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L’utilizzo dell’interprete negli interrogatori di polizia

1.3 Principali ambiti di utilizzo dell’interpretazione a distanza

1.3.1 Contesto giudiziario

1.3.1.2 L’utilizzo dell’interprete negli interrogatori di polizia

Come è stato precedentemente descritto, il progetto AVIDICUS si è concentrato sullo studio dell‘interpretazione a distanza in ambito giudiziario attraverso l‘analisi di simulazioni di interrogatori di polizia; sono stati utilizzati degli agenti di polizia e degli attori che ricoprivano il ruolo di ―indagato‖ o ―vittima‖, oltre ad interpreti veri e propri che non erano a conoscenza degli script degli altri partecipanti.

Occorre ricordare che lo studio ha preso in oggetto una tipologia dialogica particolare che presenta dei tratti formali e di convenzionalità (Braun 2014): quella delle police

interviews (interrogatori di polizia). Considerata la specificità della tipologia dialogica presa

in esame, appare utile analizzarne gli aspetti principali per capire come essi vengano influenzati dall‘uso di un interprete a distanza.

La police interview può essere definita nel seguente modo:

[…] the fair, objective, authorized and goal-oriented interviewing or questioning of a victim, witness, informer or suspect to gather the qualification, evidence and relevant details of the criminal offence, where the initiative is taken by the interviewer. The interview is a dynamic interaction process with intrinsic and relational aspects.

(Bockstaele 2007, in Rombouts 2012: 138)

A volte, dal momento che l‘indagato parla una lingua diversa da quella dell‘agente di polizia del paese in cui si trova, si deve ricorrere a un interprete per consentire il corretto svolgersi della comunicazione. L‘uso dell‘interprete rappresenta un fattore in più che inevitabilmente cambia la comunicazione nelle seguenti modalità.

In primo luogo, è impossibile che si ricrei l‘interazione diretta che normalmente si stabilisce tra l‘agente di polizia e l‘indagato, dato che la conversazione è sempre mediata dall‘interprete.

In secondo luogo, le due componenti degli enunciati (la componente verbale e quella non verbale) vengono recepite in due momenti diversi. Ad esempio, mentre il linguaggio non verbale viene colto dall‘agente di polizia nello stesso momento in cui l‘indagato emette l‘enunciato, il linguaggio verbale arriva solo in un secondo momento, in seguito alla traduzione dell‘interprete. Si crea quindi una sorta di distacco tra due fenomeni che al momento dell‘emissione dell‘enunciato avvengono simultaneamente.

Dal momento che è stato menzionato, ci soffermiamo brevemente sul linguaggio non verbale e sulla sua importanza nel contesto comunicativo ed interpretativo. Poyatos (in Pöchhacker e Shlesinger 2002) considera l‘enunciato prodotto dai parlanti come un insieme di tre sistemi che interagiscono tra loro: il sistema linguistico, paralinguistico e cinesico.

Con sistema linguistico si intende l‘insieme di suoni emessi dal parlante per produrre il proprio enunciato; oltre ai suoni, ogni sistema linguistico comprende le regole grammaticali, le strutture logico-sintattiche e il lessico. Ogni sistema linguistico è accettato, riconosciuto ed utilizzato da una comunità etnica o nazionale.

Per sistema paralinguistico, Poyatos fa riferimento ai diversi tratti relativi alla voce e al messaggio emesso, come, ad esempio, il ritmo, l‘intonazione, i suoni che accompagnano il messaggio emesso dal parlante (ib.).

Per quanto riguarda il sistema cinesico, o kinesics, invece, ne fornisce la seguente definizione (ib.: 242):

The conscious or unconscious psycho-muscularly based body movements and intervening or resulting positions, either learned or somatogenic, of visual, visual- audible, and tactile or kinesthetic perception, which, whether isolated or combined with the linguistic and paralinguistic structures and with other somatic and obkectual behavioral systems, possess intended or unintended communicative value.

All‘interno del sistema cinesico, poi, Poyatos individua tre principali tipologie di comportamento assunte dal parlante: i gesti (gestures), ossia i movimenti compiuti più o meno consciamente con varie parti del corpo (testa, fianchi, braccia); le maniere (manners), i modi convenzionali che si utilizzano nella convivenza con gli altri ed, infine, le posture (postures), che svelano i sentimenti del parlante, come noia, tensione o interesse verso ciò che viene detto.

Il sistema linguistico, paralinguistico e cinesico costituiscono una struttura indissolubile che deve essere recepita dall‘interlocutore nella sua totalità ai fini di cogliere adeguatamente i messaggi durante lo scambio comunicativo.

In merito alle funzioni del sistema paralinguistico e cinesico, Poyatos (ib.: 239) afferma:

Paralanguage and kinesics are audible and visible, respectively […]; there is an important visual aspect of the functions. First of all, paralanguage and kinesics can provide additional information to what is being said verbally, by repeating whas has been said in words […], by supporting it […], or by contradicting it […]. All this shows – and its importance in interpretation should be apparent – that kinesics can be also an economy device, as it ―says‖ something else in the same length of time when it is simultaneous to words, and so can paralanguage.

In seguito alle considerazioni effettuate, si comprende che la componente paralinguistica e cinesica del messaggio ha un‘importanza non indifferente in ogni interazione dialogica. Ciò risulta a maggior ragione evidente se applicato allo scambio comunicativo che avviene in un interrogatorio di polizia, in cui ogni sguardo, gesto o più piccolo movimento da parte dell‘indagato può essere un indizio utile. Con la presenza dell‘interprete, infatti, il linguaggio non verbale viene colto anticipatamente dall‘agente di polizia, motivo per il quale è molto probabile che il linguaggio non verbale dell‘indagato venga mal interpretato o completamente trascurato (Rombouts 2012).

Oltre all‘aspetto della componente non verbale, negli interrogatori di polizia esistono altri fattori da tenere in considerazione. Oltre a ciò, ogni qualvolta che l‘agente di polizia si trovi a lavorare con interpreti, dovrà fornire loro un briefing sul caso che sta seguendo in modo che siano al corrente di tutti gli sviluppi e delle persone coinvolte; in aggiunta, chiederà loro di non alterare, durante il servizio, lo schema prestabilito dell‘interrogatorio di polizia, che normalmente segue l‘ordine preciso di domanda – traduzione – risposta – traduzione (ib.).

La presenza dell‘interprete nelle police interviews comporta dei cambiamenti non solo per gli agenti di polizia, ma anche per gli interpreti stessi. L‘interprete che lavora in questo contesto, infatti, ha delle difficoltà diverse da quelle degli altri contesti lavorativi.

è indispensabile il briefing dell‘agente di polizia); oltre a ciò, l‘interprete deve avere un‘ottima conoscenza delle tecniche di interrogatorio utilizzate ed essere capace di rispettare pause e silenzi quando e se necessario.

Precedentemente, è stato scritto che l‘interprete deve controllare il flusso della comunicazione e gestire i turni conversazionali durante l‘interpretazione dialogica. Sebbene questa affermazione sia valida per tutti i contesti, gli interrogatori di polizia rappresentano un‘eccezione; in questi casi, infatti, non dovrebbe essere l‘interprete, ma l‘agente di polizia a condurre e coordinare la conversazione.

Inoltre, l‘interprete deve essere imparziale e deve tradurre tutto quello che viene detto accuratamente. Per quanto riguarda gli enunciati degli agenti di polizia, l‘interprete dovrà essere in grado di tradurre la domanda posta rispettando l‘intonazione originale e lo stesso ordine di parole dell‘enunciato principale. Per quanto riguarda gli enunciati dell‘indagato, l‘interprete deve essere in grado di riportare le informazioni esattamente nello stesso ordine in cui le ha ricevute (questo implica una buona tecnica e una memoria ben allenata), e deve prestare attenzione quando si ritrova a dover tradurre termini o parti di enunciati fondamentali per stabilire la colpevolezza o l‘innocenza dell‘indagato.

Durante la conversazione inoltre, l‘interprete deve essere in grado di tenere sotto controllo la situazione di stress e di tensione, e allo stesso tempo deve comprendere ed essere capace di gestire le differenze culturali che potrebbero emergere nella conversazione (ib.).

Le caratteristiche appena descritte riguardano le interazioni classiche tra un agente di polizia e un indagato con un interprete fisicamente presente; l‘utilizzo di un interprete a distanza complica le cose. Dai risultati ottenuti dal progetto AVIDICUS emergono alcune interessanti osservazioni in questo senso (Braun 2012; Rombouts 2012).

La denominazione videoconference interpreting comprende le due possibilità in cui si può svolgere questo servizio: l‘interprete può essere fisicamente presente con l‘agente di polizia, o con la parte imputata. Dai risultati del progetto AVIDICUS risulta che la presenza o meno dell‘interprete non è un fattore a cui gli interlocutori sono indifferenti: entrambi gli interlocutori, infatti, sia gli agenti di polizia che gli indagati, vorrebbero avere l‘interprete fisicamente con loro. Ad ogni modo, i partecipanti preferiscono la modalità di

videoconference interpreting alla modalità di remote interpreting, in cui l‘interprete si trova

in un ambiente diverso da quello degli interlocutori: sono convinti infatti che l‘interprete debba essere presente almeno in uno dei due ambienti in cui si svolge la comunicazione, per

agevolare la scorrevolezza e il senso di empatia tra partecipanti.

In aggiunta, gli agenti di polizia hanno suggerito l‘utilizzo di tre telecamere in modo da poter riprendere contemporanemente e costantemente i tre partecipanti alla conversazione (agente di polizia, interprete, sospettato); hanno richiesto, inoltre, la possibilità di usufruire di zoom o primi piani sui volti, al fine di agevolare la trasmissione del linguaggio non verbale e delle espressioni facciali.

Gli interpreti che hanno partecipato al progetto AVIDICUS hanno inoltre constatato che, in un‘interpretazione di un interrogatorio a distanza, è molto più difficile esprimere empatia verso l‘interlocutore, esprimere comprensione o riuscire a cogliere i sentimenti dell‘altro: è come se la comunicazione fosse ostacolata da una barriera insormontabile, o da un filtro che blocca tutta la componente emotiva e non verbale del messaggio. Gli interpreti professionisti temono che tutto ciò possa portare a delle comunicazioni sterili, superficiali e soprattutto non adeguatamente accurate.

Per questo e altri motivi, Rombouts (2012) suggerisce che l‘uso della videoconferenza sia adatto solo in casi circoscritti e che vada evitato in casi che coinvolgono, ad esempio, traffico di droga, crimini violenti o delitti, così come negli interrogatori che chiamano in causa testimoni instabili o vulnerabili dal punto di vista emotivo, persone che hanno subìto un‘aggressione o uno stupro, minori d‘età e malati mentali.

In linea con i risultati del progetto AVIDICUS, si può quindi concludere con le parole di Rombouts (2012: 142):

The judiciary and the police should evolve and invest in the technical progress and means of communication of the 21st century. This, however, should not be at the expense of many years‘ expertise and definitely not at the expense of the professional experience the police services gain within the framework of objective, thorough, structural police interviews respecting the democratic judicial process. It is therefore important to remain alert and to adopt a critical attitude when looking to combine new technologies with years of experience in the field.