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2. Gli interpreti professionisti e l’interpretazione a distanza

2.1 L’interpretazione e i concetti di presence, remoteness e alienation

2.2.2 Lo studio di Moser-Mercer

Si propone ora un‘analisi dello studio svolto da Moser-Mercer e la discussione delle conclusioni a cui esso è giunto. Lo studio di Moser-Mercer ha visto la collaborazione dell‘ITU 21

e dell‘ETI 22 : l‘obiettivo era quello di stabilire i costi, la fattibilità dell‘interpretazione a distanza e l‘effetto di questa modalità sugli interpreti.

Secondo l‘ipotesi di partenza dello studio, non si riscontrano differenze tra la modalità di interpretazione presenziale e a distanza in termini di qualità della prestazione e di stress psicologico e cambiamenti fisiologici degli interpreti.

Lo studio ha preso come oggetto le prestazioni degli interpreti che hanno partecipato

21 L'Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU, dall'inglese International Telecommunication Union) è un'organizzazione internazionale che si occupa di definire gli standard nelle telecomunicazioni e nell'uso delle onde radio. Dal 1947 è una delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite e l'attuale sede è a Ginevra (www.itu.int)

ad una riunione dell‘ITU tenutasi a Ginevra nel 1999; le lingue di lavoro utilizzate erano l‘inglese, il francese e lo spagnolo. Durante l‘incontro, alcuni interpreti lavoravano in cabine che si trovavano nella stessa sala dove si svolgeva la conferenza, mentre altri lavoravano in cabine a distanza, in un ambiente diverso da quello della conferenza. Lo studio ha analizzato le registrazioni delle rese sia degli interpreti che lavoravano all‘interno della sala conferenze, sia di quelli che seguivano la conferenza a distanza, mettendole a confronto.

In aggiunta, gli interpreti sono stati sottoposti a vari test di misurazione dello stress sia prima che durante i giorni di lavoro; inoltre, è stato chiesto loro di rispondere ad alcuni questionari una volta terminata la sessione di lavoro (per maggiori approfondimenti rispetto agli impianti di interpretazione utilizzati e alla metodologia di lavoro si rimanda a Moser- Mercer 2003).

In primo luogo, per quanto concerne l‘aspetto tecnico dello studio, l‘impianto è risultato perfetto in termini di connessione offerta e di qualità delle immagini. Occasionalmente è stata rilevata la presenza di disturbi audio.

Per quanto riguarda le impressioni dei delegati presenti in sala che usufruivano del servizio di interpretazione, non è stata percepita alcuna differenza nella qualità delle rese tra gli interpreti che lavoravano in sala e quelli che lavoravano a distanza (ib.). Nonostante i riscontri positivi, gli interpreti hanno lamentato una mancanza di prossimità dell‘oratore e, di conseguenza, una sensazione di distanza; essa, a sua volta, avrebbe provocato una mancanza di motivazione che infine sarebbe sfociata in un declino nella qualità della loro resa. Appare evidente, dunque, un contrasto tra gli ottimi risultati ottenuti dal punto di vista tecnico (in quanto non sono stati riscontrati problemi particolari negli impianti audio e video) e la percezione degli interpreti, che hanno comunque constatato l‘impressione di estraneità (ib.). Nelle risposte ai vari questionari, gli interpreti hanno affermato che la sensazione di estraneità era strettamente connessa alla sensazione di non essere in controllo della situazione comunicativa e che, a sua volta, questo comportava un declino nella qualità delle loro rese. In realtà, che la sensazione di non essere in controllo della situazione abbia come diretta conseguenza un declino della qualità è discutibile, anche alla luce del giudizio degli utenti. Infatti, anche nell‘interpretazione simultanea presenziale l‘interprete non ha mai il controllo completo su quello che sta avvenendo, in quanto deve sempre rispettare modalità prosodiche e di accento che non dipendono da lui, oltre a non potere intervenire per fermare l‘oratore o per fermare ciò che sta avvenendo nella sala conferenza; ciononostante, gli interpreti che lavorano

in cabina tentano sempre di assicurare un‘ottima prestazione. A questo proposito, riscontriamo un dato analizzato precedentemente in questo lavoro: la discrepanza tra i responsi degli utenti e le percezioni degli interpreti rispetto alle rese prodotte. E‘ probabile che gli interpreti che hanno partecipato allo studio, a causa di una resistenza alla nuova modalità di lavoro a distanza, abbiano il pregiudizio che, nonostante si utilizzino impianti ottimi dal punto di vista tecnico, la loro prestazione sarà comunque inferiore rispetto a quella che possono offrire in un contesto lavorativo convenzionale. Questo aspetto verrà maggiormente approfondito in seguito.

Passiamo ora alla parte centrale dello studio che riguarda la misurazione del livello di stress degli interpreti che lavoravano nella sala e a distanza.

Sono stati utilizzati due tipi di questionari ai fini di verificare eventuali cambiamenti in alcuni tratti della personalità e in alcune componenti dello stress degli interpreti: l’EPQ -

Eysenck Personality Questionnaire23 e lo STAI – State-Trait Anxiety Inventory24.

Dalle risposte fornite al primo tipo di questionario, non sono risultati particolarmente elevati i valori di ansia o preoccupazione negli interpreti che lavoravano nelle due modalità. Nelle risposte alla domanda che richiedeva una loro opinione rispetto all‘uso della tecnologia nel lavoro, gli interpreti hanno mostrato di avere grandi riserve a tale proposito, sostenendo che la professione non dovrebbe accettare l‘uso dell‘interpretazione a distanza (ib.).

Il secondo questionario, invece, ha rivelato che gli interpreti hanno sperimentato uno stato d‘ansia maggiore nella modalità di lavoro a distanza, anche se i dati percentuali ottenuti non raggiungevano significatività25(ib.). Lo studio degli ormoni dello stress non ha evidenziato particolari differenze tra gli interpreti che lavoravano in sala e a distanza; ciononostante, dalle risposte ai questionari si è riscontrato un minore affaticamento per gli interpreti presenti nella sala della conferenza. Si deduce, dunque, che l‘interprete che lavora a distanza si stanca più velocemente (ib.).

23

In psicologia, l’Eysenck Personality Questionnaire (EPQ) è un questionario volto a studiare i tratti della personalità di un soggetto, con dei parametri che fanno riferimento all‘Eysenck Personality Inventory (Moser- Mercer 2003)

24

Lo STAI - State-Trait Anxiety Inventory (Spielberger, Gorsuch e Lushene, 1970) è composto da 40 quesiti, 20 dei quali misurano l‘ansia di stato e 20 l‘ansia di tratto. L‘ansia di stato fa riferimento ad uno stato emotivo in un dato momento, mentre l‘ansia di tratto si riferisce ad una caratteristica di personalità che distingue le diverse persone (Moser-Mercer 2003)

25 ―Nella statistica, attendibilità di una stima desunta da un campione, valutabile in base al fatto che lo scarto della stima dal valore previsto cada oppure no nell'intervallo di confidenza della stima medesima; si parla anche

Per questo motivo, Moser-Mercer conclude affermando che ―remote interpretation increases an interpreter‘s mental workload and leads to fatigue and decline in performance faster than live interpretation‖ (Moser-Mercer 2003: 15).

Le conclusioni generali che possono essere tratte dallo studio svolto da Moser-Mercer (2003) con la partecipazione dell‘ITU e dell‘ETI sono le seguenti.

In primo luogo, per gli interpreti che hanno lavorato nella sala della conferenza, il lavoro è stato meno stressante dal punto di vista psicologico, meno stancante dal punto di vista fisico e, per alcuni soggetti, la qualità del lavoro è risultata nettamente migliore.

Al contrario, la condizione di remote interpreting rappresentava un ambiente di lavoro nuovo, che ha comportato maggiori sforzi a livello di problem-solving per gli interpreti, maggiore affaticamento fisico e psicologico e ha aumentato la sensazione di non avere il controllo della situazione e di estraneità. Moser-Mercer (ib.: 16) sottolinea, infatti, che ―interpreters seem to be under increased psychological stress when working away from the conference room, mostly because they experience a lack of control of the situation‖.

In secondo luogo, la condizione di remote interpreting ostacolerebbe anche la possibilità per gli interpreti di usufruire adeguatamente della propria memoria di lavoro: a causa della grande pressione psicologica e delle difficoltà visive sperimentate agli interpreti, infatti, anche la memoria non verrebbe usata al massimo delle sue potenzialità, come normalmente accade durante l‘interpretazione simultanea.

Per tutti questi motivi, Moser-Mercer suggerisce, quindi, l‘applicazione di ―not only shorter turn times for interpretes working in remote situation, but also a thorough analysis of interpreters‘visual needs during time on task‖ (ib.).