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NPP’s come indicatori di pascolo in particolari associazioni fitosociologiche.

III. Il paesaggio vegetale nella Toscana meridionale Un tentativo di ricostruzione di lunga durata.

1 Lago dell’Accesa 2 Lago di Ganna 3 Brianza 4 Lago Nero, Lago delle Lame, Agoraie, Prato

3.1.7. Castel di Pietra 3.1.8 Cinigiano

3.1.8.1. NPP’s come indicatori di pascolo in particolari associazioni fitosociologiche.

Le potenzialità evidenziate dai non-pollen palynomorphs nella ricostruzione dei paleoambienti, hanno dimostrato la loro piena efficacia nel contesto più ampio delle associazioni fitosologiche desumibili da altri tipi di indicatori (carboni, polline etc.)618.

La presenza di funghi coprofili ed il loro incremento, può essere non solo l’indizio della presenza di animali al pascolo, ma può essere utile a correggere le facili equivalenze che si istituiscono dalla presenza di una specie erbacea o di una essenza associata al pascolo e la vera natura o durata di questa attività ed in ultima istanza anche per dedurre pratiche specifiche di tipo agro-silvo- pastorale619. Vediamo adesso nel dettaglio alcuni esempi e casi studio che possono fornirci il nostro

inventario delle differenze e delle similutidini, utili alla comparazione dei dati disponibili per il nostro contesto. In Groenlandia sono stati analizzati dei campioni provenienti da un carotaggio effettuato nei sedimenti del lago Igaliku, vicino al sito archeologico di Garðar620, datato tra 650 e

1100 d.C. (suddiviso in differenti ‘zone culturali’: LPAZ1 – 650/900 d.C; LPAZ2 – 900/1200 d.C.; LPAZ3 – 1300/2002 d.C.), per chiarire le pratiche agro-pastorali delle prime fasi dell’occupazione medievale dell’insediamento621. Garðar oltre ad essere il primo insediamento fondato dai coloni, fu

in seguito la sede episcopale e centro politico di riferimento per le altre comunità. Presso il lago Igaliku si trovano i resti della grande fattoria appartenente con ogni probabilità al primo arcivescovo e datata intorno al 1126622.

Tipo di fungo Caratteristiche ecologiche Bibliografia

Sordaria-t. (HdV-55A e 205) Spore ascrivibili tra le Van Geel et alii 2003;

618 Menozzi et alii 2010 : pp. 510-1 ricordano a tal proposito che ‘NPP analysis has proved to be a useful tool for

obtaining further information on local ecology, particularly when reconstruction of past cultural landscapes is involved. […] Nevertheless, it cannot be considered to be an alternative to traditional sources of palaeoenvironmental data; on the contrary, NPP provide additional information, which must be matched with traditional data such as pollen assemblages, microcharcoal fragments, archaeological results and historical ecological evidence.’.

619 In generale sui NPP’s si veda van Geel 2001 e per alcuni casi specifici Greig 1981; Beneš et alii 2002; van Geel et alii

2003; Deforce 2010; Florenzano et alii 2012; Miola 2012.

620 Schofield et alii 2007a , 2007b; Gauthier et alii 2010. La Groenlandia fu colonizzata secondo le fonti scritte a partire

dal 985 d. C. su iniziativa di Erìkur Rauðe Þorvaldsson (Erik il Rosso), fino a circa il 1450 quando fu completamente abbandonata per poi essere rioccupata nel corso del XIX secolo (Keller 1990). Archeologicamente si conosco due principali insediamenti, Østerbygden, nel distretto di Narsaq, il cosidetto Eastern Settlement e Vesterbygden, distretto di Nuuk, detto Western Settlement (Algreen-Møller, Madsen 2006; Guldager et alii 2002). La cronologia dell’abbandono di queste colonie non è chiarita in maniera univoca, tuttavia la causa principale del collasso pressoché simultaneo delle fattorie, sembra essere stato il cambiamento climatico accorso durante la piccola glaciazione che avrebbe isolato le comunità (Dansgaard et alii 1975; Stuiver et alii 1995; Barlow et alii 1997). Si veda l’interessante analisi di Diamond 2005, Cap. VII e VIII.

621 Gauthier et alii 2010.

Sordiaraceae, di funghi coprofili e presenti nelle radici degli alberi;

Lundqvist 1972;

Sporormiella-t. (HdV-113) Riconosciuta come spora coprofila indicatrice di pascolo. La S. intermedia è il tipo più commune riscontrabile negli erbivori;

Blackford, Innes 2006; Davis, Shafer 2006; Raper, Bush 2009 Dennis 1978

Tripterospora-t. (HdV-169) Questo tipo appartiene con

tutta probabilità alle

Sordiaraceae;

Van Geel et alii 2003

Arnium-t. (HdV-261) Spore che appartengono al genere delle Sordiaraceae e sembrano indicative di specie erbacee;

Dennis 1978;

Van Geel et alii 2003;

Podospora-t. (HdV-368) Questo tipo è presente in molti contesti archeologici ed appare connesso con la pastorizia;

Van Geel et alii 1981, 2003; Blackford, Innes 2006; Kirk et alii 2001;

Tra le strutture archeologiche si registrano fienili, ovili e recinti, edifici per la stabulazione delle greggi ed impianti di irragazione che si ipotizza venissero utilizzate per produrre foraggio623, tutto

ciò farebbe pensare ad una economia basata principalmente sulla pastorizia. Per creare dei dati comparabili soprattutto per i funghi coprofili, gli studiosi hanno campionato le feci di pecore e cavalli tra il giugno 2007 e settembre 2008 nelle stazioni di Qassiarsuk e Søndre Igaliku, seguendo gli spostamenti degli animali, per ottenere polline ed informazioni dalle NPP’s analisi624. I primi

segni dell’attività dell’uomo sono datati all’incirca intorno all’885 (LPAZ 1), in concomitanza con quanto sappiamo dalle fonti scritte ed archeologiche e collegato all’arrivo dei primi coloni. Tra il 900 e il 1100 d.C. le attività di pascolo sembrano intensificarsi, come si evince dalla di munizione di Betula pubescens (da 20% a 10%) e Juniperus (da 5% a 2%) usate come foraggio, in concomitanza all’aumento di funghi coprofili (Sordaria, Sporormiella, Arnium), che indicano la presenza certa di animali al pascolo625.

Alla fine di LPAZ 2a si ha un aumento di Poacea e Rumex acetosa ed una diminuzione dei funghi coprofili, che sembra proseguire anche nel periodo successivo, suggerendo una contrazione

623 Arneborg 2005 ha studiato questi sistemi di irrigazione da un punto di vista archeologico; Buckland et alii 2009

attraverso i dati storici e paleoambientali ha indagato i sistemi di irrigazione e concimazione; per le analisi paleoambientali pregresse si veda Dugmore et alii 2005 e Commisso, Nelson 2008 sui modern pollen analogues.

624 Gauthier et alii 2010: p. 430. Non tutti sono concordi sul tipo d’informazione estrapolabile dalle analisi del polline

presente nelle feci. Moe 1987 analizzando campioni di feci in Norvegia, è convinto che si possa desumere in larga parte informazioni concernenti la dieta degli animali piuttosto che la composizione o l’evoluzione della vegetazione del comprensorio, contra Carriòn 2002; Carriòn et alii 2003. Per gli ovini è interessante notare come queste analisi sperimentali sulle feci degli animali moderni, abbiano restituito nel caso di Garðar una diversa composizione a seconda della stagione di produzione di polline, permettendo di ipotizzare diverse pratiche e comportamenti circa la dieta e la vegetazione del comprensorio. La presenza in grandi quantità nelle feci del campione di settembre di Betula (mese in cui questa essenza conclude la sua pollinazione) è dovuta con tutta probabilità all’ingestione di foglie direttamente dalla pianta (uno spazio aperto arborato a Betula). L’alta percentuale invece di Rumex acetosa (circa il 60%) nel campione di giugno rappresenterebbe piuttosto la vegetazione erbacea dominante nei prati, infatti ‘the grazing of Rumex remains doubtful because the plant contains oxalates which are toxic for livestock’, Gauthier et alii 2010: p. 433. Per i campioni prelevati dalle feci dei cavalli si registra un’elevatissima presenza di poaceae nel campione di settembre (circa il 90%), questo ha fatto pensare che gli animali in questo caso fossero nutriti attraverso foraggio accumulato tra la primavera e l’estate visto che queste specie erbacee non germinano in settembre (Fredskild 1973: pp. 198-200). Questi dati sulla composizione della vegetazione desumibile dalle feci, concorda con analisi polliniche eseguite a Qassiarsuk da Schofield

et alii 2007, dove si ha Rumex al 40%, insieme a Betula, Salix e Poaceae.

dell’allevamento626. Per LAPZ 3 si ha un incremento ulteriore di Rumex, una lenta scomparsa dei

funghi ed un’aumento di Betula e Juniperus a riprova di quanto supposto per l’epoca precedente (a

response to reduced grazing intensity)627. L’incremento dell’attività umana comincia ad intensificarsi

tra 900 e 1100 d.C. in corrispondenza degli indicatori di pascoli e dell’optimum climatico medievale628, all’aumento dei funghi coprofili e al declino di Betula e Juniperus. La presenza di Rumex tipica dei pascoli e prati, rimane tuttavia scarsa e comincia ad essere presente in quantità significative circa 100 anni più tardi. Lo studio dei funghi dunque avrebbe permesso di identificare con certezza l’attivazione della pratica pastorale, che la sola registrazione di Rumex avrebbe attribuito al secolo successivo e di confermare l’apertura della vegetazione. La stessa anomalia è presente nelle fasi di declino dell’insediamento e delle attività pastorali tra il 1260 e il 1320 d.C. (LPAZ 2b), in cui si ha un aumento di polline di Betula e una diminuzione dei funghi, segno di una pressione pascolativa in netta riduzione629. Tuttavia contrariamente ai dati ora ricordati, il Rumex

invece continua ad incrementare e ad essere presente anche dopo la fase di abbandono dell’insediamento (LPAZ 3a e b)630.

Cugny e colleghi hanno invece analizzato campioni moderni di feci nel bacino di Sourzay nei Pirenei Baschi, in un paesaggio a vocazione pastorale e transumante, al fine di poter testare la validità della presenza di funghi coprofili come strumento indipendente di analisi per la determinazione di certe pratiche ed in ultima istanza ‘to focus on the relationships between dung-related Ascomycetes and current grazing activities’ e ‘to apply these results to the interpretation of a fossil record from the same area, to compare them with previous pollen data and discuss their accuracy’631. Attualmente il

626 Gauthier et alii 2010: p. 433. 627 Ibidem.

628 Come dimostrato da Lassen et alii 2004: p. 168 attraverso lo studio dei foraminifera.

629 Si ha un cambiamento di dieta nella popolazione come risulta dalle analisi isotopiche, in cui aumenta il consumo di

pesce e mammiferi marini, dal 20% del 1200 all’80% intorno al 1450, Arneborg et alii 1999, 2002.

630 In questo senso il Rumex non si è rivelato un’indicatore antropogenico affidabile, Gauthier et alii 2010 : p. 436, ‘This

decrease in grazing pressure seems to be linked with an economic change most probably caused by the climatic transition from the Medieval Warm Period to the Little Ice Age’. Schofield, Edwards 2010: p. 190, considerano invece la presenza di Rumex registrata per l’insediamento di Qinngua, posto a nord del lago Igaliku, un’indicatore affidabile di pascolo (grazed turf). Le analisi polliniche e NPP’s hanno restituito in questo caso, un quadro più complesso di associazioni: QIN-3 19–4 Post-1950: Cyperaceae, Poaceae (ca. 20–45% e 20–60% TLP); incremento in Salix (5–8%) riduzione di

Betula spp. e Rumex acetosella (5% o meno); aumento di Lactuceae (1–5%); Hordeum-type; massima frequenza di spore

di Sordaria e Sporormiella che segnalano una reintroduzione dell’allevamento in Groenlandia.. QIN-2 46–19, 1020-1380 d.C.: Poaceae (50%); appearance and rise to prominence of Norse cultural indicators, notably Rumex acetosella (10%) e Ranunculus (5%). QIN-1 52–46, 930–1020 d.C.: Poaceae (30–40% TLP); Betula spp. (ca. 10–40%) e Cyperaceae (ca. 9–32%); Salix (5%). Le spore di Cercophora-t. che si registrano nella fase pre-coloniale, sono considerate da van Geel et

alii 2003 coprofile ed indicatrici di animali domestici, per Schofield, Edwards 2010: p. 195 piuttosto di animali selvatici or dead and decaying wood. La cronologia degli idicatori antropici sembra comunque corrispondere nel complesso alle

fasi stratigrafiche degli insediamenti del Norse. Studi precedenti sull’impatto delle prime fasi della colonizzazione sulla vegetazione, hanno indicato per gli indicatori antropogenici individuati nei siti di Galium Kaer (660-1030 d.C., Fredskild 1973) e Søndre Igaliku (596–877 d.C., Sandgren, Fredskild 1991), una datazione precedente a quanto suggerito dalle fonti storiche e dalle informazioni desumibili dalla saga di Erik il Rosso e dunque rigettate da molti. Tuttavia per il primo popolamento delle vicine isole Fær Øer, che secondo le testimonianze scritte sarebbero state colonizzate intorno all’860 (Amorosi et alii 1997), Hannon, Bradshaw 2000 hanno stabilito una differente cronologia, dimostrando l’attivazione di pratiche agro-pastorali tra VI e VII secolo.

631 Cugny e alii 2010: p. 392. I 35 campioni sono stati prelevati in una zona di circa 100 km2, caratterizzata ancora oggi

dalla pratica dell’allevamento transumante: ‘The fungal assemblages identified in the modern dataset are mainly related to terrestrial vegetation communities from a pasture-woodland landscape, where modern-day land-uses are characterized by the seasonal presence of relatively diverse livestock (sheep, horses, cows and rarely pigs)’, p. 404.

sito è frequentato come pascolo estivo principalmente da capri ovini e la vegetazione odierna è rappresentata in maggioranza da Fagus, Eriophorum angustifolium, Juncus acutiflorus, Molinia caerulea ssp. caerulea, Erica tetralix e Calluna vulgaris. La comparazione istituita tra i dati ottenibili dalle osservazioni sperimentali e dalle analisi polliniche proveniente dalle torbiere di Sourzay632, hanno messo in relazione la presenza di determinati tipi di funghi (non solo coprofili),

con l’evoluzione della vegetazione in chiave di una minore o maggiore intensità della pastorizia633.

632 Mazier et alii 2006, 2009 hanno identificato due gruppi di indicatori antropogenici, uno relativo alle attività pastorali

(Local Pastoral Pollen Indicators), distinto dagli indicatori generici di attività antropiche (Regional Human Activities

Pollen Indicators).

633 Ellis 1971; Ellis, Ellis 1985; Kiffer, Morelet 1997. Infatti alcuni funghi, nonostante non si conosca nel dettaglio la loro

ecologia, sembrano caratteristici di paesaggi ‘aperti’ o ‘semi-aperti’: le spore di Conidia (Brachysporium obovatum,

Triposporium elegans, Asterosporium sp., Endophragmiella t., Trichocladium opacum) sono stati associate alla presenza

Cugny

Per il sito in questione i funghi Ascomiceti sono stati raggruppati in due tipi, il primo correlato in maniera certa con la presenza di feci di animali (Sporormiella, Podospora, HdV-55, Trichodelitschia) ed il secondo la cui correlazione risulta più problematica o occasionale (Chaetomium, Delitschia, Apiosordaria verruculosa, Cercophora, Coniochaeta cf. ligniaria,

Coniochaeta A, Gelasinospora)634. I dati pollinici hanno evidenziato un paesaggio aperto pascolato a

prati-pascoli almeno a partire dal 130 a.C.635, in un area occupata sin dal Neolitico medio636 e dove

sono state censite e datate sulla montagna di Occabe, capanne di pastori a partire almeno dal Bronzo Finale637.

Tra ca. il 1280 e il 1510 d.C. (NPPAZ 2), Mazier e colleghi ravvisano un deciso incremento di Fagus e Abies nei diagrami pollinici ed una contrazione nelle precipitazione testimoniata dall’incremento di Cyperaceae (i.e. Carex sp.). Il clima più secco sembra aver favorito la preservazione dei resti micotici come l’Ustulina deusta, parassita delle piante e dunque in linea con l’espansione del bosco638 e degli Ascomiceti, specialmente quelli appartenenti al Gruppo I che ci indicano

un’intensificarsi delle attività di pascolo. Come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte

634 Cugny et alii 2010: p. 403. 635 Mazier et alii 2009: p. 176.

636 Si vedano le grotte per la stabulazione di Mikelauen-Zilo in Marembert 2000.

637 Galop et alii 2004; Carozza et alii 2005 : p. 19 ; si veda anche Rendu 2000 sul tema generale dello studio dei resti

archeologi per la stabulazione nel caso specifico dei Pirenei.

l’espansione del bosco (specialmente a faggio usato soprattutto come foraggio), non è assolutamente in conflitto con la pratica della pastorizia (specie quella transumante)639. Lo spazio aperto che

dobbiamo quindi immaginare sarà quello a faggio e ad abete (periodicamente capitozzato o scalvato?), come sembrano suggerire i picchi sincopati del diagramma pollinico. A riprova di uno ‘spazio aperto’ arborato è la presenza massiccia di Xylariaceous ascospores indiff., che dalle analisi sperimentali sugli NPP’s moderni non è correlato con un paesaggio boscoso e quella di Cercophora, Coniochaeta A o C. cf. ligniaria, che si sono dimostrati essere tipici nei boschi a

Cugny

faggio e/o legati alle attività di pascolo640. La possibilità di inferire la presenza di animali al pascolo

in un dato areale attraverso la quantità percentuale di taluni funghi coprofili come Sordaria e

639 Questo cortocircuito interpretativo (spazio aperto-chiusura del bosco-pastorizia) non sembra superato dagli autori, che

spiegano il quadro secondo un’altra prospettiva, ‘However, as the spores were sometimes found far away from beech forests in the modern dataset, the presence of U. deusta in terms of distance from the trees to the peat bog should be interpreted with caution’, Gauthier et alii 2010: p. 405.

640 Ci preme sottolineare che gli autori mettono ancora una volta le due spiegazioni in palese conflitto, ‘Whether

Cercophora, Coniochaeta A or C. cf. ligniaria, well related to beech forests in the modern dataset, are favoured with

forest expansion or with an increase in local grazing activities remains an open question (corsivo nostro), Ibidem. Nei successive periodi (ca. A.D. 1510 - 1740, NPPAZ 3 e ca. A.D. 1740 - 1850, NPPAZ 4) il decremento degli indicatori di pascoli e dei funghi coprofili, ha fatto ritenere che avvenisse un espansione del Fagus e Abies (Mazier et alii 2009) ed una conseguenze diminuzione della pressione pascolativa. Tuttavia l’espansione di Ericaceae e di Calluna, insieme alla presenza di Coniochaeta (fungo della famiglia Sardariomiceti, Cugny et alii 2010: p. 405), ci induce a sfumare questa interpretazione e a domandarci se piuttosto che un’interruzione della pratica della pastorizia transumante non vi sia stato un cambiamento nelle pratiche e dunque nella composizione della vegetazione e del paesaggio della valle. Nel periodo successivo e finale (ca. A.D. 1850 - 1990, NPPAZ 5) sembra riprendere una consistente pressione pascolativa, tendenza desumibile proprio dalla presenza di Coniochaeta, un affidabile indicatore di pascolo per pascoli arborati (Blackford, Innes 2006) e prati (Graf, Chmura 2006). Su questo tipo di fungo anche Lundqvist 1972. Ryan, Blackford 2010: pp. 555-

Sporormiella, è stata messa fortemente in discussione dai rilevamenti effettuati sui sedimenti del lago Allos sulle Alpi francesi, terminale dei pascoli estivi delle greggi provenienti dalla Camargue641. La

presenza nel lago di Allos di Sporormiella, intorno alla metà del XIX secolo, non è testimonianza diretta di pascolo intorno al lago, ma ci informa piuttosto di tutto un sistema di pratiche pastorali lungo torrenti e fiumi che con ogni probabilità hanno fatto confluire nel lago una grande quantità di funghi coprofili642. Il declino registrato a partire dal 1890 di Sporormiella e Sordaria, non indica

semplicemente una diminuzione nel numero degli animali, ma più verosimilmente un loro

déplacement o una loro accentuata mobilità643. Di questa mobilità hanno tenuto conto Feeser e

O’Connell nelle loro analisi sugli altipiani rocciosi di Burren in Irlanda, indagando proprio i funghi coprofili nel quadro più generale della transumanza a corto a raggio644. I dati provenienti dai siti di

Cappanawalla e Gortaclare, relativi al Bronzo Medio e Finale (1500-600 a.C.) fino alla metà del XVIII secolo, hanno stabilito che la vegetazione aperta dominata da Dryas-Arctostaphylos, ‘did not persist through the Holocene as intact relict communities in which woodland failed to establish because of high wind exposure and the karstic terrain’645, ma è il risultato di una evoluzione lenta del

paesaggio, dovuta all’attività umana e principalmente alla pastorizia. Fino almeno al 600 a.C., sembra aver dominato uno spazio aperto arborato dominato da Pinus e Corylus, in associazione con specie erbacee indicative di pascolo (Calluna, Poaceae, P. lanceolata), in continua dialettica tra di loro, fino almeno al XVII secolo quando l’azione intensiva dell’agro-pastoralismo su larga scala modificò definitivamente la composizione della vegetazione sino a produrre una steppa come la conosciamo oggi646. Quando la pressione demografica sul paesaggio si fece ancora più consistente

(tra XVIII e XIX secolo), il numero delle greggi deve aver raggiunto livelli ragguardevoli, come dimostra anche il picco dei funghi coprofili relativi a questi periodi. La minore quantità riscontrata nelle epoche precedenti (principalmente Arnium-t., Podospora-t., Sporormiella-t.), è stata imputata a cambiamenti nella gestione dei pascoli e della mobilità verso questi ultimi nel periodo invernale (in the winterage system in terms of grazers o changes in grazing regime), all’attivazione o alla disattivazione cioè della transumanza a corto raggio, visto che gli altri indicatori di pratiche pastorali sembrano restare invariati o addirittura incrementare647.

6, per il sito Mesolitico di Black Heat (Pennini meridionali, Inghilterra) hanno invece associato la presenza di spore di

Cercophora, insieme a Sporormiella, Sordaria ed altri indicatori (Rumex acetosella etc., antracoresti etc., spore legate

all’utilizzo del fuoco come le Gelasinospora), come la prova dell’attivazione intenzionale del fuoco per ottenere pascoli (circa 6800 cal. B.P.); sull’uso del fuoco nel Mesolitico nel contesto dello sfruttamento delle risorse nei Pennini inglesi per aumentare le superfici pascolabili si veda Simmons 1975a, b, 1996; Jacobi et alii 1976; Caseldine, Hatton 1993.

641 Etienne et alii 2013.

642 Ibidem: p. 122, ‘We calculated the correlation coefficients between Sporormiella or Sordaria concentrations and

distance to the shoreline or the closest stream discharge. There was no significant correlation between the distance to the shoreline and Sporormiella (r = -0.19) or Sordaria (r = -0.18) concentrations. There were, however, significant correlations between the distance to the closest stream discharge (Laus or Source) and Sporormiella (r = -0.80) or Sordaria (r = -0.64) concentrations’.

643 Ibidem: p. 125, ‘may be related to the location of livestock in the catchment’. 644 Feeser, O’Connell 2009: p. 1085, 2010.

645 Ibidem 2010: p. 424; contra Walters 1984.

646 Dunford 2002, parla principalmente di ovini, mentre allo stato attuale si trovano soprattutto capre. 647 Feeser, O’Connell 2009: p. 1086-8.

In Basilicata indagini multidisciplinari condotte su siti di lungo periodo, hanno aperto nuovi scenari e confermato il ruolo chiave giocato dall’allevamento stanziale e transumante noto dalle fonti, lungo le valli del Basento e del Bradano verso le pianure umide del metapontino648. In particolare, per quello

che ci interessa, alcuni siti rurali hanno restituito scenari comparabili a quelli da noi presi in esame, grazie (ma non solo) all’apporto delle NPP’s analisi649. A Fattoria Fabrizio (57 m asl;

40°24’46.58”N; 16°44’28.33), un sito rurale della chora di Metaponto in prossimità di sorgenti650,

scavato a cavallo degli anni ottanta dall’Università del Texas, posto sul crinale di una collina verso la pianura che degrada verso il mare,in una zona strategica all’interno della complessa rete di vie di comunicazione sviluppatesi nell’area a partire del VI secvolo a.C.651, sono stati prelevati a

quarantanni di distanza dei campioni da due risparmi non scavati nell’edificio652. I campioni P3-P14

prelevati da un kantharos hanno restituito un’alta percentuale di specie erbacee (81%)con prevalenza di Poaceae e Asteraceae (19%), Pinus al 5% e Quercus cad.al 3.5%, in concordanza con la vegetazione attuale653. Basse sono le percentuali di Olea (2.4%), Q. ilex t. (2%), Pistacia cf. lentiscus

(0.9%), Phillyrea (0.5%), Myrtus (0.4%), Helianthemum (2.3%) e Juniperus t. (1%), insieme alle pianti igrofile come Alnus (0.1%) Typha (0.1%) e Cyperaceae (1.5%).Gli NPP’s nei campioni

648 Basti qui ricordare Varro RR, 2, 9, 6, metapontinos saltus.

649 Carter 1980b, 1990; 2006, 2012 quest’ultimo per il sito Fattoria S. Biagio; De Siena 2001; Carter, Prieto 2011 per le

ricognizioni. Per le analisi polliniche in Basilicata si veda Mercuri et alii 2010a e Torri et alii 2012: p. 306 per i siti di