• Non ci sono risultati.

Le cooperative di comunità

Gianfranco Marocch

5.2 Un’Italia che prima non c’era

5.3.3 Le cooperative di comunità

La storia delle cooperative di comunità rappresenta un altro esempio di inizia- tive partite dalla prassi che si sviluppano e riescono ad approdare ad un cam- biamento politico e culturale signifi cativo. Con ogni probabilità, gli abitanti di alcuni piccoli paesi nell’appennino emiliano, nell’entroterra ligure o in altre aree

operare in contesti di informalità) e l’empowerment dei citt adini, che sono pen- sati in grado di agire collett ivamente per essere artefi ci del proprio benessere; ciò si ritrova in concett i tra loro non coincidenti, ma che presentano talune aree di sovrapposizione o parentela, come prossimità, vicinato, generatività, comuni- tà, ecc. Questo orientamento, frutt o anche della consapevolezza e delle molte imprese sociali che li stanno sviluppando con signifi cative sperimentazioni e innovazioni nei servizi, sta già avendo un impatt o signifi cativo su più livelli: in termini culturali, essendo diff usamente citati nelle att ività seminariali e conve- gnistiche o nelle produzioni editoriali; nelle professioni sociali, che vengono (ri) declinate in coerenza con questi orientamenti (l’infermiere di comunità, l’opera- tore di prossimità, la badante di condominio, ecc.); nell’organizzazione dei singoli servizi, dove vengono introdott i elementi tesi a combinare modelli organizzativi standardizzati (spesso richiesti dalle normative) con fatt ori di prossimità; sulle strategie di intervento dove, al pari di quanto accaduto in anni passati con altre parole prima esaminate, questi orientamenti sono diff usamente adott ati in att i di programmazione, progett i, ecc.

Gli esempi potrebbero continuare e restituiscono un mondo dell’impresa sociale per nulla statico, ma proiett ato alla ricerca di direzioni che solo il futuro potrà interpretare appieno. Sicuramente possiamo intravedere alcuni tratt i uni- fi canti – come, ad esempio, la ricerca del benessere dei citt adini, concett o che va oltre gli interventi socioassistenziali e sociosanitari, con azioni che spaziano in aree anche diverse da quelle tradizionali per le imprese sociali italiane, com- binando relazioni, salute, partecipazione, cultura, benessere ambientale – che forse in futuro sarà possibile concett ualizzare in modo più sistematico.

Prima di concludere, va infi ne ricordato che accanto alle imprese sociali, anche altri att ori del terzo sett ore hanno in questi anni compiuto azioni decisive nell’orientare le priorità politiche e le norme. Il primo e più decisivo esempio è l’Alleanza contro la povertà – un att ore inedito frutt o della capacità di aggregare una pluralità di soggett i diversi in una coalizione di scopo, dalla quale le imprese sociali non erano certo assenti, ma che oggett ivamente ha visto la forza trainan- te di altre organizzazioni di terzo sett ore – la cui straordinaria azione ha portato all’introduzione di una misura universalistica contro la povertà prima assente nel nostro ordinamento. Un fatt o ancor più signifi cativo se si considera che ciò ha comportato nel giro di tre anni il più alto spostamento di risorse del bilancio dello Stato nella storia recente del nostro Paese verso impieghi di tipo sociale (il recente libro Combatt ere la povertà di Cristiano Gori [2000] racconta in modo effi cace questo percorso). Un altro esempio è l’azione condott a da alcune orga- nizzazioni di terzo sett ore nel proporre all’att enzione dei decisori – con una in- cessante azione di advocacy e di ricerca – il concett o di povertà minorile, ogget- to poi di una signifi cativa destinazione di risorse e nell’elaborazione di politiche Si pensi ad esempio alla tematica del “Dopo di noi”, nata da azioni di sensibiliz-

zazione da parte delle famiglie di persone con disabilità e da talune esperienze nell’ambito dell’imprenditorialità sociale, che richiederanno, per consolidarsi in prassi solide e durature – come deve essere, per assicurare eff ett ivamente l’av- venire di persone con disabilità per lunghi periodi – di poter contare sull’azione coordinata di pubbliche amministrazioni, soggett i fi lantropici e imprese sociali. In questo caso l’approvazione nel 2016 di una normativa specifi ca (la legge 112 “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”), anch’essa in gran parte infl uenzata dirett amente dalle esperienze portate avanti anche dalla cooperazione sociale, appare solo come il primo passo di iniziative che dovranno prendere corpo nei prossimi anni.

Un altro esempio riguarda il tema dei luoghi. Le esperienze in cui imprese sociali e altri soggett i sia di terzo sett ore, sia economici, ma con un particola- re legame con la comunità [Paladini, 2020] investono energie su luoghi prima degradati – una vecchia fabbrica, una ex scuola, un edifi cio pubblico dismesso, ecc. come ben evidenziato ad esempio dalla Fondazione Riusiamo l’Italia5 e nei

lavori di Giovanni Campagnoli [Campagnoli, 2014]6 – e li trasformano facendone

sede di att ività di interesse generale, si sono diff use in modo capillare nell’ultimo decennio; tali “luoghi” [Venturi e Zandonai, 2019] – termine utilizzato a signifi care la congiunzione tra il dato spaziale, i signifi cati ad esso att ribuiti e le relazioni che lì si stabiliscono e si sviluppano – diventano catalizzatori di energie sociali e stimolano processi partecipativi, contribuendo così a creare coesione comuni- taria. Inutile dire che le imprese sociali sono tra i soggett i più att ivi nel prendere in carico questi luoghi, sopratt utt o laddove essi richiedano investimenti signifi - cativi e sforzi orientati al medio periodo. Se ad oggi non esistono normative in merito, vi sono però esempi signifi cativi di programmi di intervento a livello re- gionale (si pensi a Bollenti Spiriti7 della Regione Puglia) che mett ono il recupero

di luoghi al centro delle proprie strategie, così come interventi di Enti fi lantropi- ci che hanno sostenuto imprese sociali in operazione di recupero e riutilizzo di spazi dismessi a fi ni sociali e di costruzione della coesione territoriale, oltre che iniziative per sostenere il riutilizzo di beni confi scati alla criminalità organizzata.

Un ulteriore esempio di innovazione, questa volta sopratt utt o culturale, è costituito dai tentativi di costruire strategie di intervento che uniscano una maggiore vicinanza alla popolazione (spaziale, ma anche riferita alla scelta di

5 htt ps://www.riusiamolitalia.it/

6 [Campagnoli, 2014] e recentemente, dello stesso autore, Riusiamo l’Italia. La resilienza dei

luoghi rigenerati, uno studio disponibile online htt ps://rivistaimpresasociale.s3.amazonaws.

com/uploads/ckeditor/att achments/451/Nuove_paratiche_spazi_data_base_2014_2020.pdf

importanti, come quelli che hanno portato all’istituzione di misure di contrasto alla povertà e alla povertà educativa, sviluppatisi in modo diverso anche se non meno innovativo se confrontato con le tradizionali azioni di advocacy, sia rispet- to alla capacità di cementare alleanze ampie e trasversali, sia alla capacità di raff orzare le proprie argomentazioni con dati di ricerca e con soluzioni curate da un punto di vista tecnico. E questa varietà non fa che suggerire la necessità di un approfondimento sulle forme e i modelli di azione del terzo sett ore che possono portare a un cambiamento politico e culturale, tema che meriterebbe di essere approfondito in una sede specifi ca.

Venendo al merito, le vicende richiamate in queste pagine sono molte e sicuramente chi studia uno specifi co tema potrà trovare i brevi riferimenti qui introdott i lacunosi e aff rett ati. Si è parlato di minori, di salute mentale, di carcere, dipendenze, migranti, inserimento lavorativo, politiche sociali, housing, agricol- tura sociale, cooperative di comunità, disabilità, povertà, luoghi, prossimità e di altro ancora. Ciascuno di questi temi meriterebbe un’att enzione a sé e una rico- struzione più compiuta di quanto fatt o in questa sede; si spera d’altra parte che l’avere introdott o un così ampio insieme di riferimenti possa aiutare a cogliere il senso generale del discorso qui condott o sul ruolo dell’impresa sociale nel cam- biamento politico e culturale.

E se la scelta di basarsi su fatt i avvenuti proiett a necessariamente la nar- razione su un passato prossimo o remoto, vi sarebbe altrett anto da dire sui pos- sibili sviluppi futuri. Il fl usso degli eventi non si ferma e i fatt i recenti insegnano quanto sia diffi cile prevederne gli approdi; e con il fl uire della storia, evolvono i modi con cui imprese sociali e altri enti di terzo sett ore rispondono ai bisogni emergenti. Si sarebbe mai immaginato, pochi anni prima che ciò avvenisse, che un certo numero di organizzazioni non profi t avrebbe acquistato barche e orga- nizzato equipaggi per realizzare missioni di salvataggio in mare? E, guardando al futuro, quali saranno gli sviluppi, esplorati nella successiva sezione di questo volume, dell’esperienza della pandemia? Cosa faranno le imprese sociali, quali nuove att ività avvieranno, come ripenseranno quelle esistenti, con quali solu- zioni tecnologiche, quali nuove relazioni intrecceranno con altri soggett i? Oggi è possibile iniziare a fare le prime considerazioni, ma probabilmente chi scriverà un saggio su questo medesimo argomento tra vent’anni avrà da dire molte più cose di quelle che al momento si riesce a comprendere. E probabilmente rac- conterà anche come tali innovazioni dei giorni nostri abbiamo contribuito a cre- are una diversa cultura, siano state via via recepite in deliberazioni di una giunta comunale o regionale, in una legge, in una linea guida italiana o comunitaria, in un documento di programmazione.

Oggi è possibile solo vedere l’esito degli sviluppi passati e dei processi avvenuti. È abbastanza chiaro che ciascun citt adino, in un modo o nell’altro, in- oggi centrate sull’azione dell’impresa sociale Con i Bambini. Se le imprese sociali

hanno avuto in questo caso un ruolo secondario nel sostenere l’aff ermazione di questo processo, va però notato come oggi la maggior parte delle concrete azio- ni di contrasto della povertà minorile – incluse quelle fi nanziate da Con i Bambini – le vedono tra i maggiori protagonisti.

5.4 Conclusioni

Il percorso sino ad ora svolto off re stimoli sia nel metodo sia nel merito. Rispett o al metodo, racconta di trasformazioni politiche e culturali che generalmente non si costruiscono principalmente, come si penserebbe essere consueto, su strumenti volti alla persuasione: la campagna di comunicazione, la raccolta fi rme, l’iniziativa di pressione, la scritt ura di libri, l’organizzazione di eventi pubblici, ecc. I percor- si di cambiamento che vedono le imprese sociali tra i protagonisti sono invece fondati sulla realizzazione di concrete esperienze che dimostrano che è possibile aff rontare problemi sociali meglio di quanto non facciano interventi o politiche consolidate o adott ando approcci culturali e strumenti operativi sconosciuti. Tale innovazione nelle prassi molto spesso non rimane testimonianza isolata, ma vie- ne adatt ata in più contesti e soggett i che la mett ono in att o e tendono a collegarsi in rete e acquisire visibilità. Si consolida progressivamente così un approccio cul- turale che, a partire dalla concretezza, delinea una teoria di riferimento, in alcuni casi già esplicitamente professata sin dall’inizio da chi ha agito gli interventi, in altri costruita via via che l’azione procede. E tanto sulle pratiche, quanto su questa elaborazione culturale, si innestano alleanze, generalmente radicate su specifi ci territori: il Comune che decide di supportare un intervento un po’ anomalo e forse non perfett amente rientrante in quanto previsto dalle delibere esistenti, ma che pare meritevole di att enzione; la fondazione che sostiene un intervento estraneo ai canoni esistenti, ma che pare promett ente; l’accordo con altri soggett i di terzo sett ore o con altri protagonisti del tessuto produtt ivo o della società civile locale. E così le sperimentazioni praticate entrano, talvolta anche con tempi abbastanza rapidi, a far parte di orientamenti ampiamente condivisi, talvolta vengono suggel- lati in leggi, talvolta danno vita a concett i che pervadono documenti di program- mazione o linee guida. A quel punto può risultare diffi cile ricostruire chi sia stato il primo iniziatore di una certa pratica, di un metodo, di un modello di intervento; o chi per primo (non necessariamente l’iniziatore originario) ne abbia compreso la portata innovativa, facendone una bandiera di cambiamento.

Quanto fi n qui riportato non costituisce certamente l’unico modello in grado di portare al cambiamento sociale; tra le vicende richiamate nel testo si trovano riferimenti (seppur sintetici) anche a percorsi diversi e ugualmente

Capitolo 6

L’Italia, le imprese sociali e il Covid-19