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Conclusioni e profili di criticità

Nel documento L'informativa ambientale esterna d'azienda (pagine 178-200)

3. Profili di bilancio

4.3. Conclusioni e profili di criticità

Dall’analisi empirica effettuata emergono profili di criticità tali da indurre una profonda riflessione sulla questione dell’informativa ambientale esterna. La maggior parte di informazioni ambientali, come si evince dalla lettura della griglia (appendice A) e dalla

figura 15 è ricavabile dalla Dichiarazione non finanziaria, di recente introduzione. Tale

aspetto, oltre a sottolineare l’importanza di tale documento e la sua funzione positiva, fa sorgere spontaneo il quesito relativo alla comunicazione ambientale antecedente all’attuazione del D. Lgs. n. 254/2016. Di rilevante importanza erano, allora, per gli esercizi anteriori al 2017, documenti di comunicazione quali il bilancio di sostenibilità ed

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ambientale i quali, però, proprio perché volontari, lasciavano ampia discrezionalità alle imprese non solo relativamente alla rendicontazione o meno di tali documenti, ma anche con riferimento al contenuto degli stessi, con la conseguenza che ad alcune imprese, anche se di rilevanti dimensioni e “ritenute a basso impatto ambientale” per l’attività svolta, era riconosciuta la possibilità di non comunicare all’esterno alcuna informazione di carattere ambientale.

Ulteriori due profili di criticità, strettamente connessi tra di loro, riguardano l’estensione della Dichiarazione non finanziaria e la sua pubblicazione. Infatti, nonostante, la normativa preveda la possibilità di pubblicare la dichiarazione all’interno della Relazione sulla gestione e del fascicolo di bilancio, quasi tutte le imprese hanno optato per la pubblicazione separata. Sebbene, questo profilo non pregiudichi il raggiungimento di un sistema di reporting integrato, basato su un approccio alla rendicontazione volto ad evidenziare il legame tra le performance finanziare ed il contesto sociale ed ambientale in cui opera l’azienda, è dimostrazione della lontananza nel panorama italiano dall’affermazione del cosiddetto One report, strumento di notevole complessità, ma che oltre a prevedere la redazione di un unico documento, consente la rappresentazione integrata di tutte le variabili in ottica sinergica330. È opportuno, tuttavia, notare che dall’analisi riguardante il primo anno di applicazione del decreto331, è emerso che la

maggior parte delle imprese ha pubblicato la Dichiarazione non finanziaria come documento distinto, ma all’interno del fascicolo di bilancio. È possibile comunque affermare che tale differenza si manifesti in quanto il campione di aziende preso in esame risulta essere completamente differente sia relativamente alla composizione che con

330 C. Mio, Informativa non financial nell’annual report, op. cit., pag. 249 331 Per approfondimenti si veda il paragrafo 2.2.3.

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riferimento al numero di aziende incluse: potrebbe essere, infatti, che la decisione di pubblicare la Dichiarazione non finanziaria separatamente dal 68% delle società sia ascrivibile ad un comportamento tipico dei settori ai quale le aziende analizzate appartengono.

Relativamente alla lunghezza della Dichiarazione non finanziaria, infine, è opportuno sottolineare nuovamente che documenti informativi di questo genere non dovrebbero risultare troppo estesi in quanto, al contrario di ciò che viene naturale pensare, un numero troppo elevato di pagine rischia di minare la chiarezza, la trasparenza e la facilità di accesso alle informazioni da parte dell’utente i quali sono, invece, principi base di una “buona” rendicontazione non finanziaria. Inserire la Dichiarazione non finanziaria all’interno della Relazione sulla gestione potrebbe essere una soluzione per consentire una limitazione alla lunghezza di tale documento che, altrimenti, rischia di appesantire il fascicolo di bilancio.

Alla luce dei profili di criticità esposti risulta, dunque, fondamentale l’intervento del legislatore che, dopo un’attenta analisi e valutazione delle conseguenze scaturite dai primi anni di applicazione del D. Lgs. n. 254/2016, ha il compito fondamentale di integrare e colmare le lacune evidenziate affinché la disclosure di impresa possa essere chiara, completa, trasparente e “useful friendly”.

174 Conclusioni

Le imprese, a causa di una sempre più crescente globalizzazione ed industrializzazione, si sono ritrovate, a partire dagli anni ’90 a dover fronteggiare nuove problematiche. Le nuove responsabilità che il mercato attuale attribuisce a tutti i suoi attori non riguardano solo il conseguimento di un maggior profitto destinato agli azionisti: infatti, gli

stakeholders, posti ormai al centro della strategia e delle decisioni dell’azienda, muovono

richieste complementari al profilo economico dell’attività di impresa, ma il cui soddisfacimento è necessario per il raggiungimento di un reddito sostenibile nel medio- lungo periodo. L’ambiente esterno diviene, dunque, una variabile naturale di cui l’impresa necessariamente deve tener conto nello svolgimento della sua attività: esso, oltre a rappresentare capitale naturale dell’impresa, è al centro attualmente di numerosi dibattiti circa il suo deterioramento e la conseguente necessità di salvaguardia.

Sebbene nel tempo siano state adottate numerose politiche, a partire dagli anni ’90 con il

Summit della Terra, un repentino cambiamento comportamentale a livello mondiale

sembra essere essenziale per il perseguimento di uno sviluppo sostenibile e per vincere la lotta al cambiamento climatico. La Business Roundtable sembra muoversi in questa direzione. Infatti, il fatto che gli AD dei più grandi colossi mondiali (tra cui Ramon Laguarta, CEO di PepsiCo; Jamie Dimon, CEO di JP Morgan; Jeff Bezos, CEO di Amazon; Mary Barra, CEO di General Motors) abbiano firmato un manifesto sottoscrivendo un cambiamento di visione aziendale, la quale deve, dunque, essere orientata a creare valore per gli stakeholders e non più solo per gli shareholders, dovrebbe essere d’impulso per tutte le imprese del mondo. Tuttavia, ad oggi, tale manifesto risulta essere soltanto una dichiarazione scritta e, dal momento che non viene fatta menzione alle

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strategie che le più grandi imprese del mondo intendano intraprendere, viene naturale domandarsi circa la sua effettiva futura applicazione. Inoltre, se dal lato delle grandi imprese, promuovere azioni, anche onerose, ma orientate alla sostenibilità, risulta possibile, per le realtà medio-piccole il costo di strumenti, metodi ed investimenti volti alla salvaguardia dell’ambiente potrebbe essere proibitivo.

La necessità di intraprendere azioni volte alla riduzione dell’impatto ambientale comporta, inoltre, la predisposizione di strumenti idonei alla comunicazione, verso l’esterno, dei risultati raggiunti. Gli stakeholders, infatti, vogliono conoscere le strategie adottate dall’impresa e, sebbene da un lato l’informativa ambientale esterna comporti anch’essa un onere per l’impresa, il beneficio che può trarre si traduce in una migliore immagine e reputazione aziendale che consente, inoltre, la possibilità di incrementare il profitto. Vi è, allora, un ritorno non solo monetario: le imprese, infatti, possono così contribuire alla protezione dell’ambiente ed a un contemporaneo miglioramento del proprio posizionamento sul mercato.

A tal fine si assiste, in periodi recenti, alla previsione di una disclosure non finanziaria obbligatoria di impresa. Con l’entrata in vigore del D. Lgs. n. 254/2016, infatti, si ha un progressivo abbandono del bilancio ambientale e sociale il cui contenuto, tuttavia, viene inserito all’interno della Dichiarazione non finanziaria, la quale, oltre a costituire la risposta ad una nuova previsione di legge, consente di perseguire gli obiettivi della trasparenza, completezza ed attendibilità dell’informazione la cui certezza, infatti, poteva risultare dubbia se inserita all’interno di strumenti di rendicontazione volontaria.

È ovvio, tuttavia, che, anche in questo caso, tali benefici risultano ottenibili, nella maggior parte dei casi dalle medio-grandi imprese. Le PMI, infatti, non adottando nella pratica

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una vera e propria disclosure non finanziaria, risultano essere penalizzate rispetto ad un’informativa integrata di impresa. Sebbene l’ottenimento di un maggior valore aggiunto derivi in primis dal carattere volontario della comunicazione, nella prassi le imprese che adottavano, prima dell’obbligatorietà dell’informativa non finanziaria, strumenti di rendicontazione volontaria, erano comunque quasi sempre medio-grandi imprese. Tuttavia, in Italia, lo stesso D. Lgs. n. 254/2016 ha cercato di risolvere tale questione prevedendo comunque la possibilità di redigere volontariamente una Dichiarazione non finanziaria conforme a quanto contenuto nello stesso decreto, anche ai soggetti non obbligati. Risulta evidente, però, la problematica che questo comporta: proprio per il contenuto minimo richiesto (tra cui il modello di gestione dell’impresa), la redazione di tale dichiarazione da parte delle piccole-medie imprese appare utopistica. Infatti, la possibilità di implementare un modello ad hoc in termini di costo e di struttura aziendale è attribuita solo a realtà medio-grandi non rientranti nell’ambito di applicazione della normativa con la conseguenza che, ancora una volta, risultano “premiate” le imprese più forti in termini economici e di dimensione. A confermare tale aspetto vi sono i risultati scaturiti dalle analisi effettuate dall’Osservatorio DNF circa l’applicazione del decreto: in Italia, infatti, soltanto 5 aziende, nel 2018, hanno predisposto una disclosure volontaria non finanziaria conforme alla normativa, due in meno rispetto al primo anno, ovvero rispetto al 2017.

Questo, però, non risulta essere l’unico profilo di criticità del nuovo decreto il quale, infatti, prevedendo la possibilità per le imprese di scegliere lo standard di rendicontazione da utilizzare, sembra non rispettare l’obiettivo di comparabilità a cui, invece, mira il bilancio stesso che, infatti, proprio grazie al principio della costanza dei criteri di valutazione, consente una comparazione nel tempo e nello spazio dei risultati raggiunti.

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Tale problematica sembra, comunque, essere risolta, nella pratica, già dal primo anno di applicazione del decreto. Infatti, la totalità delle imprese, utilizzando lo stesso standard di rendicontazione, sembra voler suggerire una modifica alla normativa attuale. Compito del legislatore sarà, dunque, in futuro, riconoscere la prassi come normalità, includendo magari lo standard utilizzato come obbligatorio ai fini della redazione della dichiarazione. Diversamente, con riferimento alla collocazione del documento non finanziario, potrebbe, negli anni a venire, risultare necessario un cambio di direzione rispetto ai primi due anni di applicazione dal momento che, nella maggior parte dei casi, le imprese pubblicano la Dichiarazione non finanziaria separatamente dalla Relazione sulla gestione. Questo aspetto potrebbe suggerire che l’affermazione di un One report, ovvero di un unico

Annual Report effettivamente integrato contenente tutti i documenti obbligatori

d’impresa, sembri essere lontana. È, tuttavia, opportuno fare alcune considerazioni al riguardo: infatti, dall’analisi relativa al primo anno di applicazione su un campione comprendente 194 società operanti sia in settori finanziari che non, scaturisce che più della metà delle aziende (68% circa) pubblica la Dichiarazione non finanziaria separatamente, ma sempre all’interno del fascicolo di bilancio; viceversa dall’analisi effettuata su un campione selezionato di 31 aziende appartenenti all’industria manifatturiera e dell’energia, relativa al secondo anno di applicazione, solo 4 società (pari al 13%) pubblica il documento non finanziario all’interno del proprio Annual Report in quanto 21 società (pari al 68%) opta per la pubblicazione separata come documento stand

alone. È, quindi, necessario approfondire ulteriormente la questione e l’analisi nei

prossimi anni di applicazione del decreto dal momento che, prendendo con riferimento un numero maggiore di aziende, tale problematica potrebbe sembrare risolta. Un

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intervento del legislatore potrebbe, tuttavia, migliorare ed accelerare i risultati che finora sono stati raggiunti.

Relativamente, inoltre, al Bilancio di esercizio, la necessità della lettura della Nota integrativa, a causa della struttura di carattere sintetico dei prospetti contabili, evidenzia una carenza di informativa ambientale. Da una sola lettura dei due principali prospetti che compongono il bilancio, infatti, non è possibile conoscere le azioni intraprese dall’azienda in campo ambientale. Inoltre, considerando che non sempre in Nota integrativa viene fornita una completa informativa, risulta evidente quanto sia necessario raggiungere una comunicazione integrata d’azienda che vada ad includere, tra le altre, la variabile ambientale.

Risulta, dunque, indiscutibile l’importanza di documenti descrittivi quali la Nota integrativa, la Relazione sulla gestione (dal 2008) e la Dichiarazione non finanziaria (dal 2017) senza i quali non è possibile comprendere, attraverso una mera lettura dello Stato patrimoniale e del Conto economico, l’interesse che l’azienda ha nei confronti dell’ambiente. I caratteri della pubblicità e dell’obbligatorietà, anche se per alcune imprese soltanto, garantiscono, inoltre, una maggiore trasparenza dell’attività svolta dalle imprese che, grazie ai controlli ed alle sanzioni previsti dalla normativa, consentono di perseguire gli obiettivi dell’attendibilità, della completezza e della certezza delle informazioni fornite.

La previsione di una disclosure non finanziaria obbligatoria ha, in conclusione, da un lato, fornito una risposta alle richieste attuali dei portatori di interesse e, dall’altro, ha aumentato la completezza e la trasparenza dell’informativa esterna d’impresa. Questo, tuttavia, ha comportato un ulteriore allontanamento tra le piccole-medie imprese, presenti

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in un numero maggiore nel territorio italiano, e le realtà più grandi e la “perdita” del valore aggiunto che strumenti volontari consentivano di ottenere. In base a tali considerazioni viene naturale domandarsi se l’obiettivo di raggiungere una comunicazione integrata diffusa e consolidata sia effettivamente perseguibile all’interno del territorio nazionale.

Tuttavia, i profili di criticità emersi nel presente elaborato sembrano essere residuali rispetto all’importanza che la questione ambientale ha assunto negli ultimi tempi. Tutti i soggetti, interni ed esterni, e l’impresa stessa entrano, infatti, in contatto con l’ambiente che, appunto, diviene centrale nello svolgimento dell’attività, nel conseguimento dei risultati e, necessariamente, nella comunicazione verso l’esterno.

180 Appendice A A 2 A A C EA A SC O P IA V E B A SI C N ET B IA LE TT I ED IS O N EN EL EN I ER G ES TR A F. I. L. A . IN TE R P U M P IR C E LU X O TT IC A P A N A R IA P IQ U A D R O P IR EL LI P R Y SM IA N R D M R IC C H ET TI SA B A F SA ES SA FI LO SA IP EM SO G EF I TE C H N O G Y M TE N A R IS TE R N A TE SM EC TO D 'S ZI G N A G O 89 291 79 38 113 56 86 30 228 80 77 45 17 53 105 77 90 124 127 36 71 107 42 108 151 148 64 252 26 106 45 1. / / / SI / / / SI / / / / / SI / / / / / / / / / / / / / / SI SI SI 6 19% a) / / SI / / / / / / / / / SI / / / SI / / / SI / / / / / / / / / / 4 13% b) SI SI / / SI SI SI / SI SI SI SI / / SI SI / SI SI SI / SI SI SI SI SI SI SI / / / 21 68% 2. / SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI / SI SI / SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI 28 90% a) SI / / / / / / / / / / / / SI / / SI / / / / / / / / / / / / / / 3 10% b) / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / 0 0% 3. SI SI SI SI SI SI SI SI / SI SI SI SI SI / SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI 29 94% 4. SI SI / / SI SI SI SI / / / SI SI / SI / SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI / / SI SI 22 71% 5. SI SI SI SI SI / SI SI / SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI / SI / SI SI SI SI SI SI SI 27 87% 6. SI / SI / / / / SI / / / SI / / SI / / / / / / / / / / SI / / / SI / 7 23% 7. / SI SI / SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI / / / SI SI SI SI SI SI / SI 25 81% 8. / / / / / / / / / / / / / / / SI / / / SI SI / / / SI / / / SI SI SI 7 23% 9. / / SI / / SI / / / SI / / / SI / / SI / SI / / / / / / SI / SI / SI / 9 29% 10. SI SI SI / / / SI SI SI SI / SI / / SI / SI SI SI / SI SI SI SI SI SI SI / SI SI SI 22 71% 11. SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI 31 100% 12. / SI / / SI / SI / SI / / / SI SI SI SI SI SI SI / SI SI SI / SI / / SI SI SI SI 19 61% 13. SI SI / SI / SI / SI SI / / / / / / / / / / / / / / / / / / SI / / / 7 23% 14. SI SI SI / SI SI SI SI SI SI SI / SI / SI SI SI / SI SI / / SI SI SI / / SI SI SI SI 23 74% 15. / SI / / SI / / SI SI SI / SI SI SI SI SI SI SI SI SI / / SI / SI / / / SI SI SI 19 61% 16. / / / / / / / / / / / SI / / / / / / / / / / / / / / / / / / / 1 3% 17. / / / / SI / / SI / / SI / / / / / SI SI / / / / / / SI / / / SI SI / 8 26% 18. SI SI / / SI SI SI SI / / SI SI SI SI SI / SI SI SI SI / / SI / SI / / / / / / 17 55% 19. SI SI / / / SI SI SI / SI / / / SI / / SI / SI / / / / SI / / SI / / / 11 35% 20. SI / SI SI SI SI SI SI / SI SI SI SI SI SI / SI SI SI SI / / SI SI SI / / SI SI / SI 23 74% 21. / / / / / / / SI SI SI / SI / / / SI / SI SI SI SI / / / / / / / / / SI 10 32% 22. SI SI / / / / SI SI SI / / / / / SI / / / SI / SI SI SI / / SI SI SI / / / 13 42% 23. SI SI / / / SI SI SI SI / / SI SI / SI / / SI SI SI SI SI SI / / / / SI / SI / 17 55% 24. SI SI SI / / SI SI SI SI / / / / / SI / / / SI SI / / / / / / / / / / SI 11 35% 25. SI / / / / / SI SI / / / / / / / / / / SI SI / / / / / / / / / / SI 6 19% 26. SI / / / / / / SI / / / / / / / / / / / SI / / / / / / / / / / SI 4 13% 27. SI SI SI / / SI SI SI SI SI / / SI / SI / / / SI SI / / / / / SI / / / / SI 14 45% 28. SI / / / / SI SI SI SI SI / / / / / / / / SI / / SI / / / / / / / / / 8 26% 20 18 13 7 13 16 19 24 15 15 10 15 14 12 17 11 16 15 22 18 12 10 14 10 15 12 9 14 13 15 18 71% 64% 46% 25% 46% 57% 68% 86% 54% 54% 36% 54% 50% 43% 61% 39% 57% 54% 79% 64% 43% 36% 50% 36% 54% 43% 32% 50% 46% 54% 64% 95,52

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Per la lettura della griglia è necessario far riferimento anche alla tabella 11, esposta a pag. 161, contenente i profili informativi oggetto di analisi.

LEGENDA

informazione presente in Nota integrativa/ Note esplicative informazione presente nella Relazione sulla gestione informazione presente nella DNF

informazione presente in DNF e nella Relazione sulla gestione altro

Azienda appartenente al settore dell’energia Azienda manifatturiera

182 Indice delle figure

Figura 1. Piramide di Carroll. Fonte: A. B. Carroll, A Three-Dimensional Conceptual Model of

Corporate Performance ... 15

Figura 2. Mappa degli stakeholders di Robert Edward Freeman. ... 19 Figura 3. Comunicazione d'impresa ed efficacia aziendale. Fonte: Daniela M. Salvioni, Cultura della trasparenza e comunicazione economico-finanziaria d’impresa, Università degli Studi di Milano – Bicocca, pag. 2 ... 23

Figura 4. Principi e caratteristiche che devono avere le informazioni non finanziarie al fine di fornire un'informativa esaustiva. Fonte: Elaborazione propria ... 51

Figura 5. Estensione della DNF. Fonte:1° Report di applicazione del D. Lgs. 254/2016 ... 61 Figura 6. Stakeholders engagement inserita all’interno della DNF. Fonte: 1° Report di applicazione del D. Lgs. 254/2016 ... 62

Figura 7. Pregressa esperienza del campione oggetto di analisi di reporting non finanziario. Fonte: 1° Report di applicazione del D. Lgs. 254/2016, pag. 8 ... 63

Figura 8. Prospetto di determinazione del Valore aggiunto globale. Fonte: Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale, Il Bilancio Sociale - GBS 2013, pag.37... 70

Figura 9. Prospetto di riparto del Valore aggiunto prodotto ai singoli stakeholders. Fonte: Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale, Il Bilancio Sociale - GBS 2013, pag.40 ... 71

Figura 10. Nota metodologica della DNF 2017 volontaria da Acque Venete Spa. Fonte: DNF Acque Venete Spa, pag. 5 ... 79

Figura 11. Schema di capitalizzazione delle spese ambientali in base ai due approcci individuati dalla dottrina. Fonte: P. Cavicchi, A. Dalledonne, C. Durand, G. Pezzuto, Bilancio sociale e ambientale, IPSOA, anno 2003, pag. 210 ... 88

Figura 12. Albero decisionale per lo stanziamento di un fondo per passività previsto ai sensi del principio internazionale IAS 37. Fonte: Acernese Riccardo, Università Sapienza di Roma ... 99

Figura 13. Criteri di rilevazione delle passività ai sensi del principio contabile nazionale OIC 31. Fonte: Riccardo Acernese, Università della Sapienza di Roma ... 99

Figura 14. Regione geografica di appartenenza del campione analizzato. Fonte: Elaborazione propria ... 157

Figura 15. Grafico rappresentante il numero di informazioni ambientali contenute nei singoli documenti oggetto di analisi. Fonte: Elaborazione propria ... 159

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Figura 16. Estensione della Dichiarazione non finanziaria e numero medio di pagine. Fonte: Elaborazione propria ... 162

Figura 17. Grafico rappresentante le modalità di pubblicazione della DNF. Fonte: Elaborazione propria ... 163

Figura 18. Estratto della Nota metodologica della DNF di A2a Spa da cui si evince l'utilizzo di una metodologia mista. Fonte: Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario ai sensi del D. Lgs. n. 254/2016 relativa all’esercizio chiuso il 31 dicembre 2018, A2a Spa, pag. 4 ... 165

Figura 19. Modalità di adozione dello standard GRI per la rendicontazione della dichiarazione non finanziaria. Fonte: Elaborazione propria ... 165

Figura 20. Matrice di materialità inclusa nella disclosure di Prysmian Spa. Fonte: Dichiarazione non finanziaria relativa all'esercizio chiuso il 31 dicembre 2018, Prysmian Spa, pag. 35 ... 167

Figura 21. Matrice di materialità inclusa nella disclosure di Tod's Spa. Fonte: Dichiarazione non finanziaria relativa all'esercizio chiuso il 31 dicembre 2018, Tod's Spa, pag. 49 ... 168

Figura 22. Esempio di riferimento agli SDGs in ambito ambientale. Fonte: Dichiarazione non finanziaria relativa all'esercizio chiuso il 31 dicembre 2018, Luxottica Spa, pag. 61 ... 169

Figura 23. Prospetto rappresentante i certificati bianchi posseduti da Erg Spa. Fonte: Bilancio consolidato relativo all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2018, Erg Spa, pag. 121 ... 170

Figura 24. Estratto del Bilancio di RDM Spa da cui emerge l’acquisto di quote di emissione. Fonte: Bilancio consolidato relativo all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2018, RDM Spa, pag. 149 ... 170

Figura 25. Rappresentazione del Fondo rischi e oneri diversi di Enel Spa dalla quale si evince l'accantonamento al fondo smantellamento e per decommissiong futura. Fonte: Bilancio consolidato relativo all'esercizio chiuso al 31 dicembre 2018, Enel Spa, pag. 303 ... 171

184 Indice delle tabelle

Tabella 1. Informazioni attinenti all'ambiente da inserire nella Relazione sulla gestione. Fonte:

Nel documento L'informativa ambientale esterna d'azienda (pagine 178-200)