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IL VALORE DELLA PROSSIMITÀ NELLA CREATIVITÀ PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO *

1. LE DIMENSIONI DELLA PROSSIMITÀ “NEI” TERRITORI CREATIVI. – Analizzando

l’evoluzione del concetto di prossimità nella vasta letteratura - comprendente anche quei contributi con approcci teorici e metodologie differenti tesi ad utilizzare la locuzione senza definirla - si è notato che il poliformismo ha assunto a volte un carattere inopportuno. In una prospettiva di sintesi, la prossimità è una nozione non soltanto geografica ma anche qualitativa (1), nel senso che rivela una certa tipologia relazionale, materiale e umana, e costruisce il quadro nel quale le esternalità spaziali fanno sentire i loro effetti. E’ opportuno precisare che in questo lavoro il termine prossimità si riferisce a due dimensioni: geografica, che include la prossimità fisica (ossia la distanza naturale tra gli attori di un territorio), e relazionale.

Questa interpretazione applicata ai territori creativi nasce dalla sintesi di tre filoni paralleli: il contributo di Camagni (2009) sul capitale relazionale, quello di Florida (2003) sulla classe creativa, quello di Scott (2000) sul territorio come incubatore di sistemi creativi. Negli anni Novanta, grazie al geografo economico britannico Hudson (1998), si delineava il convincimento che le strutture sociali, gli assetti cognitivi e la cultura sono alla base del successo di una regione, che aumenta dove le connessioni all’interno dei network (2) sono più cooperative e basate sulla fiducia. Studi successivi

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Il paragrafo 1 è stato redatto da Germana Citarella e il paragrafo 2 da Monica Maglio.

(1) Bailly (1998) riconosce nella prossimità la condizione per attenuare le distanze sociali, economiche e culturali, al fine di ridurre le tensioni e massimizzare le interazioni tra gli attori territoriali.

(2) La nozione di network è un concetto fondamentale dell’indagine sociologica: infatti, la struttura sociale può essere interpretata come una rete di individui che formano specifiche configurazioni relazionali caratterizzate da reciproche interdipendenze. L’applicazione degli studi di rete ai rapporti sociali, che sussistono all’interno di un determinato territorio, consente di descrivere la molteplicità delle connessioni che si instaurano tra i diversi soggetti, nonché il ruolo di questi legami nelle dinamiche evolutive della società nel suo complesso. Tale interpretazione scientifica aiuta a riconoscere nella rete lo

hanno rilevato che le economie locali più competitive, volte alla valorizzazione del settore culturale/creativo, si avvalgono del capitale sociale, basato su cooperazione, fiducia, e capacità di fare rete, ma sicuramente in una visione meno deterministica di quella di Putnam (1993) e arricchita dalla componente legata all’azione volontaristica degli individui e quindi al capitale relazionale, inteso come l’insieme delle relazioni di prossimità, che unificano ed integrano fra loro un sistema locale di produzione e che generano dinamiche di apprendimento collettivo (Camagni, 1991). A questo punto è cruciale comprendere il ruolo ricoperto dalle infrastrutture materiali e immateriali (come percorsi formativi e di sviluppo delle professionalità, servizi creativi e luoghi di incontro) per attrarre individui con conoscenze e capacità migliori (ossia i talenti), consapevoli dell’opportunità di cogliere il valore della prossimità geografica. E’ facilmente intuibile come quest’ultima permetta di conseguire i benefici tipicamente associati alle economie di agglomerazione, ai meccanismi di coordinamento, alla formazione di capitale di fiducia, di socializzazione, di motivazione e di cooperazione. A ciò si aggiungono alcune specificità, legate alla natura sociale dei prodotti dei settori artistico-culturali, che giustificano la tendenza a co-localizzarsi e determinano delle conseguenze sull’intero sistema produttivo e di organizzazione del lavoro. Essi carichi di contenuti informativi e significati simbolici, tipici delle industrie culturali/creative, sono sensibili all’influenza dell’ambiente geografico e del milieu creativo. Inoltre, poiché questo tipo di industria è caratterizzato da strutture organizzative di durata limitata a quella del progetto, il reperimento di un’ampia varietà di risorse e competenze in tempi e a costi ridotti è facilitato dalla prossimità geografica a densi mercati di lavoro fortemente localizzati rispetto all’impiego di transazioni trans-locali. In questo modo gli attori all’interno del distretto creativo beneficiano di una flessibilità indispensabile per un settore connotato da rapidi cambiamenti dei consumatori, elevata incertezza e grandi pressioni del mercato globale. Un altro ordine di fattori riguarda i vantaggi derivanti dalla prossimità geografica ad alcuni luoghi, come le città metropolitane: gli individui che si occupano di attività creative vengono attratti dalle molteplici offerte di iniziative culturali, istituzioni, ed eventi, nonché dalle opportunità professionali; ciò, a sua volta, incrementa la capacità del territorio di richiamare turisti ed altri creativi ma, allo stesso tempo, garantisce un ricambio dei soggetti coinvolti, di idee e stili, e l’introduzione di innovazione. In altri termini, il distretto creativo, da un lato, funge da area di

gravitazione e, dall’altro, evita la distorsione del lock-in. La complessa interazione tra tutti gli attori del distretto, grazie alla prossimità geografica e relazionale, stimola la creazione di una particolare atmosfera che rende i prodotti culturali/creativi distinguibili da quelli provenienti da altre località, fornendo la base per la differenziazione e l’ottenimento di un vantaggio competitivo. Quanto descritto è, sicuramente, più facile che si implementi nel distretto creativo piuttosto che in quello industriale, a causa del carattere geograficamente determinato della cultura. Prossimità geografica e prossimità relazionale, dunque, per il settore culturale/creativo rivestono ancora molta importanza; esse, secondo un approccio dinamico, possono svilupparsi, rinforzarsi o sostituirsi vicendevolmente, ma non possono mai scomparire. D’altronde, per affermarsi un cluster culturale/creativo, percepito come autentico rispetto al contesto geografico e sociale, deve derivare dalla combinazione spontanea e contingente di dinamiche place-based: occorre valorizzare un humus creativo endogeno e preesistente. In caso contrario, l’isolata organizzazione di eventi o festival oppure la promozione di una nuova immagine associata al territorio rischierebbe di risultare un inutile dispendio di risorse pubbliche.

Si affievolisce, se non appare del tutto fallace, l’idea che l’immaterialità della cultura e della creatività finisca per produrre l’a-geograficità delle scelte ubicazionali dei distretti. Il mito dell’indifferenza localizzativa non regge. Nella geografia della creatività, indagata di recente da Dansero e Vanolo (2012) per la realtà piemontese, neanche le strutture relazionali, derivanti ad esempio dalla diffusione nella società dell’ICT, sono in grado di ampliare la gamma delle possibili scelte insediative, per la necessità di altri fattori come il “locale”.

2. LE DIMENSIONI DELLA PROSSIMITÀ “PER” I TERRITORI CREATIVI. - La revisione della letteratura internazionale e interdisciplinare, volta ad individuare i driver per implementare politiche pubbliche efficaci nella creazione dei presupposti per il sostegno alla creatività (3), ha confermato l’importanza della prossimità geografica e relazionale, poiché rappresentano le due condizioni permissive “inscindibili” per lo sviluppo di

(3) Si fa riferimento a tre insiemi: un’offerta culturale vasta e variegata con la presenza di ambienti vivaci e stimolanti ed elevati livelli di diversità; la concentrazione di soggetti depositari di tradizioni specifiche in grado di esprimere autenticità e di favorire dinamiche relazionali sia per lo scambio di informazioni sia per l’attrazione di attori esterni; le caratteristiche e le modalità di implementazione delle politiche

alcune regioni. In controtendenza con alcuni studiosi che ritengono la prossimità uno strumento datato e fin troppo impiegato nell’analisi spaziale, si afferma che l’interrelazione dei due aspetti di questa categoria concettuale della geografia economico-politica conferisce un maggiore valore agli stessi strumenti, rispetto a quando sono considerati singolarmente.

Le misure da adottare per rafforzare la prossimità sicuramente devono sostenere il coordinamento delle azioni dei molteplici soggetti locali e la creazione di infrastrutture materiali e immateriali, utili a percepire un’atmosfera di marshalliana memoria (costituita, ad esempio, da un patrimonio di competenze in grado di facilitare processi di produzione e scambio di conoscenze) e a incrementare la capacità di attrazione di un luogo nei confronti di talenti e investimenti provenienti da varie aree geografiche, al punto da rendere i suoi prodotti distinguibili da quelli di altra provenienza e fornire la base per la differenziazione e l’ottenimento di un vantaggio competitivo. Inoltre, è opinione diffusa che le politiche pubbliche per essere efficaci devono sviluppare, in particolare, assetti istituzionali che favoriscano la fornitura di servizi generali, lo scambio di informazioni, apprendimento e trasferimento di competenze, l’instaurazione di un clima di fiducia e collaborazione.

In ogni caso, coerentemente con le considerazioni precedenti, che enfatizzano un approccio di intervento bottom-up, vi è un prerequisito che deve essere considerato già nella fase di implementazione delle suddette politiche. Un territorio creativo, per diventare depositario di conoscenze contestuali, difficili da riprodurre in luoghi differenti, deve fondare il suo modello sul coinvolgimento delle comunità locali. Quando queste ultime prendono parte alla formulazione delle prospettive di crescita basate sull’autenticità, i risultati sono tangibili e più duraturi, perché non vi è una frattura tra chi programma e coloro che vi partecipano; diversamente, l’assenza di condivisione della titolarità progettuale nell’approccio contemporaneo del sostegno alla creatività ne impedisce originalità, credibilità e sostenibilità di lungo periodo. Pertanto, il primo attore su cui puntare per intensificare la prossimità relazionale è la popolazione del luogo, che rappresenta il capitale sociale e, nella prospettiva critica all’approccio deterministico di Putnam (1993), ha la capacità di incrementarlo, valorizzando il patrimonio relazionale collettivo, fino a farlo diventare risorsa economica produttiva.

Atteso che la creatività, in senso esteso dal punto di vista delle sue applicazioni (4), rappresenta un elemento fondante per la competitività delle imprese e dei territori e che la prossimità può facilitarla, l’analisi delle best practice (5) ha costituito un punto fondamentale del presente contributo ed ha avvalorato la tesi che lo sviluppo locale è determinato dalla presenza di network di comunicazioni, più cooperative, basate sulla fiducia, in quanto consente il miglioramento di processi di apprendimento e di innovazione e l’individuazione di vantaggi competitivi sui quali costruire il successo economico. In queste realtà, ogni attore dell’economia creativa, consapevole della complessità del suo ruolo, ha preso coscienza che la forza deriva dalla costruzione di una forte interazione con tutti gli altri soggetti che compongono il territorio creativo. Le industrie culturali, sempre più percepite come una nuova opportunità per stimolare il mercato del lavoro e lo sviluppo regionale, di fatto, non in tutte le realtà sono state in grado di soddisfare le aspettative riposte da accademici e leader politici. Un esempio è offerto dalla Campania, in cui – pur riconoscendo la presenza di un tessuto di piccole e medie città, nonché di un humus endogeno, ossia una base potenziale per la costruzione di alcuni distretti creativi, costituiti da ingenti patrimoni storico-artistici, tradizioni locali, valori autentici - una combinazione di condizioni storiche, economiche e socio- culturali (6) ha impedito di poter contare sulla dimensione relazionale e di diffondere l’economia creativa: oltre ad un percorso storico generatore di effetti di path

dependency, l’esiguità di capitale sociale, la rarità e la fragilità delle reti personali, la difficoltà di condividere linguaggi e codici comuni, la scarsa fiducia costituiscono le barriere al processo di sviluppo.

Seguendo la classificazione dei settori creativi proposta nel Libro Bianco sulla Creatività, la Campania presenta un discreto peso economico in alcuni di essi, ed in particolare nella “cultura materiale” con l’industria del gusto, la moda, e l’artigianato (7), ma salvando pochi casi, la contiguità territoriale non si è accompagnata alla

(4) Negli ultimi dieci anni sono nati differenti filoni di ricerca sul tema, in quanto economisti, geografi, sociologi e aziendalisti hanno indagato la creatività come capacità di produrre idee nuove, come ramo in cui operano industrie e servizi e, ancora, come asset strategico per la competitività di un territorio. (5) L’analisi delle best practice ha riguardato i casi del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Nord-Est d’Italia.

(6) Le cause della depressione economica del Mezzogiorno sono state definite da Becattini (1990) “una matassa molto aggrovigliata”.

(7) Soprattutto per questo ultimo aggregato, accanto all’esperienza del Tarì, si segnala quelle del Polo della Qualità e di OroMare, orientate alla creazione di luoghi adatti allo sviluppo della creatività, nonché

prossimità relazionale. La formazione di un distretto non sempre è stato il risultato di un processo pianificato, quanto piuttosto l’esito di un coacervo di occasioni di coordinare attività complementari e di costruire un linguaggio condiviso, che impone un ripensamento delle strategie competitive adottate. Paradossalmente, secoli di storia non hanno generato un’identità forte, il sapere e le tradizioni locali non si sono trasformate in senso di appartenenza.

In conclusione, se da un lato la recente letteratura offre alcune evidenze in cui i sistemi creativi sono stati considerati il volano per lo sviluppo anche di piccole realtà geografiche, ve ne sono altre che testimoniano quanto la creatività non rappresenti un vantaggio competitivo a causa della debole struttura relazionale del contesto di riferimento e di politiche pubbliche inadeguate.

BIBLIOGRAFIA

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BECATTINI G., «Industrializzazione e risanamento civile nel Mezzogiorno», Il Ponte,

XLVI, 1990, n. 6, pp. 50-56.

CAMAGNI R., «Per un concetto di capitale territoriale», in BORRI D. e FERLAINO F. (a

cura di), Crescita e sviluppo regionale: strumenti, sistemi, azioni, Milano, Franco Angeli, 2009, pp. 66-90.

CAMAGNI R., «Technological change, uncertainty and innovation networks: towards a dynamic theory of economic space», in CAMAGNI R. (a cura di), Innovation networks:

spatial perspectives, London, Belhaven, 1991, pp. 121-144.

DANSERO E.e VANOLO A.,Geografie della creatività, in BETARCCHINI E.e SANTAGATA

W. (a cura di), Atmosfera creativa. Un modello di sviluppo sostenibile per il

Piemonte fondato su cultura e creatività, Bologna, Il Mulino, 2012, pp. 91-110. FLORIDA R., L’ascesa delle classe creativa, Milano, Mondadori, 2003.

HUDSON R., «What makes economically successful regions in Europe successful? Implications for transferring success from West to East», SEI Working Paper, 1998, n. 27.

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PUTNAM R., Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy, Princeton, Princeton University Press, 1993.

SCOTT A.J., The Cultural Economy of Cities, SAGE, Londra, 2000.

Salerno, Dipartimento di Diritto Pubblico e Teoria delle Istituzioni, Università;

[email protected]

Salerno, Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali, Università; [email protected]

RIASSUNTO: Il valore della prossimità nella creatività per lo sviluppo del territorio. - Nell’era concettuale, indagare il concetto di prossimità può sembrare fuori luogo, ma è proprio in questo contesto temporale che assume un notevole interesse scientifico: quando si sceglie di puntare sulla creatività come leva per lo sviluppo, un territorio e i suoi attori, attraverso le loro relazioni, costituiscono il capitale necessario per elevare il grado di competitività. La prossimità, pertanto, non scompare, semplicemente vi si adegua, così da valorizzare accanto a quella geografica, la dimensione relazionale.

SUMMARY: The creative value of proximity for territory development. - In conceptual times, investigating proximity as a concept might seem unusual. However, it is in such a temporal context that the concept takes on remarkable scientific interest. When creativity is selected as a lever for development, a territory and its actors through their relations constitute the capital necessary for increasing the range of competitiveness. Proximity as such, therefore does not disappear, it merely adapts, thus enhancing, together with geographical proximity, its relational dimension.

ADRIANA CONTI PUORGER, PIERPAOLO NAPOLITANO (1)

STUDIO PER UNA CARATTERIZZAZIONE DEL POLICENTRISMO

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