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1.3 Principali ambiti di utilizzo dell’interpretazione a distanza

1.3.2 Contesto sanitario

Dopo aver descritto le caratteristiche dell‘interpretazione a distanza in ambito giudiziario (cfr. capitolo 1 paragrafo 3 sezione 1), si propone ora una disamina di un altro ambito lavorativo in cui il servizio di interpretazione è altamente richiesto: il contesto sanitario.

Il settore sanitario, come quello giudiziario, è il contesto lavorativo in cui sono richieste maggiormente le nuove modalità di interpretazione. Nel ventunesimo secolo, i sistemi sanitari dei vari paesi europei ed extra europei hanno dovuto far fronte ad una società sempre più multietnica e multiculturale che ha spinto strutture pubbliche e private a valutare l‘ipotesi di utilizzo dell‘interpretazione a distanza.

Nel settore sanitario si richiede l‘ausilio di un interprete qualora un paziente straniero non sia in grado di sostenere adeguatamente un dialogo con il personale sanitario cui si rivolge. In letteratura, in particolare negli studi di Saint-Louis et al. (2003), Gany et al. (2007) e Locatis et al. (2010), si riscontra l‘utilizzo di varie modalità di interpretazione delle quali si fornisce una breve definizione.

In primo luogo, si rileva un vasto uso del face-to-face interpreting o interpretazione dialogica presenziale, denominata anche PCMI - Proximate Consecutive Medical

Interpretation (Locatis et al. 2010), in cui l‘interprete è fisicamente presente nell‘ambiente in

cui avviene lo scambio comunicativo, e non sono richieste attrezzature o complementi aggiuntivi per consentire lo svolgersi della comunicazione.

In secondo luogo, l‘uso del TMI - Telephone Medical Interpreting, denominato anche

svolge il lavoro in modalità consecutiva per via telefonica. Questa procedura prevede che l‘interprete si trovi in un luogo diverso da quello di medico e paziente e che segua la conversazione in tempo reale al telefono. Molti studi mostrano che il collegamento con l‘interprete solitamente avviene attraverso l‘utilizzo di telefoni cellulari o cordless. Nella sala visite, il medico e il paziente possono ascoltare la voce dell‘interprete in due modi: tramite un telefono vivavoce o tramite l‘uso di auricolari (ib.).

Simile a quest‘ultima è l‘interpretazione denominata VMI - Videoconferencing

Medical Interpreting, in cui l‘interprete che lavora a distanza è messo in comunicazione con

l‘ambiente in cui si svolge l‘interazione attraverso un collegamento audio e video.

Da ultimo, si riscontra l‘uso di un ibrido tra le due modalità interpretative appena descritte: la modalità denominata RSMI - Remote Simultaneous Medical Interpreting. In questo caso, l‘interprete lavora a distanza ed è collegato all‘ambiente in cui si svolge l‘interazione tra paziente e medico tramite un telefono, analogamente a ciò che avviene nel

Telephone Medical Interpreting; la differenza risiede nel fatto che l‘interprete lavora in

modalità simultanea e non consecutiva (Saint-Louis et al. 2003). L‘uso di RSMI è stato introdotto recentemente ed è, al giorno d‘oggi, prevalentemente diffuso negli ospedali e nelle strutture sanitarie degli Stati Uniti (Gany et al. 2007).

Le modalità di interpretazione in ambito medico appena descritte non hanno tutte la stessa frequenza d‘uso; dallo studio della letteratura emergono le seguenti considerazioni.

In generale, si riscontra un maggior utilizzo dell‘interpretazione via telefono rispetto all‘interpretazione in videoconferenza; occorre anche considerare, a questo proposito, che l‘interpretazione telefonica in ambito ospedaliero è una modalità utilizzata ormai da molti anni. I suoi inizi risalgono agli anni settanta, con la nascita dell‘interpretazione telefonica in Australia (cfr. capitolo 3). Come è stato osservato precedentemente, invece, l‘interpretazione in videoconferenza è una pratica piuttosto recente.

In ambito accademico, sono stati effettuati studi anche tramite dizionari volti a verificare il grado di soddisfazione degli utenti rispetto alle diverse modalità del servizio di interpretazione; ciononostante, come per l‘ambito giudiziario, in ambito sanitario c‘è un numero insufficiente di studi empirici con l‘obiettivo di valutare la qualità dell‘interpretazione (Braun 2015).

Ciò si deve al fatto che, spesso, gli studi finora condotti si sono rivolti ad un bacino di utenti piuttosto ristretto, raggiungendo pertanto risultati non generalizzabili. Inoltre, la

maggior parte degli studi prende in considerazione caratteristiche e problematiche insite a contesti sanitari specifici: anche per questo motivo i risultati non possono essere considerati esemplificativi di tendenze a livello nazionale o continentale.

Sebbene ci sia la necessità di approfondire gli studi svolti e di ampliare i parametri di ricerca utilizzati finora, appare utile considerare ed esaminare le conclusioni tratte da alcuni studi, principalmente statunitensi, poiché permettono un raffronto tra le tre principali modalità di interpretazione: il face-to-face interpreting, o interpretazione dialogica presenziale, l‘interpretazione telefonica e l‘interpretazione in videoconferenza.

Prima di passare in rassegna le conclusioni principali di queste ricerche, si offre una panoramica sulle ragioni che hanno portato all‘uso dell‘interpretazione a distanza nell‘ambito sanitario.

Innanzitutto, occorre considerare i fenomeni migratori degli ultimi anni: moltissime persone hanno iniziato ad usufruire di servizi sanitari offerti da nazioni diverse dal loro paese di origine e, spesso, senza avere una competenza adeguata nella lingua del paese ospitante. Se consideriamo il contesto statunitense, tra le principali zone di provenienza dei cittadini stranieri si rilevano il Messico, i Caraibi, l‘America del Sud, oltre a zone come l‘Asia, l‘ Europa, e l‘Africa (Saint-Louis et al. 2003).

Locatis et al. (2010) sottolineano che nel duemila, la proporzione di residenti stranieri negli Stati Uniti era di uno a cinque; inoltre, solo un quarto di queste persone possedeva una competenza sufficiente nella lingua inglese. L‘elevata varietà di lingue richieste, comprendenti occasionalmente, ma non raramente, anche lingue esotiche o minori, ha incrementato in maniera esponenziale e in poco tempo il bisogno di servizi di interpretazione nelle strutture sanitarie. Il rapporto tra costi, domanda e offerta è purtroppo, però, uno dei maggiori problemi dell‘interpretazione per i servizi pubblici: le strutture sanitarie, così come avviene nel contesto giudiziario, non possono permettersi di assumere a tempo pieno interpreti competenti in ognuna delle lingue richieste, creando disagi e difficoltà di gestione.

Occorre, inoltre, menzionare un fenomeno piuttosto frequente in molte strutture sanitarie. Per i motivi di costi menzionati, così come per motivi di disponibilità e reperibilità degli interpreti, in non poche occasioni si riscontra la tendenza a ricorrere a interpreti ad hoc: viene chiesto al personale sanitario, ad esempio a medici o infermieri bilingui, di svolgere il lavoro di traduzione. Possono essere chiamati ad interpretare anche parenti o amici del paziente che abbiano una competenza in entrambe le lingue necessarie. Questi ―interpreti

improvvisati‖ non hanno mai ricevuto una formazione adeguata e il più delle volte non hanno esperienza previa (Fagan et al. 2003).

Locatis et al. (2012: 346) sottolineano: ―ad hoc interpreters may not adequately understand technical information providers give and may unintentionally omit parts of the conversation or distort it out of embarrassment‖. Gli interpreti ad hoc, infatti, oltre a non avere ricevuto una formazione adeguata in interpretazione, spesso non sono a conoscenza della terminologia necessaria e delle dinamiche tipiche dell‘interazione medico-paziente: al contrario, un interprete professionista è in grado di gestire sia difficoltà terminologiche che difficoltà relative alla comunicazione. Nel caso in cui svolgano la funzione di interpreti ad hoc familiari del paziente, la situazione si complica ulteriormente: spesso, nella denominazione ―interpreti ad hoc‖ rientrano figli o nipoti dei pazienti che, essendo immigrati di seconda generazione, sono bilingui. Oltre a non avere le competenze linguistiche adeguate per svolgere un buon lavoro di traduzione, i bambini usati come interpreti sono fonte di omissioni o distorsioni nella traduzione: si pensi alla componente emotiva che inevitabilmente entra in gioco, soprattutto in contesti specifici, come ad esempio quando i bambini si ritrovano ad accompagnare e ad aiutare nella traduzione il proprio genitore ad una visita dall‘oncologo o dal ginecologo.

Per questo motivo, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che l‘uso di interpreti professionisti significhi offrire una qualità migliore rispetto all‘uso di interpreti ad hoc; questo è accreditato anche dai risultati di studi volti a valutare la soddisfazione dell‘utente (Locatis et al. 2010; Lee et al. 2002; Gany et al, 2003).

Oltre a questi aspetti, Lee et al.(2002) affermano:

Using untrained interpreters such as family or ad hoc interpreters seems to be a less acceptable way of overcoming language barriers. Proficiency of such untrained interpreters […], particularly with the use of medical terminology, is not ensured. In addition, confidentiality issues may exist, especially when using family members.

Rispetto a questo argomento, Kuo e Fagan (1999) dissentono dall‘opinione della maggior parte degli studiosi: nel loro studio volto a valutare l‘efficacia dei metodi di interpretazione in alcune strutture sanitarie statunitensi, gli autori hanno analizzato le interazioni tra personale di lingua inglese e pazienti di lingua spagnola.

Nelle conclusioni, Kuo e Fagan (ib.) affermano che ―using family members and friends as interpreters should be more seriously considered despite differences in satisfaction with this modality between residents and patients‖. Le ragioni a sostegno di questa tesi, secondo i due studiosi, sono molteplici.

Innanzitutto, attraverso l‘uso di interpreti ad hoc si riducono drasticamente i costi per l‘assunzione di interpreti professionisti. In aggiunta, i parenti e gli amici accompagnano il paziente alla visita e restano con lui dall‘inizio dell‘interazione con il personale sanitario: non c‘è dunque bisogno di attendere i tempi di arrivo dell‘interprete, in caso di interpretazione presenziale, o i tempi di chiamata, in caso di interpretazione telefonica.

Inoltre, parenti o amici del paziente possono assisterlo nelle visite successive e questo rappresenta un altro vantaggio: sono infatti già a conoscenza del caso clinico e riescono in poco tempo ad entrare in confidenza con la terminologia utilizzata e con le necessità del paziente. Questo permetterebbe, secondo Kuo e Fagan, di risparmiare il tempo che normalmente invece si utilizza per i briefing necessari all‘interprete prima di iniziare la conversazione, per venire a conoscenza del tipo di caso clinico o della richiesta che si appresta ad interpretare.

Infine, Kuo e Fagan sostengono che il paziente sia meno imbarazzato se ci sono parenti o amici con lui invece di un interprete. Kuo e Fagan (1999) sostengono infatti che ―greater levels of comfort were reported by patients who used family members and friends or the physician as interpreters‖.

Nonostante i vantaggi considerati da Kuo e Fagan, sembra evidente che, ove possibile, sia auspicabile l‘utilizzo di interpreti professionisti, per evitare problemi di traduzione e di confidenzialità tra i soggetti in gioco.

Torniamo ad occuparci delle cause dell‘utilizzo dell‘interpretazione a distanza nel contesto sanitario; prima di proseguire, però, occorre fare una precisazione sulla presenza della popolazione ispanofona negli Stati Uniti.

Lo spagnolo è una delle lingue più utilizzate per l‘interpretazione nei servizi pubblici statunitensi. Come affermano Kuo e Fagan (1999: 547):

The Hispanic population is the fastest-growing ethnic minority in the United States. In 1990, 12.1 million persons aged 18 to 64 years living in the United States who

spoke Spanish as a first language described themselves as speaking English ―less than very well.

Tra i madrelingua spagnola residenti negli Stati Uniti, una gran parte ha una competenza limitata nella lingua inglese: questa fetta di popolazione rientra dunque in quella categoria precedentemente definita come LEP (limited English procifiency) (cfr. capitolo 1 sezione 2).

La sanità statunitense ha dovuto quindi offrire un servizio sanitario adeguato e, di conseguenza, un servizio di interpretazione, qualora richiesto, anche ai residenti di madrelingua spagnola, affinché fossero messi alla pari degli altri abitanti del paese; questo non è stato semplicemente un compito a cui lo Stato americano doveva adempiere, ma ha rappresentato anche una sfida significativa che le strutture sanitarie statunitensi hanno accettato e a cui hanno tentato di rispondere con le nuove modalità di interpretazione offerte dal progresso tecnologico (Lee et al. 2002).

Proseguendo nella disamina delle cause che hanno favorito l‘introduzione dell‘interpretazione a distanza in ambito medico, occorre ricordare, oltre al risparmio dei costi già menzionato, un risparmio di tempo: molto spesso, infatti, gli spostamenti che l‘interprete deve sostenere, per passare da una sala dell‘ospedale all‘altra, rappresentano un dispendio di tempo non indifferente. Questo danneggia la qualità del servizio sanitario e di conseguenza, riduce la soddisfazione del paziente, stanco e spazientito per i lunghi tempi di attesa (Saint- Louis et al. 2003).

L‘interpretazione a distanza in ambito medico può avvenire sia in modalità consecutiva che in modalità simultanea. Complessivamente, si riscontra un uso maggiore della RCMI (Remote Consecutive Medical Interpreting), in cui l‘interprete utilizza la modalità consecutiva, rispetto alla RSMI (Remote Simultaneous Medical Interpreting), in cui l‘interprete utilizza la modalità simultanea e si collega tramite telefono o videoconferenza (Gany et al. 2007).

L‘uso di una tecnica piuttosto che un‘altra dipende dall‘obiettivo da raggiungere: la soddisfazione dell‘utente finale, in questo caso, il paziente. La soddisfazione dell‘utente rappresenta non solo l‘obiettivo del servizio di interpretazione, ma diventa anche un indicatore fondamentale per valutare la qualità del servizio stesso (Lee et al. 2002).

Si passeranno ora in rassegna alcuni studi che riguardano l‘interpretazione in ambito sanitario, al fine di esaminare la qualità dell‘interpretazione a distanza in questo contesto e l‘efficacia del servizio rispetto alla soddisfazione dell‘utente finale.

Un primo esempio è lo studio svolto da Locatis et al. (2010), con l‘obiettivo di mettere a confronto i tre tipi di interpretazione maggiormente utilizzati nel sistema sanitario statunitense al fine di stabilirne le principali differenze dal punto di vista qualitativo.

Dai risultati dello studio che ha raccolto le opinioni di interpreti, personale sanitario e pazienti, emerge una netta preferenza per l‘interpretazione presenziale, o PCMI (Proximate

Consecutive Medical Interpretation). I pazienti preferiscono di gran lunga l‘interpretazione

presenziale poiché la comprensione del messaggio avviene in maniera più diretta e la possibilità di avere fisicamente di fronte l‘interprete permette di rivolgersi a lui in qualsiasi momento e con maggiore libertà (ib.).

Contro l‘uso della RSMI (Remote Simultaneous Medical Interpretation) si annoverano, invece, le seguenti ragioni espresse sia da interpreti che da pazienti: i problemi di audio che sorgono con l‘uso del telefono, la mancanza di aspetti non verbali e l‘ostacolo costituito dagli auricolari in determinati movimenti che i pazienti si trovano a compiere nel corso della visita medica. Si pensi, ad esempio, ad una tipica visita di controllo, in cui il medico chiede al paziente di togliersi i vestiti o di fare certi movimenti con il corpo: il paziente si troverebbe in difficoltà perché avrebbe tra le mani il telefono o gli auricolari per udire la voce dell‘interprete, e di conseguenza l‘interazione medico-paziente subirebbe un rallentamento.

Infine, anche l‘uso del collegamento audio video è ritenuto svantaggioso, in quanto soggetto a problemi tecnici occasionali e perché pone limiti ad un buon contatto visivo tra interprete e utenti.

Un aspetto interessante che emerge dallo studio di Locatis et al. è il fatto che le interpretazioni a distanza con l‘uso di collegamento telefonico avevano una durata minore rispetto a quelle presenziali. Locatis et al. (2010) forniscono tre possibili spiegazioni a questo fenomeno.

In primo luogo, occorre considerare che in alcuni casi il costo del servizio di interpretazione telefonica dipende dalla lunghezza della chiamata: per questo motivo, è probabile che i dottori vogliano essere più celeri per ridurre la durata della chiamata. Questo comporterebbe una maggiore rapidità soprattutto nella prima parte della visita medica, in cui

il medico o l‘infermiere tendono ad andare direttamente al punto e a porre domande precise al paziente tralasciando possibili preamboli.

Un secondo motivo è che nell‘interpretazione telefonica non c‘è la possibilità di un dialogo previo e ravvicinato tra medico e interprete in cui si parli delle condizioni del paziente e del caso clinico in oggetto, come invece solitamente avviene nell‘interpretazione presenziale. Questo scambio comunicativo tra medico e interprete, o briefing, che avviene prima dell‘inizio dell‘interazione vera e propria richiede ovviamente minuti in più, che nell‘interpretazione telefonica vengono soppressi.

Infine, dalle chiamate analizzate nello studio di Locatis et al., si è notato che il medico tendeva a concludere lo scambio comunicativo non appena prescritto il medicinale o non appena fatta la diagnosi, evitando di porre domande aggiuntive o riducendo allo stretto necessario il tempo dedicato al congedo diminuendo quindi, di nuovo, i costi di servizio.

Considerando le posizioni dei partecipanti alle interazioni analizzate e il livello di soddisfazione dei pazienti, la conclusione a cui giunge lo studio di Locatis et al. è la seguente: ―when possible in-person interpretation services should be provided by trained interpreters‖ (ib.).

Ciononostante, in letteratura si trovano opinioni che si dissociano dalla considerazione finale di Locatis et al.

Ad esempio, nello studio di Lee et al. (2002), volto a stabilire la soddisfazione dei pazienti ispanofoni rispetto al servizio di interpretazione in alcuni ospedali statunitensi, la conclusione raggiunta è totalmente opposta: ―the high level of satisfaction with telephone interpreters [...] indicates that the physical presence of a trained interpreter in the exam room may not be necessary to provide satisfactory interpretation services‖ (ib.: 645).

Dalle opinioni dei partecipanti allo studio di Lee et al., emerge il fatto che l‘interpretazione telefonica può essere funzionale e può soddisfare in maniera adeguata le esigenze degli utenti, soprattutto nei casi di visite brevi e di controllo e nei casi in cui la componente non verbale non sia imprescindibile ai fini della comprensione della comunicazione.

Un altro tipo di studio invece è quello svolto da Fagan et al. (2003), per stabilire se e in che misura l‘uso di diverse modalità interpretative cambia la durata della visita medica.

Il risultato principale dello studio differisce decisamente dai risultati di Locatis et al. (2010): gli autori infatti, concludono che il metodo di interpretazione che comporta una durata

più lunga della visita medica è quello in cui si utilizza il telefono (Fagan et al., 2003). Gli autori sostengono che questo dipenda da fattori che, nello studio di Locatis et al., non si sono verificati. Ad esempio, il tempo necessario per chiamare il numero del servizio di interpretazione telefonica, o attendere in linea che venga reperito l‘interprete di cui c‘è bisogno; la necessità di ripetere certi enunciati che non vengono recepiti adeguatamente dall‘interprete o dagli utenti a causa di problemi audio; infine, la necessità di esplicitare alcuni concetti, sintomi menzionati dal paziente o richieste fatte dal medico dal momento che l‘interprete non è in grado di cogliere la comunicazione non verbale degli interlocutori.

Dagli studi menzionati è possibile trarre altre conclusioni.

In primo luogo, le ricerche condotte in ambito sanitario prendono in esame contesti differenti e varie modalità di interpretazione (presenziale, consecutiva a distanza, simultanea a distanza, collegamento via telefono, collegamento via videoconferenza); inoltre, il numero di soggetti che partecipa agli studi, in termini di pazienti, di medici e di interpreti, è spesso troppo limitato affinché i risultati siano scientificamente validi. La presenza di così tante variabili all‘interno dei diversi studi è la causa della diversità dei risultati raggiunti, a volte diametralmente opposti.

In secondo luogo, anche per il contesto sanitario è valida la considerazione fatta in precedenza per il contesto giudiziario. Molto spesso negli studi condotti non si considera l‘importanza della qualità dell‘interpretazione, mentre si preferisce analizzare altri fattori dell‘interazione dialogica come ad esempio la durata della conversazione o la soddisfazione del paziente. Nonostante questi fattori siano estremamente importanti, e nonostante risultino utili per stabilire l‘efficacia dell‘interpretazione a distanza nel contesto sanitario, non si può ignorare l‘analisi della qualità delle rese offerte dagli interpreti. Studiare e stabilire la qualità dell‘interpretazione è un presupposto imprescindibile per consentire progressi nella ricerca e per ampliare il campo di applicabilità dell‘interpretazione a distanza.

Questa considerazione è in linea con la posizione di Braun (2015). Riferendosi all‘interpretazione a distanza in ambito medico, afferma: ―a number of surveys on user satisfaction have been conducted. However, empirical studies of interpreter performance, quality and interaction are largely absent‖ (2015: 9).

A questo proposito, menzioniamo la conclusione dello studio di Gany et al. (2007: 317):

[...] RSMI could be an important component of a multipronged approach to improving patient satisfaction in the interpreted encounter, but also that much more work needs to be done. Professional interpreters, physicians, and patients need more training and education on how best to facilitate the interpreted medical encounter. Further studies need to be conducted on interpreting modalities, and should examine errors, medical outcomes, and costs.

Anche da parte di Gany et al., dunque, si sottolinea la necessità di ulteriori studi per definire le potenzialità dell‘interpretazione a distanza nel contesto sanitario, oltre al bisogno di