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Un giorno, riassettando la cucina, Myriam scopre una cosa. Una carta Sim nascosta in fondo ad una tazza riposta nella credenza. Dopo averci riflettuto per un attimo, trova un modo per utilizzarla. Le guardie avevano dato alle ragazze un cellulare senza carta, con un’applicazione per imparare a recitare il Corano. Il cellulare era stato lasciato in cucina.

La sera stessa, lo ripone nella tasca prima di salire al piano di sopra. Quando tutti si addormentano, si nasconde in bagno e fa scivolare la carta Sim nel suo cellulare. Scopre con gioia che tutti i numeri della sua famiglia sono ancora presenti nei dati. Questa carta Sim deve essere stata nascosta da uno dei suoi cugini prima della partenza.

Myriam chiama suo cugino Raman. Gli spiega che è rinchiusa a casa di Sara a Kocho. Lo zio contatta immediatamente un uomo di fiducia della regione. Quest’ultimo promette di andare a prendere Myriam e le sue amiche non appena avrebbero avuto l’occasione per fuggire. Mentre torna a dormire, Myriam si sente febbricitante.

Non riesce a chiudere occhio per tutta la notte. Di primo mattino, quando le guardie dormono ancora, ritorna tremante in bagno per riaccendere il cellulare. Ha ricevuto un SMS. Le ragazze devono fuggire la sera stessa, l’uomo gli ha dato un luogo di incontro dove andarle a cercare.

Una volta ritornata in camera, Myriam sveglia dolcemente le altre ragazze. Spiega loro il piano a voce bassa. Bisogna tentare il tutto e per tutto. Le piccole prigioniere saltano dalla gioia. Ma prima, devono sbarazzarsi dei due uomini.

Frugando nell’armadietto dei farmaci della casa, Myriam trova delle medicine. Nasconde un blister di capsule rigide nelle sue tasche e, quando prepara il pranzo in cucina, svuota la polvere delle pillole in una zuppa. Mescola pazientemente la sua pozione. Non sa bene cosa ci sia dentro, ma spera che possa far addormentare i suoi carcerieri.

Porta loro il pasto in salone facendo finta di niente. Un quarto d’ora più tardi, di ritorno dalla cucina, lascia colare l’acqua dal lavabo in modo da fare loro immaginare che le ragazze stiano lavando i piatti. Fa partire anche i file audio dal suo cellulare che aveva messo sul frigo. Le recite del Corano copriranno i rumori della loro fuga. L’entrata principale della casa è inaccessibile poiché le guardie cenano nel salone. C’è una porta però, sul retro della cucina, la quale non viene sorvegliata.

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Le giovani ragazze, con il cuore a mille, scivolano fuori dalla casa e spariscono nella notte. Armata con un coltello da cucina, Myriam cerca per prima cosa di bucare le ruote della macchina delle guardie. Ma l’utensile non è abbastanza affilato. Non possono perdere troppo tempo, quindi partono subito.

Corrono a perdifiato lungo la strada, illuminate dalla luce della luna. Ben presto dei fari saltano fuori all’orizzonte. All’improvviso compare il pick-up delle loro guardie. Si gettano sul fondo di un fosso alla fine di un campo. Appiattite a terra, sono invisibili nell’oscurità della notte. Un odore di morte solleva loro il cuore. Dei cadaveri giacciono accanto.

La macchina passa e ripassa. Dopo una mezz’ora, gli uomini fanno ritorno a casa, a mani vuote. Myriam e le sue amiche si rialzano e continuano il loro cammino. Arrivano nelle vicinanze di un villaggio arabo: il luogo di incontro. Il traghettatore è appena giunto per cercarle, le porta in una casa dove possano trascorrere la notte.

Non appena le ragazze entrano, la moglie e la madre del passatore mostrano il loro pessimo umore. Immaginano ch’egli abbia recuperato le giovani donne per il proprio piacere, come gli altri arabi della regione. L’uomo poi spiega loro la situazione. Rasserenate, la madre e la moglie abbracciano le ragazze e preparano da mangiare. Più tardi, quando dei visitatori entrano in casa, le giovani yazidi rimangono nascoste in una stanza senza far rumore.

La notte seguente, il passatore conduce le ragazze in un altro villaggio, sulla strada verso le montagne. Laggiù, saranno sotto la protezione della resistenza yazidi.

L’uomo le fa scendere e dona loro una torcia: -Non avete più nulla da temere. Buona fortuna!

Avvisa poi la milizia yazidi, la quale recupera i fuggitivi qualche chilometro più in là. Le ragazze saranno poi in seguito inviate a Dohuk in elicottero.

È Azad, il fratello di Sara, che viene a cercare Myriam in aeroporto. La stringe forte tra le braccia fino quasi a soffocarla, Myriam non riesce a trattenere le lacrime. Azad accompagna anche l’adolescente di 14 anni che non ha nessuno ad aspettarla. Tutta la sua famiglia è scomparsa. Contatta un suo lontano zio che potrà prendersi cura di lei, nel frattempo resterà con loro.

Ora Azad deve pagare il proprio debito. Ha promesso di dare 14000 dollari al passatore che ha portato le ragazze fino alla strada per le montagne. L’uomo richiede che il trasferimento di denaro sia inviato al nome di un amico di famiglia per coprire le tracce. Se dovessero scoprirlo, rischierebbe di essere severamente punito.

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-Gli hai promesso 14000 dollari? E in che modo hai intenzione di rimborsarglieli? Azad risponde:

-Non preoccuparti, la cosa più importante è che voi siete libere. Ad ogni modo gli arabi che aiutano gli yazidi lo fanno per soldi, non per compassione. In Iraq a nessuno interessa quello che ci sta succedendo. Guarda, nessuno ha manifestato a Bagdad o in qualsiasi altro posto per denunciare i crimini commessi contro gli yazidi! Nessun mollah ha detto che fosse proibito dalla religione!

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