcolo morale delle condotte di vita che implicava, mostrava in realtà una netta dipendenza dal tema della scarsità. Alla onnipresenza del denaro quelle società sapevano contrapporre l’onnipresenza di Dio, cosa che diventa più che simbolica quando, ricorda Luhmann, la Chiesa comincia a dotarsi di magisteri come quello del tesoro della grazia della Chiesa, la cui nozione teologica disciplina l’accesso a

grazia e salvezza, nei termini moderni di “distribuzione dei mezzi di grazia” entro la casa

ecclesiastica – extra ecclesiam nulla salus, anche in questo senso – arrestandosi soltanto dinanzi al paradosso, di sapore luterano, di una produzione totalmente individualizzata dei mezzi della redenzione100. L’orientamento di base di queste società era legato al principio della scarsità ma

vi accedeva come a un che di naturale o comunque legato alle possibilità dell’agire concreto degli individui. L’istituzionalità giuridica e morale, spiega ancora Luhmann, è ricca di strutture che offrono una risposta funzionale alla situazione, come i tanti regolamenti che concernevano l’aiuto e la gratitudine, lo scambio e la distribuzione, l’autonomia della conduzione domestica, l’onore, la capacità di imporsi da parte dell’uomo, la concorrenza e la cooperazione. Queste

98 Ivi, p. 106. 99 Ibid.

137 formule compensative, accoppiate strutturalmente al postulato della somma costante, alla sua articolazione storica, hanno prodotto decisioni quanto mai controintuitive, tuttavia “razionali” se commisurate all’idea di una totalità spiritualmente connessa e a come questa si scomponeva secondo la dimensione temporale, materiale e sociale: ecco, allora, come è stato possibile scambiare terreni e ragazze da marito, in un contesto sociale di tipo patrimoniale e patriarcale, bestiame con beni di sussistenza, rispetto alla dimensione temporale di una sussistenza presente o futura, oppure soldati e forza lavoro, come corpi usati nella loro materiale capacità di produzione101.

La scarsità ha sempre implicato lo scambio, il quale a sua volta ha sempre presupposto la produzione. In una civiltà prevalentemente contadina e artigiana sussisteva un immediato riferimento della produzione all’ambiente naturale della società, cosa che ha creato l’immagine di una ricchezza basata sullo spontaneo incremento dei beni. Immediatamente vuol dire anche che, a questo stadio dello sviluppo dei rapporti e delle forze di produzione, poteva essere trascurata la differenza tra mezzi usati e fini raggiunti, lo scarto tra l’impiego di mezzi e l’effettivo ricavo. La forma attingibile di razionalità dipende sempre dalla complessità delle relazioni sistema/ambiente, e nel caso degli ordinamenti contadini questo voleva dire intendere con scarsità una qualità mondana, e non una massima individuale di calcolo.

Ciò che invece avviene in seguito alla costituzione della società civile è il pervenire dell’orientamento secondo scarsità a un grado di generalizzazione superiore: «la società stessa attinge ad un più alto livello di complessità e contingenza, mentre il primato funzionale, dal sottosistema politico, si trasferisce al sottosistema dell’economia»102. Il passaggio alla società

civile assume la forma di una specificazione e di una assolutizzazione della scarsità: scarsità nell’epoca della emersione della società civile vuol dire scarsità di denaro. Denaro è l’equivalente generale, il garante e la misura del valore, mezzo di scambio, dunque non più una quantità scarsa accanto ad altre quantità, ma la realizzazione del concetto stesso di scarsità, per come risulta determinato nel sistema sociale dato. Il denaro, «rende possibili dei risultati e delle prestazioni, il cui grado di individualizzazione non dipende più da legami o da considerazioni di tipo comunitario»103. Accanto a ciò fenomeni come la povertà non sono più intesi come piaga

sociale da curare tramite assistenza caritatevole, ma come problema da risolvere con l’

organizzazione del lavoro. Il denaro, grazie alle generalizzazioni di cui è capace, modifica

dall’interno lo stesso principio di scarsità: può comperarla, metterla a profitto.

101 Ivi, p. 107. 102 Ivi, p. 109. 103 Ibid.

138 Il lavoro da negotium, fatica coatta in termini politici, pubblici o domestici, viene monetizzato, e così diventa un’attività lucrativa. Conseguentemente il lavoro è possibile come la sua mancanza, assunta in termini di disoccupazione, cosa del tutto inconcepibile per la mentalità antica. La divisione del lavoro diventa una struttura sociale, una risposta che si dà al livello più generalizzato dell’organizzazione della scarsità. L’appartenenza a un rango o stato sociale non determina più l’accesso a un tipo di lavoro: in linea di principio vale il contrario. E, allora: «Nella misura in cui questa inversione si afferma come fatto compiuto, anche l’economia, nel sistema sociale, tende ad assumere il primato della funzionalità»104.

La monetizzazione del lavoro è possibile soltanto all’interno della storia dell’evoluzione della struttura del denaro, la quale è a sua volta possibile solo all’interno dell’evoluzione del principio di scarsità, e, conseguentemente, è il nucleo di possibilità da cui si determina la produzione del

capitale. È un passaggio epocale quello che vede la fine del concetto del possesso terriero –

come connotato di status o di prestigio – e del lavoro – in quanto fatica subumana – in termini politici, nella forma della schiavitù o di qualche suo equivalente giuridico, afferma Luhmann. Ora, stando al principio di scarsità, la razionalità dell’agire, quale prima forma attraverso cui si è concepita l’attività economica, può spiegare in termini sistemici l’emergere del sistema economico come razionalità sistemica. Ciò dipende dal fatto che: «la scarsità si rende sempre più indipendente dai bisogni “naturali” e dalle quantità già esistenti (…) In luogo della dipendenza cui la scarsità era soggetta nei confronti dei bisogni e delle quantità di beni, subentra a questo punto una dipendenza dal denaro»105. Il denaro diventa il simbolo della scarsità su un piano

sistemico, il rappresentante in terra del concetto di contingenza sociale. È, come si legge più avanti, «L’autentico portatore di scarsità – quello cioè che, unico nel suo genere, si dimostra capace di realizzare questa formula di contingenza, ad un livello di richieste socialmente adeguato»106.

Il codice del denaro agisce motivandosi da sé, in larga parte. Ciò dipende dal meccanismo del denaro, se si vuole restare a una sorta di livello feticistico. Nell’analisi di Luhmann il denaro però non si presta ad essere soltanto un mezzo di scambio o misura del valore. Il punto di vista, che è una interessante variazione di temi parsoniani, è quello di intendere il denaro alla stregua di una istituzione sociale. E scrive: «Secondo Parsons, i media generalizzati sono codici simbolici, capaci di dirigere le tante relazioni di scambio, rese necessarie dalla differenziazione

104 Ivi, p. 111.

105 Ivi, p. 113. 106 Ibid.

139 sistemica»107. Generalizzato come media, il denaro agisce sulla catena delle implicazioni logiche

secondo un potere di orientamento e di direzione: le relazioni andranno nel verso e nel senso del media più generalizzato, poiché in grado di assorbire una quantità di richieste sistemiche maggiori (individualizzazione, calcolabilità, controllabilità, fruibilità immediata, tesaurizzazione, produzione di interesse, e così via), ovvero del denaro.

Nella catena inferenziale, se si parla in termini modali, «ogni esperienza e ogni azione non possono che presentarsi come selezioni»108. Da dove provenga una certa esperienza o un’azione è

allora possibile dedurlo ponendosi un problema di attribuzione che può essere risolto in relazione all’ambiente o in riferimento ad un sistema di selezione. Nel primo caso si potrà rappresentare il sistema in termini di esperienza vissuta, nel secondo di azione.

Quale che sia il grado di differenziazione all’interno di un sistema sociale, il livello di complessità e di contingenza che questo può sopportare aumenta in relazione alla capacità comunicativa del sistema di trasmettere le selezioni già avvenute. Nel caso della società civile ciò ha significato l’istituzionalizzazione dello scambio e la conseguente monetizzazione totale dell’economia.

La preminenza che assume il denaro nella forma di moneta circolante sul piano sociologico significa che la generalizzazione simbolica che genera sta alla base della possibilità di designare come “libero” l’agire di un individuo, in quanto attributo di un nuovo atto di selezione che si determina per mezzo di una decisione. Scarsità e intredipendenza sono tenute assieme dal

medium sociale del denaro, e poiché questo offre garanzia di prosecuzione e assicura l’esistenza

di catene selettive non ancora determinate, nella forma di moneta appunto, si può aggiungere, rappresenta la possibilità sociale di disporre di sé, la possibilità di disporre della propria libertà

sociale.

Il denaro è un operatore di selezione in rapporto all’agire economico, all’agire orientato secondo scarsità. All’interno del suo meccanismo, il denaro deve soltanto ripetere la differenza che lo designa come medium comunicativo del sottosistema economico, ovvero deve provvedere affinché resti qualcosa di scarso, deve strutturarsi secondo il codice della spesa e del risparmio. Come per tutti i medium generalizzati, anche per il denaro vale l’effetto di autonomizzazione del codice: i problemi che si creano possono essere risolti solo all’interno del codice. All’interno del codice vuol dire che si tratta anche qui di un sistema chiuso: il denaro come simbolo di scarsità e operatore di libertà sociale, ricrea, a ogni azione l’asimmetria tra sistema e ambiente, il che, nel caso specifico, vuol dire rendere possibile l’interazione dello scambio. È una questione di

107 Ibid. 108 Ivi, p. 114.

140 informazione e di conseguente istituzionalizzazione degli effetti accumulati a fare del meccanismo del denaro il simbolo dell’autonomia del sistema sociale dell’economia, e di questo