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Corridoi floristici, corridoi di memoria e mobilità: le pecore transumanti come macchine da semina.

II. Bosco, vegetazione ed uso del suolo: indicatori eco-archeologici per la ricostruzione dei sistemi agro-silvo-pastorali.

II.3. Corridoi floristici, corridoi di memoria e mobilità: le pecore transumanti come macchine da semina.

L’estrema mobilità come caratteristica di un sistema d’interazione, non riguarda soltanto uomini ed animali, ma anche piante. Quest’aspetto è stato notevolmente trascurato non solo negli studi fitogeografici, ma a maggior ragione in quegli storici e archeologici. Come già ricordato, è l’anomalia di una specie rispetto alla popolazione dominante attuale che può rappresentare l’indizio della disattivazione di una pratica355; l’anomalia rispetto al suo areale di diffusione invece può

rappresentare l’indizio di una mobilità che altrimenti ci sfugge. In questa dispersione un ruolo

346 Dahlström 2008 p. 564. 347 Fournier 1947: p. 47. 348 Pignatti 1982: p. 395. 349 Crugnola 1894. 350 Puccinelli 1841. 351 Bertoloni 1860. 352 Amid 1860. 353 Landolt 1977.

354 Le stazioni dove si segnala la presenza di mughetto (Alpi Fermnose, Apuane etc.) insistono su aree storiche di

alpeggio legate a centri monastici medievali di fondazione longobarda (S. Colombano di Bobbo, Camaldoli etc.)

355 È utile ribadire il concetto che la profondità storica si raggiunge solo datando tale pratica attraverso altre fonti (analisi

fondamentale sembrano posano aver avuto le vie di transumanza. Le specie vegetali possono essere state trasportate passivamente al seguito delle greggi ovine, sotto forma di semi o pollini, trasportate nelle feci o attraverso il vello lanoso. Le vie di transumanza in questo senso possono essere viste come veri e propri corridoi (floristici, di memoria, culturali etc.). Le disgiunzioni di areali costituiscono per i fitogeografi una delle questioni tuttora insolute. Alcuni studi hanno verificato la presenza di talune graminacee in areali molto distanti dalle stazioni ecologiche di origine. Nell’alta val di Aveto nell’Appennino ligure - emiliano, sono state individuate due graminacee endemiche del bordo meridionale delle Alpi: la Festuca spectabilis, presente nei ghiaioni ripidi e incoerenti e la

Sesleria uliginosa tipica dei pianori umidi356. Come queste piante montane abbiano potuto valicare la

pianura padana e giungere dalle Alpi all’Appennino ligure, diventa chiaro se si restituisce la dimensione storica alle stazioni ecologiche analizzate. Queste si trovano nei pressi di storici alpeggi e connesse con i sistemi di transumanza che collegavano le valli del Cremonese e del Bresciano con gli alpeggi delle valli di Aveto e Nure, ancora attivi negli anni Quaranta357. Questo tipo di

osservazioni sulla presenza di anomalie fitologiche corroborate da una conoscenza dettagliata della storia di un sito, rappresentano uno strumento metodologico utilizzabile in parte per cogliere quei movimenti continui e di lunga durata che hanno segnato molti territori dell’Italia e dell’Europa, sopperendo alla loro intrinseca labilità: vere tracce materiali di una storia di pascolo transumante ovino e ovicaprino. Il ruolo delle pecore transumanti nel trasporto di semi attraverso la lana è stato sottolineato con forza negli ultimi anni, soprattutto nell’Europa centro-settentrionale. In Germania in particolar modo nella regione di Münsingen sulle Schäbische Alb, uno studio sperimentale ha monitorato per una stagione un gregge transumante di 350 pecore, rilevando ad ogni spostamento verso un pascolo, il tipo di semi, la quantità e la zona del vello di lana di maggior addensamento358.

Lo studio ha rilevato come le diverse parti del corpo sono implicate in maniera differente nel trasporto dei semi, con un decremento dal davanti al dietro, con circa la metà delle specie addensate sul collo e sul petto.

356 Per le rilevazioni fitologiche in Val d’Aveto si veda Montanari et alii 1980; Cevasco 2007: p. 134 per un commento. 357 Quaini 1973 per le relazioni tra la Liguria e la Pianura Padana nell’alto medioevo, analizzando i possedimenti del

monastero di Bobbio (di recente De Stefanis 2002). Anche il monastero di S. Giulia a Brescia, che aveva i suoi principali alpeggi in val Camonica (Galetti 1993), avevi dei possedimenti anche in val Trebbia. Grazie agli inventari che ci sono pervenuti, conosciamo l’estensione di alcuni possedimenti monastici: sappiamo che il monastero di S. Colombano di Bobbio nell’862 possedeva 50 curtes ( Fumagalli 1966: p. 252) e S. Giulia, da un polittico del secolo X, sappiamo possedere 85 curtes e curticellae (Pasquali 1978: p. 157; Toubert 1983: p. 15). In queste curtes regiae di Bobbio e santa Giulia un ruolo importante devono aver svolto le attività silvo-pastorali, in un sistema in cui la diversificazione deve essere stata la regola (Toubert 1983: p. 11). Sulla transumanza in epoca storica per quest’area, Moreno, Raggio 1990.

358 Fischer et alii 1996: p. 1208. Tra i fattori ritenuti influenzare il trasporto di specie epizoiche, i ricercatori hanno

attribuito grande importanza all’etologia degli animali, alla composizione fitologica dell’ambiente e al periodo di sosta delle greggi in una data stazione. Si veda anche Poschlod, WallisDeVries 2002: pp. 365-6 per il caso del trasporto epizoico in Germania (Swabian Alb). Malo, Suárez 1995 hanno cercato di verificare le differenze di dispersione in base alla taglia dell’animale (dunque alla superficie disponibile per il trasporto dei semi), considerando anche quelle tra pecore e capre in termini di abitudini alimentari.

Fig. Potenzialità di trasporto del vello di una pecora in relazione all’altezza della pianta (modificato da Fischer et alii 1996: p. 1212, fig. 4): 1 =21%; 2 =17%; 3 =13%; 4 =11%; 5 =8%; 6 =7%; 7 =6%; 8 =6%; 9 =6%; 10 =4%. Bromus erectus ( >80 cm), Galium verum (20-40 cm), Agrimonia eupatoria (61-80 cm), Thymus pulegioides ( <20 cm).

Per la ricezione ed il trasporto di primaria importanza si sono rilevate l’altezza della pianta e la struttura superficiale del seme, con una maggiore capacità di adesione per quelle specie dotate di struttura adesiva (epizoiche). L’88% di tutti i semi ritrovati nella lana appartengono a piante con un’altezza superiore ai 60 cm, in prevalenza appartenenti alla famiglia delle Poaceae. Per le altre, con un’altezza inferiore ai 20 cm (Thymus pulegioides, Teucrium montanum, Medicago lupulina) si è visto che la loro presenza dipendeva dal comportamento della pecora, se questa si era sdraiata a terra o ‘voltolata’. Gli autori dello studio hanno supposto che storicamente si sia giunti ad una sorta di rimescolamento di specie tra ambienti differenti molto lontani, in seguito ai movimenti stagionali delle greggi, con conseguenze macroscopiche sulla composizione erbacea: le pecore migliorano infatti le condizioni favorevoli allo sviluppo del manto erbaceo grazie agli escrementi, introducono anche nuove specie contribuendo al mantenimento della biodiversità359. La formazione di un

determinato ambiente ecologico acquista un significato storico differente alla luce dell’osservazione sperimentale e delle pratiche agro-silvo-pastorali attivate e mantenute nel tempo: il ruolo dell’allevamento transumante praticato fin in epoca storica, risulta decisivo in particolar modo come

359 Ibidem : p. 1220-1: ‘Furthermore, traditional sheep farming is essential not only for the regeneration of fallow

sistema insostituibile (irreplaceable) di preservazione e conservazione e/o restauro delle praterie calcaree con una lunga storia di pascolo ovino transumante360. Nelle sequenze polliniche della Val

Febbraro e della Valle di Spluga già menzionate, il ruolo ambientale e interculturale delle greggi transumanti è stato utilizzato come chiave interpretativa di alcuni mutamenti nella vegetazione riscontrati dai campioni analizzati361. Il progressivo riduzione del Pinus cembra e la costante

espansione dell’Alnus viridis registrato a partire dal Neolitico (6000 cal. B. P.)362, è stato imputato

all’azione dell’uomo, in particolare al taglio del bosco per ottenere pascoli estivi (wood clearence for summer-farm), escludendo qualsiasi causa climatica visto che non si conoscono simili cambiamenti nelle Alpi363. Si conoscono invece casi di espansione dell’Alnus viridis in relazione all’utilizzo dei

pascoli nel sito di Lago di Origlio (416 m a.s.l.) nel Canton of Ticino/Tessin in Svizzera364, a Kühtai

(Dortmunder Hütte) in Nord Tirolo, Austria365, a Brixen in Sud Tirolo366 e al Lago di Annone367.

L’assenza tuttavia di siti stabili riconducibili all’orizzonte del Neolitico ha fatto pensare a ‘some form of seasonal land use’368. La presenza di pollini di Cerealia (ca. 5500–5400 B.P), nella sequenza

di Lago Grande (2300 m a.s.l.)369, nonostante non sia da escludere la possibilità di una diffusione

tramite dispersione atmosferica a lunga distanza, è stata interpretata come il risultato della presenza di greggi transumanti provenienti dalle valli Febbraro e Spluga. Questa interpretazione è suffragata dalla presenza nella sequenza pollinica di Borghetto di Sotto di Plantago lanceolata, Brassicaceae, Asteraceae e Urtica, specie erbacee compatibili con una vegetazione aperta. La pressione esercitata dall’uomo nella gestione e nell’attivazione dei pascoli sembra confermata per un periodo piuttosto lungo (5000-3000 cal. B.P.), attraverso il graduale decremento di polline di alberi a tutte le altitudini e un incremento di specie erbacee (Poaceae, Bupleurum t., Rumex acetosa t.), con un picco nel Bronzo Finale/ Primo Ferro alpino (ca. 2950-2700 B.P, 1200-900/850 a.C.). In questo periodo si assiste ad un decremento del polline di Alnus e ad una forte crescita dei pollini di specie erbacee tipiche dei pascoli a sflacio (Asteraceae, Potentilla t., Ranunculus acris t., Rumex acetosa t.,

Solidago t., Ligusticum, Achillea t., Urtica, Ericales)370, con ancora un’assenza significativa di

360 Oltre al trasporto epizoico dobbiamo non tralasciare la possibilità di altri ti pi di dispersione, come il commercio della

lana, fenomeni erosivi o idrogeologici o l’introduzione volontaria di specie vegetali, che possono spiegare la loro distribuzione anomala. Poschlod, WallisDeVries 2002: pp. 372-4 hanno sottolineato il ruolo della transumanza nella formazione dei calcareous grassland della Germania sud-occidentale (Swabian Alb) e nella loro conservazione tra XIV e XVIII secolo. Mitlacher et alii 2002: p.78 hanno verificato per il sito svedese di Öland, come il trasporto epizootico contribuisca al mantenimento della banca dei semi del suolo.

361 Moe et alii 1997; Moe et alii 2007.

362 È stato dimostrato che ancora in epoca storica il foraggio da foglia del Pinus cembra veniva utilizzato dai pastori,

Fedele, Wick 1996: p. 553; Moe et alii 2007: p. 447.

363 Moe et alii 2007: p. 442. 364 Tinner et alii 1999. 365 Hüttemann, Bortenschlager 1987. 366 Seiwald 1980. 367 Wick 1996. 368 Moe et alii 2007: p. 443. 369 Wick 1991, 1994. 370 Moe et alii 2007: p. 445.

insediamenti archeologicamente visibili371. Durante il periodo romano invece si assiste ad una ripresa

del polline di Alnus, chiaro indice di trasformazione/abbandono del precedente sistema di gestione, con una lenta ma inesorabile chiusura della vegetazione, che sembra però riaprirsi già nell’alto medioevo, grazie alla riattivazione del sistema stagionale di pascolo alpino372. Al di là degli

indicatori antropici individuati ed interpretati nelle sequenze polliniche anche alla luce dei dati archeologici dell’area, è interessante rilevare come sia stato anche sottolineato il ruolo del trasporto epizooico e non, come fattore di diffusione di talune specie erbacee373. Il sito di Borghetto di Sotto in

Val Febbraro, ha restituito specie non native a quelle altitudini (Valeriana, Stachys t., Onagraceae, Odontites,Melampyrum, Plantago media), introdotte con ogni probabilità al seguito delle greggi transumanti374. Alcune vie di transumanza, proprio per la loro evanescenza materiale, sono

ricostruibili solo attraverso questo tipo di analisi: come ricodano D. Moe e P. Fedele ‘Although prehistoric artefacts are rare along pathways, the early traffic may be traced by local vegetation disturbance, as well as the peculiar presence of pollen of low-altitude plants as a result of epi- and endozooic transport by domestic animals (epi/endozoochory). On the basis of non-local or "exotic" pollen, palynology has been able to show that some current trails had a longer history than expected’375.

L’importanza della distribuzione di semi e pollini di erbe infestanti e la loro distribuzione endo- ed epizooica è stato discusso anche per le montagne norvegesi376. Lo stomaco delle pecore conterebbe

grandi quantità di polline proprie delle lowlands, in particolar modo specie foraggere. Dopo aver lasciato i pascoli delle valli, le pecore avrebbero un periodo ottimale di 3-5 giorni in cui il loro potenziale di dispersione dei semi attraverso le feci risulta efficace. Le feci del primo giorno e dei giorni successivi contengono più polline di specie erbacee e foraggere (LPW- low-land weed-pollen). È stato dunque verificato sperimentalmente da Moe e van der Knaap come le specie di montagna subiscano un incremento esponenziale durante i primi giorni di pascolo (first visits) ma non dal numero dei giorni del pascolo animale (grazing days)377, contrariamente ai risultati osservati per la

371 Nonostante la val di Febbraro e valle di Spluga sia stata intensamente indagata attraverso ricognizioni e sondaggi,

questa assenza di insediamenti risulta altamente significativa in chiave interpretativa (Rageth 1992; Della Casa 1997, 2000; Fedele 1998, pp. 129-33. La presenza di un insediamento è presumibile da una necropoli del Ferro a Mesocco nella val Mesolcina (750-850 m a.s.l.).

372 Paldele 1994; Berchtel 1990. La lenta e parziale chiusura della vegetazione in epoca romana è stata interpretata come

la conseguenza di un abbandono delle vecchie strategie insediative piuttosto che un mutamento nella gestione delle riserve pascolative e boschive, che in questo periodo tendono a privilegiare l’utilizzo e l’insediamento stabile dei fondovalle.

373 Moe, van der Knaap 1990; Engan 1996; Moe, Fedele 1999; Moe et alii 2007 : p. 447.

374 Moe et alii 2007 : p. 442: ‘The effects of this transhumance activity may better explain a situation with a long-lasting

disturbance of the vegetation, the presence of charcoal, but a lack of artefacts’. Su questa connessione tra shepherd’s

paths e il meccanismo di dispersion Moe, Fedele 1997: p. 171 ‘Epi- and endozooic transport of pollen, seed and other

particles of fodder plants from low to high-altitude levels is easily seen today where transhumance tracks used by flocks cross patches of snow […]. The digestion turnover is estimated to take from 1-3 days, but pollen originating from lowland plants is being redeposited all along the route. The amount of dispersed exotic pollen seems to be more dependent on the number of animals coming or passing than on the length of time the animals have stayed. In addition, minerogenic dust dispersion from pathway erosion can take place depending on the density of traffic’.

375 Moe, Fedele 1997: p. 172.

376 Sulla diffusione dei semi e pollini attraverso le feci si vedano i pionieristici studi di Ridley 1930 e Janzen 1982, 1983. 377 Moe, van der Knaap 1990: p. 97.

seed-dispersal attraverso la lana delle pecore. La concentrazione sarà maggiore lungo i sentieri e le mulattiere che lontano dai percorsi di transumanza378. Sui pascoli montani saranno dunque

particolarmente indicative per l’indizio di trasporto endo- ed epizoico, la presenza dei pollini di piante aventi un limite altitudinale al di sotto di quello dell’albero (tree-line), come Plantago lanceolata e Cerealia. In Portogallo il diagramma pLagoa Comprida 2 (Serra Estrela, 1600 m s.l.m.) discusso da Van den Brink e Janseen379, ha rilevato nella zona 7 indicazioni di possibile trasporto

endo-epi-zooico di LPW verso la montagna, sulla base della curva riferita alla P. lanceolata, un trasporto che avrebbe avuto luogo a partire almeno dal 1700 B.P. per proseguire fino ad oggi. L’aumento invece dei valori del polline di un’altra specie, l’Halimium alyssoides tipica delle brughiere aride sovra-pascolate, è stato interpretato come presenza di un’antica via di transumanza.

III. Il paesaggio vegetale nella Toscana meridionale. Un tentativo di ricostruzione di lunga