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CAPITOLO 2 L’ATELIER DI RIUSO CREATIVO COME MEDIAZIONE ALL’AUTO IMPRESA

2.2. Contesti di osservazione trasversali ai contesti sperimentali

2.2.1 Mano lavora, bocca parla

Mano lavora, bocca parla è un laboratorio itinerante, non localizzato in uno spazio

specifico e non avente i connotati dell’impresa. È un progetto dell’Associazione Le

Fate Onlus e prevede che tutti i lunedì mattina le donne che frequentano abitualmente

Casa di Ramìa55 si raccolgano attorno a un tavolo, con la finalità comune di valorizzare

i saperi tradizionali delle loro diverse culture di appartenenza.

«All’interno di “Casa di Ramia” è attivo dal 2008 un progetto, finanziato dalla Regione Veneto, come azione di inclusione delle donne, coordinato dall’associazione Le Fate Onlus, che coinvolge donne immigrate portatrici di un sapere artigianale tradizionale, e le forma alla trasmissione del proprio sapere, a partire dalla narrazione personale. Da questa esperienza è nato lo spazio Mano

lavora bocca parla, dove settimanalmente ci si può trovare e confrontarsi anche con donne non

direttamente inserite nella formazione.

Il progetto sviluppa un’azione che su più piani valorizza i saperi tradizionali, manuali, creativi e di cura, a partire dalla propria radice culturale. Un’azione che promuove il lavoro manuale e sostiene le persone che vogliono farlo sia come professione sia come espressione della propria capacità, nella convinzione che la valorizzazione dei saperi tradizionali è un guadagno di civiltà per tutti»56.

Il progetto si basa sulla possibilità di mettere le donne nella condizione di diventare esperte di un sapere che già possiedono, al punto di trasmetterlo attraverso laboratori nelle scuole e in eventi e luoghi aperti alla cittadinanza. È parte di una collaborazione

55 Il centro interculturale Casa di Ramìa è collocato nella prima circoscrizione del Comune di Verona,

nel centro storico, in particolare nel quartiere di Veronetta. L’amministrazione comunale, per monitorare e arginare i fattori di rischio, che nel 2004 si considerava riguardassero il quartiere, ha programmato di intervenire inserendo il servizio di Casa di Ramìa nei progetti bandiera del piano strategico. Il centro interculturale Casa di Ramìa nasce come un luogo di incontro di donne migranti e italiane, dalla co-progettazione tra l’Assessorato alla cultura delle differenze e pari opportunità e Ishtar, associazione di donne italiane e straniere per lo scambio interculturale, con l’obiettivo di offrire uno spazio vuoto dove le donne si possano incontrare liberamente, creando una rete attiva con le altre realtà del quartiere, senza una logica preordinata.

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con l’Ecosportello e il Centro di Riuso Creativo del Comune di Verona e ha l’obiettivo di porsi più come una realtà che possa facilitare l’impiego di donne nella trasmissione di saperi tradizionali di diverse culture, attraverso workshop e laboratori per bambini e bambine e formazione per insegnanti.

Dal suo avvio, le donne che vi hanno preso parte si sono costituite a loro volta in un’associazione, per la promozione dei saperi tradizionali, dal nome Nissa, una donna ha aperto la sua Partita Iva e lavora autonomamente, 5 donne sono impegnate per conto proprio, attraverso forme di lavoro autonomo non continuative, e 18 hanno svolto o stanno ancora svolgendo laboratori nelle scuole e privatamente, in maniera occasionale.

Dal 2014 Mano lavora, bocca parla si è messo in rete con D-Hub, per riflettere, insieme all’Assessorato alla cultura delle differenze e Pari Opportunità del Comune di Verona, e per «scrivere un testo collettivo (…) in cui ogni singola si sentisse espressa e non prevaricata»57 e ha co-progettato uno spazio di co-working, in linea con le politiche di

conciliazione vita-lavoro, per permettere alle donne di fare un passaggio ulteriore rispetto al loro essere imprenditrici, potendosi raccogliere intorno ad uno spazio attrezzato per la sartoria, la lavorazione della carta e il lavoro d’ufficio/di designer o web designer e comunicazione. Tale co-progettazione, che ha preso il nome di Genera-

Lab, è stata premiata con un finanziamento del Ministero delle Pari Opportunità, che

l’ha resta attualizzabile, anche se al momento di raccolta e di analisi dei dati non ha ancora preso forma del tutto e, dunque, non è stata inserita nella ricerca. In ogni caso, questo ulteriore passaggio nella realizzazione di percorsi auto-imprenditivi appare significativo, in quanto costituisce anche un possibile step per gli altri laboratori veronesi presi in esame.

2.2.2 Cooperativa Sociale Progetto QUID

La cooperativa sociale Progetto QUID58 nasce a fine 2012, con l’intento di generare

lavoro dal recupero di scarti aziendali, attraverso un laboratorio di sartoria.

57 COMITATO PARI OPPORTUNITÀ DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA (a cura

di), Il senso del lavoro, op. cit. p. 93.

58 Cfr. VALOTTO, V., La segmentazione degli imprenditor-trici in PACCIORETTI, E. (a cura di) Imprenditorialità. Futuro del lavoro, percorsi di formazione, Franco Angeli, Milano 2015.

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Tornata da Haiti abbastanza disillusa dal lavoro delle grandi organizzazioni umanitarie che operano lì nel dopo terremoto, mi sono chiesta cosa fare della mia vita. Parlando insieme ad altri quattro amici abbiamo pensato: perché non contattare i grandi marchi della moda made in Italy e chiedere se ci danno i loro capi di fine collezione o che non utilizzeranno più, riadattarli con lavori sartoriali, ribrandizzarli e rivenderli come nostri? E, per dare proprio quel quid in più dal quale il progetto trae il suo nome, perché non impiegare donne svantaggiate? (intervista di Anna Fiscale per Redattore Sociale, 23 maggio 2013)

La cooperativa è nata dall’idea di cinque giovani, under 30, con esperienze nel mondo dell’economia, della cooperazione internazionale e della moda. Nel corso della ricerca è diventata l’impresa più grande tra le realtà prese in esame, arrivando ad assumere 75 persone, al momento della raccolta e analisi dei dati, triplicando quasi il successo dell’altra grande cooperativa osservata in questa ricerca, Cooperativa Officina Creativa (brand Made in Carcere) di Lecce. Progetto QUID, inoltre, si configura come una delle possibilità di assunzione per le donne che si sono formate nei laboratori di D-Hub e di

Common Ground, con la firma di 5 contratti.