Le imprese sociali nell’emergenza sanitaria Parola chiave: resilienza
7.7 Le misure di sostegno al terzo sett ore e alle imprese sociali messe in att o dal Governo
Il giudizio sulle misure emergenziali introdott e dal Governo a favore delle impre- se sociali e degli altri enti di terzo sett ore è piutt osto controverso. Non mancano alcuni commenti di apprezzamento rispett o agli strumenti predisposti, ritenuti utili e in grado di rispondere alle esigenze di molti intervistati, specialmente tra quelli che operano nelle componenti più imprenditoriali.
Sono numerose e di diversa natura le misure varate a favore delle impre- se sociali e degli altri enti di terzo sett ore nei tre decreti emergenziali, ossia il Decreto Legge n. 18 del 17 marzo 2020 (Cura Italia),9 il Decreto Legge n. 23 dell’8
aprile 2020 (Decreto Liquidità)10 e, infi ne, il Decreto Legge n. 34 del 19 maggio
2020 (Decreto Rilancio).11 Nello specifi co, i principali provvedimenti previsti per
tutt i gli enti di terzo sett ore riguardano:
– accesso al credito tramite il fondo di garanzia PMI (D.L. n. 23, art. 12, riservato agli enti del terzo sett ore esercenti att ività di impresa o com- merciale anche in via non esclusiva o prevalente o fi nalizzata all’autofi - nanziamento);
– agevolazioni per gli affi tt i (D.L. n. 34, art. 28, il quale riconosce un credito d’imposta del 60% ai soggett i locatari che abbiano subito una diminuzio- ne del fatt urato o dei corrispett ivi di almeno il 50% nel mese di aprile 2020 rispett o allo stesso mese del periodo d’imposta precedente);
– contributi a fondo perduto (D.L. n. 34, art. 25);
– credito d’imposta per le spese di sanifi cazione degli ambienti di lavoro (D.L. n. 34, art. 125, in modifi ca dell’art. 64 del D.L. n. 18, nel quale il credito di imposta era riconosciuto alle sole imprese sociali);
– sospensione dei versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria (D.L. n. 18, art. 61, inizialmente prevista per il solo sett ore turistico-alberghiero e successiva-
9 D.L. n. 18 del 17 marzo 2020, Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di
sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, convertito con modifi cazioni dalla Legge n. 27 del 24 aprile 2020, Gazzett a
Uffi ciale, Serie Generale n. 70 del 17-03-2020.
10 D.lgs. n. 23 dell’8 aprile 2020, Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti
fi scali per le imprese, di poteri speciali nei sett ori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali, convertito con modifi cazioni
dalla Legge n. 40 del 5 giugno 2020, Gazzett a Uffi ciale, Serie Generale n. 94 del 08-04-2020.
11 D.L. n. 34 del 19 maggio 2020, Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e
all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19,
convertito con modifi cazioni dalla Legge n. 70 del 17 luglio 2020, Gazzett a Uffi ciale, Serie Generale n. 128 del 19-05-2020.
di una impresa sociale milanese. «Una simile dinamica di frammentazione – con- tinua l’intervistato – non consente un’adeguata rappresentanza. Il Forum del Terzo
Sett ore rappresenta dal comitato di quartiere all’impresa sociale e in questo mare così ampio è diffi cile fare sintesi». In una simile dinamica non è diffi cile immaginare
come possa venire meno una visione comune, di lungo termine, che renda possi- bile l’elaborazione di proposte e programmi unitari, tali non solo da determinare un consenso interno, ma anche e sopratt utt o da garantire al mondo del terzo sett ore e delle imprese sociali un vero e proprio peso politico. «Si fa ancora fatica a lavorare
in termini di visione, a costruire strumenti che vadano oltre la fase emergenziale e oltre la tutela dei singoli interessi – commenta a tal proposito un intervistato – Biso- gnerebbe avere la forza e la volontà di uscire da questa prospett iva lobbistica e anzi provare ad avere un disegno comune». Stando così le cose, la responsabilità non
sarebbe dunque totalmente imputabile alle stesse associazioni di rappresentanza, ma anche ad una più generale mancata valorizzazione del sett ore nel suo comples- so: «Credo che [il Forum del Terzo Sett ore] abbia fatt o un ott imo lavoro di concer-
tazione con il Governo nazionale e quel poco/tanto che si è riusciti a raggiungere è merito suo, anche se secondo me non è abbastanza – spiega il presidente di una
fondazione – Ma non è abbastanza perché non si parte dal presupposto corrett o,
ovvero quello secondo cui il terzo sett ore è e deve essere considerato un’infrastrut- tura sociale del Paese. Quindi chi fa rappresentanza e lo fa adeguatamente, come appunto il Forum, ott iene risultati inadeguati».
Un’altra critica all’operato delle organizzazioni di rappresentanza emersa dalle interviste riguarda la scarsa capacità delle stesse di incidere a livello loca- le. Lo spiega bene il presidente di una cooperativa ligure: «A livello nazionale mi
sembra che si siano fatt i sentire, ma purtroppo l’impatt o sul territorio, sul picco- lo, non è stato così forte. Per quanto ci sia comunque stato spazio di confronto, poi non credo che si sia andati molto oltre ad approfondire l’intervento. Penso sia stata una cosa parziale».
Emerge dunque come «il terzo sett ore in Italia non abbia avuto fi nora la
capacità di delegare ad un organismo superiore alcune sue prerogative», a tal
punto da rendersi necessaria, oggi più che mai, un’azione di leadership «nuova,
più concreta e più orientata all’unità». In relazione a ciò si esprime un intervista-
to facendo riferimento al potenziale ruolo delle future generazioni: «Spero che [le nuove generazioni] siano più intelligenti della nostra, che riescano a creare
leader più capaci e che riescano a dare al terzo sett ore il ruolo politico che gli spett a». Ma per raggiungere un tale obiett ivo è indispensabile realizzare un in-
vestimento importante, che miri al raff orzamento della rappresentanza stessa. Una rappresentanza che sia «articolata, capace di dialogare con il Governo, ma
necessità, sopratt utt o alla luce della funzione pubblica che abbiamo svolto».
Nella loro durezza, queste parole rifl ett ono ancora una volta lo scontento e la rabbia per il mancato riconoscimento delle capacità, del potenziale e del ruo- lo eff ett ivo che il sett ore ha svolto sempre e ancor più nella fase emergenziale.
«L’esperienza del lockdown ha riproposto in modo esponenziale la solita storia: il terzo sett ore fa un sacco di cose belle, tutt i glielo riconoscono […]. Però nessun riconoscimento da parte delle istituzioni e della politica. Stavolta è stato clamo- roso», aff erma il presidente di una nota fondazione.
Alcuni intervistati “giustifi cano” un simile att eggiamento da parte del Go- verno in virtù di una «confusione iniziale comprensibile», dovuta all’eccezionalità della situazione in cui si trovava il Paese. A una «fase di ‘sbandamento’ e poca
att enzione da parte del Governo», è seguito poi un secondo momento in cui è
stato «raddrizzato il tiro rispett o a quelle che sono le necessità del terzo sett ore». Tutt avia, sebbene gli interventi a favore del terzo sett ore siano gradualmente au- mentati e, come aff erma un intervistato, ci sia stato un «crescendo» di att enzioni nel susseguirsi degli interventi normativi, queste organizzazioni hanno pagato – e continuano a pagare – il grave scott o di non essere state coinvolte sui tavoli e nei processi decisionali più rilevanti.
A ciò si sono poi aggiunti i problemi riguardanti le tempistiche e la diffi - coltà di utilizzo degli strumenti messi a disposizione. Molti lamentano la man- canza di tempestività del Governo nella predisposizione, prima, e nella fase di implementazione, poi, degli strumenti che sono stati messi in att o «in tempi non
sempre correlati alle esigenze [delle organizzazioni]. L’associazione e la coopera- tiva stanno male economicamente immediatamente nel periodo di crisi quindi se devono passare sei mesi prima che gli istituti bancari e/o i decreti att uativi trovino la possibilità di raccordarsi e diventare operativi… sei mesi sono tempi troppo lunghi per un’impresa!» – evidenzia un’intervistata.
Un ulteriore problema rilevato da molti intervistati riguarda la diffi coltà di uti- lizzo degli strumenti messi a disposizione. Sott o accusa sono una burocrazia asfi s- siante e con procedure farraginose che hanno ostacolato l’eff ett ivo utilizzo delle misure agevolative. «Alcuni fondi non sono di facile accessibilità e quindi stiamo
discutendo per migliorare questo aspett o», aff erma un’intervistata, aggiungendo
che «ci sono delle norme ma quando si vanno ad applicare inciampano in percorsi
ardui». Un’altra intervistata descrive l’amarezza e lo sconforto, ben rappresentativi
dello stato d’animo della maggior parte dei rispondenti: «Ecco, vedo in questi casi
come la politica sia ancora fatt a di annunci e parole e non sappia camminare sulle strade dove camminiamo tutt i noi, rimane purtroppo sopra le nostre teste».
Come anticipato, uno dei limiti imputati all’azione del Governo nell’att ua- zione di misure di sostegno per gli enti di terzo sett ore è stato il non aver tenu- to debitamente conto delle diff erenze interne al comparto. Infatt i, «gli interventi mente estesa anche a organizzazioni di volontariato, associazioni di pro-
mozione sociale e onlus);
– esenzione dell’IVA per l’acquisto di DPI (D.L. n. 34, art. 124, valida fi no al 31/12/2020);
– contributi per la sicurezza e potenziamento dei presidi sanitari (D.L. n. 34, art. 77, dai quali inizialmente erano stati esclusi come dall’art. 43 del D.L. n. 18); – credito d’imposta per l’adeguamento degli ambienti di lavoro, la loro sani-
fi cazione e l’acquisto di DPI (D.L. n. 34, artt . 31, 120, 125).
È stato inoltre esteso alle Onlus l’accesso all’ecobonus ed al sisma bonus (D.L. n. 34, art. 119) e per i soli enti del terzo sett ore del Mezzogiorno, sono sta- ti predisposti sostegni fi nanziari ad hoc, con lo stanziamento di 100 milioni per l’anno 2020 e 20 milioni per il 2021.12
Le imprese sociali hanno potuto accedere a tutt e le misure di ristoro ri- servate agli operatori economici att ivi nei sett ori colpiti dalle chiusure da pande- mia. Alle sole imprese sociali sono state dunque riservate diverse misure previ- ste nel Decreto Liquidità, tra le quali le misure di facilitazione di accesso al fondo centrale di garanzia PMI (D.L. n. 18, art. 49), le misure per il contenimento dei costi (D.L. n. 18, art. 56), le misure di sostegno fi nanziario (D.L. n. 18, art. 56) e di supporto alla liquidità (D.L n. 18, art. 57), nonché i contributi per la sicurezza e il potenziamento dei presidi sanitari (D.L. n. 18, art. 43) e il credito di imposta per la sanifi cazione e l’acquisto dei DPI (D.L. n. 34, art. 125).
Per quanto riguarda invece le misure a favore dei lavoratori, non si rilevano sostanziali diff erenze in termini di tutele tra gli operatori delle imprese sociali e degli altri enti di terzo sett ore, i quali hanno potuto godere della Cassa Integra- zione in deroga (D.L. n. 28, art. 22), dell’estensione dei congedi per i dipendenti (D.L. n. 18, art. 23 e D.L. n. 34, art. 72) e della sospensione delle procedure di im- pugnazione dei licenziamenti (D.L. n. 18, art. 46).13
Tutt avia, l’analisi delle interviste restituisce un quadro complessivamen- te piutt osto allarmante: secondo la maggior parte degli intervistati, special- mente nelle prime sett imane di emergenza, le necessità del terzo sett ore sono state ignorate e da parte del Governo l’att enzione è stata «prossima allo zero». A tal proposito, il presidente di un noto consorzio di cooperative sociali con- ferma che «il terzo sett ore […] non è stato mai coinvolto in maniera seria, mai
interpellato in maniera seria, rispett o a quelli che potevano essere bisogni e
12 In sede di conversione, tale sostegno è stato esteso anche agli enti di terzo sett ore della Lombardia e del Veneto.
13 Per maggior informazioni, si veda il prospett o di riepilogo delle principali misure a favore degli enti del terzo sett ore, dei suoi lavoratori e dei destinatari delle att ività elaborato dal Forum del Terzo Sett ore: htt ps://www.forumterzosett ore.it/fi les/2020/07/20200720- riepilogo-PROVVEDIMENTI-ASSUNTI-DURANTE-IL-PERIODO-COVID-2.pdf
mento, tanto che un’intervistata ha addiritt ura defi nito gli strumenti introdott i a tutela del lavoro «formidabili» e «vitali per ridurre il livello di criticità della situa-
zione». Diverse voci del campione hanno evidenziato come l’aver equiparato i
lavoratori delle imprese sociali e degli altri enti di terzo sett ore a quelli dell’im- prenditoria tradizionale abbia rappresentato un aiuto molto importante, se non addiritt ura «l’aiuto principale».
Tutt avia, alcuni intervistati non mancano di sott olineare i limiti legati al loro utilizzo. In particolare, viene messo in luce il problema delle tempistiche e, nello specifi co, i lunghi ritardi dei pagamenti degli ammortizzatori sociali da par- te dell’INPS. Per ovviare a ciò, a dett a di un intervistato, «la maggior parte delle
cooperative si è caricata l’onere di anticipare la Cassa Integrazione, a diff erenza di molte altre imprese». Ciò è confermato anche da un’altra intervistata, la quale
aff erma che «le cooperative sociali nel 60% dei casi sono riuscite comunque ad
anticipare la FIS [Fondo d’Integrazione Salariale], garantendo non solo l’accesso alla misura ma anche che i lavoratori ricevessero ogni mese il loro compenso».
Misura ben più controversa è invece quella prevista dall’articolo 48 che
Cura Italia, recante disposizioni in merito alle prestazioni individuali domiciliari,
che autorizza le amministrazioni locali a corrispondere ai gestori privati il paga- mento per i servizi interrott i a causa dell’emergenza sanitaria, dando la possi- bilità agli stessi di “convertirli” e “rimodularli” nel rispett o delle nuove misure di sicurezza [Santuari, 2020].
Dalle interviste emerge una profonda critica nei confronti di questa misu- ra in quanto spesso mal interpretata delle amministrazioni locali nel momento della sua applicazione. Lo spiega bene la rappresentante di una Centrale Coope- rativa: «Era stato scritt o ‘gli enti devono’ e non ‘possono’, perché l’obiett ivo prin-
cipale di questo articolo non era solo un aiuto economico alle organizzazioni che vedevano bloccati i servizi, ma era sopratt utt o un’occasione per non lasciare sole le persone. La riprogett azione dei servizi ha urtato contro alcune rigidità degli enti locali. In alcuni territori si sono fatt e delle cose molto belle, molto in- teressanti, mentre in altre amministrazioni – anche a livello regionale – c’è stata l’assoluta sordità dell’ente pubblico che ha utilizzato risorse a questo destinate in altro modo, su altre emergenze che ha ritenuto prioritarie».
L’applicazione a macchia di leopardo dell’articolo 48 è stato un problema molto sentito, principalmente sott o due aspett i: da un lato quello della sosteni- bilità economica (specialmente delle cooperative) e, dall’altro, quello della con- tinuità dei servizi per gli utenti, molti dei quali hanno vissuto gravi situazioni di abbandono e di profonda solitudine.
In merito alla mancata applicazione della suddett a misura si esprimono diversi intervistati, mett endo in luce come l’articolo 48, «svuotato» della sua originaria funzione, sia stato adott ato in maniera del tutt o disomogenea, dal – come aff erma un intervistato – sono frammentati, destinati ad una parte dei
soggett i di terzo sett ore e non ad un’altra» e dimostrano come, sebbene il terzo
sett ore non sia stato dimenticato dall’esecutivo, quest’ultimo non ne abbia «una
visione unitaria e di insieme». Di conseguenza, molti degli intervistati rilevano una
considerevole diversità di tratt amento tra chi, all’interno del sett ore, «ha potuto
usufruire delle misure più adeguate», come le cooperative sociali alle quali, «ri- entrando nell’ambito tipico dell’impresa», è stato riservato lo stesso tratt amento
delle imprese for profi t. Non manca infatt i chi sott olinea il mancato sostegno da parte del Governo agli enti non commerciali: «le associazioni dovevano essere
supportate e il Governo doveva cercare di dare un aiuto in più», ribadisce con
amarezza la presidente di un’associazione di promozione sociale, alla quale fa eco la rappresentante di un’altra associazione: «Io credo che sarebbero dovuti arriva-
re dei contributi, così come stanno facendo con le att ività produtt ive [...]. Icircoli di promozione sociale hanno chiuso quatt ro mesi prima, altri cinque, chiuderan- no adesso e rischiano di soccombere, di perdere il rapporto con i soci, perdere il contatt o con i volontari, non riuscire a fare il tesseramento... Non so che riper- cussioni ci saranno nel prossimo anno, ma [i politici] dovrebbero rendersi conto».
Il tema delle mancate garanzie statali per gli enti del terzo sett ore non aventi natura di impresa è stato spesso oggett o del dibatt ito specialistico, come testimoniato dall’intervento di Stefano Boffi ni [2020], secondo il quale i Decre- ti Cura Italia e Liquidità hanno dimenticato “non solo una larga parte del terzo sett ore che opera alla frontiera, ma anche un pezzo rilevante di urgente doman- da di liquidità [...] una parte fondamentale di welfare territoriale che concorre in modo decisivo alla coesione sociale della comunità oltre a svolgere un’att ività generalmente ad alta intensità lavorativa, con quindi un forte impatt o anche dal punto di vista occupazionale”. Uno dei casi più lampanti, a dett a del responsabile della divisione Soci e Territorio della Cassa Padana, la Banca di credito coopera- tivo bresciana, è quello delle R.S.A., “purtroppo nell’occhio del ciclone” e ciono- nostante dimenticate dal Governo. Alcune di queste sono gestite da fondazioni private le quali, sostenendo le att ività interne grazie alle rett e degli utenti, hanno inevitabilmente subìto – sopratt utt o durante la prima ondata pandemica – una forte riduzione dei ricavi, causata da un lato dall’aumento dei decessi e dall’altro dall’impossibilità di eff ett uare nuovi ingressi nelle strutt ure per via delle misure di sicurezza anti-Covid. Queste organizzazioni, sostiene Boffi ni, “dovranno aff ron- tare i costi per la riorganizzazione delle att ività e delle strutt ure che necessaria- mente dovrà essere messa in campo, con ripensamento dei servizi e defi nizione di nuovi, eventuali fusioni per arrivare alla soglia dimensionale minima necessaria a garantire la sostenibilità in un contesto che sarà tutt o diverso dal passato”.
Un ulteriore argomento che merita att enzione è quello degli ammortizza- tori sociali per i quali, dall’analisi delle interviste, emerge un generale apprezza-
Anche in caso di disponibilità di DPI, questi venivano dirott ati sul Sistema Sani- tario, provocando rabbia e frustrazione tra gli enti di terzo sett ore, spaventati dal rischio di non poter proteggere i propri lavoratori, volontari e utenti. Lo spiega bene il presidente di un’associazione piemontese, che racconta come «alcune
volte abbiamo dovuto fare interventi con dispositivi non idonei e abbiamo ope- rato con quello che riuscivamo a reperire, cioè spesso strumenti che non davano proprio le migliori garanzie». La guerra per l’approvvigionamento dei DPI ha visto
gli enti di terzo sett ore da una parte e la Protezione Civile dall’altra che, come se- gnalato da molti intervistati, ha sequestrato numerosi ordini, scatenando delle
«lott e furiose», pagate «al caro prezzo delle vite umane».
Non mancano a riguardo commenti critici relativi al mancato riconosci- mento del fondamentale ruolo del terzo sett ore in questa emergenza sanitaria, come confermato dalle seguenti parole: «La fatica [per il reperimento dei DPI] è
stata tanta e la percezione di essere visti come categoria B, C o D c’è stata». 7.7.1 Le misure mancate
Alla luce dello scontento emerso dall’indagine sulle misure emergenziali a sup- porto delle imprese sociali in piena fase pandemica, si è reso necessario un ulteriore approfondimento in sede di intervista, per meglio comprendere quali dispositivi sono mancati. Secondo gli intervistati le misure insuffi cienti hanno ri- guardato sopratt utt o la sostenibilita economico-fi nanziaria delle organizzazioni e la tutela dei lavoratori. Per quanto riguarda il supporto economico, la maggior parte degli intervistati ha sott olineato l’importanza di mett ere a disposizione de- gli enti risorse per sostenere la loro capacità di fare investimenti specialmente nella formazione e nelle creazione di nuove competenze necessarie per la rifor- mulazione dei servizi, come ben spiegato da una portavoce di un’associazione di rappresentanza: «Occorre sostenere investimenti nel cercare di trasformare
servizi ormai obsoleti, troppo standardizzati, in servizi nuovi e vicini ai bisogni delle persone, per creare piatt aforme di condivisione di domanda e off erta, in- crociando in maniera più agile servizi, e investire con un requisito di fondo e tra- sversale, che è quello della sostenibilità, [...] la quale ha inevitabilmente bisogno di risorse anche dedicate».
In merito alle misure di sostegno, è indispensabile distinguere, anche in questo caso, gli enti di terzo sett ore più di tipo imprenditoriale, come le coo- perative e le imprese sociali, dall’associazionismo e dal volontariato. Come già osservato, si tratt a di tipologie di organizzazioni con caratt eristiche diverse e, di