2. Gli interpreti professionisti e l’interpretazione a distanza
2.3 Posizioni dei professionisti rispetto all’interpretazione a distanza
2.3.3 I funzionari del settore giudiziario
A seguire, consideriamo le opinioni dei funzionari giudiziari che hanno partecipato ai corsi di formazione all‘interno del progetto AVIDICUS; tra i partecipanti, si annoverano giudici, avvocati, o anche ufficiali di polizia (Braun 2012d). Alcuni avevano già avuto esperienze precedenti con casi in cui era stata utilizzata l‘interpretazione a distanza, al contrario altri ne avevano soltanto sentito parlare ma non si erano mai trovati ad utilizzare tale
modalità. Tra le opinioni più significative dei funzionari pubblici, si riscontra una preferenza indiscussa per l‘interpretazione presenziale o face-to-face interpreting. A sostegno di ciò, hanno richiamato l‘importanza di un‘ottima qualità dell‘interpretazione, soprattutto in alcuni casi complessi; secondo la loro opinione, la qualità dell‘interpretazione a distanza sarebbe, infatti, nettamente inferiore a quella raggiunta nell‘interpretazione presenziale, indipendentemente dalla formazione pregressa degli interpreti e della qualità degli impianti utilizzati. Ulteriori motivi a sostegno della loro tesi sono, in primo luogo, l‘importanza del controllo dei turni conversazionali da parte dell‘interprete che, secondo loro, avverrebbe in maniera più soddisfacente in loro presenza e, in secondo luogo, la necessità per gli interpreti di essere consapevoli delle differenze culturali che possono sorgere nella conversazione e, di conseguenza, l‘importanza di una buona empatia tra interprete e indagato, che nell‘interpretazione a distanza sarebbe impossibile ricreare. Nel caso in cui venga adoperata obbligatoriamente l‘interpretazione a distanza, i funzionari pubblici appartenenti al contesto giudiziario suggeriscono l‘uso di due interpreti diversi: uno di loro dovrebbe trovarsi con l‘indagato, e l‘altro con la parte giudiziaria (ib.).
Per quanto riguarda, invece, le diverse modalità di interpretazione a distanza, i funzionari dell‘ambito giudiziario preferiscono di gran lunga la modalità denominata remote
interpreting, secondo la quale la parte giudiziaria e l‘indagato si trovano nello stesso
ambiente, mentre l‘interprete lavora a distanza. A ragione di ciò richiamano il fatto che, in questa modalità, si creano delle interazioni più naturali tra gli interlocutori; la parte giudiziaria e l‘indagato si sentirebbero, quindi, più vicini, rispetto alla modalità in cui è presente l‘interprete con una o con entrambe le parti. Questa osservazione richiama in maniera piuttosto evidente il risultato a cui si era giunti in alcuni studi appartenenti al contesto sanitario, in cui si sottolineava che il medico e il paziente sono portati ad avvicinarsi e a creare un‘empatia tra di loro quando l‘interprete lavora a distanza via collegamento telefonico o via videoconferenza. Nella modalità preferita dai funzionari appartenenti al settore giudiziario, l‘interprete è considerato un semplice strumento (ib.): per questo motivo i funzionari preferiscono questa modalità, in quanto non c‘è la presenza dell‘interprete ad ―ostacolare‖ la conversazione e il rapporto tra i due interlocutori. Secondo l‘opinione dei funzionari, infatti:
The interpreter is a neutral instrument as he or she does not belong to the police or court. Indeed, the LPs [legal practitioners] preferred not to see an image of the interpreter on the screen. This is also why, even though their preference is for FF interpreting, LPs are open to the RI setting with an ‗invisible‘ interpreter.
(Braun 2012d: 252)
Tra le distinte modalità di interpretazione a distanza, i funzionari appartenenti al contesto giudiziario, dunque, preferiscono quella denominata remote interpreting. Per quanto riguarda le altre due modalità, ovvero, quella in cui l‘interprete si trova nello stesso ambiente della parte giudiziaria e quella in cui l‘interprete si trova nello stesso ambiente dell‘indagato, i funzionari hanno una preferenza per la prima. Preferiscono avere l‘interprete ―dalla loro parte‖; infatti, non considerano favorevolmente il fatto che l‘interprete si trovi nello stesso ambiente dell‘indagato, in quanto preferiscono che non si crei troppa empatia o un rapporto troppo stabile tra i due soggetti. Si temono, infatti, eventuali problemi in termini di fiducia, affidabilità e imparzialità. Inoltre, nel caso in cui gli interpreti si trovino con l‘indagato, i funzionari sperimentano, solitamente, un senso di distanza e di estraneità, oltre ad essere convinti di avere un controllo limitato sullo scambio comunicativo (ib.: 252).
Indipendentemente dalle preferenze per l‘una o l‘altra modalità, i funzionari non promuovono il suo utilizzo principalmente a causa della distanza sperimentata tra loro e l‘interlocutore: a loro parere, tale distanza sarebbe fonte di impedimento per la creazione di un buon contatto visivo e per la percezione adeguata delle emozioni e degli stati d‘animo dell‘interlocutore. Come è stato osservato precedentemente, infatti, questi aspetti non sono per nulla da sottovalutare nel contesto giudiziario, soprattutto in alcune tipologie dialogiche, come ad esempio negli interrogatori di polizia.
In aggiunta, i funzionari hanno riconosciuto l‘importanza della qualità dell‘interpretazione e, nello specifico, il fatto che gli interpreti utilizzati debbano essere adeguatamente formati in determinati aspetti. Tra questi, raccomandano una buona preparazione rispetto alla terminologia specializzata, una buona conoscenza delle fasi, modalità e diversità dei procedimenti giudiziari, un‘ottima conoscenza dei parametri culturali delle loro lingue di lavoro, oltre ad una dimestichezza con le tecniche usate maggiormente negli interrogatori di polizia. A questo proposito, i funzionari suggeriscono anche la creazione e l‘uso di elenchi in cui si trovino gli interpreti disponibili da assumere: ―a reference in the
register of legal interpreters to those with training in VCI and RI‖ (ib.).
Per concludere, i funzionari del settore giudiziario approvano l‘uso dell‘interpretazione a distanza purché circoscritto a casi brevi, semplici e alle fasi iniziali degli interrogatori di polizia. Al contrario, i funzionari disapprovano completamente il suo utilizzo per casi più lunghi e complessi (ib.).
Oltre alle opinioni espresse dai funzionari del settore giudiziario, dall‘analisi dei risultati dei corsi di formazione all‘interno del progetto AVIDICUS emerge un altro aspetto significativo, che può essere applicato a tutti gli altri contesti ove viene utilizzata l‘interpretazione dialogica, sia presenziale che a distanza. Spesso, nella professione di interprete e, soprattutto, nel campo dell‘interpretazione dialogica si riscontra, purtroppo, un‘indifferenza e un atteggiamento superficiale da parte dei soggetti chiamati a lavorare con interpreti. Esiste, infatti, un‘idea distorta della professione di interprete, alla cui origine c‘è la mancanza, spesso, del riconoscimento della preparazione e dello studio necessario per svolgere adeguatamente ogni compito di interpretazione, anche nei casi più semplici e gestibili dal punto di vista comunicativo.
Per questo motivo, spesso accade che gli interpreti si sentano inadeguatamente compresi, a causa della poca informazione e del poco riconoscimento che esiste verso la loro professione. Dalle considerazioni effettuate dai funzionari appartenenti al settore giudiziario nello studio di Braun, si evince, invece, che, nel caso in cui i soggetti coinvolti siano sufficientemente informati e a conoscenza della complessità del compito cognitivo e del ruolo svolto dall‘interprete, la loro posizione cambia. I soggetti coinvolti, infatti, prendono posizione, esprimono la loro opinione e forniscono suggerimenti volti a migliorare il servizio di interpretazione: diventano coscienti dal fatto che l‘efficienza del loro lavoro dipende anche dalla prestazione degli interpreti.
Tutto ciò è altamente significativo e mostra che, in qualsiasi ambito ove è richiesto il servizio di interpretazione, occorrerebbe una formazione per tutti i soggetti in gioco, non solo rispetto alla modalità di interpretazione usata, ma anche alla funzione e al ruolo dell‘interprete stesso. Ne consegue, dunque, che una ―campagna di sensibilizzazione‖ per tutti i soggetti della situazione comunicativa in cui partecipa l‘interprete possa produrre effetti positivi per tutti: per i funzionari pubblici, per gli utenti del servizio e per gli interpreti stessi. Inoltre, la presa di coscienza da parte degli organi pubblici rispetto all‘importanza e alla complessità del ruolo svolto dall‘interprete potrebbe anche, in futuro, comportare un aumento della
retribuzione; al momento, la retribuzione per gli interpreti che lavorano in determinati ambiti, infatti, è ancora troppo misera, se si considera la portata del lavoro svolto.
L‘Unione Europea ha recepito questa istanze tramite la Direttiva 2010/64/UE. Si esprime:
Fatta salva l‘indipendenza della magistratura e le differenze nell‘organizzazione del potere giudiziario in tutta l‘Unione, gli Stati membri richiedono ai responsabili della formazione di giudici, procuratori e personale giudiziario coinvolti nei procedimenti penali, di prestare particolare attenzione alle specificità della comunicazione assistita da un‘interprete in modo da garantirne l‘efficacia e l‘efficienza.
(Direttiva 2010/64/UE, p. 6)
Braun (2012d) ribadisce l‘utilità di comprendere appieno le responsabilità e i ruoli di tutti i soggetti coinvolti nell‘atto interpretativo; inoltre, fa appello ad una maggiore cooperazione tra interpreti e funzionari del settore giudiziario, ai fini di un servizio di interpretazione sempre più encomiabile dal punto di vista qualitativo.