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Il riconoscimento del ruolo del terzo sett ore e delle imprese sociali da parte del Governo e dei media

Le imprese sociali nell’emergenza sanitaria Parola chiave: resilienza

7.5 Il riconoscimento del ruolo del terzo sett ore e delle imprese sociali da parte del Governo e dei media

L’aff ermazione di Bonacina apre la strada alla rifl essione sul riconoscimento che, durante l’emergenza sanitaria, è stato att ribuito alle imprese sociali e, più in ge- nerale, agli enti del terzo sett ore. Nell’aff rontare questo argomento, tutt avia, è utile introdurre alcune distinzioni: in primo luogo, diff erenziando un eventuale ri- conoscimento dei media da quello del Governo e, in secondo luogo, una diversa att enzione verso organizzazioni maggiormente impegnate in att ività produtt ive (come le imprese sociali), piutt osto che organizzazioni a stampo più volontaristi- co (come le associazioni e le organizzazioni di volontariato).

Per quanto riguarda il riconoscimento che i media nazionali hanno att ribu- ito agli enti del terzo sett ore e alle imprese sociali, emerge dalle parole degli in-

Tutt avia, anche tra i più ott imisti non manca la consapevolezza della grande fati- ca che questo riconoscimento, peraltro generico e quasi privo di conseguenze, è costato. «C’è voluta una fortissima azione di pretesa di riconoscimento da parte

delle nostre organizzazioni di rappresentanza, sia come Centrali Cooperative che come Forum del Terzo Sett ore».

Nonostante quindi sia possibile osservare all’interno del campione pareri meno critici, appare evidente come la percezione dominante sia quella di un ri- conoscimento non suffi ciente, non adeguato o, semplicemente, troppo tardivo. Una spiegazione di questo è stata individuata nell’incapacità, da parte del Go- verno e del comparto pubblico in generale, di comprendere appieno il ruolo che il terzo sett ore gioca quotidianamente nello sviluppo del Paese. Facendo riferi- mento alle parole di «grande valorizzazione» del terzo sett ore pronunciate dal Presidente del Consiglio in occasione dell’assemblea di Confcooperative, il pre- sidente di una cooperativa sociale sostiene che «al di là delle belle parole, non

c’è neanche consapevolezza di cosa sia veramente il terzo settore a vari livelli, per cui si parla tanto ma non ci sono misure concrete che vanno nella direzione di considerarci come interlocutori necessari per mantenersi in contatto con certe categorie di marginalità, anziché come semplici erogatori di manodopera a basso costo». Non è, questo, l’unico commento in tal senso: nelle interviste

sono ricorrenti parole come “subalternità”, “secondarietà”, “sfrutt amento” e “an- cillarità”. «Il terzo sett ore è stato considerato in forma di recupero, di deduzione,

di estinzione”, commenta un intervistato, avvalorando la tesi di un altro, secondo

cui «c’è stata una sottovalutazione enorme, un dare per scontato tutto il nostro

sistema, sia nei tempi che nel non-coinvolgimento nella gestione territoriale».

Parole se possibile ancora più amare quelle del presidente di una coopera- tiva sociale milanese: «La sensazione, la dura realtà, è che il terzo sett ore venga

utilizzato e massacrato a causa della sua capacità di reagire prontamente alle emergenze. In particolare, il terzo sett ore ha avuto una capacità di reazione mol- to effi ciente ed effi cace all’emergenza. Questo dipende dalla sua natura, dalla sua mission, dall’aver risposto alla necessità che si avvertiva nei territori. Questo però non ha avuto eguale riconoscimento a livello nazionale, dove il terzo sett ore non è stato considerato. Andava raff orzato, non solo da un punto di vista economico, ma simbolico, ponendo alla vista di tutt i il contributo che ha dato».

Infi ne, c’è chi nel delineare le ragioni di questo mancato riconoscimento non guarda tanto al Governo, ma rivolge una critica proprio allo stesso terzo sett ore, accusato di «non farsi rispett are» come dovrebbe. Il presidente di una cooperativa sociale impegnata nella promozione e nella realizzazione di percorsi di integrazione e citt adinanza att iva propone, infatt i, di spostare il discorso dalle tutele messe in att o dal Governo verso gli enti del terzo sett ore alla capacità del sett ore di farsi considerare e rispett are dal Governo e di mett ere in att o azioni

sulla spalla» che, una volta terminata l’emergenza, si concretizzerà in un nulla di

fatt o. Alcuni sostengono addiritt ura che questo timore si sia già trasformato in realtà, dal momento che l’att enzione e la sensibilità mostrate dal Governo duran- te i primi mesi della pandemia non si sono eff ett ivamente tradott e, né prima né dopo il lockdown, in misure di sostegno adeguate.8 «C’è stato un riconoscimento, ma sempre di tipo elogiativo e temporaneo, perché poi nel momento in cui si creano le premesse per ripensare al modello di lavoro e sviluppo, allora il terzo settore continua ad essere relegato e confinato in un ruolo secondario», lamen-

ta un responsabile. È questa un’opinione molto diff usa tra gli intervistati, i quali insistono su una questione a dir poco cruciale, ossia il contributo «creativo e ge-

nerativo» che gli enti di terzo sett ore potrebbero fornire nella ridefi nizione di un

sistema di welfare rinnovato, energico, att ento agli eff ett ivi bisogni dei citt adini e orientato allo sviluppo di nuove capacità e connessioni. Questo è tanto più evi- dente quanto più si fa riferimento all’istituzione, da parte del Governo, di tavoli di lavoro, Task Force e Commissioni che «nascono con l’obiett ivo e presunzione di

ridisegnare il futuro per i prossimi vent’anni di questo Paese» e nei quali «ad oggi il terzo sett ore non è ancora opportunamente rappresentato».

Altri, pur ravvisando nell’operato del Governo alcuni segnali di riconosci- mento del ruolo svolto dal terzo sett ore, lamentano il fatt o che l’esecutivo non sia stato in grado di apprezzarne a pieno il valore, non solo sociale, ma anche economico ed occupazionale. «Io ho la sensazione che ci sia stato e ci sia un

riconoscimento formale basato sull’apporto volontario, sul grande aiuto, sul- la grande solidarietà data in un momento diffi cile – commenta a tal proposito

un’intervistata – Mi sembra che ci sia molta meno att enzione verso quello che il

terzo sett ore è veramente dal punto di vista della sostenibilità sociale ed econo- mica del welfare in Italia».

Altri intervistati invece si dicono convinti che il riconoscimento ci sia stato, anche in termini piutt osto espliciti, e a riprova di ciò menzionano le parole del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale, in occasione della 35° Giorna- ta Internazionale del Volontariato, ha pubblicamente defi nito il terzo sett ore “il cuore pulsante delle società”. Gli intervistati fanno riferimento inoltre al Ministero dell’Economia e delle Finanze che, a dett a di un’intervistata, «per la prima volta

nel nostro Paese ha parlato di terzo sett ore». La stessa aggiunge: «Ministeri che fi no a ieri non si occupavano di questa nicchia, hanno colto il valore e l’importan- za di rapportarsi a questo sistema. Siamo sulla strada giusta, la strada è ancora lunga… non partivamo di certo con un posizionamento di questo tipo».

8 La scarsa att enzione del Governo nei confronti delle imprese sociali e del terzo sett ore è testimoniata dalla quasi totale assenza di riferimenti al sett ore nella bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza [Borzaga e Salvatori, 2020].

lo del Forum del Terzo Sett ore. Secondo una diff usa opinione, le organizzazio- ni di rappresentanza sono state in grado di ott enere risultati politici importanti durante il periodo dell’emergenza sanitaria, ribadendo con forza, all’interno del dibatt ito pubblico e istituzionale, la rilevanza strategica delle organizzazioni del terzo sett ore e delle imprese sociali. «Un ott imo lavoro sono riusciti a farlo le

Centrali Cooperative, che hanno sostenuto le necessità delle cooperative socia- li», dichiara un intervistato, mentre un altro fa riferimento al ruolo del Forum, sot-

tolineando che «mai come in questi ultimi mesi ha svolto un ruolo importante:

c’è stata una capacità di intervento e di proposta esponenziale».

In molti si sono sentiti supportati dalle associazioni di rappresentanza, non solo in virtù della loro funzione di advocacy, ma anche perché sono state in grado di off rire un aiuto concreto sia nel reperimento dei dispositivi di protezio- ne individuale, sia nell’interpretazione delle varie normative che si sono susse- guite. Sostiene a tal proposito un’intervistata: «Va dato att o al terzo sett ore e al

Forum in particolare, ma anche alla altre organizzazioni di rappresentanza del sociale, di avere interloquito con il Governo, di aver fatt o proposte e di essere stato un corrett o interprete delle diffi coltà degli enti sui territori».

Tutt o ciò è stato fatt o «cercando di porre att enzione su un mondo com-

plesso e molto diverso al suo interno». È questa, nell’opinione del campione, la

principale diffi coltà che le organizzazioni di rappresentanza hanno incontrato nel portare avanti le istanze del sett ore, considerato fortemente eterogeneo e, talvolta, frammentato. «Siamo il territorio delle mille associazioni, dei diecimila

comuni, dei milioni di esperienze associative che è diffi cile riunire, aggregare»,

confermano le parole di un intervistato. Nel rifl ett ere sull’eterogeneità del sett o- re va fatt o poi un necessario distinguo tra terzo sett ore imprenditoriale e il non profi t dell’associazionismo e del volontariato. «Il rischio è quello di mett ere un po’

tutt o insieme, sacrifi cando a volte l’uno a volte l’altro – commenta un’intervistata

– Non perché il Forum lo voglia fare, ma perché l’ente pubblico nel semplifi carsi

la vita nel rapporto con un soggett o, poi di fatt o interpreta quello che gli interes- sa all’interno di questo soggett o». Dello stesso parere è chi, pur riconoscendo il

massimo impegno alle organizzazioni di rappresentanza e, in particolar modo, al Forum del Terzo Sett ore, considera problematica «una rappresentanza sindaca-

le indistinta tra volontariato, cooperazione, fondazioni, ecc.».

Come emerge dall’analisi delle interviste, l’estrema complessità del terzo set- tore, laddove in molti casi può rappresentare un valore in termini di arricchimento e diversifi cazione, porta con sé il rischio di un’eccessiva frammentazione e, nei casi peggiori, dell’insorgere di att eggiamenti lobbistici e autoreferenziali. «Il terzo sett o-

re è altamente frammentato al proprio interno, molto litigioso: ogni organizzazione guarda al proprio ombelico, magari perché pensa più alla propria sopravvivenza, a rincorrere l’appuntamento con l’assessore», dichiara amaramente il presidente

che vadano in questa direzione. «Credo che in una relazione a due, ovvero quella

tra Stato e terzo sett ore, non c’è chi non rispetta e chi non è rispettato, ma c’è invece chi non rispetta e chi non si fa rispettare. La posizione storica del terzo settore è quella dell’essere succube, di una scarsa considerazione di sé, nella propria forza di proporre modi diff erenti di gestione. L’esempio di Gino Strada che gestisce un pezzo di sanità umbra dice di una funzione di supplenza, non certo di una funzione di governo. E questo non va decisamente bene. Il Governo fa del terzo sett ore quello che il terzo sett ore vuole che gli si faccia fare».

Il mancato riconoscimento da parte delle istituzioni pubbliche avvertito tra gli intervistati assume ancora più i caratt eri della “delegitt imazione” e del- lo “sfrutt amento” se riferito alle associazioni e organizzazioni di volontariato. La quasi totalità degli intervistati ha speso parole per sott olineare come que- sti enti meritino una maggiore att enzione da parte della politica, sia nazionale che locale. Secondo il presidente di una ODV: «Le organizzazioni di volontariato

sono spesso parte passiva, utilizzate per tamponare le carenze delle pubbliche amministrazioni». A questo si aggiunge il problema della mancata att ivazione

di misure di sostegno economico specifi che. «Non ci si è posti il problema che

l’intervento da parte delle organizzazioni di volontariato comporta dei costi e delle spese connesse alla stessa operatività. Le nostre associazioni molte volte si fanno carico di oneri fi nanziari, che non sarebbe compito nostro anticipare. Tutt avia, quando c’è la richiesta si cerca comunque di soddisfarla, anticipando noi stessi le risorse».

Dure ma esplicative di una profonda frustrazione sono infi ne le parole di un’altra intervistata, presidente di un’associazione di promozione sociale, secon- do cui «il volontariato si sfrutt a e poi se lo dimenticano».

7.6 Le organizzazioni di rappresentanza del terzo sett ore: ruolo,