1. INTRODUZIONE. – Il progresso e lo sviluppo economico, in particolare nei Paesi più sviluppati, sono stati generalmente perseguiti a scapito delle risorse naturali secondo un mal interpretato principio che riconosce all’Uomo diritto e supremazia sull’ambiente. Solo a partire dagli anni Settanta si è fatto strada un quadro di riferimento teorico che considera le complesse e innumerevoli relazioni che sussistono fra società e ambiente riconoscendo di fatto l'influenza dei fattori bio-fisici sulle società umane ed il conseguente inserimento del rapporto bi- direzionale tra sistemi naturali e sociali (Beato, 1998). La corrente ambientalista, nata dalle teorizzazioni di Catton e Dunlap, introduce il concetto di carrying capacity nelle valutazioni socio-economiche con riferimento all'ineluttabile soggiacenza delle società umane ai limiti posti dall'ambiente naturale e alla non annullabile cogenza delle leggi ecologiche (Beato, 1999). Morin, con il "paradigma ecologico", evidenzia le esigenze del sistema-organizzazione e dell'auto-relazione che costituiscono un esempio di corretto rapporto fra scienza ed etica. In tal senso, l'Ecologia diverrebbe la prima scienza a tematizzare la relazione fra umanità e natura ed a considerare l'Uomo come parte della natura anziché suo padrone.
In questo quadro concettuale, i fenomeni di degrado delle terre (LD), assurgono a paradigma di interazione tra Uomo e Natura coinvolgendo anche molti altri aspetti, come le caratteristiche paesaggistiche e geografiche che diventano elementi importanti di analisi. Questo lavoro, realizzato nell’ambito
(1) Sebbene il lavoro possa attribuirsi pariteticamente a tutti gli autori, il Paragrafo 1 è stato curato dal Dott. Luca Salvati; il Paragrafo 2 dal Dott. Luigi Perini; il Paragrafo 3 dal dott. Marco Zitti.
del Progetto Scenari di adattamento dell'agricoltura italiana ai cambiamenti climatici “Agroscenari”, si avvale di vari indicatori territoriali per ottenere una valutazione integrata a scala nazionale e regionale, sono affrontate le principali problematiche connesse alla definizione di un quadro interpretativo di riferimento fra sostenibilità ambientale e LD. Il periodo analizzato va dal 1960 al 2010 con una proiezione al 2020.
2. MATERIALI E METODI. – L’analisi è stata condotta a scala nazionale e si è
avvalsa del modello Environmental Sensitive Areas (ESA), in grado di stimare la vulnerabilità del territorio alla LD attraverso la definizione di quattro concetti di qualità ambientale: clima, suolo, vegetazione/uso del suolo, gestione del territorio (Fig. 1).
Fig. 1 - Variabili implementate nel modello ESAI.
Al fine di studiare l’evoluzione della LD nel corso del tempo, il periodo indagato (1960 -2010) è stato suddiviso in sottoperiodi di dieci anni. Di seguito si descrivono i quattro indici tematici, base di calcolo dell’indice di sintesi finale Environmental
Sensitive Areas Index (ESAI):
- Indicatore di Qualità del Clima (CQI): è stato ottenuto utilizzando le precipitazioni medie annue, l’indice di aridità (rapporto tra precipitazioni ed evapotraspirazione
•Tessitura •Awc •Pendenza •Profondità •Esposizione •Precipitazioni •Indici di Aridità •Rischio d’incendio •Protezione dall’erosione
•Resistenza alla siccità
•Copertura vegetale
•Densità demografica
•Variazione demografica
•Intensità uso del suolo
•Indice di Qualità del Suolo
(SQI)
•Indice di Qualità del Clima
(CQI)
•Indice di Qualità della Vegetazione (VQI)
•Indice di Qualità della Gestione del Territorio (MQI)
•Indice di Qualità Ambientale(ESAI)
(2) e la conformazione del territorio (esposizione dei versanti (3). Sono state utilizzate le informazioni presenti nel Database disponibile presso il CRA-CMA (4) relative a dati meteorologici (temperatura, precipitazioni, umidità, radiazione solare e vento) interpolati su una griglia nazionale georeferenziata di 544. Sono stati analizzati sette decenni, dal 1951 al 2010.
- Indicatore di Qualità del Suolo (SQI): è stato ottenuto dalla mappa di qualità del suolo prodotta nell'ambito del progetto DISMED e derivata dal Database dei suoli Europei ad una risoluzione di 1 km2 (Joint Research Center, Ispra). Le variabili considerate sono: profondità, tessitura, pendenza, materiale parentale. Nel nostro caso di studio, considerando l'arco di tempo esaminato, queste variabili sono state considerate come statiche (Salvati e Bajocco 2010).
- Indicatore di Qualità della Vegetazione ed uso del suolo (VQI): è stato valutato mediante dati di copertura vegetale, rischio di incendio, protezione contro l'erosione e resistenza alla siccità offerte dalla copertura vegetale. Le informazioni sono state ricavate dalla Mappa di uso del suolo d'Italia (LUM60) (5) e da tre serie (1990, 2000 e 2006) di copertura del suolo CORINE Land Cover (CLC) (6).
- Indicatore di Qualità della gestione del territorio e della pressione antropica
(MQI): è stato valutato in funzione della densità di popolazione e del tasso di crescita annuale dedotti prevalentemente da fonte censuaria aggregate a scala comunale (ISTAT). La gestione del territorio è stata elaborata su informazioni di uso del suolo tratte da LUM60 e CLC in funzione dell’intensità dell’uso del suolo.
L’indice sintetico di vulnerabilità del territorio ESAI è stato calcolato aggregando i quattro indicatori di qualità ambientale. Il valore di ESAI varia su una scala da 1 (bassa vulnerabilità) a 2 (alta vulnerabilità). A partire dalle singole unità territoriali analizzate, i risultati sono stati aggregati per Regioni amministrative e a livello complessivo nazionale.
(2) Il tasso di evapotraspirazione di riferimento è stato calcolato utilizzando la formula di Penman-Monteith.
(3) L'esposizione è stata ricavata da elaborazioni sul database ASTER (Advanced Spaceborne Thermal Emission and Reflection Radiometer), un modello digitale del terreno (DEM) globale con risoluzione 30m generato da coppie
stereoscopiche di immagini ASTER ottici e disponibile gratuitamente on-line presso
http://www.gdem.aster.ersdac.or.jp/.
(4) Unità di ricerca per la climatologia e la meteorologia applicate all’agricoltura del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura.
(5) del Consiglio Nazionale delle Ricerche su informazioni di base del Touring Club Italiano (carta del 1960). (6) http://www.sinanet.isprambiente.it/it/copertura suolo.
3. RISULTATIE DISCUSSIONE. – A scala nazionale, il valore medio dell'ESAI nei 50 anni analizzati è passato da circa 1,34 a circa 1,37 con una variazione positiva media annua pari a 0,03%. Gli incrementi dell’ESAI riguardano un po’ tutto il territorio nazionale con molti distinguo e specificità a livello locale. La fascia costiera Adriatica è forse il caso più evidente di peggioramento delle condizioni di degrado, ma anche la pianura Padana mostra variazioni significative. Le aree montane, soprattutto le Alpi orientali e l’Appennino centro-settentrionale, mostrano invece livelli di vulnerabilità trascurabili e sostanzialmente stabili, così come il Mezzogiorno che, pur mostrando i più alti valori dell’indice, vede variazioni nel tempo piuttosto contenute. L’analisi diacronica calata a livello regionale aggiunge ulteriori elementi informativi di disomogeneità spaziale (Tab. I). I valori medi ESAI regionali sono presentati per tre momenti specifici (1960, 1990, 2010) del periodo analizzato al fine di testare l’evoluzione del degrado delle terre. Affianco a ciascun valore ESAI, inoltre, viene indicato fra parentesi la posizione della rispettiva Regione nella classifica nazionale della vulnerabilità ai processi di LD.
Nel tempo, la classifica delle Regioni ottenuta secondo l’indicatore ESAI è cambiata talora anche notevolmente. Sicilia e Puglia sono rimaste stabili nelle prime posizioni evidenziando una percentuale elevata di aree affette da fenomeni di degrado. Nel 1960, la terza posizione della Basilicata (scesa successivamente al quinto posto) è stata occupata nel 2010 dall’Emilia Romagna che prima era in sesta posizione. Più in generale, si osserva che le Regioni settentrionali manifestano incrementi più elevati dell’ESAI rispetto alle regioni meridionali che, per contro, evidenziano i punteggi ESAI più alti in assoluto. In termini di superficie sviluppata, le aree meno sensibili al degrado del territorio (in particolare le zone montane interne, sia al Nord che nel Centro) sono rimaste alquanto stabili nel tempo.
Tab. I - VALORE MEDIO DELL'ESAI NELLE VENTI REGIONI ITALIANE, ANNO 1960, 1990, 2010(POSIZIONE DI CIASCUNA REGIONE NELLA GRADUATORIA FINALE DI VULNERABILITÀ)
E TASSO ANNUO DI CAMBIAMENTO 1960-2010. Valore ESAI (posizione) Regione 1960 1990 2010 % Cambiamento Sicilia 1.434(1) 1.427(2) 1.431(1) 0.00 Puglia 1.391(2) 1.428(1) 1.404(2) 0.02 Basilicata 1.370(3) 1.384(4) 1.383(5) 0.02 Sardegna 1.367(4) 1.377(5) 1.387(4) 0.03 Molise 1.359(5) 1.384(3) 1.361(6) 0.00 Emilia Romagna 1.345(6) 1.370(6) 1.390(3) 0.07 Abruzzo 1.338(7) 1.360(9) 1.325(15) -0.02 Lazio 1.338(8) 1.351(10) 1.357(12) 0.03 Campania 1.338(9) 1.361(8) 1.360(11) 0.03 Marche 1.332(10) 1.365(7) 1.369(8) 0.06 Toscana 1.331(11) 1.338(14) 1.361(10) 0.05 Lombardia 1.326(12) 1.340(13) 1.369(7) 0.07 Calabria 1.326(13) 1.342(12) 1.334(13) 0.01 Veneto 1.321(14) 1.347(11) 1.367(9) 0.07 Piemonte 1.315(15) 1.319(15) 1.331(14) 0.03 Liguria 1.314(16) 1.300(17) 1.313(17) 0.00 Umbria 1.296(17) 1.309(16) 1.318(16) 0.03 Friuli-Venezia Giulia 1.294(18) 1.296(18) 1.304(18) 0.01 Valle d'Aosta 1.289(19) 1.270(19) 1.301(19) 0.02 Trentino-Alto Adige 1.273(20) 1.262(20) 1.291(20) 0.03
In relazione alle superfici territoriali caratterizzate invece da valori critici dell’indice ESAI, si evidenzia un sensibile incremento essendo esse passate dal 33% del 1960, al 47% del 2010. In questo caso, le variazioni più significative riguardano il Nord (+20%), mentre al centro (+16%) e al Sud (+7%) risultano relativamente più contenute. Al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione, si è voluto considerare l’evoluzione futura dell'indice ESAI sulla base di proiezioni
statistiche al 2020 (Perini et al., 2007). Sono stati considerati quattro diversi scenari (S1, S2, S3 e S4) connessi, sia ad ipotesi di incremento della temperatura media annua (rispetto alle medie climatiche di riferimento 1961-1990), sia a due dinamiche demografiche, una che contempla stabilità della popolazione, l’altra che propone lo stesso tasso di crescita demografica osservato fra il 2000 ed il 2010 (Tab. II).
Tab. II - SCENARI DI CAMBIAMENTO CLIMATICO AL 2020. Incremento temperatura Dinamica demografica Scenario +0,3°C +0,7°C Stabile Incremento S1 ● ● S2 ● ● S3 ● ● S4 ● ●
E' doveroso sottolineare che gli incrementi di temperatura previsti nei suaccennati scenari, rappresentano una stima prudenziale del cambiamento climatico rispetto alle stime ottenibili utilizzando invece modelli deterministici. Come è lecito attendersi dalle ipotesi assunte, lo scenario più critico risulta essere quello S4 dove ad un incremento delle temperature più elevato si aggiunge l'effetto di una maggiore pressione antropica i cui effetti convergono nel determinare un peggioramento complessivo delle condizioni di vulnerabilità alla LD. Ancora una volta, tuttavia, le diverse realtà territoriali mostrano risposte differenziate. In particolare, l'incremento maggiore dell'ESAI mostrato dallo scenario S4 si concentra in modo abbastanza diffuso nelle regioni centrali e meridionali, con l’eccezione delle isole maggiori dove viene riconfermatala la tendenza osservata e già discussa in precedenza. Più in generale, anche considerando gli scenari meno problematici, si osserva comunque un peggioramento generalizzato delle condizioni ambientali (Fig. 2).
Scenario 1 Scenario 2
Scenario 3 Scenario 4
Fig. 2 - Proiezione al 2020 dell’indice esai in italia secondo quattro scenari di riferimento.
Il maggiore tasso d’'incremento dei valori ESAI, soprattutto negli anni più recenti, può essere almeno in parte collegato al contesto socio-economico e, quindi, al ruolo antropico e alla densità demografica. La rilevante crescita dell’indice nel Nord Italia, caratterizzata da una distribuzione a “macchia di leopardo”, evidenzia proprio gli effetti
delle aree urbane e periurbane delle grandi città (ad esempio, Milano e Torino) assoggettate ad una significativa pressione antropica che, in generale, si estende proporzionalmente e radialmente anche alle limitrofe aree rurali.
Da queste considerazioni emerge l’opportunità e l’urgenza di predisporre strategie/misure di contrasto capaci di cogliere le specificità territoriali, nonché di intercettare con un buon grado di approssimazione le traiettorie di cambiamento nel corso del tempo. L'elaborazione di politiche contro la povertà e le disuguaglianze sociali, soprattutto nelle aree rurali e marginali, è elemento cruciale per la difesa del territorio. Solo in un contesto di equità sociale è possibile stimolare un maggior rispetto dell'ambiente (Briassoulis 2011), così come il poter contare sulla partecipazione di tutti i soggetti interessati alla pianificazione strategica contro la LD (Wilson e Juntti (2005). In questo senso, interessanti casi studio sono stati realizzati in Grecia e Spagna per quanto riguarda il contesto locale e dei suoi effetti sulle decisioni degli stakeholder (Lemon ed altri (1994), Iosifides e Politidis (2005), Onate e Peco (2005).
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LEMON M., SEATON R., PARK J., “Social enquiry and the measurement of natural
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PERINI L., SALVATI L., CECCARELLI T., MOTISI A., MARRA F.P., Caruso T., Atlante
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SALVATI L, BAJOCCO S., “Land sensitivity to desertification across Italy: past, present, and future”, Applied Geography, 31, 2011, n. 1, pp. 223-231.
WILSON G.A. and JUNTTI M., Unravelling desertification: policies and actor networks
in Southern Europe, Wageningen, Wageningen Academic Publishers, 2005.
MARCO ZITTI, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca per la climatologia e la meteorologia applicate all’agricoltura (CRA-CMA) – Via del Caravita 7/a, 00184 Roma; e-mail: [email protected]
LUIGI PERINI, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca per la climatologia e la meteorologia applicate all’agricoltura (CRA-CMA) - Via del Caravita 7/a, 00184 Roma; e-mail: [email protected]
LUCA SALVATI, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Centro di ricerca per lo studio delle relazioni tra pianta e suolo (CRA-RPS) - Via della Navicella 2-4, 00184 Roma; e-mail: [email protected]
RIASSUNTO - La vulnerabilità ambientale al degrado delle terre sono influenzate dal rapido cambiamento delle condizioni ecologiche (principalmente climatiche) e socio- economiche. L’Italia, a seguito di siccità ricorrenti e aumento delle condizioni di aridità, può considerarsi un hotspot critico per lo studio del degrado del territorio per effetto concomitante del degrado dei suoli, dei cambiamenti di uso del suolo, della pressione antropica e delle variazioni climatiche. L'approccio ha utilizzato lo schema Environmental Sensitive Area (ESA). Il territorio italiano è stato classificato in base alla vulnerabilità al degrado dei suoli. L'evoluzione dei fenomeni è stata analizzata nel
periodo 1960-2010 ed anche al 2020 utilizzando proiezioni di scenari di cambiamento climatico.
ABSTRACT - Environmental sensitivity and landscape degradation are affected by rapidly changing ecological and socio-economic conditions. After experiencing recurrent droughts and increasing climate aridity, Italy has been regarded as a critical hotspot for land degradation and desertification due to the concomitant impact of soil deterioration, land-use changes, human pressure, and climate variations. The used approach followed the Environmental Sensitive Area (ESA) scheme. Italian Land was classified into various levels of sensitivity to land degradation (LD). The evolution of LD in Italy has been analysed from 1960 to 2010 and also through a temporal projection to 2020.