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IL CONFLITTO EURO-DOLLARO Torniamo adesso dal fronte geopolitico a quello economico, o meglio finanziario Tra euro e dollaro esiste un conflitto originario

MERCATO GLOBALE E VALUTE REGIONALI UN EQUILIBRIO CONFLITTUALE

4. IL CONFLITTO EURO-DOLLARO Torniamo adesso dal fronte geopolitico a quello economico, o meglio finanziario Tra euro e dollaro esiste un conflitto originario

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Peraltro, nelle statistiche sulle riserve valutarie prima del 1999 il FMI riportava distintamente solamente ecu, marchi, franchi francesi e fiorini olandesi.

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Già agli inizi del terzo millennio il FMI ammoniva che il dollaro poteva collassare da un momento all’altro (Deny and Elliott, 2003).

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Nel settembre 2000 Saddam Hussein (spinto dalla Francia, suo principale creditore) annuncia che l’Iraq non accetterà più dollari bensì euro in cambio del petrolio venduto in base al programma Oil for Food delle N.U. Queste ultime approveranno ufficialmente tale decisione (Clark, 2005).

che si gioca quotidianamente sui mercati, dove la “svalutazione competitiva” dell'una o dell'altra valuta costituisce uno strumento strategico di sostegno alle esportazioni. Quanto al “socio occulto” dell'euro, la Gran Bretagna, che partecipa con una quota rilevante al capitale della BCE, non è un mistero che da sempre pronostichi il crollo e la dissoluzione dell'unione monetaria continentale. Che dietro si muovano manovre concrete lo si evince dal fuoco di sbarramento mediatico aperto dalla City sulla crisi dei PIIGS, con particolare evidenza quanto alla possibile uscita della Grecia dall'euro. Sappiamo bene quanta importanza abbiano certi rumours sui sensibilissimi mercati finanziari.

Nel frattempo, l'effetto congiunto della scarsa salute del dollaro e dell'esclusione dell'Iran dal sistema internazionale di trasferimento dei valori e addirittura dai mercati europei (Katzman, 2012), sta spingendo i restanti partner commerciali di Teheran (Cina, Russia, India, perfino la Turchia) a bypassare ufficialmente il dollaro nelle transazioni internazionali, e non solo quelle petrolifere. I mezzi di pagamento alternativi impiegati sono le rispettive valute, il clearing, l'oro. Seguendo l’esempio dell’Iran, la Cina persegue una politica di accordi con varie banche centrali (Malaysia, Brasile, Australia, Giappone) per disincentivare l’uso del dollaro nelle riserva valutarie. Questo scende dal 69,3% del 1998 al 62,2% nel 2012 (IMF, 2012). Nei paesi africani in permanente crisi valutaria, politicamente indeboliti dalla caduta della Libia, si annunciano invece forti restrizioni all’impiego di qualsiasi moneta straniera. Ciò riguarda specialmente Angola, Mozambico, Ghana e Zambia (wsi, 2012).

Di fatto, come risultante della crisi finanziaria globale e delle decisioni di cui sopra, la quota del dollaro sugli scambi commerciali nel 2010 si è attestata al 36%, contro il 38% dell’euro. Ciò a fronte di un volume di transazioni che vede gli USA contare per appena il 13%, contro il 27% dell’Eurozona. Considerando l’insieme delle transazioni, il biglietto verde copre ancora il 42,45% contro il 19,55% dell’euro (BIS, 2010), il che significa che a sostenere il dollaro contribuiscono i servizi, sostanzialmente legati alla finanza (SWIFT, 2012).

5. VERSO UN EQUILIBRIO MULTIPOLARE. - Nel momento in cui gli USA stanno perdendo il ruolo di “locomotiva economica” mondiale, tradizionalmente loro assegnato dalla superiore capacità di importazione, si sta comunque avvicinando il

momento in cui il riordino del sistema finanziario internazionale, sinora tenacemente rifiutato da Washington, diverrà ineluttabile. Un segnale chiarissimo dei nuovi rapporti di forza ci viene dalla conclamata volontà di Cina e Russia di istituire una propria agenzia di rating, in modo da sottrarre le rispettive decisioni di investimento ai diktat della “trimurti” americana S&P, Moody's e Fitch5.

Lo scenario futuro vedrà allora il mondo suddiviso in più aree valutarie, corrispondenti alla capacità di proiezione economica delle potenze egemoni, fra le quali si vanno facendo strada i “nuovi imperi” (Ansalone, 2008). Resta di incerta definizione l'architettura che dovrà tenere assieme queste aree. Questa richiede una nuova moneta di riferimento (com'è stato per l'ecu, moneta virtuale nella fase dello SME), per la quale la candidatura più autorevole rimane quella dei diritti speciali di prelievo del FMI,6 naturalmente dopo una significativa redistribuzione delle quote fra i vari paesi. Occorrerà poi pensare ad un nuovo sistema di cambi. In quest'ultimo caso occorrerà stabilire ancora una volta la base di computo.

Le tensioni sul mercato dell'oro (metallo per il quale Cina, Russia e India figurano tra i maggiori produttori) fanno presagire un possibile ritorno a quel sistema aureo che (nonostante il disappunto della finanza speculativa) ha assicurato al mondo intero un secolo di grande sviluppo prima che le guerre mondiali ne distruggessero i presupposti7. Nelle sue diverse versioni, il sistema aureo, con i meccanismi di adeguamento automatico delle economie-paese indotti dall'andamento dei cambi, si presenta infatti funzionale ad un mercato globale caratterizzato da un riorientamento delle transazioni internazionali, sia in termini finanziari che reali. Prospettiva alla quale ci stiamo avviando con l'esaurirsi evidente dell'attuale fase di globalizzazione dell’economia, prospettiva della quale le guerre valutarie in atto rappresentano il segnale più evidente.

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Nel 1994 la Cina ha lanciato il Dagong quale nuovo internazionale. Adesso l’iniziativa sembra destinata a coinvolgere altri paesi esportatori di capitali (Lops, 2012).

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Tale soluzione era stata avanzata nel 2011 dal FMI, preoccupato dalla perdurante instabilità dei mercati finanziari. L’ipotesi sembra tramontata con l’uscita di scena del suo presidente, il francese Strauss Kahn. 7

Come appare evidente da quanto abbiamo sin qui esposto, il gold standard, prima ancora che un meccanismo economico, è un sistema politico (Eichengreen, 1994, 14).

BIBLIOGRAFIA

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Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli studi di Trieste, via Tigor 22, 34122 Trieste, gbattisti@units.it

RIASSUNTO. – Mercato globale e valute regionali. Un'equilibrio conflittuale -Il contributo affronta le possibili declinazioni del concetto di prossimità in relazione alla proiezione sullo spazio dell'economia finanziaria. Di quest'ultima, viene preso in considerazione l'aspetto valutario, al quale si ricollegano rilevanti effetti di dominanza territoriale se non di vera e propria regionalizzazione La manovra del cambio rappresenta un potente fattore di distorsione dell'economia reale, che nei casi di svalutazione competitiva può degenerare in una guerra valutaria. Nell'attuale economia finanziarizzata, dominata dal dollaro, questa appariva sino a pochi anni fa poco più di una reminiscenza storica. Così non è più, come risulta dagli esempi che si riportano.

SUMMARY. – Global market and regional currencies. A conflictual equilibrium - The paper investigates the concept of proximity from the side of finance, considering the projection of the latter on geographical spaces. Special attention is given to currencies, owing to their capacity to produce spatial dominance and even regionalization. The present-day financialized economy is dominated by the US dollar, but currency wars are no longer a matter of history.

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FRANCESCO CITARELLA

PROSSIMITÀ E INNOVAZIONE PER IL VANTAGGIO

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