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I L NUOVO MODELLO DI SVILUPPO URBANO PORTUALE : I WATERFRONT AL CENTRO DI PIANI , PROGRAMMI E PROGETTI – I recenti Piani Regionali dei Trasporti, i Piani Opera-

DA SPAZI DI “SEPARAZIONE” A SPAZI DI NUOVA “PROSSIMITÀ”: PROCESSI E POLITICHE DI TRASFORMAZIONE DEI WATERFRONT

3. I L NUOVO MODELLO DI SVILUPPO URBANO PORTUALE : I WATERFRONT AL CENTRO DI PIANI , PROGRAMMI E PROGETTI – I recenti Piani Regionali dei Trasporti, i Piani Opera-

tivi Triennali, i Programmi Innovativi in Ambito Urbano e gli altri strumenti della pianifi- cazione ordinaria e strategica che hanno posto al centro della propria agenda operativa lo sviluppo e la diversificazione delle attività del porto attraverso programmi e progetti di

rigenerazione e riqualificazione urbana si avviano a definire quello che probabilmente diventerà, da qui a qualche anno, il nuovo modello di sviluppo urbano-portuale delle città

d’acqua in Italia. Anche nel nostro Paese, infatti, sulla scia della pianificazione americana che ha segnato la rinascita urbana di grandi città portuali, da New York a San Francisco, a Baltimora e del modello europeo con esempi di eccellenza quali Londra, Liverpool, Am- sterdam, Amburgo, Barcellona, si è avvertita da tempo l’esigenza di una strategia di ri- funzionalizzazione globale che a partire dal porto, ripensato nelle sue potenzialità di uti- lizzazione pluriuso, coinvolgesse l’intero impianto urbano (Giovinazzi, 2010).

Un’esigenza che spinge verso un rinnovato dialogo tra la Città e il suo porto alla ri- cerca di politiche e forme di riequilibrio volte a reintegrare l’ambito portuale con quello urbano, recuperando la visione secondo la quale i porti e le reti portuali sono da conside- rare come luoghi urbani che danno forma a inediti paesaggi e concentrazioni funzionali di significativo potenziale futuro (Burdett, Kanai, 2006; Mazziotta, Rosa, Di Palma, 1998), come elementi di connessione di parti di città (Soriani, 1998, Busquets, 2004, Meyer, 2006, Fisher, 2004), come parte di un sistema ordinatore del territorio con funzioni sociali e urbane (Clementi, Pavia, 1998).

Un’esigenza e una visione che si viene via via sempre più delineando nelle politi- che, nei piani e nei programmi di riqualificazione dei Waterfront urbani che hanno di re- cente trovato ampio spazio nella pianificazione delle aree portuali e urbane italiane.

Non mancano in tal senso esempi importanti di esperienze, quanto meno avviate, che vedono grandi città portuali come Napoli, Trieste, Taranto ma, anche, città minori come Brindisi o Salerno impegnate a cogliere le grandi opportunità che la risorsa mare può offrire, laddove si riesca a ricreare una relazione tra spazi, usi e scenari futuri, tra immagine del porto e immagine della città, ispirandosi alle grandi progettazioni di riac- quisizione d’identità d’area già avviate in altre città di mare europee e del Mediterraneo (De Capua, 2010).

Nonostante si tratti di un processo in nuce, alla base di queste esperienze è possi- bile leggere un approccio innovativo comune che muove da alcuni imperativi:

- il riconoscimento nelle politiche urbane dell’importanza dei porti e delle aree portuali, dovuto sia al loro potenziale economico, sia alla loro ubicazione nel cuore del centro storico della città o in aree densamente urbanizzate,

- il ruolo chiave di attivatore, attrattore di investimenti e riequilibratore di valori urbani assegnato alle aree di waterfront,

- l’attenzione alla qualità progettuale nel recupero e valorizzazione del rapporto tra identità del luogo e spazio costruito;

- il miglioramento dell’aspetto ambientale sia delle singole volumetrie, sia dei tessuti di nuova pianificazione;

- la maggiore presenza nelle aree di tradizionale influenza del porto di nuove funzioni di tipo culturale, turistico-ricettive e di spazi pubblici attrezzati. A livello operativo gli obiettivi perseguiti attraverso la progettualità regionale e locale sono molteplici ma, in accordo con questo approccio, centrati secondo linee guida stringenti che vanno: dalla riqualificazione dell’area monumentale del porto all’integrazionedell’area d’intervento con il tessuto urbano, al miglioramento ambienta- le, alla connessione delle diverse “parti” della città, in un’ottica di ricomposizione dei programmi e delle azioni.

Alla base, dunque, delle nuove «politiche urbano-portuali» che, seppur non senza difficoltà, si vanno delineando nelle regioni marittime italiane sembra finalmente matu- ra l’idea che gli investimenti in infrastrutture sono da considerare come “un’occasione trainante per la riqualificazione della città esistente”, in quanto motore di processi di tra- sformazione territoriale capaci di generare effetti positivi a livello funzionale, economi- co e sociale sulla città ed il suo territorio, in accordo anche al ruolo riconosciuto alla

portualità nel Piano Nazionale della Logistica, il cui titolo del capitolo 6 delle “Linee politiche al Piano…” recita: «I porti: quello che va bene per i porti, va bene per il Pae- se».

Laddove portato a compimento questo processo potrebbe sortire effetti territoriali di straordinario valore, effetti che trovano il comune denominatore nella prossimità che guida la ricomposizione in termini di:

- Ricomposizione spaziale: i Progetti che coinvolgono i Waterfront hanno una forte dimensione fisica di cerniera. La riapertura dello spazio portuale alla città che lo circonda cercando soluzioni di continuità spaziale ricompone parte della cesura che per secoli aveva reso città come Napoli, Genova città “sul mare”, ma dell’interno; con effetti in tema di mobilità facilitata, un ambiente esteti- camente piacevole e salubre ed attività di interesse per la comunità e di attrat- tiva per l’esterno;

- Ricomposizione funzionale: il cambiamento spaziale è significativo anche dal punto di vista funzionale, comportando un consolidamento della base economica del porto e della città. I progetti nella loro molteplicità d’interventi contribuisco- no a produrre un ammodernamento ed un ispessimento delle funzioni economi- che ed istituzionali della città-porto, valorizzandone la funzione di città metro- politana, di polo turistico o di polo commerciale. Ciò genera la creazione di un indotto di competenze professionali e gestionali, da quelle di contenuto profes- sionale specializzato, ad altre di carattere manageriale, ad altre ancora legate ad una nuova economia di servizi. Il patrimonio inventariale del porto e quello abi- tativo della città viene così valorizzato, avvantaggiandosi dell’aumento delle strutture, dei servizi, delle funzioni, delle presenze;

- Ricomposizione sociale: la ricomposizione spaziale e funzionale delinea anche una comunione di carattere identitario tra il porto e la città, soprattutto in Italia laddove le città costiere sono un caso particolare di città contemporanea, una sorta di tipologia a sé rispetto agli impianti urbani dell’entroterra, in cui la sto- ria del porto è storia della città e viceversa; la comunità deve riscoprire questa risorsa e riorientare questi spazi contribuisce al rinnovamento civile della ge- stione della cosa pubblica.

Una valida opportunità risiede nell’interpretare il terreno dell’interazione tra città e porto non solo come ambito di mediazione di interessi diversi e spesso in conflitto, ma come “laboratorio” dei processi di trasformazione urbana.

Se alla distanza si riconosce un’accezione inclusiva e positiva in grado di leggere nel- le pause del territorio la semplice constatazione di un passaggio tra stati differenti (pubblico e privato, individuale e collettivo, economico e sociale), rispetto alla più diffusa interpreta- zione che la vede quale misuratore di separazione, allora essa può divenire uno strumento per modellare gli spazi vuoti e per ripensare spazi potenzialmente destinati all’abbandono, trasformandoli in nuovi spazi di promiscuità di forme e funzioni, appunto da spazi di “se-

parazione” a spazi di nuova “prossimità”.

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Dipartimento di Studi dei Sistemi Economici, Giuridici e Sociali dell’Università degli Studi del Sannio.

RIASSUNTO - Da spazi di “separazione” a spazi di nuova “prossimità”: processi e

politiche di trasformazione dei waterfront urbani - Da alcuni anni, le politiche di ge- stione del territorio costiero ed, in particolare, delle aree di waterfront – inteso quale spazio di frontiera tra terra e mare - si presentano sempre più come forme innovative di rigenerazione urbana, occasioni di progettazione e pianificazione urbana e di una rifles- sione critica sul destino delle grandi città portuali. Analizzando alcune tra le più impor- tanti esperienze di waterfront italiani oggetto di progetti di intervento e ridefinizione, il contributo tenta di tracciare un quadro del processo di formazione delle politiche, dei recenti progetti e delle loro prospettive di attuazione, allo scopo di rilevare limiti e po- tenzialità di questa nuova fase di riorganizzazione urbana.

SUMMARY - From space of “separation” to spaces of new “proximity”: processes

and policies of transformation of urban waterfronts- For several years, the policies of management of the coastal and, in particular, of waterfront areas - considered as an area on the border between land and sea - are increasingly seen as innovative forms of urban regeneration, opportunities for engineering and urban planning and critical reflection on the future of the great port cities. Analysing some of the most important experiences of Italian waterfront object of projects of action and redesign, the contribution tries to define a framework of the process of policy formation, recent projects and their prospects for implementation, in order to show the limits and potentials of this new phase of urban organization.

FILIPPO RANDELLI, GIORGIO RICCHIUTI

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