• Non ci sono risultati.

II. Bosco, vegetazione ed uso del suolo: indicatori eco-archeologici per la ricostruzione dei sistemi agro-silvo-pastorali.

2.1.2. Un esempio di ‘spazio aperto’(2): la savannah.

Leggermente diverso sarebbe ad esempio il sistema della savannah, analizzato in più occasioni da Oliver Rackham266. Questa tipologia di ambiente indicherebbe - insieme a quella wood-pastures –

una serie di alberi sparsi in una prateria o brughiera che non formano un vero e proprio bosco (trees without forests). Questo sistema agro-silvo-pastorale è tuttora osservabile per centinaia di chilometri quadrati nel sud-ovest della Spagna, principalmente in Extremadura, conosciuto con il nome di

Dehesa e nell’alto Alentejo portoghese, sotto il nome di Montado)267. La caratteristica principale del

sistema è quella di insistere su un suolo poco fertile derivante da rocce granitiche, con una

265 Streuobst: frutteti pascolati composti per la maggior parte da meli, pereti e ciliegi tipici dell’europa temperata Europe. 266 Rackham 1996, 2001.

267 2 248 000 ha in Spagna e 869 000 ha nel Portogallo meridionale (Eichhorn et alii 2006). Classico lo studio di Klein

1920 sugli aspetti economici e sociali; Sulla Dehesa come sistema integrato agrosilvopastorale si veda Joffre, Rambal 1988; San Miguel 1994; Gómez Guttierez, Pérez Fernández 1996 con particolare attenzione alla copertura vegetale, ai fenomeni d’erosione e alle conseguenze del pascolo sulla biodiversità e l’approvvigionamento idrico. Recentemente Joffre et alii 1999 hanno analizzato le conseguenze della disattivazione graduale ma inesorabile di questo particolare sistema agrosilvopastorale in favore della coltivazione estensiva (incendi, erosione etc.), iniziata almeno a partire dagli anni cinquanta (Castro 2009: p. 111). Per il Montado si veda van Doorn, Pinto Correia 2007 sulle conseguenze del pascolo sulla copertura boschiva; Castro 2009 sulla distribuzione spaziale delle essenze arboree come risulta delle pratiche multiple; Potes, Babo 2003 sulla produttività delle specie erbacee per l’alimentazione animale, implementata da una corretta e sostenibile pratica allevatizia; Plieninger 2007 sulla capacità di rigenerazione delle specie sottoposte a carico pascolativo (specialmente la Q. ilex). Nonostante il sistema venga dai più considerato come unico, proliferano nonostante tutto studi locali e al livello del micro-sito.

distribuzione random delle specie arboree a formare un mosaico vegetale misto di pratiche multiple268. Le specie arboree più rappresentate appartengono alla famiglia Quercus (Quercus suber, Quercus rotundifolia, Quercus pyrenaica, Quercus faginea. Quercus ilex). La Quercus suber è la specie più rappresentativa con circa 725 000 ha in Spagna e 475 000 ha in Portogallo, seguita dalla

Quercus Pyrenaica con 60,000 ha di copertura in Spagna e 62,000 ha in Portogallo269.

Anche se generalmente il sistema Montado-Dehesa viene considerato come unico, esistono delle importanti differenze. Il termine dehesa deriverebbe dal latino defesa, ‘chiuso’, ‘protetto’ (enclosed). Nei documenti ufficiali il suo significato corrente sembra essere giuridico più che indicare un tipo specifico di paesaggio (pascolo ‘chiuso’ alberato), intendendo pascoli privati, ‘riservati’, sottoposti ad un regime particolare di affitto-usufrutto270. Il termine è utilizzato nelle contese e sembra essere

indirizzato a limitare l’uso pubblico dei pascoli. Il doppio significato sembra in parte divergere: in riferimento al tipo di vegetazione e allo status giuridico delle terre (notoriamente formate da vasti latifondi) e al loro tipo di usufrutto271. In Italia la foresta di faggi capitozzati di S. Antonio nel parco

della Majella, era conosciuta nel medioevo con la parola di difesa, poichè riservata esclusivamente al pascolo di cavalli e bovini. E tuttavia in alcuni documenti si fa riferimento alla difesa nell’accezione di meriggio, luoghi cioè dove le greggi potevano trovare riparo nelle ore più calde del giorno272.

Queste differenze semantiche sono indizio evidentemente di cambiamenti, non solo normativi nella gestione, nei confini e nella proprietà dei pascoli, ma anche di variazioni accorse nel tempo al paesaggio, alla copertura vegetale, al tipo di pascolo praticato e alle specie allevate. Il riferimento alla proprietà risalirebbe per la dehesa al periodo delle Reconquista (XII-XIII secolo) quando le grandi distese di querce, sughere e pascoli furono espropriati e riassegnati alla nobiltà militare e alla Chiesa273. In un codice Visigoto emanato nel 654 compare la dicitura di pratum defensum, da

riservare cioè al pascolo dei cavalli da guerra, mentre il termine defesa comparirà solo nel 924, e in un documento del 1076 con il suo pieno significato giuridico274.

268 Van Doorm, Pinto Correia 2007: p. 170-1. Definito dall’European Environmental Agency come ‘a characteristic

landscape in which crops, pasture land or Mediterranean scrub, in juxtaposition or rotation, are shaded by a fairly closed to very open canopy of native oaks’ (EUNIS - European Nature Information System, http://eunis.eea.eu.int/index.jsp. – 2005).

269 Santa Regina 2000; Carvalho 1995. Per la Q. suber Pereira, Tomé 2004. 270 Castro 2009.

271 Vicente, Alés 2006. Clément : p. 271 insiste sul carattere ‘riservato’ dei pascoli, in opposizione al l’uso comunitario. 272 Bevilacqua 2013b: p. 405.

273 Clémente Ramos 2005. In un documento del 1076 (nel fuero de Sepulveda) il termine compare ancora con l’antico

significato di pascolo boscoso, ma con l’accento posto sulla proprietà, Sáez, Gibert 1953. In Italia del nord si registra il termine dialettale gazium/gazzio e in Linguadoca devesa, dèves e dèveze che indicano uno spazio chiuso da foresta (Durand 1998: pp. 397-8).

Fig. il sistema della Dehesa-Montado.

Il termine Montanehira invece, che deriva da montado, ‘means the practice of acorn grazing by pigs’, in un paesaggio dominato principalmente da sugherete e quercia da ghianda (Quercus suber,

Quercus ilex)275. Prima dell’arrivo della peste suina dall’Africa settentrionale, all’incirca intorno al

1950, il maiale portoghese pascolava in grandi quantità nel paese, mentre adesso la maggior parte dei suini proviene dalla vicina Spagna: i montados vengono affittati ai proprietari spagnoli che transumano con i loro capi nella stagione di produzione ghiandifera tra Ottobre e Febbraio, contribuendo al mantenimento di questo ambiente276. In questo complesso e integrato sistema277,

sembra poco praticata la scalvatura e la capitozzatura allo scopo di ottenere foraggio da foglia, poiché gli alberi sono sfruttati principalmente per il legno.

La vegetazione sottostante è dominata principalmente da arbusti come il Cytisus, l’Erica e la Genista falcata e da specie erbacee come Rumex e Plantago, Trifolium, Vicia, Lupinus il cui sistema ecologico dipende dalla combinazione di una serie di fattori ecologici come acqua, umidità, luce, nutrienti etc.278. Accanto al sistema pascolo/Q.ilex-suber, dotato di un alto gradiente di mobilità, ve

ne sono altri sviluppati per favorire invece l’allevamento stanziale. Nel Portogallo settentrionale nella regione di Bragança ed in parte dell’Extremadura, il prato/pascolo alberato è ottenuto tramite la coltivazione della Castanea sativa e della Olea europeaea279 . Durante la raccolta delle castagne tra

Ottobre e Novembre, i frutti vengono utilizzati in parte per nutrire gli animali, inoltre ogni tre anni

275 Castro 2009: p. 122. Il Portogallo è il massimo esportatore mondiale di sughero con 725 000 ha di superficie (Pereira,

Tomé 2004). Pinto-Correira, Sá-Sousa 2011 sul sistema quercia-sughero.

276 Joffree et alii 2009.

277 Nail 1991; Castro 2004 ne descrive nei dettagli l’interazione.

278 Marañón 1986 ha studiato la capacità di rigenerazione delle specie erbacee ed arbustive in due distinti contesti

ambientali, open grassland e oak understory. L’eterogeneità e la biodiversità riscontrata negli spazi aperti rispetti alla

dominant closed forest, sarebbe opera secondo l’autore dell’intervento umano (specialmente quello stagionale: fuoco,

transumanza etc.) e di pratiche pascolative continuative. L’introduzione di specie non native nel contesto preso in esame (sud-est della Spagna), sarebbe dovuto sempre secondo l’autore, alle migrazioni continue di uomini ed animali da areali dove la loro presenza è abbandonante (ibidem. p. 140). Dello stesso avviso, López-Pintor et alii 2006: p. 240 per la Spagna centro-settentrionale.

tra Febbraio e Aprile le piante vengono scalvate per incrementarne la produzione, ottenendo così abbondante foraggio da foglia per il bestiame. Questo sistema non elimina completamente la necessità di spostarsi in cerca di pascoli durante il periodo estivo, ma produce un surplus variabile di foraggio280. Un interessante studio sulla produttività delle fattorie e sulle strategie allevatizie

praticate nella dehesa, in relazione al tipo di copertura vegetale e alle specie animali fatte pascolare, ha dimostrato come la maggior parte delle fattorie utilizzi il pascolo suino in maniera del tutto integrativa a quello ovi-caprino e bovino di gran lunga più diffuso281.

L’evoluzione del termine dehesa come abbiamo visto, indica un constante conflitto tra bestiame stanziale e quello transumante proveniente dal nord282, che tra Ottobre e Maggio veniva condotto

verso le pianure dai Pirenei e dagli altipiani del medio ed alto corso del fiume Guadiana e del Tejo. La ‘chiusura’ dei pascoli all’uso stagionale e collettivo aumentò la richiesta di pascoli, e acuì le frizioni sotto la pressione dell’influente organizzazione della Mesta creata nel 1273. L’esigenza di riservare i pascoli derivava evidentemente dallo sfruttamento da parte dei pastori transumanti, che anche durante la conquista araba della penisola avevano continuato a migrare verso le pianure dell’Extremadura e dell’Alentejo283. L’espansione del sistema della dehesa-montado con la creazione

di sempre più ampie porzioni di territorio destinate al pascolo comune, avvenuta tra XIV e XV secolo, fu senza alcun dubbio stimolata dall’aumento dei flussi transumanti. La transumanza dunque ebbe un ruolo decisivo nella nascita e nell’espansione di questo particolare paesaggio insieme alla scarsa pressione demografica284. L’incredibile longevità di questo paesaggio secondo Vincent

Clément sarebbe la conseguenza di diversi fattori: in primo luogo fu la transumanza ad avere un ruolo decisivo nell’attivazione e nella successiva conservazione dei pascoli alberati, l’instabilità del confine ispano - portoghese invece sfavorì la densa colonizzazione a scopo agricolo, così come la

280 Alibes, Tisserand 1990 hanno studiato il decrescere del valore nutrizionale delle castagne lasciate al suolo durante

l’estate. Per il sistema Olea/pascolo si veda Castro 2009: p. 120.

281 Di questo si dovrà tenere conto per sfumare l’associazione elementare quercia/pascolo suino. Lo studio di Gaspar et

alii 2007 condotto in Extremadura tra il 2004 e il 2005 risulta per il nostro discorso altamente rappresentativo, in primo

luogo per i criteri che hanno guidato la ricerca: primo, lo studio è stato condotto in un areale dove la vegetazione è risultata essere quella dominante anche nell’antichità (Q. ilex, Q. suber); secondo, nel campione di fattorie analizzate erano presenti tutte le specie animali più rappresentative; terzo, le dimensioni economiche e le caratteristiche sociali del campione, era costituito da fattorie di piccole e medie dimensioni a conduzione principalmente familiare. Delle 5 tipologie di conduzione individuate, classificate in base alla dimensione e al tipo di allevamento praticato, quelle con bestiame ovi-caprino sono risultate le più produttive anche in termini di disponibilità foraggera. Inoltre si è notato che in tutte i suini ‘are used temporarily every year as supplementary (corsivo mio) livestock in order to exploit the acorns. During this seasonal mast-feeding period (called the montanera), the other livestock are confined in fenced areas and fed on fodder, to return to the wooded pasture lands when the mast-feeding is over’ (Gaspar et alii 2007: p. 159).

282 Pulido, Picardo 2010: p. 11; per l’analisi dei conflitti Clément 2008.

283 Moreno García 1997: p. 51, studiando i resti faunistici provenienti dal castello medievale di Albaraccín in Aragona

(XI-XIV secolo- Spagna nord-orientale), l’età della loro morte e della ratio tra maschi/femmine del campione, l’autore ha verificato come dall’arrivo della dinastia berbera degli Almoravidi (1147 d.C. - periodo III nella cronologia di Bosch Vilá 1959), si sia praticata una transumanza specializzata, grazie alla stabilità e all’unità politica che aveva reso accessibili i pascoli meridionali per le greggi.

284Martin 1983; Oliva 1986; Castro 2004, 2009. Clémente Ramos 2005: p. 78; Le opinioni divergono sul peso avuto dalla

transumanza praticata prima della Reconquista sulla nascita del paesaggio prato/pascolo alberato della dehesa, ad esempio Clément 2008: p. 71 la considera certamente il risultato di un operazione politico-amministrativa e militare: ‘dehesa in South-West Spain is certainly a genuine product of the Reconquista’. Tuttavia sembra invece unanime il giudizio sul suo ruolo avuto nell’espansione del dehesamiento nel corso del XIII e XIV secolo, Clémente Ramos 2005: p. 53: ‘La proliferación de dehesas está vinculado a dos factores: la lentitud e insuficiencia de la repoblación y el desarrollo de forma generalizada de la trashumancia ganadera’.

Reconquista permise la nascita di un corpo legislativo unitario e riconosciuto, teso alla conservazione dei pascoli da parte delle singole comunità285.

All’abolizione della Meseta nel 1836 e al graduale rarefarsi dei movimenti transumanti286, il

paesaggio della dehesa conservò e conserva tuttora la sua fisionomia, avendo conosciuto un continuo sfruttamento da parte dell’allevamento stanziale e dalla transumanza a piccolo raggio degli altipiani287. Le analisi polliniche condotte da Stevenson e Harris hanno dimostrato che il sistema

della dehesa risale a 4000 anni BP nella provincia di Huelva288. Nella regione di Medéllin analisi

paleobotaniche fanno risalire l’attivazione dei pascoli a quercia e sughero a 2500 anni BP289.

Davidson e Chapman hanno individuato su base archeologica insediamenti pastorali risalenti al Paleolitico e Mesolitico290. Edmonson ha sostenuto dal canto suo il peso della transumanza e del

285 Clément 2008: p. 83. L’autore tiene a precisare come l’esempio della dehesa-montado sia sufficientemente esemplare

da rappresentare un’eccezione rimarchevole al paradigma della deforestazione occorsa nel Medioevo tra XII e XIII secolo. Una serie di documenti analizzati da Clément, su contese di confine relative alla comunità di Medellin nel XIV, riportano il divieto di tagliare alberi a scopo conservativo. Inoltre è interessante rilevate come dopo la conquista araba dell’VIII secolo questo particolare paesaggio costituisse un territorio ‘confine’ boscoso ed umido, lungo la linea est-ovest tra Cristiani e Mori e che dopo la Reconquista mantenne il suo carattere di confine, stavolta nord-sud tra Spagna e Portogallo, Clément 1997 sul rapporto tra confine e bosco il bosco nel edioevo etc. Interessante la tesi di Lai 1998 sul ruolo del pastoralismo e del pascolo alberato sulla formazione dei confini comunali in Sardegna.

286 Collantes 2009: pp. 135-6 sul graduale ridursi della superficie pascolativa e del numero di animali begli ultimo

cinquecento anni. Nel 1892 un censimento delle greggi transumanti rivelava la presenza di 1 355 000 animali, circa un quarto di quello censito nel secolo precedente, Fribourg 1910: p. 235.

287 Collantes 2009.

288 Stevenson, Moore 1988; Stevenson, Harrison 1992. 289 Almagro Gorbea 1999.

sistema agro-silvo-pastorale della dehesa nella formazione del paesaggio provinciale romano pur ammettendo le sue origini pre-romane291.

La riflessione da fare è che comunque la modifica della foresta primigenia mediterranea deve essere avvenuta attraverso una lenta trasfprmazione da parte dell’uomo, che ha agito sul paesaggio al fine di attivare una determinata pratica292: i pastori conoscevano bene gli effetti positivi legati alla presenza

di alberi e sceglievano intenzionalmente le tecniche e le pratiche per attivare la vegetazione e gestire meglio la risorsa. Tuttavia gli approcci geobotanici tendono a non riconoscere la savana come un oggetto di studio con una propria ecologia definita, considerandola piuttosto come una fase pioniera o di degradazione del bosco a causa del pascolo o di fattori climatici, una fase di transizione tra il bosco o la prateria disboscata293. Come abbiamo cercato di dimostrare l’integrazione di analisi

botaniche, storiche, archeologiche ed etnologiche restituiscono tutta la complessità di un simile paesaggio294.

Questo particolare tipo di spazio aperto o cultural landscape non è presente solo nella penisola Iberica ma si ritrova nel Mediterraneo anche in Marocco, Sardegna, Cipro, Creta e in Grecia, nel sud America in Cile e in nord America in Michigan, Texas, Wyoming e nella valle di sacramento in California295. Nella penisola italiana sembra invece inarrestabile e tuttora in atto l’abbandono di

questo particolare tipo di paesaggio e la sua conseguente scomparsa. In controtendenza sarebbero solo il Trentino Alto Adige e Friuli, che con avvenute politiche e pianificazioni territoriali tese alla preservazione e riattivazione del paesaggio storico, ne avrebbero arrestato il declino296. Tuttavia

alcuni relitti di prato/pascolo alberato (nella maggior parte dei casi attivati nel medioevo o in epoca storica) sarebbero ancora visibili in Piemonte a Roccaverano297, in Molise298, in Abruzzo sulla

Majella299, in una piccola parte della Sila in Calabria300, in Sicilia sui Monti Iblei301e nell’Appennino

tosco-emiliano302.

291 Edmonson 1994: p. 22; Gòmez Pantoja 1996.

292 López Sáez et alii 2007: p. 505, attraverso il campione pollinico di Los Barruecos e del Cerro de la Horca in

Extremadura ritengono che il sistema della dehesa debba risalire al Neolitico medio, attraverso una lenta mutazione della foresta primigenia mediterranea che scandiscono attraverso una periodizzazione definita cronocultural.

293 Per Grove, Rackham 2001: p. 224 la savana è un affronto all’ideale che una data vegetazione dovrebbe essere in uno

stato di climax, foresta o prateria, ma non qualcosa fra i due.

294 Moreno, Poggi 1992

295 Zucca et alii 2011 per l’ambiente pastorale odierno del Marocco; Hadjigeorgiou 2011 per la Grecia e Creta; Puddu et

alii 2012 per la Sardegna; Huntsinger et alii 2010: pp. 18-20 per la transumanza negli Stai Uniti occidentali (Bighorn

Mountains e Sierra Nevada come wooded meadows); Nielsen 2009 per la transumanza e i wooded pastures andini nell’epoca pre-colombiana (1000-1535).

296 Agnoletti 2013: p. 52: ‘Wooded pastures are disappearing at an especially fast rate, mainly due to abandonment and

their consequent colonization by arboreal vegetation. There are some exceptions to this trend in some areas of the south and on the islands, but they do no significantly affect the national trend’. Il declino non coinvolge solo i prati/pascoli alberati, ma fa parte dell’abbandono generalizzato dei pascoli, la cui superficie è passata da 6 113 000 di ettari prima dell’unità d’Italia, a circa 3 346 951 odierni (ibidem.). Per il caso Trentino si veda Agnoletti, Biasi 2013: p. 257 dove sull’altopiano di Monzoccolo è stato individuato e riattivato un prato/pascolo alberato, datato genericamente all’epoca romana.

297 Cevasco 2013: pp. 187-90. 298 Bevilacqua 2013a.

299 Idem. 2013b: p. 405, sul caso della foresta di S. Antonio, composta per la maggior parte di faggi secolari capitozzati

per il pascolo transumante, un sistema attivato con ogni probabilità dalla comunità degli Antoniniani nel medioevo (ma l’autore non esclude possa essere stato attivato in epoca romana).