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Sviluppi recenti: la Bussiness Roundtable

1. La centralità della questione ambientale

1.3. Sviluppi recenti: la Bussiness Roundtable

La Business Roundtable è un’associazione non-profit che nasce nel 1972 e la cui sede è attualmente a Washington DC. La particolarità della Business Roundtable consiste nel fatto di comprendere 257 dei più importanti Chief Executive Officer (CEO) degli Stati Uniti d’America tra cui, per citarne alcuni, sono compresi Tim Cook (Apple Inc.), Lisa Davis (Siemens AG), Doug Mc Millon (Walmart) e James Quincey (The Coca Cola

Company).

65 Daniela M. Salvioni, Cultura della trasparenza e comunicazione economico-finanziaria d’impresa, Università

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Dal 1978 la Business Roundtable pubblica periodicamente la sua visione di governance dell’azienda che, solitamente ha sempre sancito l’importanza degli azionisti, enunciando il primato degli stessi. Secondo i più importanti CEO dell’America, motivo di esistenza delle società era principalmente il conseguimento di utili per gli azionisti. Tuttavia, nel corso del 2019, si è assistito ad un cambio di orientamento. Infatti, a partire dal mese di agosto, con la nuova Dichiarazione, la quale sostituisce in toto le dichiarazioni precedenti, viene delineato uno standard moderno per la responsabilità americana.

Jamie Dimon, presidente e CEO di JPMorgan Chase & Co. e presidente della Business

Roundtable sostiene che “I principali datori di lavoro stanno investendo nei loro lavoratori e comunità perché sanno che è l'unico modo per avere successo a lungo termine. Questi principi modernizzati riflettono l'impegno incrollabile della comunità aziendale di continuare a puntare su di un'economia al servizio di tutti gli americani "66. Sembra, dunque, affermarsi anche nella cultura americana delle grandissime imprese, in cui l’azionista svolge un ruolo rilevante al centro del mercato, una visione più Corporate

Social Responsibility. Viene, infatti, dichiarata una visione completamente diversa da

quella contenuta negli ultimi manifesti pubblicati dall’associazione, sebbene già negli anni ’80 era stato riconosciuto il bisogno per le aziende di investire nei propri lavoratori, nella comunità e nei confronti di tutti gli stakeholders in generale.

Al fine di comprendere al meglio questo “cambio di direzione” è opportuno analizzare il manifesto della Business Roundtable, firmato da ben 181 CEO, che può sintetizzarsi in quanto segue: “Gli americani meritano un'economia che consenta a ciascuna persona di

avere successo attraverso il duro lavoro e la creatività e di condurre una vita di

66 Paolo Brambilla, Business Roundtable promuove negli Usa una nuova visione aziendale, affaritaliani.it, 24 agosto

2019, http://www.affaritaliani.it/blog/imprese-professioni/business-roundtable-promuove-negli-usa-una-nuova- visione-aziendale-622044.html

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significato e dignità. Riteniamo che il sistema del libero mercato sia il mezzo migliore per generare buoni posti di lavoro, un'economia forte e sostenibile, innovazione, un ambiente sano e opportunità economiche per tutti. Le imprese svolgono un ruolo vitale nell'economia creando posti di lavoro, promuovendo l'innovazione e fornendo beni e servizi essenziali. Le aziende producono e vendono prodotti di consumo; fabbricazione di attrezzature e veicoli; sostenere la difesa nazionale; crescere e produrre cibo; fornire assistenza sanitaria; generare e fornire energia; e offrire servizi finanziari, di comunicazione e altri servizi alla base della crescita economica.

Mentre ciascuna delle nostre singole società ha il proprio scopo aziendale, condividiamo un impegno fondamentale nei confronti di tutti i nostri stakeholder.”67

La condivisione di una cultura di tipo stakeholder oriented viene rafforzata mediante la stesura di sei punti chiave che individuano proprio l’impegno delle aziende nei confronti dei propri portatori di interesse. Con questi punti, oltre ad impegnarsi ad investire nei propri dipendenti ed a trattare in modo etico ed equo i propri fornitori, le aziende si impegnano a generare valore a lungo termine per gli azionisti, assicurando loro trasparenza nella comunicazione. Questa previsione se, da un lato, ha come conseguenza l’inclusione definitiva degli shareholders tra le categorie di stakeholders che le imprese devono prendere in considerazione, visione già largamente condivisa tra i fautori della RSI, dall’altro vuole sottolineare l’importanza che gli azionisti continuano ad avere per l’azienda. L’intento del manifesto, infatti, non è quello di “abbandonare” i propri azionisti, dal momento che essi forniscono capitale alle aziende per “investire, crescere

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ed innovare”, ma al contrario di generare un valore a lungo termine, garantendo il

successo, anch’esso a lungo termine, dell’azienda68.

Nonostante la visione migliorativa della posizione che gli stakeholders vanno ad assumere per le grandi imprese nei confronti degli azionisti, sono subito emerse alcune perplessità con riferimento al manifesto.

Un primo aspetto critico riguarda, infatti, la gestione di eventuali conflitti di interessi tra

stakeholders e shareholders. È, comunque, opportuno sottolineare che tali conflitti

vengono ad esistere, nella maggior parte dei casi, con riferimento al breve termine: infatti, considerando un’ottica di lungo termine l’interesse, sia per gli stakeholders che per gli

shareholders risulta essere lo stesso, vale a dire la generazione di benefici economici e la

soddisfazione delle proprie richieste. Risulta, comunque, lecito domandarsi se, attraverso tale espediente i CEO delle grandi imprese non attuino comunque politiche più a favore dei propri azionisti, nonostante abbiano aderito al manifesto che, almeno a livello teorico, richiede il contrario. Infatti, secondo Sergio Spaccavento (CEO di MarketLab e Presidente di AIFIn) “l’ equilibrio tra la massimizzazione del valore per gli azionisti e

l’ adeguato valore da generare rispetto alle aspettative di una pluralità di stakeholder è sempre difficile e complesso da raggiungere, mentre dovrebbe essere il vero obiettivo se non la vera e propria mission aziendale. Il documento innalza quindi le aspettative a cui devono però seguire azioni concrete. Il rischio che la sostenibilità possa essere percepita come una scelta opportunistica per operazioni di “brand washing” è sempre alto”69.

68 P. Brambilla, Business Roundtable promuove negli Usa una nuova visione aziendale, op. cit.

69 Innovability: un manifesto per la finanza più sostenibile, 23 agosto 2019, FinancialInnovation.it,

https://www.financialinnovation.it/elements/Finance/Articoli/Innovability-un-manifesto-per-una-finanza-pi- sostenibile/

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Un ulteriore profilo di perplessità riguarda proprio l’attuazione pratica del documento pubblicato dalla Business Roundtable a cui non viene fatta alcuna menzione. Il manifesto, infatti, risulta essere una “carta” contenente solamente una visione di governance e di

policy aziendale ideale. Nonostante ciò, è comunque opportuno considerare l’importanza

di tale documento ed il suo carattere estremamente innovativo: un’associazione di tale portata ha, infatti, cambiato, dopo anni di visione aziendale improntata agli azionisti, il proprio orientamento. Inoltre, l’influenza che l’America e le più grandi società, i cui CEO risultano firmatari, hanno sul mercato mondiale sottolineano la rilevanza di tale documento che è da estendersi a tutti i paesi industrializzati. Sarà, pertanto, interessante analizzare gli effetti pratici che il manifesto avrà sui comportamenti delle aziende del mondo nei prossimi anni ed i risultati, economici e non che consente di raggiungere, che vi saranno sicuramente data proprio l’influenza che un’associazione del genere ha sulle imprese del mondo.

La nuova dichiarazione firmata da 181 amministratori, inoltre, “rappresenta

un’importante rottura rispetto alla tradizionale dottrina economica del capitalismo”70: da un lato, tale importanza deriva proprio dai soggetti firmatari71; dall’altro la “Corporate America” accantona la teoria di Milton Friedman72 per lasciare spazio definitivamente a

quella che in Europa viene definita economia sociale di mercato, ovvero un’economia, che tiene conto dei propri dipendenti, dell’ambiente in cui opera e della comunità in generale. La visione di capitalismo americana, dunque, cambia ed assume i connotati di

70 Cecilia Bergamasco, Per 181 manager americani il profitto non è più l’unico obiettivo. Meglio puntare su persone

e ambiente, Lifegate, 22 agosto 2019, https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/181-imprese-usa-contro-capitalismo

71 Tra questi, per citarne alcuni, Jamie Dimon (CEO di JP Morgan e presidente della Business Roundtable), Jeff Bezos

(CEO di Amazon); Stephen A. Schwarzman (CEO di Blackstone), Denis Muilenburg (CEO di Boeing)

72 Milton Friedman, economista e fautore della shareholder theory (per approfondimenti si vedano i paragrafi 1.1.1. e

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una specie di capitalismo inclusivo, vale a dire che “si occupa di interagire con tutti

coloro che vengono coinvolti nell’attività di un gruppo economico”73.

La dichiarazione, in conclusione, da un lato, sancisce definitivamente negli Usa la necessità di un approccio stakeholder view nella definizione della visione aziendale, dal momento che si avvicina molto al concetto di Corporate Social Responsibility, già riconosciuta in Europa al fine del perseguimento di un vero e proprio sviluppo sostenibile; dall’altro, costituisce un vero e proprio manifesto per la tutela dei lavoratori e dell’ambiente che diventano di primaria importanza per le più grandi imprese del mondo74

e, di conseguenza, diviene un impulso per le imprese di tutte le dimensioni.

73 Vittorio Da Rold, La Corporate America manda in soffitta i Chicago Boys: 181 aziende firmano un documento per

un capitalismo migliore, BusinessInsider Italia, 19 agosto 2019, https://it.businessinsider.com/la-corporate-america- manda-in-soffitta-i-chicago-boys-181-aziende-firmano-un-documento-per-un-capitalismo-migliore/

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